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TEOLOGIA MORALE - ARISTIDE FUMAGALLI
INTRODUZIONE CARD. TETTAMANZI “Maestro, che cosa devo fare di buono?” (Mt 19,16)
Rileggiamo l'episodio del giovane ricco nel Vangelo di Matteo, come spunto per lo studio della morale.
Quando chiede a Gesù che cosa deve fare per essere buono, alla risposta di osservare i comandamenti
che già li osserva. Alla proposta allora di vendere tutto quello che ha e dare il ricavato ai poveri, se ne va
cchezze.
triste, perché possedeva molte
1. Il desiderio dell'uomo
Alli
della parabola c'è la domanda di un uomo che non è definito nel suo aspetto e nel suo ruolo.
L'anonimato serve a rendere l'interlocutore un individuo qualsiasi e simbolo di ciascun uomo. Infatti egli
chiede il modo per assicurarsi una vita eterna felice, per avere
ssuto una vita na: la felicità è il desiderio
di ogni uomo e ogni scelta è volta alla sua conquista.
C'è tuttavia una differenza tra i modi d'intendere la felicità: per la gente comune si tratta di qualche cosa di
visibile, come la ricchezza, la salute. Per i sapienti si tratta invece di qualche cosa di più.
Alla base della domanda c'è una convinzione universale, insita nell'uomo: per conquistare la felicità si deve
fare qualche cosa, si deve agire; e quel qualche cosa è il bene. C'è pertanto nell'uomo un legame naturale tra
la fel
ità e il fare bene: legame che possiamo chiamare coscienza.
2. La legge di Dio
Gesù gli risponde dapprima interrogandolo sui motivi della domanda e poi gli fa notare che solo Uno è il ero
Bene, e lo invita a rispettare i comandamenti, suddivisi nei tre della prima tavola che
sette di
la seconda tavola che riguardano il prossimo. Infatti Gesù li ha sintetizzati nei due comandamenti
dell'amore. Ma il giovane risponde che gi ispetta e quindi la sua domanda rispecc!
desiderio
andare oltre.
3. La sequela di Gesù
Gesù risponde proponendo di vendere tutto quello che ha e dare il ricavato ai poveri. Si potrebbe dedurre che
la perfezione, l'amore, corrisponde solo alla carità verso il prossimo. a un impegno sociale. Invece il vero
senso si spiega nella conclusione del
vito di Gesù:
ni, seguimi
Perciò: l’amore verso il prossimo in funzione del Signore: questa è la morale cristiana.
Come vivere nell'attualità questa morale?
Maestro che ci insegna i comandamenti è sempre presente in
mezzo a noi. Ha promesso agli apostoli lo Spirito Santo. che avrebbe ricordato loro ogni momento
comandamenti. Oggi la morale è ecclesiale: nella Chiesa si ricorda la Parola, si somministrano i Sacramenti e
si testimonia la carità di Cristo, l'amore per l'uomo. È perciò una morale cristocentrica. C'è uno sviluppo
verticale: la Ti
ità; c'è uno sviluppo orizzontale: la comunità cristiana.
Epilogo
Nel
difficoltà del giovane a cambiare vita si può vedere la difficoltà dei giovani d'oggi a fare scelte di vita
radicali.
Nella difficoltà a rinunciare ai suoi beni si vede l'atteggiamento degli avari.
Nell'uno e nell'altro caso, Gesù dice ai discepoli che difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Cieli. (è
le che un cammello passi dalla cruna di un ago). Agli apostoli perplessi spiega che non intende con
questo condannare all'impossibilità. perché se all'uomo la salvezza è impossii
ile, a Dio tutto è possi
ile:
quindi occorre affidarsi a Dio.
In ogni uomo c'è il desiderio di felicità eterna (tema iniziale) e però è difficile conquistarla rinunciando alla
felicità terrena, perché i piaceri terreni possono allontanare dal desiderio di una felicità divina. È necessario
non stancarsi di tenere presente al nostra guida. Gesù, per incamminarsi verso Dio, in cui trova pace il
desiderio che l'uomo ha nel cuore.
In vista di questa testimonianza, lo studio della teologia morale è auspicabile e prezioso.
PARTE 1° - FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE - PADRE ARISTIDE FUMAGALLI
I LEGAMI DELLA LIBERTÀ ‘lo sono la vite, voi i tralci’ (Giovanni, 15.15) In questa all
.goria sta la morale cristiana,
consiste nel legame tra Gesù e gli uomini.
1. Morale ed etica
Il vocabolo morale, usato in italiano anche come sostantivo, deriva da un aggettivo latino che
significa abitudinario, legato all'usanza (mos.moris). Il sostantivo etica deriva dal greco e in
l'abitudine, l'usanza, sia il carattere. In italiano (e anche nel testo di Fumagalli) si usano come
sinonimi, mentre il concetto di etica morale indica ciò che caratterizza l'agire umano.
2. La presunta libertà
Nella civiltà classica l'etica si è sempre fatta dipendere da Dio, il comportamento dell'uomo era
strettamente legato al volere divino, come un tral
non può dare frutti se non è collegato alla
La filosofia moderna ha cercato di dare un valore autonomo all'etica (o morale);
massimo
raggiunto con il filosofo Immanuel Kant: la sua etica dipende solo dalla ragione dell'uomo.
itali
Il filosofo Nietzche (pron. Nice ino) ha tolto di mezzo Di losofi postmoderi
accentuano la liberazione da ogni dovere morale.
La metafora più adatta per rappresentare l'uomo postmoderno è quella del turista, che vaga a
piacimento e non prende dimora da nessuna parte. ma rimane in ogni posto fino a che ne ha voglia.
Tuttavia, In questo modo la era libertà individuale sarà sempre qualche cosa di rincorso. ma mai
raggiunto.
Identifichiamo la libertà con il non avere nulla da fare, ma è impossibile non fare nulla. Perciò
passiamo a identificarla col poter fare ciò che si ha voglia. ma anche questo è un concetto
impreciso, perché spesso non coincide con ciò che si vuole che non è fatto di voglie passeggere. ma
di qualche cosa di duraturo. Quindi sapere bene ciò che si vuole è importante. ma il volere non ha
tregua. perché ciò che si vuole non corrisponde a ciò che si ottiene: resta sempre qualche desiderio
in più. Si ha libertà di scelta, ma si sceglie comunque sempre qualche cosa da fare.
Perciò la libertà, se è libertà di volere, non finisce mai. La libertà è azione.
3. La libertà legata
La
Jertà è coni
onata da tre fattori:
I corpo, il mondo, gli altri.
Il corpo la condiziona per le sue necessità fisiologiche e per i suoi limiti: si ha la libertà di spremere
al massimo il corpo per ottenere
che si vuole, ma questo può portare anche a conseguenze
negative. Anche la libertà di soddisfare alcuni piaceri (ad esempio il fumo, l'alcol) condiziona le
reazioni del corpo. Inoltre, il corpo ha limiti biologici: la nascita, la crescita, l'età
vecchiamento,
la morte, fenomeni dai quali la libertà è fortemente condizionata.
mondo è
iteso come natura. | fenome:
luogo dove viviamo. Siamo strettamente legati ad esso,
Si tratta di un movimento graduale. in cui si possono identificare quattro stadi:
- dono della creazione, narrato nella Genesi (da qui deriva la responsabilità dell'uomo nei confronti di Dio che l'ha creato
a sua immagine e degli altri uomini che sono immagine di
Dio e la morale religiosa è possibile solo nell'alleanza con Dio).
