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Il cristiano nel mondo , Sintesi del corso di Teologia

riassunto schematizzato del libro, perfetto

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

In vendita dal 02/02/2018

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Scarica Il cristiano nel mondo e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! Libro 1: IL CRISTIANO NEL MONDO Viene proposto il dialogo tra il giovane ricco e Gesù per riascoltare il messaggio morale cristiano. Nella 1° fase del dialogo il giovane chiede a Gesù, cosa debba fare di buono per ottenere la vita eterna, egli rappresenta ogni uomo che s’interroga sul bene e la felicità e la sua identità non viene svelata. Inoltre la domanda posta non riguarda solo il fine della felicità, ma anche i mezzi per raggiungerla. Secondo il principio della legge universale che emerge in ognuno di noi, il giovane sa che per essere un giovane buono deve fare il bene e non il male. La 2° fase del dialogo riguarda la risposta di Gesù, infatti egli invita il giovane ad attivarsi personalmente nel cammino di ricerca e a riconoscere la radice dei molteplici beni in Dio. Il semplice interrogarsi sul bene da fare è già mettersi sulle tracce di Dio. In questo cammino l’uomo non è abbandonato a se stesso, ma siamo tutti invitati ad osservare i comandamenti comunicati da Dio, che appunto ci insegnano alcuni modi concreti di vivere. Testo della legge antica che Dio ha donato al popolo di Israele in cui ci sono tutti i dettami della legge naturale Seguire i comandamenti significa avanzare nel cammino dell’amore, senza smarrirsi e non significa interpretare i comandamenti, come un limite all’amore. Nella 3° fase del dialogo, Gesù chiede al giovane di vendere le sue ricchezze a favore dei poveri, quindi chiede la compassione del prossimo, potendo cosi stringere un legame con Gesù. La perfezione morale infatti consiste nella dedizione personale agli altri, in un impegno sociale, scegliendo i poveri. Gesù si rivolge al giovane dicendo: “Seguimi, se vuoi”, lasciando al giovane la libertà di scegliere, ma il giovane rinuncia alla sequela di Gesù. Nella difficoltà del giovane a cambiare vita si può vedere la difficoltà dei giovani d’oggi a fare scelte di vita radicali, mentre nella difficoltà a rinunciare ai suoi beni si vede l’atteggiamento degli avari (=tirchi, egoisti). Giovanni Paolo II, disse che Cristo ci ha insegnato i comandamenti di Dio, bisogna fidarsi di lui e affidarsi allo Spirito affinché si possa essere introdotti nella vita divina di Dio. Oggi la morale è ecclesiale, infatti nella Chiesa si ricorda la Parola, si somministrano i Sacramenti e si testimonia la carità di Cristo, l’amore per l’uomo, si tratta dunque di una morale cristocentrica. C’è uno sviluppo verticale: la Trinità; c’è uno sviluppo orizzontale: la comunità cristiana. Morale cristiana è dialogo interpersonale e non un codice di leggi scritte Può è suddiviso in 3 momenti: 1. Vita eterna 2. Comandamenti di Dio 3. Sequela di Gesù Il Signore sul Monte Sinai, consegnò a Mosè 2 tavole di pietra scritte da Dio in cui si trova il decalogo. I comandamenti della 1° tavola cioè l’ebraismo, riguardano la relazione con Dio, mentre quelli della 2° tavola ossia il cristianesimo, riguardano l’amore vs il prossimo. Gesù consegnò al giovane ricco quelli della 2° tavola Prima parte: FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE 1. I legami della libertà La morale cristiana consiste nel legame che intercorre tra Cristo e gli uomini e si racchiude in ciò che egli disse: Io sono la vite, voi i tralci. - Morale ed etica I due termini “Etica” e “morale” sono stati usati con diverso significato: Si potrebbe definire l’etica/morale come ciò che caratterizza l’agire umano, definizione confermata da un’altra accezione del termine “ethos” L’etica/morale può essere intesa come la “dimora” propria dell’uomo cioè quella dimensione che caratterizza il suo modo di comportarsi in senso propriamente umano. L’agire umano è agire libero, infatti non solo l’uomo compie delle azioni, ma le compie sapendo e volendo agire. La morale - Presunta libertà Nella civiltà classica l’etica si è sempre fatta dipendere da Dio quindi il comportamento dell’uomo era strettamente legato al volere divino, come appunto un tralcio non può dare frutti