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IL CRISTIANO NEL MONDO - ARISTIDE FUMAGALLI, Sintesi del corso di Teologia

RIASSUNTO PER ESAME TEOLOGIA III, UNICATT.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 15/06/2019

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Scarica IL CRISTIANO NEL MONDO - ARISTIDE FUMAGALLI e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 1 IL CRISTIANO NEL MONDO - INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA MORALE DI ARISTIDE FUMAGALLI Introduzione Cardinale Tettamanzi; ‘’Maestro, che cosa devo fare di buono?’’ (Matteo, 19,16) Rileggiamo l’episodio del giovane ricco nel Vangelo di Matteo, come spunto per lo studio della morale. Quando chiede a Gesù che cosa deve fare per essere buono ed alla risposta ricevuta di osservare i comandamenti, dice che già li osserva. Al quesito allora posto da Gesù, di vendere tutto quello che possiede e di darne il ricavato ai poveri, si allontana amareggiato, perché possedeva molte ricchezze e non voleva rinunciarvi. 1. Il desiderio dell’uomo; All’inizio della parabola leggiamo la domanda di un uomo che non è ben definito nel suo aspetto e nel suo ruolo, l’anonimato serve a rendere l’interlocutore un individuo qualsiasi come a rappresentare ciascun uomo. Infatti, egli chiede il modo per assicurarsi una vita eterna e felice nel Regno di Dio. Per sentire di aver vissuto una vita piena: la felicità è il desiderio di ogni uomo ed ogni scelta è volta in direzione del suo raggiungimento. Tuttavia, esistono delle differenze tra i modi di intendere la felicità: per la gente comune si tratta di qualcosa che è possedibile, concreta, come la ricchezza e la salute mentre per i più ‘’sapienti’’ si tratta di qualcosa di più profondo. Alla base della domanda c’è una convinzione universale, insita nell’uomo, ovvero che per conquistare la felicità, bisogna fare qualche cosa, come se fosse merce di scambio. Si deve agire, quel qualche cosa è il bene ed esiste nell’uomo un legame naturale ed inscindibile tra la felicità e la bontà, compiere buone azioni verso il prossimo, un legame che possiamo costringere nell’affermazione: avere coscienza. 2. La legge di Dio; Gesù gli risponde dapprima interrogandolo sui motivi della domanda e poi gli fa notare che solo uno è il vero ‘’fare del Bene’’, non ci sono scappatoie o vie secondarie, e lo invita a rispettare i comandamenti. Suddivisi nei 3 della prima tavola che riguardano Dio e nei 7 della seconda tavola che si riferiscono al prossimo. Infatti, Gesù li ha sintetizzati nei due comandamenti dell’amore. Il giovane però risponde che già li rispetta e quindi la sua domanda rispecchia il desiderio di andare oltre. 3. La sequela di Gesù; Gesù risponde proponendo all’uomo di vendere ogni suo possedimento e devolvere il ricavato ai poveri bisognosi. Da qui, si potrebbe dedurre che la perfezione, l’amore, corrisponde soltanto alla carità verso il prossimo, quindi ad un impegno sociale. Invece il vero senso della risposta si manifesta nella conclusione dell’invito di Gesù: vieni, seguimi! Perciò: L’amore verso il prossimo in funzione del Signore, questa è la morale cristiana. Come vivere nell’attualità questa morale? Il Maestro che ci insegna i comandamenti è sempre presente in mezzo a noi. Ha promesso agli apostoli lo Spirito Santo, che sarebbe servito da monito in ogni momento per ricordare a loro i comandamenti da seguire. Oggi la morale è ecclesiale: nella Chiesa ricordiamo la Parola, si somministrano i Sacramenti e si testimonia la carità di Cristo, l’amore per l’uomo. Si tratta quindi di una morale Cristocentrica abbiamo uno sviluppo verticale: La Trinità ed uno sviluppo orizzontale, la comunità cristiana. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 2 Epilogo: Nella difficoltà del giovane nel cambiare vita si può intravedere la difficoltà che provano i giovani d’oggi nel compiere scelte radicali per il loro futuro. Nell’avversione al rinunciare ai tutti i suoi beni si vede l’atteggiamento degli avari. Nell’uno e nell’altro caso, Gesù dice ai suoi discepoli che difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Cieli (è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago). Agli apostoli, perplessi, spiega che non intende condannare con questo, i ricchi all’impossibilità, perché se all’uomo la salvezza è impossibile, a Dio tutto lo è: quindi occorre affidarsi a Dio. In ogni uomo vive il desiderio di felicità eterna che però è difficile da raggiungere rinunciando alla felicità derivante dai piaceri della vita terrena che possono allontanare dal desiderio di una felicità divina. Per noi si fa necessario non stancarsi di tenere presente la nostra guida, Gesù, essenziale per incamminarsi verso Dio l’unico luogo in cui il desiderio di felicità divina che l’uomo ha nel cuore, può trovare pace. Prendendo visione di questa testimonianza, lo studio della teologia morale è auspicabile e prezioso. PARTE 1° - FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE - PADRE ARISTIDE FUMAGALLI CAPITOLO I - I LEGAMI DELLA LIBERTA’ ‘’Io sono la vite, voi i tralci’’ (Giovanni, 15,15) In questa allegoria troviamo la morale cristiana che consiste nel legame tra Gesù e gli uomini. 1. Morale ed etica; Il vocabolario morale, usato in italiano anche come sostantivo, deriva da un aggettivo latino che significa abitudinario legato all’usanza ‘’mos, moris’’ (conforme al buon costume). Il sostantivo etica deriva dal greco e indica sempre lo stesso: abitudine, l’usanza del buon costume nel carattere. In sostanza nel comportarsi bene. In italiano infatti, si usano come sinonimi, mentre il concetto di etica morale indica specificatamente quello che riguarda solo ed esclusivamente l’agire umano. 2. La presunta libertà; Nella civiltà classica, l’etica si è sempre assoggettata alla figura di Dio. Il comportamento dell’uomo era strettamente legato al volere divino, esattamente come un tralcio non può dare frutti se non è in simbiosi con la vite. La filosofia moderna ha cercato a lungo di dare un significato autonomo all’etica o morale: Kant (la sua etica è correlata solo all’agire morale dell’uomo). Il filosofo Nietzsche ha letteralmente ‘’tolto di mezzo’’ Dio e i filosofi postmoderni assecondano la liberazione da ogni vincolo e dovere morale. La metafora più adatta per rappresentare l’uomo postmoderno nella sua crisi è quella del turista che vaga a piacimento e non prende dimora da nessuna parte (vagabondo) e rimane in ogni posto fino a quando ne ha voglia. In questo modo la vera libertà individuale sarà sempre qualcosa di rincorso, da raggiungere e di mai perseguito. Idealizziamo e identifichiamo la libertà con il non avere nulla da fare, e quindi il potere di fare sempre ciò di cui abbiamo voglia, ma è impossibile non fare nulla. Sono concetti imprecisi perché spesso il fare ciò di cui si ha voglia non coincide con il fare ciò che si vuole perché il primo è fatto di voglie passeggere ed il secondo da qualcosa di duraturo. Quindi sapere bene ciò che si vuole è importante, ma il volere non conosce tregua perché ciò che si vuole non corrisponde a ciò che si ottiene: resta sempre un desiderio mutilato, incompiuto, non completamente appagato. Si prova la libertà di scelta, ma si sceglie sempre qualche cosa di cui si ha voglia e non che si vuole, perciò la libertà, in quanto libertà di volere non finisce mai. La libertà è azione. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 5 3. L’amore come legge; La rivelazione di questi dinamismi dai fondamento della teologia morale. Gesù rivela che quando sarà salito al cielo attirerà tutti a sé attraverso lo Spirito Santo che infonderà (come precisa San Tommaso) la forza per seguire la legge divina non come precetti esteriori, ma come una morale fatta propria, che viene dall’interno: questa la nuova morale prospettata e realizzata dal Cristo. Questa nuova morale, insita nell’uomo, si avvale anche di un testo scritto (le tavole) e quindi non è un tesoro sepolto soltanto nel cuore dell’uomo, ma dev’essere portata all’esterno per diventare atteggiamento di vita e agire. Sant’Agostino cita come emblema della morale cristiana il discorso della montagna (beatitudini) che è anche dimostrazione della libertà di scelta. Si tratta sempre di una morale basata sull’amore il paradigma più forte conclusivo da Lui stesso dimostrato è proprio l’amore e il perdono per i nemici. La legge dell’amore interpersonale perché si esprime tra almeno due persone, è obbligatoria perché prevista anche dalla legge (non uccidere, non rubare ecc.) è universale e immutabile. Essa riguarda categorie che valgono in un luogo in ogni tempo: è graduale perché non si ferma al primo gradino ma segue un cammino continuo, un percorso che porta alla conquista dell’eternità. CAPITOLO III - I DINAMISMI DELLA LIBERTA’ 1. Analitica dell’atto; La legge morale è immessa nell’uomo dallo Spirito e presuppone la libertà d’agire, altrimenti sarebbe un’imposizione violenta e non è quello che Dio vuole dagli uomini. Come già detto seguire questa legge morale significa comportarsi secondo la stessa, cioè dimostrare di seguirla con le proprie azioni, la propria vita e le proprie abitudini. L’agire morale richiede una continuità e sulla morale si pongono domande riferite al passato, al presente ed al futuro: che cosa hai fatto, che cosa stai facendo, che cosa intenzione di fare? Se gli uomini non si facessero queste domande, l’agire sarebbe valutato solo dopo la morte quando sarebbe ormai compiuto, ma in questo caso l’uomo non potrebbe valutare la sua vita e quindi verrebbe meno la sua responsabilità ed anche responsabilità morale. San Tommaso distingue dagli atti propri del genere umano (naturali) e gli atti desiderati dall’uomo (liberi) si tratta di una distinzione antica. Ma l’uomo è l’insieme dello Spirito e del corpo pertanto non possiamo incasellare ogni azione in una delle due categorie, ma ci sono azioni che sono un intreccio tra azione e passione quindi un prodotto ibrido dell’incrocio tra le due. L’agire morale vede come limite inferiore l’azione ‘’sfuggita’’ quella istintiva ed al limite superiore l’azione ‘’differita’’, quella legata alla volontà, alla libertà di scelta quindi preparata. Ogni azione differita ha quindi dei tempi prestabiliti: il tempo del volere, del progetto, della scelta, dell’efficienza e infine della gioia o soddisfazione. In questo tipo d’azione la libertà è sempre presente ed ogni azione richiede una variata lunghezza dei tempi. Dentro ad ognuna di queste azioni c’è un oggetto che non deve essere sul fisico ma collegato al bene o al male quindi scelto, ci sono inoltre delle circostanze che rispondono al concetto già espresso di limiti alla libertà. Le circostanze non modificano la qualità morale dell’azione ma concorrono ad aggravare il concetto positivo o negativo (es: se un uomo povero fa l’elemosina, donagli ciò che gli serve per vivere) c’è un fine che a volte è diverso dall’oggetto: per esempio rubare ai ricchi (oggetto cattivo) per soccorrere i poveri (fine buono). ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 6 2. Metafisica dell’atto; Per un lungo periodo la riflessione morale si è concentrata sull’atto, l’atto preso singolarmente e in particolare l’atto negativo per eccellenza (il peccato). Si giudicava l’atto senza giudicare il soggetto che l’aveva compiuto, la più recente teologia morale ha preso invece in considerazione l’agente cioè colui che compie l’atto. L’agente decide quale atto compiere usufruendo della sua libertà, la scelta pro o contro il Bene, pro contro la verità, pro o contro Dio. La scelta in confronto del bene fondamentale ovvero Dio è detta opzione fondamentale. L’opzione fondamentale non è una scelta particolare che porta a un singolo ma è ancor più dell’insieme di tutte le scelte di tutti gli atti della vita: essa va oltre ed è in continuo cammino, alla ricerca di un perfezionamento si concentra nell’amore e non si completerà mai. Per capire e giudicare l’agire morale dell’uomo bisogna tener conto dell’insieme dei suoi atti e dell’opzione fondamentale che sono strettamente intrecciati (ogni atto dell’uomo risente della sua opzione fondamentale cioè della sua scelta di un criterio di vita). L’opzione fondamentale si attua mediante le scelte consapevoli e libere, consapevolezza e libertà introducono il tema della coscienza morale. Grazie alla coscienza l’uomo distingue il bene dal male, per i filosofi moderni invece, detti maestri del sospetto, la coscienza è in generale una sovrastruttura che limita la libertà. Per la morale religiosa, la coscienza è la capacità di percepire e decidere quali relazioni intraprendere con il mondo esterno. La coscienza è una capacità percettiva, come es. l’udito. Come l’udito ha bisogno del suono per esercitare la sua funzione così la coscienza ha bisogno della presenza dello stimolo esterno, per operare la sua scelta in base ad esso, secondo la propria morale, volta al bene o volta al male (si dice ‘’una scelta secondo coscienza’’). Consideriamo alcune relazioni tra la coscienza e l’esterno: I. Relazione ambientale con la natura e la cultura; II. Relazione interpersonale con il corpo; III. Relazione interpersonale con il prossimo; IV. Relazione religiosa con Dio. Dal Concilio vaticano II emerge che la coscienza è il sacrario dell’uomo, il nucleo più segreto dove egli si trova a stretto contatto con Dio. Un eco della voce di Dio, in particolare un eco dello Spirito infuso nell’uomo. Quando l’uomo usa la coscienza, usa la propria libertà per entrare in relazione con Dio e attraverso di Lui (sempre tenendo come riferimento comandamenti dell’amore), in relazione con l’esterno. 3. Storia dell’atto; Quando l’uomo agisce opera pro o contro Dio. Quando fa una scelta di ordine morale, quindi sceglie di compiere il Bene, ne entra in possesso e diventa buono, da qui deriva la sua virtù, che può essere definita la storia buona della libertà. Se compie il male, ne deriva il vizio che è il contrario della virtù, con potere disgregante. Le virtù sono ramificazioni di uno stesso albero, il bene. Esistono tre virtù teologali, cioè rivolte a Dio, nell’affidarci a Lui: fede (credere), speranza (nel conseguimento della meta del proprio cammino), giustizia (da eseguire confronti del prossimo e da attenderci da Dio), fortezza (coraggio della scelta verso il bene) e temperanza (moderazione nel momento di qualunque scelta). La virtù (come la coscienza) è inserita nell’uomo dallo Spirito, è la forma spirituale della libertà; una libertà che fa agire sempre verso il bene. Mediante le sue singole scelte, che si concretizzano nei suoi singoli atti, l’uomo costruisce la propria coscienza morale. Insieme al proprio cammino morale, la propria storia umana. Vi è un processo graduale, che porta la conquista della meta, come già detto, consistente nella felicità eterna, che si potrà compiere solo travalicando la vita. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 7 CAPITOLO IV - LE SCELTE DELLA LIBERTA’ La libertà si trova continuamente di fronte al divario di una scelta tra il bene e il peccato. Gesù è la vite e discepoli sono i tralci. Il male è impedire alla linfa (lo Spirito) di scorrere nei tralci. Il peccato e la frattura definitiva del tralcio, anche il rifiuto dell’amore, il disamore. Le forme principali del disamore sono riassunte nei 7 vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia. Il peccato non è un atto a sé stante, ma anche esso fa parte di una disposizione generale, l’indurimento del disamore, fino alla provocazione della frattura. L’indurimento comincia col peccato veniale, si tratta di un processo graduale. Il peccato veniale porta gradualmente a quello mortale, che si ha quando sono presenti i tre elementi: avvertenza piena, deliberato consenso e materia grave. La materia grave consiste nella violazione di uno dei comandamenti; l’avvertenza piena (consapevolezza di quello che si fa) e il deliberato consenso (scegliere di fare il male secondo il principio di libertà) derivano dalla coscienza. In sostanza il peccato mortale è un atto contro l’amore per il prossimo, se il peccato è l’opposizione all’attrazione dello Spirito, il ritorno ad affidarsi a questa attrazione è il pentimento, o la conversione. Successivamente alla conversione, il primo atto da compiere è evitare l’occasione di peccato, cioè le tentazioni, che sono diaboliche, ma operano attraverso le cose del mondo, con la concupiscenza, cioè l’accettazione della tentazione del demonio. Nella Genesi (peccato originale) viene messo in evidenza come la tentazione faccia vedere in modo alterato la realtà (il mondo) e sia seguita dalla concupiscenza, cioè dall’accordo dell’uomo, decisione di comportarsi secondo la tentazione perché l’uomo ascolta il demonio agendo in piena libertà. La libertà permette di scegliere tra il bene e il male, talvolta però può accadere che la differenza tra il bene e tra il male non sia chiara, quando ci sono valori sullo stesso piano, quando sono entrambi urgenti, sono omogenei, la realizzazione dell’uno significa l’esclusione o la perdita dell’altro. In questi casi in effetti è difficile capire quale sia il bene. Questo avviene perché l’uomo sulla terra è ancora vincolato da limiti, non si è ancora compiuto l’avvento del Regno dei Cieli. La teologia morale cerca di dare un indirizzo da seguire, cioè cerca di istruire la libertà, formando e sviluppando in ciascuno di noi la coscienza. Purtroppo, anche la coscienza risente dei limiti umani e quindi indurrà l’uomo ad agire in modo diverso a seconda delle circostanze. Lo Spirito Santo serve per istruire l’uomo, perché egli sappia in ogni occasione fare la scelta giusta, pure nella sua incompiuta libertà. Lo Spirito Santo fa dunque da propulsore del rapporto tra uomo e Dio si manifesta in luoghi e modi diversi, oltre che a manifestarsi nella lettura delle sacre Scritture, si rivelano i Sacramenti: ciascuno di essi serve per la formazione della coscienza. Il Papa e il vescovo sono preposti all’insegnamento della dottrina, cioè ad aiutare la comunità cristiana a comprendere il dono dello Spirito Santo. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 10 Per concludere, la coppia che genera un figlio deve tener conto anche del contesto sociale in cui egli entrerà a fare parte, come apporto volontario della coppia: non deve privilegiare l’affermazione individuale. 3. Ripresa sintetica; In definitiva, il disordine e la confusione etica si manifestano quando non c’è il rispetto per l’embrione, quando lo si manipola, lo si trasferisce a piacere e secondo la volontà della coppia. Questo elemento in particolare mette in luce l’assurdità delle quantità di embrioni conservati nel mondo, che non si capisce che tipo di continuità avranno, se non verranno fatti sviluppare dalle coppie richiedenti. La sperimentazione scientifica non ammette che si abusi di altri esseri umani, comunque concepiti. Il rischio è che l’embrione venga considerato come semplice materiale sperimentale e non essere mano concepito. Sottolineiamo come sia essenziale che la procreazione avvenga tramite un atto di libertà, mentre la fecondazione artificiale, nelle sue tecniche differenti, che sono attualmente in vigore, è rivolta all’efficacia dell’esperimento, come qualunque intervento tecnico, senza ammettere il