- dono dell'alleanza con il popolo d'Israele, che culmina nel dono delle tavole sul monte Sinai (da qui deriva l'obbligo, per
Israele e per tutta l'umanità, di osservare la legge, con l'idea di
un cammino da compiere, come liberazione, come il cammino che il popolo sta facendo
all'uscita dall'Egitto).
- il per-dono della nuova alleanza in Cristo, narrato nei racconti della Pasqua, già citati (da qui deriva la nuova alleanza
con Dio attraverso Cristo e la morale cristiana si trova in essa).
- dono escatologico della vita eterna in Lui (è un dono non ancora compiuto, progressivo). Perciò la morale cristiana è
dinamica, è rivolta alla vita eterna secondo il cammino di
iberazione che ci viene proposto, un cammino che si basa sulle tavole dei comandamenti ed
essenzialmente sui due comandamenti dell'amore,;quindi l'amore per il prossimo è la parte
evi
jente di questo cammino, esasperata fino al perdono che si deve donare settanta volte sette,
a sostituire la vendetta.
3. L'amore come legge
La rivelazione di questi dinamismi dà il fondamento della teologia morale.
Gesù rivela che, quando sarà salito al cielo, attirerà tutti a sé. Ciò avverrà attraverso lo Spirito santo,
che infonderà (come precisa san Tommaso) la forza per seguire la legge divina non come precetti
esteriori, ma come una morale fatta propria. che viene dall'interno: questa è la nuova morale
prospettata e realizzata dal Cristo.
Questa nuova morale. insita nell'uomo. si avvale anche di un testo scritto (le tavole) e q, non è
un tesoro sepolto nel cuore dell'uomo. ma deve essere portata all'esterno. per diventare
atteggiamento di vita, agire.
Sant'Agostino cita come emblema della morale cristiana il discorso della montagna (beatitudini)
che è anche dimostrazione della libertà di scelta. Sempre. si tratta di una morale basata sull'amore.
Il paradigma più forte e conclusivo. da Lui stesso dimostrato. è l'amore e il perdono per i nemici.
La legge dell'amore è interpersonale, perché si esprime tra almeno due persone: è obbligatoria,
perché è prevista anche dall
legge (non uccidere. non rubare ecc.); è universale e immutabile.
perché riguarda categorie che valgono in ogni luogo e in ogni tempo; è graduale, perché non si
uo, un percorso che porta alla conquista
ferma al primo gradino. ma segue un cammino coni
dell'eternità.
CAP. Ill: 1 DINAMISMI DELLA LIBERTÀ
1. Analitica dell'atto
La legge morale è immessa nell'uomo dallo Spirito e presuppone libertà d'agire, altrimenti sarebbe
jone violenta e non è ciò che DI
un'imposi vuole dagli uom
Come detto. seguire questa legge morale significa comportarsi secondo essa, cioè dimostrare di
seguirla, con le proprie azioni e la propria vita.
L'agire morale richiede una continuità e su di essa si pongono domande riferite al passato. al
inten.
presente. al futuro: che cos'hai fatto. che cosa stai facendo, che cos'h ne di fare. Se non si
facessero queste domande, l'agire sarebbe valutato solo dopo la morte. quando sarebbe compiuto,
ma in questo caso l'uomo non potrebbe valutare la sua vita e quindi verrebbe meno la sua
responsabilità e anche la responsabilità morale.
San Tommaso distingue tra gli atti propri del genere umano (naturali) e gli atti desiderati dall'uomo
(liberi): distinzione antica. Ma l'uomo è insieme spirito e corpo. pertanto non possiamo incasellare
ogni azione in una delle due categorie. ma ci sono azioni che sono intreccio di azione e passione.
cioè un insieme delle due categorie. L'agire morale vede come limite inferiore l'azione ‘sfuggita’.
cioè quella proprio istintiva: al
imite superiore l'azione ‘differita’. cioè quella legata alla volontà.
alla libertà di scelta e quindi preparata.
Ogni azione differita ha perciò dei tempi: il tempo del volere. del progetto. della scelta.
dell'efficienza e infine della gioia o soddisfazione. In questo tipo d'azione. la libertà è sempre
presente e ogni azione richiede lunghezza di tempi diversa.
All'interno di ciascuna azione ci sono un oggetto che non dev'essere solo fisico. ma collegato al
bene o al male. quindi scelto; ci sono le circostanze. che rispondono al concetto già espresso di
limiti della libertà, non modificano la qualità morale dell'azione. ma concorrono ad aggravarne
concetto positivo o negativo (Es..: se un povero fa l'elemosina, dona ciò che gli serve per vivere);
c'è un fine. che a volte è diverso dall'oggetto: per esempio rubare ai ricchi (oggetto cattivo) per
soccorrere i poveri (fine buono).
2.Metafisica dell'atto
Per lungo tempo la riflessione morale si è concentrata sull'atto. l'atto preso singolarmente e in
particolare l'atto negativo. cioè
peccato. Si giudicava l'atto senza giudicare il soggetto che l'aveva
compiuto.
La più recente teologia morale ha preso i ne l'agente, cioè col
ertà.
L'agente decide quale atto compiere, usufruendo della sua
La scelta è pro o contro il Bene, pro o contro la Verità, pro o contro Dio.
La scelta
confronto del bene fondamentale, Dio, è detta ‘opzione fondamentale”.
L'opzione fondamentale non è una scelta particolare che porta a un singolo atto, ma è ancor pi
dell'insieme di tutte le scelte e di tutti gli atti della vita: essa va oltre ed è in continuo cammino, alla
ricerca di un perfezionamento, si concreta nell'amore e non si completerà m
Per capire e giudicare l'agire morale dell'uomo, bisogna tenere conto dell'insieme dei suoi atti e
dell'opzione fondamentale. che sono strettamente intrecciati (ogni atto dell'uomo risente della sua
opzione fondamentale. è della sua scelta di un criterio di vita).
L'opzione fondamentale si attua mediante scelte consapevoli e libere: consapevolezza e libertà
introducono il tema della coscienza morale.
Grazie alla coscienza, l'uomo distingue il bene e il male. Per i filosofi moderni, detti maestri del
sospetto, la coscienza è in generale una sovrastruttura che limita la libertà.
Per la morale religiosa, la coscienza è la capacità di percepire e decidere quali relazioni
intraprendere con il mondo esterno. La coscienza è una capacità percettiva, come ad es. l'udito.
Come l'udito ha bisogno del suono per esercitare la sua funzione. così la coscienza ha bisogno della
presenza o dello stimolo esterno. per operare la sua scelta in base ad esso, secondo la propria
morale, volta al bene o al male. (Si dice ‘una scelta secondo coscienza’).