se non è collegato alla vite. La filosofia moderna ha cercato di dare un valore autonomo all’etica (o morale) , dall’interrogazione del mistero di Dio, con lo scopo di dedurre le leggi dell’agire umano, si passa all’interrogazione diretta di quest’ultimo, nel tentativo di scoprire le leggi immanenti che lo regolano. Lo sforzo moderno di dare alla morale una fondazione autonoma raggiunge il suo vertice con Kant: la sua etica si qualifica come “autonoma” e quindi dipende solo dalla ragione dell’uomo. Con l’acquisizione dell’autonomia, la morale si è liberata dall’ancora divina che le impediva di navigare da sola, ma sembra anche aver smarrito la stella polare sulla quale stabilire la rotta. Tra i principali maestri che caratterizzano la nascita dell’etica postmoderna, spicca il filosofo Nietzsche. La metafora più adatta per rappresentare l’uomo postmoderno è quella del turista che vaga a piacimento e non prende dimora da nessuna parte, ma rimane in ogni posto fino a che ne ha voglia e disponibilità economica. La sua libertà individuale però sarà sempre qualche cosa di rincorso, ma mai raggiunto. Si identifica la libertà con il non avere nulla da fare, ma è impossibile non fare nulla, perciò si passa a identificarla col poter fare ciò che si vuole , ma anche in tal caso sapere ciò che si vuole non è proprio semplice . Inoltre ciò che si vuole non è solo ciò di cui si ha voglia, ma diventa ciò per cui siamo disposti a impegnarci. Si ha libertà di scelta, tra il poter fare o non fare, ma si sceglie comunque sempre qualcosa da Indica la riflessione di taglio filosofico Indica la riflessione di matrice religiosa Residenza, luogo Dove si abita Ragione e volontà sono gli ingredienti dell’agire libero e l’uomo a differenza di ogni altro essere vivente è padrone dei propri atti. Riguarda l’agire libero dell’uomo valutandolo come buono o cattivo e) la resistenza della libertà: la libertà umana può resistere all’attrazione dello Spirito santo, rifiutando di essere ricreata in Cristo e indurendosi progressivamente nel peccato; f) la resa della libertà: la libertà umana può affidarsi all’attrazione dello Spirito, lasciandosi riconciliare con Dio e convertire nella verità tutta intera del Figlio che si abbandona docilmente al Padre. In questi concetti sta il senso della libertà morale: Gesù emette lo Spirito a favore di tutti e ridona a tutti la possibilità di scegliere di seguirlo, la libertà non può resistere a quello Spirito e si arrende, per seguirlo. - La gradualità della morale cristiana Cristo attrae ogni cosa a sé e impone alla storia un movimento unitario: movimento verso l’alto, dato dalla collaborazione tra dono divino e risposta morale dell’uomo. Si tratta di un movimento graduale, in cui si possono identificare quattro stadi: 1. dono iniziale della creazione, narrato nella Genesi (da qui deriva la responsabilità dell’uomo nei confronti di Dio che l’ha creato a sua immagine e degli altri uomini che sono immagine di Dio e la morale religiosa è possibile solo nell’alleanza con Dio). 2. dono dell’alleanza con il popolo d’Israele, che culmina nel dono delle tavole sul monte Sinai (da qui deriva l’obbligo, per Israele e per tutta l’umanità, di osservare la legge, con l’idea di un cammino da compiere, come liberazione, come il cammino che il popolo sta facendo all’uscita dall’Egitto). 3. il per-dono della nuova alleanza in Cristo, narrato nei racconti della Pasqua, già citati (da qui deriva la nuova alleanza con Dio attraverso Cristo e la morale cristiana si trova in essa). 4. dono escatologico della vita eterna in Lui (è un dono non ancora compiuto, progressivo). Perciò la morale cristiana è dinamica, è rivolta alla vita eterna secondo il cammino di liberazione che ci viene proposto, un cammino che si basa sulle tavole dei comandamenti ed essenzialmente sui due comandamenti dell’amore,;quindi l’amore per il prossimo è la parte evidente di questo cammino, esasperata fino al perdono che si deve donare , a sostituire la vendetta. - L’ amore come legge La rivelazione biblica dei dinamismi dà il fondamento della teologia morale. Gesù rivela che, quando sarà salito al cielo, attirerà tutti a sé. Ciò avverrà attraverso lo Spirito santo, che infonderà (come precisa San Tommaso) la forza per seguire la legge divina non come precetti esteriori, ma come una