caso, l’eventualità o l’insuccesso. Tutto farebbe pensare a motivi solo egoistici, la procreazione con l’aiuto della tecnica può essere ammessa qualora risponda alla maturazione del desiderio di un figlio, che però non lasci spazio all’egoismo e al desiderio di affermare il possesso e la proprietà del figlio concepito. ‘’La scienza e la tecnica richiedono il rispetto dei criteri fondamentali della moralità’’ (enciclica Donum Vitae, il dono della vita redatto dalla congregazione per la Dottrina della Fede, 1987). L’uomo è stato invitato da Dio a procreare e deve tenere conto di questo dono e di questo incarico fondamentale, che non deve essere distinto della libertà, dal desiderio, dalla responsabilità e come abbiamo detto, dal rispetto per l’embrione come individuo concepito. Per questo la Chiesa condanna le pratiche esteriori all’atto coniugale, se non sono di carattere propriamente terapeutico, cioè finalizzate a superare la condizione di sterilità per una coppia davvero desiderosa di procreare. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 11 CAPITOLO III - UN NUOVO MODO DI CURARE? Con la formulazione del codice genetico, portata compimento nel 2000, ciascun individuo può sapere tutto di sé grazie ad una sigla. La struttura genetica è coinvolta in tutti campi della vita: salute, ambiente, medicina, antropologia, teologia ecc. Subito è stato ipotizzato che il codice genetico e la scoperta della genetica avrebbero influenzato tutte le scelte e le azioni della nostra vita, dal nutrirsi, al vestirsi, al muoversi, allo spostarsi… 1. Alcuni dati essenziali; Il nucleo di ogni cellula del nostro organismo contiene il codice che regola il tutto-individuale caratteristico della nostra specie. Tale patrimonio è contenuto in un acido chiamato DNA (acido desossiribonucleico). Da questo complesso sistema di lettura della composizione genetica umana deriva un nuovo modo di considerare l’uomo il suo essere, quindi la scienza e la medicina si trovano implicati in un vasto processo sociale, per l’ampliamento delle possibilità di intervenire sull’individuo sulla sua salute. 2. Una rivoluzione medica? Lo scopritore e compilatore del DNA parla di una rivoluzione medica, che ha permesso di capire che la vita umana altro non è che una serie di reazioni chimiche. Con lui, ci sono stati altri studiosi entusiasti della scoperta, mentre c’è stato anche chi l’ha vista come qualcosa di terribile e fantascientifico. Positivo o negativo, il giudizio riguarda sempre la possibilità di penetrare il nucleo del vivere: per qualcuno la possibilità di superare i limiti fisici della vita, per altri e la paura di manipolare qualche cosa di intimo dell’uomo, forse la sua anima. Il discorso scientifico prevede comunque un aspetto di ricerca e sperimentazione, fatto su individui. Questo comporta la necessità del consenso del paziente, la perplessità è su quanto il paziente possa conoscere, su quanto sia informato della sperimentazione che è fatta a suo carico. Inoltre, spesso la pratica non soddisfa la teoria, nel senso che i risultati delle terapie applicate in seguito alle sperimentazioni sono prevalentemente molto inferiori alle attese. Quindi l’efficacia delle teorie sperimentali non giustifica tante sperimentazioni a danno degli eventuali pazienti. Il medico è da sempre anche un ricercatore, perché ogni caso gli può servire come esperienza e come esperimento, la differenza sta nel tentare di applicare una terapia efficace standard oppure nel tentare una terapia sconosciuta per vedere se sarà efficace. Inoltre, bisogna ricordare che ogni singolo caso clinico è diverso, a sé stante, perché risente dell’anamnesi generale del paziente, che è diversa per ciascuno. La compilazione di una casistica ha quindi una valenza relativa e la teologia morale entra nel settore, affermando che anche la sperimentazione vada fatta favore