Consideriamo alcune relazioni tra la coscienza e l'estern:
- relazione ambientale con la natura e la cultura - rela:
prossimo - relazione religiosa con Dio
ne interpersonale con il corpo - relazione interpersonale con il
Dal Concilio vaticano Il emerge che la coscienza è il sacrario dell'uomo.
nucleo più segreto dove
egli si trova a stretto contatto con Dio. È un'eco della voce di Dio. In particolare. un'eco dello
Spi
ito infuso nell'uomo. Quando l'uomo usa la coscienza, usa la propria libertà per entrare in
relazione con Dio e. attraverso di Lui (sempre tenendo come riferimento i comandamenti
dell'amore), in relazione con l'esterno.
3. Storia dell'atto
Quando l'uomo agisce. opera pro o contro Dio. Quando fa una scelta di ordine morale, cioè compie
il bene. ne entra in possesso e diventa buono. Da qui deriva la sua virtù. che può essere definita la
storia buona della libertà.
Se compie il male. ne deriva il vizio che è il contrario della virtù. con potere disgregante.
Le virtù sono ramificazioni di uno stesso albero, il bene. Ci sono tre virtù teologali. cioè rivolte a
Dio. nell'affidarci a Lui: fede (credere). speranza (nel conseguimento della meta del proprio
cammino), carità (amore su cui si fondano le scelte del cammino). E tre virtù cardinali. cioè ba:
prudenza (saggezza),
(da eseguire nei confronti del prossimo e da attenderci da Dio),
fortezza ( coraggio della scelta verso il bene), temperanza (moderazione al momento di qualunque
scelta).
La virtù (come la coscienza) è inserita nell'uomo dallo Spirito. è la forma spirituale della libertà.
una libertà che fa agire sempre verso il bene. Mediante le sue singole scelte, che si concretizzano
nei singoli atti, l'uomo costruisce la propria coscienza morale, il proprio cammino morale, la
propria storia umana. Vi è un processo graduale, che porta alla conquista della meta, come già detto,
consistente nella felicità eterna, che si potrà compiere solo travalicando la
CAP. IV: LE SCELTE DELLA LIBERTÀ
La libertà si trova continuamente di fronte a una scelta tra il bene e il peccato.
Gesù è la vite e i discepoli i tralci.
male è impedire alla linfa (Spirito) di scorrere nei tralci. Il
peccato è la frattura definitiva del tralcio.
I peccato è anche il rifiuto dell'amore, il disamore. Le
forme principali del disamore sono riassunte nei vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola.
invi
ja e accidia. Il peccato non è un atto a se stante, ma anch'esso fa parte di una disposizione
generale: l'indurimento del disamore. fino alla provocazione della frattura.
L'indurimento comincia col peccato veniale: si tratta quindi di un processo graduale.
Il peccato veniale porta gradualmente a quello mortale, che si ha quando sono presenti i tre
elementi: avvertenza piena, deliberato consenso e materia grave.
La matei
grave consiste nella violazione di uno dei Comandamenti; l'avvertenza piena
(consapevolezza di quello che si fa) e il deliberato consenso (scegliere di fare il male secondo
libertà) derivano dalla coscienza (di cui si è parlato in precedenza).
In sostanza, il peccato mortale è un atto contro l’amore per il prossimo.
Se il peccato è l'opposizione all'attrazione dello Spirito (come già detto), il ritorno ad affidarsi a
questa attrazione è il pentimento, o la conversione.
In seguito alla conversione. il primo atto da compiere è evitare le occasioni di peccato. cioè le
alcuni sono perplessi di fronte alla manipolazione dei gameti da parte di scienziati e medici; altri
esultano perché in questo modo si supera il concepimento naturale, soggetto al caso e alle emozioni:
si passa dal concepire un figlio al ‘farlo’.
1. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita
ci sono due procedimenti diversi di fecondazione assistita: in vitro (0 extracorporea). quando
incontro del gamete maschile con quello femminile avviene in provetta: corporea, quando
incontro avviene nel corpo della donna. attraverso le vie genitali femmi
Il contributo esterno alla coppia può riguardare sia gli spermatozoi (maschio). sia gli ovu
(femmina), sia entrambi (e allora come fanno a dire che quello è loro figlio?. dico io). Si è
semplificata la donazione di sperma. in quanto gli spermatozoi si possono conservare congelati: si
sta perfezionando la congelazione degli ovuli. Ma l'intervento di estranei può spingersi oltre.
quando ad esempio (maternità surrogata) un'altra donna accoglie nel proprio utero l'ovulo
fecondato di un'altra coppia, per portare avanti la gestazione. (anche qui. di chi è il figlio?).
AI di là del discorso morale, c'è prima di tutto la frammentazione della figura paterna: chi è il vero
padre?
va considerato che la procreazione è un procedimento complesso. che implica tutta la persona
maschile e femminile, che è responsabile con tutta se stessa e non solo in parte. Tutta la persona:
infatti ci sono tre fasi che portano a questo evento. la preparazione dalla pubertà a
età matura, in
cui si manifestano le differenze sessuali dell'uomo e della donna, che cambieranno completamente
fisico e le reazioni; la gestazione dal concepimento al parto; la fase centrale che costituisce uno
stacco e un cambiamento tra questi due momenti, cioè la fecondazione. quando le due cellule si
compenetrano.
Tutto questo comporta un coinvolgimento psicologico: generare un figlio significa anche generare
un padre e una madre. C'è un impulso che spinge ad avere un figlio, impulso costituito da pi
desiderio di trasmettere i propri geni, di incarnare l'amore di coppia, di portare e nutrire
corpo. di allevare un bambino. Il legame tra il desiderare e l'agire è
fondamentale. L'atto sessuale deriva da una preparazione affettiva comune e non può essere
otto
a un momento tecnico generativo.
L'atto di generare ha anche forte valenza so
le (la società è formata da individui generati), tuttavia
la valenza sociale è quella più trascurata in quest'epoca. Il figl
infatti è desiderato non per
‘mettere al mondo una creatura’, che avrà una sua identità a prescindere da noi. ma è visto come
necessario per una realizzazione di sé, una dimostrazione di fecondità, un appagamento di proprie
aspirazioni. Si trascura la valenza sociale dell'adozione o dell'affido; si vuole un figlio proprio. un
figlio di proprietà. per dimostrare di averlo. In questa luce. il nato maturerà l’idea di una costrizione,
perché nato per scelta altrui. Si dimentica il disegno divino in questo contesto.
Come fenomeno, è da notare che si porta sempre più avanti l'età in cui si hanno figli e soprattutto
quella in cui si insiste per avere figli con metodi artificiali. anche oltre i quarant'anni. quando si
dovrebbe avere maturato la coscienza morale relativa a procreazione ed educazione dei figli
È anche paradossale il fatto che si insista a volere generare un figlio con mille tentativi e prove,
quando ci sono tanti bambini già nati che avrebbero bisogno di un contesto familiare in cui vivere.