morale fatta propria, che viene dall’interno: questa è la nuova morale prospettata e realizzata dal Cristo. Questa nuova morale, insita nell’uomo, si avvale anche di un testo scritto (le tavole) e quindi non è un tesoro sepolto nel cuore dell’uomo, ma deve essere portata all’esterno, per diventare atteggiamento di vita, agire. Sant’Agostino cita come emblema della morale cristiana il discorso della montagna (beatitudini) che è anche dimostrazione della libertà di scelta. Sempre, si tratta di una morale basata sull’amore. Il paradigma più forte e conclusivo, da Lui stesso dimostrato, è l’amore e il perdono per i nemici. La legge dell’amore/della morale è interpersonale, perché si esprime tra almeno due persone; è obbligatoria, perché è prevista anche dalla legge (non uccidere, non rubare ecc.); è universale e immutabile, perché riguarda categorie che valgono in ogni luogo e in ogni tempo; è graduale, perché non si ferma al primo gradino, ma segue un cammino continuo, un percorso che porta alla conquista dell’eternità. 3. I dinamismi della libertà - Analitica dell’atto La legge morale consente e comanda di amare come Cristo, è immessa nell’uomo dallo Spirito e presuppone libertà di agire, altrimenti sarebbe un’imposizione violenta e non è ciò che Dio vuole dagli uomini. Come detto, seguire questa legge morale significa comportarsi secondo essa, cioè dimostrare di seguirla, con le proprie azioni e la propria vita. L’agire morale richiede una continuità e su di essa si pongono domande riferite al passato, al presente, al futuro: che cos’hai fatto, che cosa stai facendo, che cos’hai intenzione di fare. Se non si facessero queste domande, l’agire sarebbe valutato solo dopo la morte, quando sarebbe compiuto, ma in questo caso l’uomo non potrebbe valutare la sua vita e quindi verrebbe meno la sua responsabilità e anche la responsabilità morale. San Tommaso distingue tra gli atti propri del genere umano (naturali) e gli atti desiderati dall’uomo (liberi): distinzione antica. Ma l’uomo è insieme spirito e corpo, pertanto non possiamo incasellare ogni azione in una delle due categorie, ma ci sono azioni che sono intreccio di azione e passione, cioè un insieme delle due categorie. L’agire morale vede come limite inferiore l’azione ‘sfuggita’, cioè quella proprio istintiva; al limite superiore l’azione ‘differita’, cioè quella legata alla volontà, alla libertà di scelta e quindi preparata. Ogni azione differita ha perciò dei tempi: il tempo del volere, del progetto, della scelta, dell’efficienza e infine della gioia o soddisfazione. In questo tipo d’azione, la libertà è sempre presente e ogni azione richiede lunghezza di tempi diversa. All’interno di ciascuna azione ci sono un oggetto che non dev’essere solo fisico, ma collegato al bene o al male, quindi scelto; ci sono le circostanze, che rispondono al concetto già espresso di limiti della libertà, non modificano la qualità morale dell’azione, ma concorrono ad aggravarne il concetto positivo o negativo (Es..: se un povero fa l’elemosina, dona ciò che gli serve per vivere); c’è un fine, che a volte è diverso dall’oggetto: per esempio rubare ai ricchi (oggetto cattivo) per soccorrere i poveri (fine buono). - Metafisica dell’atto Per lungo tempo la riflessione morale si è concentrata sull’atto, l’atto preso singolarmente e in particolare l’atto negativo, cioè il peccato. Si giudicava l’atto senza giudicare il soggetto che l’aveva compiuto. La più recente teologia morale ha preso in considerazione l’agente, cioè colui ce compie l’atto. L’agente decide quale atto compiere, usufruendo della sua libertà. La scelta è pro o contro il Bene, pro o contro la Verità, pro o contro Dio. La scelta in confronto del bene fondamentale, Dio, è detta ‘opzione fondamentale’. L’opzione fondamentale non è una scelta particolare che porta a un singolo atto, ma è ancor più dell’insieme di tutte le scelte e di tutti gli atti della vita: essa va oltre ed è in continuo cammino, alla ricerca di un perfezionamento, si concreta nell’amore e non si completerà mai.Per capire e giudicare l’agire morale dell’uomo, bisogna tenere conto dell’insieme dei suoi atti e dell’opzione fondamentale, che sono strettamente intrecciati (ogni atto dell’uomo risente della sua opzione fondamentale, cioè della sua scelta di un criterio di vita). L’opzione fondamentale si attua mediante scelte consapevoli e libere: consapevolezza e libertà introducono il tema della coscienza morale. Grazie alla coscienza, l’uomo distingue il bene e il male. Per i filosofi moderni, detti maestri del sospetto, la coscienza è in generale una sovrastruttura che limita la libertà. Per la morale religiosa, la coscienza è la capacità di percepire e decidere quali relazioni intraprendere con il mondo esterno. La coscienza è una capacità percettiva, come ad es. l’udito. Come l’udito ha bisogno del suono per esercitare la sua funzione, così la coscienza ha bisogno della presenza o dello stimolo esterno, per operare la sua scelta in base ad esso, secondo la propria morale, volta al bene o al male. (Si dice ‘una scelta secondo coscienza’). Consideriamo alcune relazioni tra la coscienza e l’esterno: 5. relazione ambientale con la natura e la cultura 6. relazione interpersonale con il corpo 7. relazione interpersonale con il prossimo 8. relazione religiosa con Dio Dal Concilio vaticano II emerge che la coscienza è il sacrario dell’uomo, il nucleo più segreto dove egli si trova a stretto contatto con Dio. È un’eco della voce di Dio. In particolare, un’eco dello Spirito infuso nell’uomo. Quando l’uomo usa la coscienza, usa la propria libertà per entrare in relazione con Dio e, attraverso di Lui (sempre tenendo come riferimento i comandamenti dell’amore), in relazione con l’esterno. - Storia dell’atto Quando l’uomo agisce, opera pro o contro Dio. Quando fa una scelta di ordine morale, cioè compie il bene, ne entra in possesso e diventa buono. Da qui deriva la sua virtù, che può essere definita la storia buona della libertà. Se compie il male, ne deriva il vizio che è il contrario della virtù, con potere disgregante. Le virtù sono ramificazioni di uno stesso albero, il bene. La virtù è acquisibile dall’uomo mediante l’esercizio ripetuto e costante di un’azione buona. Ci sono 3 virtù teologali, cioè rivolte a Dio, nell’affidarci a Lui; fede (credere), speranza (nel conseguimento della meta del proprio cammino), carità (amore su cui si fondano le scelte del cammino) e 4 virtù cardinali, cioè basilari: prudenza (saggezza), giustizia (da eseguire nei confronti del prossimo e da attenderci da Dio), fortezza ( coraggio della scelta verso il bene), temperanza (moderazione al momento di qualunque scelta). La virtù (come la coscienza) è inserita nell’uomo dallo Spirito, è la forma spirituale della libertà, una libertà che fa agire sempre verso il bene. Mediante le sue singole scelte, che si concretizzano nei singoli atti, l’uomo costruisce la propria coscienza morale, il proprio cammino morale, la propria storia umana. Vi è un processo graduale, che porta alla conquista della meta, come già detto, consistente nella felicità eterna, che si potrà compiere solo travalicando la vita. 4. Le scelte della libertà La libertà si trova continuamente di fronte a una scelta tra il bene ( conversione) e il peccato. Peccato: Gesù è la vite e i discepoli i tralci. Il male è impedire alla linfa (Spirito) di scorrere nei tralci. Il peccato è la frattura definitiva del tralcio e il peccato contro lo spirito santo è dichiarato imperdonabile. Il peccato è anche il rifiuto dell’amore, il disamore, quindi si intende l’opposizione all’amore, dal quale ci si separa finendo dispersi. Le forme principali del disamore sono riassunte nei vizi capitali: - amore esclusivo di sè ( superbia) - che induce il disgusto nei confronti di Dio (accidia) - e la competizione ( invidia) - violenta (ira) nei confronti degli altri - ai quali negare I propri beni (avarizia) - per soddisfare verocemente I propri bisogni ( gola, lussuria) Commettere peccato significa omettere di amare integralmente - attualmente l’istituzione matrimoniale e la pratica sessuale seguono vie differenti; negli ultimi anni si è abbassata l’età del rapporto sessuale, senza bisogno di istituzione. - ogni rapporto maschio-femmina nasce da una decisione libera molto più che in altre epoche e culture, anche quando non è finalizzato al matrimonio. La convinzione che ognuno ha doveri prima di tutto verso se stesso, porta a credere che si debba amare qualcun altro a proprio vantaggio e non per quello che è lui, non con dei doveri nei suoi confronti. → da tutto questo deriva che la continuità di una relazione