3. Criteri di valutazione etica
10
ricorso alla tecnica in caso di sterilità è mosso dal desiderio di avere un figlio. desiderio legittimo.
Ma spesso la procreazione assistita non si limita ad interventi terapeutici, spesso serve ad
ottimizzare il figlio (scelte di forme. di tempi ecc.). L'intervento medico scientifico non è più
terapeutico, per ovviare alla sterilità e cercare dove possibile di curarla; pertanto, per soddisfare le
richieste impellenti volte a realizzare desideri che vanno oltre il normale concepimento di un figi
trascurano quella che è l'analisi e la ricerca finalizzata a vincere la ste:
med
Inoltre, il bambino dev'essere concepito da una coppia che ha maturato la sua apertura alla nuova
vita come dono. quindi non come ricerca ossessiva.
La morale implica anche il rispetto dell'embrione, che è già portatore di vita e non deve essere
manipolato a piacimento. ma rispettato nel suo ambito naturale in cui è concepito e in cui si
svilupperà. Attorno a questo argomento ci sono dibattiti culturali approfonditi, che tendono a
spostare nel tempo il momento in cui l'embrione. o in seguito il feto. devessere considerato
persona, secondo le fasi di sviluppo.
Infine, la coppia che genera un figlio deve tenere conto anche del contesto sociale in cui egli entrerà
ffermazione individuale.
a fare parte, come apporto volontario della coppia: non deve pri
4. Ripresa sintetica
In definitiva, il disordine e la confusone etica si manifestano quando non c'è il rispetto per
l'embrione, quando lo si manipola, lo si trasferisce piacere e secondo la volontà della coppia.
Soprattutto questo mette in luce l'assurdità delle quantità di embrioni conservati nel mondo. che
hiedenti. La
non si capisce quale continuità avranno, se non saranno fatti sviluppare da coppie
sperimentazione scientifica non ammette che si abusi di altri esseri umani. comunque concepì
le sperimentale e non essere umano
CI
è che l'embrione sia considerato semplice mate
concepito.
Infine, è necessario che la procreazione sa compiuta con un atto di libertà, mentre la fecondazione
artificiale, nelle sue tecniche differenti attualmente in vigore, è rivolta all'efficacia
eventualità,
dell'esperimento, come qualunque intervento tecnico, senza ammettere
caso,
l'insuccesso.
Tutto farebbe pensare a motivi solo egoistici. La procreazione con l'aiuto della tecnica può essere
ammessa qualora risponda alla maturazione del desiderio di un figlio. che però non lasci spazio
all'egoismo e al desiderio di affermare il possesso, la proprietà, del figlio concepito.
Mia considerazione: è ben difficile stabilire dove finisce la consapevolezza matura e comincia
l'egoismo. Le pratiche tecniche sono solo prove per i medici e gli scienziati, a cui non interessa
niente dell'essere umano a livello sociale e tanto meno morale.
ledono
“La scienza e la tecnica petto dei criteri fondamentali della moralità” (enciclica
Donum
‘ae, Il dono della vita. redatto dalla congregazione per la Dottrina della Fede.1987).
ivitato da do)
L'uomo è stato a procreare e deve tenere conto di questo dono e di questo inca
fondamentale. che non dev'essere distinto dalla libertà, dal desiderio, dalla responsabilità e. come
abbiamo detto, dal
spetto per l'embrione come individuo concepito. Perciò la Chiesa condanna le
pratiche esteriori all'atto coniugale. se non sono di carattere propriamente terapeutico, cioè
finalizzate a superare la con ne di sterilità per una coppia davvero desiderosa di procreare.
CAP.IlI: UN NUOVO MODO DI CURARE? Con la formulazione del codice genetico. portato a compimento nel 2000.
11
ciascun individuo può
sapere tutto di sé grazie a una sigla. La struttura genetica è coinvolta in tutti i campi della vita:
salute, ambiente, medicina, antropologia, teologia ecc. Subito si è previsto che il codice genetico e
la scoperta del
ioetica avrebbero influenzato tutte le scelte e le azioni della nostra vita, dal
nutrirsi al vestirsi, al muoversi, allo sposarsi
1. Alcuni dati essenziali
Il nucelo di ogni cellula del nostro organismo contiene il codice che regola il tutto-individuale
caratteristico della nostra specie. Tale patrimonio è contenuto in un acido chiamato DNA ( acido
desos:
Jonucleico). (Se vuoi e se pensi che ti serva, leggiti il capitolo con la spiegazione chimica di tutto il processo del DNA.
Non si può riassumere. Pagg. 117-118. 1.1 La genetica umana).
Da questo complesso sistema di lettura dell
composizione genetica umana deriva un nuovo modo
considerare l'uomo e il suo essere, quindi la scienza e la medicina si trovano implicate in un vasto processo
sociale, per l'ampliamento delle possibilità d'intervenire sull'individuo e sulla sua salute.
2. Una rivoluzione medica?
Lo scopritore e compilatore del DNA parla di una rivoluzione medica, che ha permesso di capire
che la vita umana non è altro che una serie di reazioni chimiche.
Con lui, ci sono altri entusiasti di questa scoperta, mentre c'è chi la vede come qualche cosa di
terri
Je e fantascientifico. Positivo o negativo, il giudi;
io riguarda sempre la possibilità di penetrare
il nucleo del vivere: per qualcuno è la pos: superare i limiti fisici della
; per altri è la
paura di manipolare qualche cosa di intimo dell'uomo, forse la sua anima.
Il discorso scientifico prevede comunque un aspetto di ricerca e sperimentazione, che va fatto su
individui. Questo comporta la necessità del consenso del paziente. ma la perplessità è su quanto il
paziente conosca, su quanto sia informato della sperimentazione che è fatta a suo carico.
Inoltre, spesso la pratica non soddisfa la teoria, nel senso che i risultati delle terapie applicate i
seguito alle sperimentazioni sono molto infe
ri alle attese. Perciò l'efficacia delle teorie
sperimentali non giustifica tante sperimentazioni a danno degli eventuali pazienti.
Il medico è da sempre anche un ricercatore, perché ogni caso gli può servire come esperienza e
come esperimento, ma la differenza sta tra tentare di applicare una terapia efficace e invece tentare
una terapia sconosciuta per veder se sarà efficace. C'è inoltre da tener presente che ogni singolo
caso clinico è diverso, perché risente dell
imamnesi generale del paziente, diversa per ciascuno. La
compilazione di una casistica ha quindi una valenza relativa e la teologia morale entra nel settore,
dicendo che anche la sperimentazione va fatta a favore dell'uomo e non sull'uomo.
L'ingegneria genetica include anche altre implicazioni: scoprire la situazione genetica di una
persona significa scoprire dati sulla sua famiglia d'origine e può incidere sulle scelte, ad esempio
sposarsi e procreare. Perciò nulla è più lasciato al caso. ma tutto preordinato e progettato. La mente
umana interferisce con un progetto divino generale.
Inoltre, l'ingegneria genetica ha costi elevati e si rischia di permettere la terapia e perfino la
sopravvivenza a un ambito sociale limitato, oppure si rischia di pesare molto sul bilancio comune
(asl).