affettiva dipende molto da quello che i due sentono, senza tener conto dell’impegno preso, senza tener conto del sentire dell’altro. In questo modo, viene meno anche il ruolo che una persona riveste a livello sociale, in quanto non c’è più la necessità del senso di appartenenza (appartenere prima di tutto ad una famiglia e poi a gruppi più estesi). Se la decisione di amare una persona è libera e immediata, invece arrivare al matrimonio richiede un tempo di decisione molto lungo: fidanzamento, poi eventuale convivenza senza matrimonio. Quando i due decidono di sposarsi, ecco che ciascuno sa d’essere significativo per l’altro e si aspetta molto dall’altro. Inoltre, queste aspettative devono continuamente trovare conferma: nel momento in cui la conferma viene meno, quando uno dei due cambia per i motivi più diversi, ecco che il rapporto viene meno Perciò, da una parte si ha maggiore consapevolezza della qualità che deve caratterizzare il rapporto; dall’altra, si ha il rischio che non si riesca a mantenere il rapporto sempre ad un livello elevato e pertanto si ricorre alla via legale della separazione. La possibilità di rompere un matrimonio, prospettata a priori, fa sentire meno impegnati al sacrificio, all’impegno, al cambiamento faticoso in caso di situazioni negative (perdita del lavoro, malattia ecc.).Non si tiene più conto della rilevanza sociale del matrimonio, come base di un nucleo familiare; ancora meno si considera la rilevanza religiosa; più che altro, lo si intende come una relazione privata, un contratto che interessa solo i due e spesso ciascuno dei due pensa solo a se stesso, senza rendersi conto d’avere impegnato anche un’altra persona. Il matrimonio diventa un metodo concorrenziale al singolo, per ottenere il soddisfacimento di alcune attese; è visto come un giogo difficile da portare, nonostante ci sia la possibilità di interromperlo quando si vuole. Un vincolo, anziché una risorsa. Spesso l’uomo e la donna si uniscono in una ‘relazione pura’, che dura solo per il periodo del soddisfacimento personale, senza prevedere un’unione duratura. Altrimenti, si opta per l’amore convergente, che punta al matrimonio come situazione in cui convergono gli interessi dei due soggetti: affettivo, sentimentale, economico…Secondo Chiara Mondello, che ha dedicato uno scritto all’aumento della fragilità matrimoniale, è sempre più difficile che tra i componenti della coppia si riconoscano due persone complete e indipendenti fra loro, capaci di essere innamorate, che scelgono di unire queste loro indipendenze per arrivare ad una collaborazione e unione salda e duratura. Spesso invece il legame nasce prima e da esso, in seguito, nascerà l’unione affettiva. Perciò il suo limite è di basarsi su un concetto di dare-avere, che viene meno quando non c’è più la parità dei conti. È anche necessario ridiscutere i ruoli che si hanno all’interno della coppia e dell’eventuale famiglia, che è continuamente chiamata a rispondere a compiti ed esigenze quotidiani: aere ed educare i figli innanzitutto, poi aere cura del lavoro esterno, della casa, dei rapporti con amici e famiglie d’origine e così via. Se prima i ruoli uomo-donna erano esattamente distinti, ora si è modificato anche il modo di condurre le decisioni più normali e necessarie. In una società che chiede molti più impegni esterni, molti più doveri per essere al passo coi tempi e rispondere a tutte le necessità di benessere, di carriera, anche le faccende d’amore si scontrano con la quotidianità, che può portare a stanchezza e rifiuto. Di fronte a questi problemi, le coppie attuali puntano a vincoli meno rigorosi, più fluttuanti, aumentano i casi di convivenza senza matrimonio, i casi di coppie che non vogliono figli. Non parliamo di crisi irreversibile, solo perché c’è la speranza di un ritorno a un modo più maturo di considerare il matrimonio, il rapporto di coppia, la serietà delle vicende amorose. 