Ancora, si ha un'implicazione di carattere sociale quando la terapia ha l'obiettivo di mantenere in
12
la sofferenza e accompagnare l'ultimo periodo (assistenza domiciliare e hospices specializzati),
senza accanimento e senza nulla nascondere alla persona.
2. Eutanasia ed esubero terapeutico
Eutanasia significa ‘morte bella ed era una pratica intesa rendere piacevole anche il morire.
Attualmente indica il processo di accelerazione della morte, per compassione verso il malato che
soffre. È ai
‘a. quando si fa qualcosa per procurare la morte (iniezione); è passiva. quando
interrompono le terapie che mantengono in vita (ossigeno, flebo ecc.).
In entrambi
casi, si trascura il valore etico.
Non è intesa come eutana
nella terapia del dolore, somministrati
sotto controllo medico, anche se si sa che possono abbreviare la vita, ma sono fatti per diminuire
dolore.
Esiste anche
suici: medico nona gisce, ma dà al malato le conoscenze e gli
strumenti per agire da solo.
Il contrario dell'eutanasia è la distanasia o esubero terapeutico, in cui si forniscono al malato
supporti terapeutici superiori al moralmente lecito. per tenerlo in vita ad ogni costo. anche in
condizioni gravemente compromesse.
In entrambi
casi. eutanasia ed esubero terapeutico. riconosciamo la fuga dalla morte.
Entrambe le procedure sono contro la morale teologica, in quanto non tengono conto della dignità
orni faticava a man;
della persona che muore (per esempio mia mamma che negli ul re ha
ifiutato d'essere intubata. ha preferito morire serenamente: magari sarebbe sopravvissuta due
giorni, quindi non voleva proprio questa tortura. ma questo non è considerato eutanasia. ma rifiuto
dell'esubero terapeutico, anche vista la sua età).
e diffi
Anche in questi procedimeni lecite.
le trovare un confine tra le procedure lecite e
soprattutto in una società che culturalmente spinge verso l'adozione di uno o dell'altro metodo e
non si pone il problema morale.
3. Quasi una conclusione: vivere la propria morte
L'apparente contraddizione di questo titolo si spiega con la necessità di essere educati alla
consapevolezza che avremo una fine e che questa non dipende da noi e non deve dipendere da altri
esseri umani. Abbiamo nella Chiesa l'esempio di uomini e donne che si sono preparati con
coscienza alla morte (santi p. es.). Paolo VI ha scritto pensieri sulla morte. che sono riportati nel
testo pagg. 143-144, se vuoi leggerli. ma non sono indispensabili.
3° PARTE - SESSUALITÀ E MATRIMONIO - MARCO PALEARI
CAP.
GLI ENIGMI DELL'AMORE Perche ‘enigmi
perché l'amore sfugge a ogni definizione precisa.
1. Tra teologia morale. diritto e teologia sistematica
Il concilio Vaticano Secondo, e in particolare l’enciclica Gaudium et spes. compilata in seguito ad
esso, modifica i contenuti della dottrina morale relativamente al matrimonio.
In precedenza, si rifaceva a un documento de 1930...... in cui il matrimonio era l'atto religioso e
riconosciuto a termini di legge. che consentiva la procreazione, cioè l'obbedienza a un ordine
di
imnamoramento e dell'affetto che è
ino. che però non teneva conto della sessualità, né del
necessario tra uomo e donna, per arrivare appunto alla decisione del matrimonio.
15
La purezza dell'atto coniugale e la fedeltà dei coniugi erano prescritte dai comandamenti ‘non
commettere atti impuri’ e ‘non desiderare la donna d'altri’ (ora modificato in ‘non commettere
adulterio”, per evitare l'aspetto maschilista, come se la donna fosse una proprietà e non potesse
avere lei il desiderio di avere un altro uomo: l'abbiamo visto nell'altro libro). Il matrimonio in
i metteva in evidenza la sua funzione di fondamento
generale era considerato come sacramento.
della famiglia, per la procreazione e l'educazione dei figli.
La morale relativa ad esso prevedeva che fosse usato come strumento per la procreazione e che il
godimento che derivava dall'atto coniugale fosse considerato un premio per questa procreazione,
che risultava gravosa. Il peccato derivava dal non rispetto di queste regole e si considerava il caso
singolo, esaminato durante la confessione. Non si faceva un discorso generale sulla sessualità e sul
matrimonio, introdotta, come anticipato, in seguito al Concilio Vaticano Il.
2. Una scelta metodologica: ascoltare il contestoNell'enciclica citata c'è l'invito deciso (come scelta di metodo) a
considerare il tempo in cui si vive, le sue
‘costanze, per
\terpretare la realtà del momento e dare le giuste regole alla
luce del Vangelo.
Giovanni Paolo Il ritorna su questi dettami, precisando questo invito in merito alle vicende
dell'amore tra uomo e donna, precisando che è necessario studiare in quali contesti essi si muovono,
per tenere conto della loro vita complessiva ed esercitare l'opera di evangelizzazione nel modo
adeguato. Per esercitare tale opera, l'evangelizzazione si serve d'altre discipline, come la pedagogia
e la sociologia. Si muove tenendo presenti tematiche attualmente centrali. come la fel
piacere, la comunicazione; e valorizzando il linguaggio dell'uomo, scelto da Dio per comunicare
nella coppia con lo
con l'uomo. Dal punto di vista teologico, si tratta di accostarsi alla sessual
stesso amore di dio che l'ha voluta. Occorre accostarsi con l'amore divino all'amore dell'uomo. La CI
credente su queste basi, farà sì che egli possa avere uno scorcio del disegno della
Trinità sulla realtà coniugale e possa rispondere a tante domande, ansie e speranze dei giovani sposi e
genitori d'oggi
3. Gli odierni enigmi della sessualità e della vita di coppia
Tra le domande, speranze e ansie sopravvale la dimensione sessuale. Fino agli anni Sessanta tutto
ciò che riguardava il sesso era taciuto e relegato all'istituto matrimoniale, incanalato e gestito da
esso, controllato dalla morale, sia religiosa sia laica; in quegli anni è avvenuta una rivoluzione che
ha portato l'argomento ad essere espresso e vissuto senza regole, sfuggendo a ogni contenimento.
La nostra cultura sembra allergica alle relazioni, viste come legami, come vincoli. Prima queste
parole erano usate per sottolineare la necessità di rispetto e di fedeltà; adesso sono viste in senso
costrizione alla fedeltà.
negativo,
Ecco alcuni trend che troviamo nella fenomenologia della relazione di coppia nella cultura
occidentale (italiana in particolare): a) la creatura umana è maschio o femmina e quindi, nominandola, si fa richiamo alla
sua sessualità, ogni
dimensione
contatto tra le persone ha una forte carica sessuale e nella nostra cultura esso è visto solo nell
fisica.
b) se il matrimonio era il binario su cui viere rettamente la funzione attuale, attualmente l'istituzione
matrimoniale e la pratica sessuale seguono vie differenti: negli ultimi anni si è abbassata l'età del rapporto
sessuale, senza bisogno
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©) ogni rapporto maschio-femmina nasce da una decisione libera molto più che in altre epoche e culture,
anche quando non è finalizzato al matrimonio. La convinzione che ognuno ha doveri prima di tutto verso se
stesso, porta a credere che si debba amare qualcun altro a proprio vantaggio e non per quello che è lui, non
con dei doveri nei suoi confronti.
d) da tutto questo deriva che la continuità di una relazione affettiva dipende molto da quello che i due
sentono, senza tener conto dell'impegno preso. senza tener conto del sentire dell'altro.
€) in questo modo,viene meno anche il ruolo che una persona riveste a livello sociale, in quanto non c'è più
la necessità del senso di appartenenza (appartenere prima di tutto ad una famiglia e poi a gruppi più estesi).
Se la decisione di amare una persona è libera e immediata. invece arrivare al matrimonio richiede
un tempo di decisione molto lungo: fidanzamento. poi eventuale convivenza senza matrimonio.
Quando i due decidono di sposarsi, ecco che ciascuno sa d'essere significativo per l'altro e si
aspetta molto dall'altro.
inoltre. queste aspettative devono continuamente trovare conferma: nel
momento in cui la conferma viene meno, quando uno dei due cambia per i motivi più diversi, ecco
che il rapporto viene meno.
Perciò, da una parte si ha maggiore consapevolezza della qualità che deve caratterizzare il rapporto;
dall'altra, si ha il rischio che non si riesca a mantenere il rapporto sempre ad un livello elevato e
pertanto si ricorre alla via legale della separazione.
La possibilità
i rompere un matrimonio, prospettata a priori. fa sentire meno impegnati al
sacrificio, all'impegno. al cambiamento faticoso in caso di
ni negative (perdita del lavoro,
malattia ecc.).
Non si tiene più conto della rilevanza sociale del matrimoi
, come base di un nucleo familiare;
ancora meno si considera la rilevanza religiosa: più che altro. lo si intende come una relazione
privata, un contratto che interessa solo i due e spesso ciascuno dei due pensa solo a se stesso. senza
rendersi conto d'avere impegnato anche un'altra persona.
Il matrimonio diventa un metodo concorrenziale al singolo, per ottenere il soddisfacimento di
alcune attese; è visto come un
go difficile da portare. nonostante ci sia la possi
interromperlo quando si vuole. Un vincolo. anziché una risorsa.
Spesso l'uomo e la donna si uniscono in una ‘relazione pura’. che dura solo per il periodo del
soddisfacimento personale. senza prevedere un'unione duratura. Altrimenti. si opta per l'amore
convergente. che punta al matrimonio come situazione in cui convergono gli interessi dei due
soggetti: affettivo. sentimentale, economico.
Secondo Chiara Mondello. che ha dedicato uno scritto all'aumento della fragi
cà matrimoniale, è
sempre più diffi
ile che tra i componenti della coppia si riconoscano due persone complete e
indipendenti fra loro. capaci di essere innamorate. che scelgono di unire queste loro indipendenze
per arrivare ad una collaborazione e unione salda e duratura. spesso invece il legame nasce prima e
da esso, in seguito, nascerà l'unione affettiva. Perciò il suo limite è di basarsi su un concetto di
dare-avere, che viene meno quando non c'è più la parità dei conti.
È anche necessario ridiscutere i ruoli che
e dell'eventuale famiglia,
che è continuamente cl
mata a rispondere a compi
ed esigenze quotidiani: aere ed educare i figli
innanzitutto. poi aere cura del lavoro esterno, della casa, dei rapporti con amici e famiglie d'origine
e così via. Se prima i ruoli uomo-donna erano esattamente distinti. ora si è modificato anche il
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amore. Quindi annuncia l'amore tra l'uomo e la donna, finalizzato alla procreazione e al
popolamento della terra, dimostrando che tutta la storia che seguirà nascerà da questo amore.
Tutto ciò che viene da Dio è buono. Anche quando il Suo popolo soffrirà, egli sarà presente come
uno sposo che provvede e aiuterà nella liberazione, poi sarà sempre guida, come lo sposo è guida
alla sposa nel matrimonio.
4. La qualità sacramentale dell'amore coniugale
La coppia che ha accolto la chiamata all'amore deve tenere presente che essa le deriva da Dio-
Amore: risponderà mettendo a disposizione corpo, anima e spirito. Il loro amore nasce da un
disegno di Dio, che opera in loro già dal primo incontro.
Perciò il loro essere coniugi è benedetto da Di
quanto da Lui voluto e preparato.
Quindi il matrimonio ha una dimensione fisica nella storia, nello spazio e nel tempo: manifesta la
partecipazione di Dio attraverso la grazia: manifesta l'essenza della Chiesa come sacramento:
manifesta l'atto libero in cui questa partecipazione è accettata.
CAP. LE CARATTERISTICHE DELL'AMORE Le caratteristiche dell'amore coniugale sono qui presentate alla luce della
qualità dell'amore di
Cristo, che rivela in modo completo e compiuto l'amore della Trinità.
1. Il nome proprio dell'amore:come Cristo amò la Chiesa.
L'amore di Cristo è il criterio per interpretare la qualità dell'amore tra uomo e donna. Per conoscere
il tipo d'amore che lega l'uomo e la donna, per sapere la qualità completa della forza che lega
l'uomo e la donna, dobbiamo guardare a Lui. Il culmine dell'amore di Gesù è nell'accettazione del
sacrificio della Croce, quando dà la vita per la Chiesa, la sposa.
Quello dei coniugi è prima di tutto amore pienamente umano, quindi sensibile e spirituale, non
semplice trasporto dei sensi. È inoltre e soprattutto atto della volontà libera, destinato a mantenersi e
ad accrescersi attraverso le esperienze quotidiane, gioie e dolori. Chi ama il coniuge, lo ama per sé e
non solo per ciò che ne riceve (discorso già fatto). Inoltre, dall'amore trae durevole felicità. Infine,
non si esaurisce nell'amore dei coniugi, ma procura nove vite, oggetto del medesimo amore.
2. Le caratteristiche dell'amore di Cristo Come un diamante irradia luce da diverse angolazioni, Cristo irradia amore
distinto in 4 tratti essenziali.
- Amore totale (con tutto se stesso fino al sacrificio) - Amore fedele (non lo ha ritirato nemmeno quando i suoi l'hanno
tradito: Giuda. Pietro...) - Amore indissolubile (durante tutta la Sua vita terrena e assicurando la presenza dopo la
morte)
- Amore fecondo (ha dato la vita perché i suoi fedeli avessero la vita).
L'Eucarestia insegna che il dono della vita totale, fedele, indissolubile e feconda inizia non quando
si offre, ma quando si riceve. L'amore cristiano può essere vissuto e donato nella misura in cui lo si
riceve.
Sacramento dell'amore totale: dal punto di vista fisico si può esprimere con l'amore sessuali
ciascuna di tali unioni
innova il mistero della creazione, l'uomo e la donna riconoscono la
propria diversità e ui
: unione dei corpi che si penetrano e si mescolano in una nuova forma;
unione degli animi, nella componente emotiva e psicologica; unione delle persone, nella propria
originalità, nel desiderio di raggiungere l'u
‘a che le convoglia verso l'avvenire.