2. Il sacramento dell’amore Gli enigmi dell’amore non si svelano da soli, ma occorre un apprendistato che comincia con l’ascolto. - L’evidenza ecclesiale: il matrimonio celebrato La Chiesa propone si propone ai fedeli con una serie di riti; tra questi c’è anche la celebrazione del matrimonio (si dice appunto ‘sposarsi in chiesa, inteso però come luogo dove il rito si svolge e non come ambito ecclesiale che dà un valore diverso al rito’). Accanto al sacramento c’è l rito, momento di riflessione su come la forza dello Spirito santo penetra l’unione dei due sposi, la costituisce e la sostiene. Da questa riflessione la coppia deve lasciarsi plasmare e ascoltare la voce che ne deriva, per accogliere il dono dello Spirito santo come forza che spiega il valore dell’amore coniugale. Nell’enciclica Familiaris consortio, Giovanni Paolo II spiega (soprattutto per la Chiesa italiana che prevede il matrimonio concordatario, cioè il matrimonio celebrato in chiesa ha valore legale anche dal punto di vista laico), durante il rito si devono ricordare gli aspetti del senso morale del matrimonio: la dimensione comunitaria, la presenza dello Spirito, il fatto che i due sposi sono i ministri del sacramento. Inoltre mette in evidenza l’efficacia dei nuovi testi inerenti, che tengono conto delle mutate condizioni sociali e ammettono anche eventuali futuri coniugi che, pur non dimostrando assidua partecipazione alle pratiche religiose, non rifiutano la fede. Infine, lascia al celebrante il ruolo di scegliere le letture da fare, indicando quelle che più mettono in evidenza il disegno di Dio sull’uomo e sulla donna, a partire dalla Genesi (creazione di uomo e donna con scopo preciso), fino al Vangelo di Matteo (risposta al giovane ricco, già citata, che chiede che cosa deve fare e Gesù risponde di seguire le leggi, in particolare ‘onora il padre e la madre’). -La rivelazione biblica del ‘sacramento’ All’inizio del vangelo di Matteo, un fariseo vuole mettere alla prova Gesù e gli chiede se lecito ripudiare la donna per qualunque motivo. Gesù rimanda alla legge di Mosè, dicendo che lui ha fatto una legge tale, dov’è possibile ripudiare la donna, solo ‘per la durezza del vostro cuore’, cioè per assecondare quello che nel popolo ebraico fin dalle origini era un dato di fatto. Invece la pienezza della legge è quella che risponde al desiderio di Dio di creare, fondare, dove il matrimonio dee concorrere a questo desiderio e quindi deve dimostrarsi stabile. Gesù richiama la creazione con gli animali creati a coppie perché si moltiplichino, come preannuncio della creazione dell’uomo e della donna. Dio ogni giorno di creazione guarda la sua opera e dice che ‘è buona’. Dopo la creazione di Adamo, si accorge che manca qualche cosa, che l’uomo è smarrito e non può restare solo. Adamo dà il nome alle altre creature, ma non ne trova alcuna simile a lui da cui trarre aiuto. Perciò la donna è necessaria e la sua creazione sarà ugualmente cosa buona. La ricerca di un simile (la donna) nasce nell’uomo per la presenza del desiderio insopprimibile provocato dall’eros. Da qui l’uomo capisce di non essere autosufficiente, di non poter realizzare da solo la sua funzione di creatura in relazione al Creatore. Necessita quindi di entrare nell’altro per creare l’unicità nella differenza. Adamo capisce che la donna, pur diversa da lui, non è un altro animale, ma è simile a lui, perciò trova pace in lei. L’amore non è rivolto ad un’entità sessuata, ma a una persona nella sua interezza, per una comunione completa e non solo legata alla componente sessuale. Per far capire interamente la necessità di questa unione completa, la Genesi parla di donna creata dalla costola dell’uomo, cioè carne della sua carne, già a priori. Tale deve tornare ad essere nel matrimonio e grazie al matrimonio, che quindi prevede un’unione totale e anche, da qui, indissolubile. L’unione scaturisce da un desiderio dell’altro che è diverso, per un incontro senza limiti. La spinta dell’eros verso l’altro essere porta alla partecipazione totale alla vita dell’altro (scambievolmente, cioè ciascuno dei due alla vita dell’altro), al suo modo di essere, alle sue abitudini, società d’appartenenza ecc. Ci si apre completamente a lui per una vita totalmente comune. La spinta dell’eros che porta a questa apertura totale comprende l’amore di Dio (dell’uomo verso Dio e di Dio verso l’uomo).I due restano distinti perché sempre sia vivo il desiderio dell’uno verso l’altro; la loro unione, con le conseguenze (famiglia, prole, società…) non è la somma dei due, ma è una novità. Nelle lettere di San Paolo, scopriamo che egli vede e riconosce nelle coppie che si muovono attorno a lui l’opera di Dio: la promessa del rinnovo di un’alleanza, fatta nella Genesi, si è concretizzata in Cristo. La Chiesa, che nasce dalla sua predicazione, diventa la sua Sposa (discorso già fatto nell’altro libro). La Pasqua è il momento supremo di questa unione, in cui lo Sposo (Cristo) dà la vita per lei (Chiesa). Anche le Persone della Trinità sono unite da una comunione analoga a quella di Cristo e della Chiesa, a quella dei coniugi: conoscenza e reciprocità, comunanza e diversità, obbedienza e rivelazione, intesa e proiezione verso l’esterno, fecondità e fedeltà. Cristo rivela la comunione col Padre e l’amore di Lui e chiama la comunità ecclesiale a farsi figlia, come Lui è figlio, attraverso lo Spirito santo. Come la Chiesa si lascia amare totalmente da Dio, così accade tra i coniugi, che si abbandonano totalmente l’uno all’altro, dando vita al disegno di Dio, basato sull’amore e teso alla procreazione, alla continuità, al futuro. Giovanni Paolo II torna sul discorso della catechesi del matrimonio, mettendo in evidenza che questo sacramento è il primo a nascere (Genesi, unione di Adamo con la donna) e serve da prototipo a tutti gli altri. La sua esistenza è riconfermata in più occasioni da Cristo. Già nella Genesi, Dio crea un giardino in cui l’uomo si trovi bene, quindi Dio diffonde dovunque amore. Quindi annuncia l’amore tra l’uomo e la donna, finalizzato alla procreazione e al popolamento della terra, dimostrando che tutta la storia che seguirà nascerà da questo amore. Tutto ciò che viene da Dio è buono. Anche quando il Suo popolo soffrirà, egli sarà presente come uno sposo che provvede e aiuterà nella liberazione, poi sarà sempre guida, come lo sposo è guida alla sposa nel matrimonio. - La qualità sacramentale dell’amore coniugale La coppia che ha accolto la chiamata all’amore deve tenere presente che essa le deriva da Dio- Amore: risponderà mettendo a disposizione corpo, anima e spirito. Il loro amore nasce da un disegno di Dio, che opera in loro già dal primo incontro. Perciò il loro essere coniugi è benedetto da Dio, in quanto da Lui voluto e preparato. Quindi il matrimonio ha una dimensione fisica nella storia, nello spazio e nel tempo; manifesta la partecipazione di Dio attraverso la grazia; manifesta l’essenza della Chiesa come sacramento; manifesta l’atto libero in cui questa partecipazione è accettata. Cristo che opera in loro. La comunità cristiana ha come compito morale di formare i credenti e anche le coppie. Durante il fidanzamento ( taciuto negli ultimi tempi) si sviluppa e cresce il rapporto affettivo, c’è una maturazione spirituale che porta a decidere se sposare o no quella persona. I fidanzati devono essere preparati alla vita di coppia, ma anche alla famiglia: preparare bene il matrimonio significa dare le fondamenta perché sia saldo e indissolubile. 2: Sentieri quotidiani Dopo la celebrazione delle nozze, si dà avio alla vita coniugale. Col sacramento del matrimonio si riceve il dono di amare il proprio coniuge e i seguenti figli come Gesù ha amato noi e la Chiesa. Per riuscire in questo intento, è necessario che gli sposi conducano una vita cristiana, sulla quale fondare la loro quotidianità. Su questa base si garantiscono le quattro caratteristiche dell’amore coniugale, basato su quello di Cristo. 3. La spiritualità coniugale Spiritualità qui significa presenza dello Spirito, trasmesso attraverso il sacramento. La vita cristiana non deve basarsi sulla semplice obbedienza a leggi, ma deve derivare dall’agire autonomo dello Spirito santo, attraverso il quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori. (Giovanni Paolo II). Proprio lo Spirito è il propulsore, perché ogni giorno accrescano la grazia che è in loro e progrediscano verso una sempre più profonda unione tra loro a tutti i livelli. Gli atti con cui si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo umano, favoriscono la reciproca donazione che arricchisce nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi. Dai partecipanti al Concilio Vaticano II è emersa la convinzione che il matrimonio può essere considerato alla stregua di una vocazione sacerdotale: amandosi l’un l’altro, gli sposi amano Dio. Le regole dell’etica matrimoniale (già abbiamo elencato) non sono vincoli, ma percorsi lungo i quali l’amore sessuale diviene comunione integrale; esse intendono salvaguardare i comportamenti della