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Sacramento dell'amore fedele: l'unione di coppia presuppone l'esclusività, un amore esclusivo che i
coniugi si possono permettere, perché si appartengono nella conoscenza di sé per l'oggi e nella
promessa di sé per il futuro. È il riflesso dell'amore esclusivo che Cristo ha per la Chiesa, come sua
sposa.
Se nella coppia non ci sono identità piene, libere, consapevoli, è difficile raggiungere questa
caratteristica di fedeltà. Perché ciascuno dei due accolga l'altro come coniuge e faccia con
tutte le sue lensioni, fisiche
consapevolezza la promessa di fedeltà, occorre che conosca l'altro
e spirituali. Perciò ciascuno dei due deve farsi accettare dall'altro.
Questa fedeltà va oltre il fatto di non avere un altro, significa la riscoperta quotidiana dell'altro
come fonte inesauribile di vita e felicità (come già detto).
Sacramento dell'amore indissolubile: i due non diventano uno solo istantaneamente, ma nel tempo.
Se i due vogliono davvero unirsi totalmente, devono mettere in gioco la loro storia sotto tutti i punti
di vista, tutta la vita di cui si dispone. Raggiunto questo, l'unione non si scioglierà più.
Il Diritto Canonico prevede l'unità e l'indissolubilità del matrimonio. La volontà di accettare questi
principi è espressa nelle promesse sacramentali. Con queste promesse, si risponde ai dettami di
Cristo, tenendo conto che la sua parola non è un codice di legge e neppure una richiesta; ma è
un’esortazione vigorosa al rispetto di questa legge. Se due coniugi si muovono nella fede, danno
spazio all'amore di Dio perché li incammini verso la salvezza.
Per il cristiano, la rottura del vincolo matrimoniale non è solo un fatto giuri ‘0, Ma sigi
ica
arrogarsi un potere che non si ha e truffare l'altro, che aveva promesso insieme e si era fidato di tal
promesse: truffare anche un eventuale figlio o figli. a cui si era presentato un avvenire promettente e
sereno.
Donare la vita a una creatura è un gesto di partecipazione a perdere la vita:
| rischio è per entrambi
e mai come in quel momento la vita del bambino è fragile. Anche il figlio ha diritto d'essere voluto
e accettato nella sua identità, perciò da quel momento il matrimonio che diventa famiglia non si
limiterà ai due, ma le scelte devono essere fatte anche per il bene e nell'ottica del futuro del figl
e, ll
veste
Nel momento in ci sceglie due genitori per compiere il suo disegno dell'avvei
della responsabilità di diffondere il Suo amore alla nuova creatura e di garantire la serenità di
quell’avvenire, così come Lui stesso ha fatto con le Sue creature.
3. Imboccato il sentiero -
Alla luce di quanto è stato finora spiegato, ecco che la Grazia che lo Spirito santo diffonde e
immette nei due coniugi non è un dono che viene dato in quel momento, ma è un dono che si
sviluppa da quel momento in poi, che dà le basi per una vita futura che si accetta comune, con le
quattro caratteristiche elencate. Il percorso non sarà fatto singolarmente dai coniugi, ma da tutta una
comunità che si muove con loro, costituita da tutte le persone parenti, amiche, religiose, ecc., con
cui vengono quotidianamente a contatto. Questo cammino è sviluppato nel capitolo seguente.
CAP. IV: | SENTIERI DELL'AMORE Parlare di morale può far pensare a regole ri;
comportamento. È
ide alle quali conformare il proprio
ina, che non dev'essere confusa con il
quindi necessario riscoprire il significato della morale cri
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moralismo o la semplice osservanza d'una legge. Va vista come impegno della propria libertà e
della propria coscienza a ricercare il bene e dargli attenzione. In questo senso le norme e le regole
sono da interpretare come un dono che ci viene fatto da Dio. Per aiutarci a conoscere meglio noi
stessi e agire di conseguenza, in piena libertà.
1. Sentieri che si aprono
La via dell'amore comincia dal grembo materno e procede fino a farci riconoscere e accettare la
persona con cui intraprendere un legame coniugale. Per arrivare a questo, occorre un
coinvolgimento complesso della personalità: prima di tutto la costruzione di una solida identità
personale e quindi la conoscenza della diversità dell'altro. Inoltre occorre sviluppare il desiderio d
fare una scelta di fede. Bisogna cominciare lasciandosi amare da Cristo (come abbiamo visto) e il
contesto adatto è quello della Chiesa.
primo compito dei fidanzati è i prendersi cura l'uno dell'altro: questo è il passo fondamentale per
considerarsi soggetti attivi del proprio matrimonio. Hanno una loro storia distinta. un cammino (o
non cammino) dopo
battesimo. L'impegno della conoscenza reciproca deve partire da loro, ma è
importante che abbiano anche una guida spirituale a cui affidarsi. che insegni loro come aprire
loro amore di coppia verso i più prossimi e quindi estendersi a livello sociale come testimonianza
‘o e dell'amore di Ci
dello Spi .to che opera in loro.
La comunità crisi
ina ha come compito morale di formare i credenti e anche le coppie.
Durante il fidanzamento ( taciuto negli ultimi tempi) si sviluppa e cresce il rapporto affettivo, c'è
una maturazione spirituale che porta a decidere se sposare o no quella persona. | fidanzati devono
essere preparati alla vita di coppia. ma anche alla famiglia: preparare bene il matrimonio significa
dare le fondamenta perché sia saldo e indissolubile.
2: Sentieri quotidiani
Dopo la celebrazione delle nozze, si dà avio alla vita coniugale. Col sacramento del matrimonio si
riceve
dono di amare il proprio coniuge e i seguenti figli come Gesù ha amato noi e la Chiesa. Per
rius.
‘e in questo intento, è necessario che gli sposi conducano una vita cristiana, sulla quale
fondare la loro quotidianità. Su questa base si garantiscono le quattro caratteristiche dell'amore
coniugale, basato su quello di Cristo.
3. La spiritualità coniugale
Spiritualità qui significa presenza dello Spirito, trasmesso attraverso il sacramento. La vita cristiana
non deve basarsi sulla semplice obbedienza a leggi. ma deve derivare dall'agire autonomo dello
Spirito santo, attraverso il quale l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori. (Giovanni Paolo
i). Proprio lo Spirito è il propulsore, perché ogni giorno accrescano la grazia che è in loro e
Gli atti con cui si
progrediscano verso una sempre più profonda unione tra loro a tuti rel
uniscono
casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo umano, favoriscono la reciproca
donazione che arricchisce nell
Dai partecipanti al Con
Vaticano Il è emersa la convinzione che il matrimonio può essere considerato al
stregua
vocazione sacerdotale: amandosi l'un l'altro, gli sposi amano Dio.