coppia, perché rispondano al desiderio di divenire una cosa sola; riguardano l’intimità sessuale, in quanto distintiva dell’unione matrimoniale. Ciascuno dei due deve donarsi all’altro nella propria totalità e nel contempo deve accettare l’altro, disponendosi in modo da stabilire con l’altro un’unione amorosa. La regola della castità matrimoniale esprime la necessità che si accolga l’altro in tutte le sue dimensioni, senza che l’imposizione maschile o la seduzione femminile abbiano la prevalenza. Inoltre, l’atto non deve ridursi a solo rapporto fisico, senza amore o sentimento, o alla sola ricerca del piacere erotico o della procreazione. La castità è l’arte di parlare l’amore personale attraverso il linguaggio dell’eros. La poligamia o l’adulterio (compresa la forma che va sotto il nome di procreazione assistita, in cui interviene un terzo, sconosciuto) impediscono la fedeltà, in quanto impediscono ai coniugi di appartenersi l’un l’altro in modo totale ed esclusivo. L’atto coniugale porta alla procreazione. Per una procreazione responsabile, i metodi naturali che rispettano la fecondità della donna sono accettati, in quanto mantengono l’integrità corporale dei due. I metodi contraccettivi sono invece la negazione dell’atto che permette la completa comunione interpersonale. 3. Sentieri tortuosi Ci sono possibili deviazioni, che oscurano la relazione d’amore con Cristo. La via del matrimonio è difficile da percorrere, perché sono due che devono portarla insieme. Il criterio fondamentale per riuscire è quello di rimanere fedeli a Cristo. La testimonianza di questa fedeltà si ha soprattutto dal comportamento, dai fatti e non tanto da ciò che si dice. Non è considerata trasgressiva solo l’instabilità del divorzio, ma anche la stabilità d’un matrimonio che non sia dono completo dei coniugi. Questo consente alla Chiesa di valutare la possibilità di sciogliere matrimoni non cristianamente regolari, anche se celebrati. S’intende irregolarità di tipo canonico, non di tipo morale (questa si chiamerebbe peccato). Unione irregolare è quella di persone battezzate che vivono insieme senza avere contratto matrimonio: conviventi, sposati solo civilmente, divorziati risposati; situazioni difficili sono invece quelle di separati e divorziati. Le persone in questa condizione non possono accostarsi ai sacramenti, né accompagnare chi li riceve (padrino ecc.), né far parte di istituzioni laiche della chiesa (consigli pastorali ecc.). Guidata dal profondo amore materno, la Chiesa ha il ruolo di richiamare ad una situazione regolare quelli che se ne sono allontanati. È necessaria un’azione pastorale misericordiosa, aperta verso tutti e si devono distinguere le varie forme di irregolarità coniugale, per giungere a un ravvicinamento, a una valutazione anche morale delle persone, alla proposta di concreti cammini di riconciliazione con i dettami della Chiesa. Anche queste perso ne continuano comunque ad appartenere alla Chiesa, la quale deve stare vicina a questi figli che si trovano in periodo spesso di sofferenza e difficoltà. Le situazioni sono valutate in modo diverso: c’è chi ha cercato di salare il primo matrimonio, o è stato abbandonato ingiustamente; c’è chi volutamente ha distrutto un matrimonio canonicamente valido. C’è chi ha contratto un secondo matrimonio ed è convinto che il primo non sia mai stato valido. La Chiesa non esprime un giudizio morale sulle persone, ma analizza il fatto che queste persone non possono vivere nella fedeltà e secondo gli altri criteri considerati, perché hanno un precedente che è venuto meno. Tuttavia, la Chiesa è propensa a riconoscere la possibilità di un nuovo sacramento, per chi non riesce a rimanere solo, in quanto un vincolo unico è meglio della fornicazione. L’obiettivo è che le unioni siano più possibili uniche e stabili, per essere davvero emblema dell’amore tra Cristo e la Chiesa. La Grazia dello Spirito santo è alla base di ogni unione amorosa. Affidiamoci allo Spirito per capire come la libertà d’amore può agire, perché sappiamo dal vangelo che la volontà dello Spirito si manifesta in tante forme e non tutte sempre prevedibili. Pertanto, anche le eventuali situazioni irregolari che non permettono i sacramenti non impediscono che lo Spirito santo arrivi e si compiaccia di alimentare con la sua Grazia anche queste persone.