Le regole dell'etica matrimoniale (già abbiamo elencato) non sono vincoli. ma percorsi lungo i
quali l'amore sessuale diviene comunione integral
esse intendono salvaguardare i comportamenti
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definizione che vada bene per tutti.
igione, educazione,
lertà dell'uomo di decidere quali proposte e criteri sociali seguire (r
nale.
personale, comunita
deve essere presente in tre dimensio!
3. Un metodo per l'etica sociale
Il percorso per arrivare a questa libertà si può dividere in tre tappe:
a. Fenomeno sociale (storia)
b. Rilettura alla luce della fede cristiana (bibbia)
€. Etica sociale (dottrina sociale della Chiesa).
AI primo posto c'è l'uomo, come protagonista della società e del suo sviluppo storico.
AI secondo la Bibbia, come rivelazione divina all'uomo e rivelazione dell'uomo a se stesso.
Al terzo posto la necessità di un'etica che guidi il compimento della libertà da parte dell'uomo.
Si ripropone all'uomo, per mezzo della Bibbia e attraverso l'etica, il discorso di libertà come scelta
tra il bene da compiere e il male da evitare.
4. La verità dell'agire sociale
La Bibbia dev'essere letta non come un manuale di comportamento, ma come la rivelazione divina.
Nell'Antico Testamento è proposta la legge (Pentateuco, Decalogo). Troviamo delle novità rispetto
alla legge arcaica:
- Il presupposto: non ci sono cittadini astratti, ma il ricco e il povero, l'uomo e la donna... - La natura: la giustizia è riferita
all'altro (prossimo) e non a un ente astratto - La motivazione: la giustizia è attesa dall'altro nel quadro salifico di Gesù
La Profezi.
denuncia forme d’ingiustizia non sempre evidenti:
- L'ingiustizia generalizzata: tutti gli uomini d'Israele sono peccatori, anche se hanno violato un solo precetto
- L'ingiustizia occultata, nascosta dietro una parvenza di legalità (come la vigna produce uva selvatica anziché buona
Nel Nuovo Testamento, Gesù non si astrae mai dalle leggi vigenti, ma invita a seguirle e certo a
migliorarle secondo l'unica legge divina, quella dell'amore; qui vediamo il suo rispetto per le leggi
sociali del suo tempo. anche di quelle che disapprovava, perché sono comunque nate da un
fondamento logico, legato alla società del momento.
Quando dice ‘date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare ( a chi chiedeva se si
dovevano pagare i tributi ai Romani), mette a confronto la legge divina e quella umana politica.
Non c'è contrasto, perché la fede in Dio è sicuramente superiore, ha attese più ampie; la fede
politica è relativa a un'epoca e poi finisce, come tutte le cose terrene. In ogni caso però le relazioni
sociali e le realtà oggettive vanno rispettate e tenute in considerazione, per un ordine sociale, che
permetta di vivere insieme in modo giusto e regolare.
Le relazioni all'interno della società devono essere viste come occasioni di condivisione,
solidarietà, collaborazione, per una crescita comune: assecondando queste forme, si agisce verso un
agire sociale propriamente detto.
La società è qualche cosa di positivo, perché ci introduce, fin dal nostro nascere, in un vasto
patrimonio di sapere. Per questo va rispettata, agendo con fiducia (nel corretto agire degli altri) e
gratuità (per agire correttamente verso gli alti
CAP. Il: UN'ECONOMIA A SERVIZIO DELL'UOMO
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CAP.
UN'ECONOMIA A SERVIZIO DELL'UOMO
1. Introduzione all'etica delle relazioni economiche
L'economia (eco-nomos = legge della casa) riguarda le norme di condotta per coloro che coabitano.
L'uomo risente di una serie di bisogni fisici, pratici e psicologici. L'economia si occupa dei bisogni
che possono essere soddisfatti con
iterscami
. Per soddisfare i bisogni occorrono i beni
concreti, acquistabili, oppure beni sottoforma di servizi, come l'istruzione. la sanità, la sicurezza
ecc.
| bisogni si presentano pressoché illimitati. mentre i beni sono di solito scarsi.
Tra bisogni e beni, la mediazione è costituita dai valori, secondo lo schema:
DOMANDA MEDIAZIONE OFFERTA
BISOGNI VALORI BENI
(Segue una descrizione puramente economica, che penso tu conosca meglio di quello che ha scritto
il libro: produzione, distribuzione, consumo ecc.).
L'evoluzione etica nell'economia si può leggere nel modo seguente:
Nel mondo antico, era previsto il baratto. con rapporto
i dominio e di forza, non di valutazione. Lo
schema è merce - merce.
Nel periodo di sviluppo dei mercati. subentra la mediazione della moneta, basata su una valutazione
comune. con nuove implicazioni etiche (non sfruttare. non praticare l'usura). Lo schema diventa
merce - denaro - merce.
Nell'economia industriale, l'offerta precede la domanda, sullo schema denaro - merce - denaro.
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Nell'economia industriale, l'offerta precede la domanda, sullo schema denaro - merce - denaro.
L'economia post industriale è finanzia! informatizzata, globalizzata, sullo schema denaro -
denaro.
2. Cenni ai fondamenti dell'agire etico in economia
Nell'Antico Testamento, la ricchezza può essere indice di benedizione.
AI centro del giudizio è sempre l'agire dell'uomo, la scelta tra il bene e il male.
Nel Nuovo Testamento il giudizio è più severo: la ricchezza si presenta come promettente, ma
finisce per possedere l'uomo e fargli perdere la coscienza etica. La salvezza proposta da Gesù
nasce dal distacco dei beni terreni e perfino dalla famiglia (apostoli). Comunque la povertà non
basta a fare l'ideologia: non tutti coloro che possiedono meno sono discepoli.
Il criterio evangelico per la gestione delle ricchezze deve tener conto del giudizio di Dio e dei
bisogni dell'altro (torniamo ai due comandamenti dell'amore che sintetizzano il decalogo).
3. Etica dell'agire economico
Lo scopo dell'economia deve essere quindi quello di produrre beni per l'uomo, cioè, in particolare,
per es. per un'azienda, continuare ad avere risultati positivo, adeguati alle capacità e ai bisogni
dell'uomo, senza sfruttare le forze e senza produzione eccessiva. L'obiettivo dev'essere: efficienza
economica per favorire lo sviluppo solidale dell'umanità, senza separare l'economia dall'etica, due
forze che si devono compenetrare.
La Dottrina Sociale della Chiesa prevede e prescrive una destinazione universale dei beni della
terra, quindi nega l'accumulo iduale oltre misura; qualsiasi forma di possesso privato deve
avere una funzione sociale. Il principio non riguarda la titolarità dei posses: beni sono di chi li
possiede; ma riguarda il loro utilizzo, che deve essere a vantaggio di tutti.
Nell'enciclica Centesimus annus, (Giovanni Paolo Il 1999), si ribadisce questo concetto, mettendo
in evidenza che la Chiesa non ha un modello da proporre (comunismo, capitalismo ecc.) ma affida
questa responsabilità a chi si occupa, di volta in volta, a livello storico e politico, della gestione
degli strumenti che regolano lo sviluppo economico.
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