dell’uomo e non sull’uomo. L’ingegneria genetica include anche altre implicazioni: scoprire la situazione genetica di una persona significa scoprire dati sulla sua famiglia d’origine e può incidere su determinate scelte, ad esempio sposarsi e procreare. Riveliamo che nulla è più lasciato al caso, ma tutto preordinato e progettato. La mente umana interferisce con un progetto divino generale. Come se non bastasse l’ingegneria genetica ha costi elevati e si rischia di permettere la terapia e perfino la sopravvivenza a un ambiente sociale limitato, oppure rischia di pesare molto sul bilancio comune (asl). Ancora, si a un’implicazione di carattere sociale quando la terapia ha l’obiettivo di mantenere in vita una persona, perché c’è comunque in tutti il senso di attaccamento alla vita, a dimostrazione che vivere è bello: apprezzamento del dono della vita che Dio ci ha fatto. Ma la continuità della vita deve essere completa, non soltanto fisica-sperimentale. Questo discorso si ricollega con la necessità di uno sviluppo sociale che deve essere completo, non solo economico-tecnologico, ma che deve riguardare l’intero sviluppo della persona, quindi anche quello intellettuale e morale. Infine, l’Unesco ha stabilito che il genoma, l’elemento del patrimonio genetico individuato e usato per qualsivoglia terapia, non può diventare patrimonio privato né essere brevettato da chi l’ha scoperto o messo in circolazione (scienziato, ditta farmaceutica ecc.), ma dev’essere patrimonio dell’umanità intera. Nel suo utilizzo quindi troviamo pure un aspetto legale da tenere in considerazione. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 12 3. Alcune problematiche specifiche; Sempre più si fa ricorso ai test genetici, sia prenatali, sulla gestante o direttamente sul feto, sia postnatali, per scoprire la possibilità di malattie presenti o dell’insorgere di malattie in futuro. I test sono comunque invasivi e possono provocare danni fino al 4% di probabilità, in più la diagnosi non è sempre certa. Per le eventuali malattie o malformazioni scoperte dai test prenatali, non ci sono terapie possibili e l’unica soluzione è quella dell’aborto procurato, cosicché viene meno il discorso dell’amore e rispetto per l’altro, considerato che la creatura già in embrione è un essere vivente. Perciò la coppia è posta di fronte a un dilemma psicologico, senza un vero aiuto. Per quanto riguarda le terapie possibili sugli adulti, scoperte dai test postnatali, le terapie genetiche consistono in una manipolazione del nastro del DNA, inserendo geni sani o modificando quelli malati, in modo che l’adulto quando vorrà procreare trasmetterà altri geni ai suoi discendenti. Si tratta di interventi complessi e rischiosi, sulla questione che siano senza danni non si hanno ancora certezze, anche le cellule staminali vengono usate come terapia. Sono cellule, che non ancora impiegate in una funzione precisa, sono di ‘’scorta’’ e possono essere indirizzate verso la formazione del tessuto necessaria, laddove lo stesso sia stato compromesso. Sono di solito sottratte a un embrione e questo significa conseguentemente la sua distruzione, che va del tutto contro al pensiero etico, perché l’embrione è usato solo come strumento di ricerca. Alla ricerca sulle cellule staminali, si ricollega la clonazione: da un embrione si fanno nascere due individui perfettamente identici. Non si accetta la colazione a scopo riproduttivo, ma si accetta a scopo terapeutico, bloccando lo sviluppo di uno degli embrioni a uno stadio iniziale, in modo da creare cellule staminali adatte a qualunque funzione, da usare per l’altro individuo, quello che completa la sua formazione, qualora ne avesse bisogno. La manipolazione avviene nel nucleo della cellula. La valutazione teologico-morale si basa sul fatto che viene meno il rispetto dell’individuo, che è usato solo come strumento. Perché non avrà la libertà di scegliere d’essere trattato in questo modo. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 15 PARTE 3° - SESSUALITA’ E MATRIMONIO - MARCO PALEARI CAPITOLO I - GLI ENIGMI DELL’AMORE Perché ‘’enigmi’’? Perché l’amore sfugge a ogni definizione precisa. 1. Tra teologia morale, diritto e teologia sistematica; Il Concilio Vaticano II, e in particolare l’enciclica Gaudium et Spes, compilata in seguito ad esso, modifica i contenuti della dottrina morale relativa al matrimonio. In precedenza, si rifaceva a un documento del 1930, in cui il matrimonio era l’atto religioso che riconosciuto a termini di legge, consentiva la procreazione, cioè l’obbedienza a un ordine divino, che però non teneva conto della sessualità, né dell’innamoramento e dell’affetto che è necessario tra uomo e donna, per arrivare appunto alla decisione del matrimonio. La purezza dell’atto coniugale e la fedeltà dei coniugi erano prescritte dai comandamenti ‘’non commettere atti impuri’’ e ‘’non desiderare la donna d’altri’’ (mutato in ‘’non commettere adulterio’’ ridimensionare l’antica formula patriarcale) il matrimonio in generale era considerato come sacramento. Si metteva in evidenza la sua funzione di fondamento della famiglia, per la procreazione e l’educazione dei figli. La morale relativa ad esso prevedeva che fosse usato come strumento per la procreazione e che il godimento che derivava dall’atto coniugale fosse considerato un premio per questa procreazione, che risultava gravosa. Il peccato sorge dal non rispetto di queste regole e si considerava il caso singolo, esaminato durante la confessione. Non si faceva un discorso generale sulla sessualità e sul matrimonio, introdotta invece, come anticipato in seguito dal Concilio vaticano II. 2. Una scelta metodologica: ascoltare il contesto; Nell’enciclica citata c’è l’invito deciso (come scelta di metodo) a manifestazioni, le sue circostanze, per riuscire a interpretare la realtà del momento e dare le giuste regole alla luce del Vangelo. Giovanni Paolo II ritorna su questi dettami, precisando l’invito in merito alle vicende dell’amore tra uomo e donna, affermando che è necessario studiare in quali contesti essi si muovono, per tener conto della loro vita complessiva ed esercitare l’opera dei titoli evangelizzazione nel modo adeguato. Per esercitare l’evangelizzazione si serve da altre discipline, come la pedagogia e la sociologia. Si muove tenendo presenti tematiche attualmente centrali, come la felicità, il piacere, la comunicazione; e valorizzando il linguaggio dell’uomo, scelto da Dio per comunicare con l’uomo. Dal punto di vista teologico, si tratta di accostarsi alla sessualità nella coppia con lo stesso amore di Dio che l’ha voluta. Occorre accostarsi con l’amore divino all’amore dell’uomo. La Chiesa, indirizzando il credente su queste basi, e farà sì che egli possa avere uno scorcio del disegno della Trinità sulla realtà coniugale e possa rispondere alle tante domande, ansie e speranze dei giovani sposi e genitori d’oggi. 3. Gli odierni enigmi della sessualità e della vita di coppia; Tra le domande, le speranze e le ansie si sopravvaluta la dimensione sessuale. Fino agli anni ‘60 tutto ciò che riguardava il sesso era argomento tabù e quindi relegato all’istituto matrimoniale, incanalato e gestito dallo stesso, controllato dalla morale, sia religiosa che laica: in quegli anni è avvenuta una rivoluzione che ha portato l’argomento ad essere espresso e vissuto senza regole. Sfuggendo così ad ogni contenimento. La nostra cultura sembra oggi allergica alle relazioni, viste come legami, come vincoli. Prima queste regole erano usate per sottolineare la necessità di rispetto e di fedeltà, adesso sono viste in senso negativo, come costrizione alla fedeltà e negazione della libertà individuale. Ecco alcuni trend che troviamo nella fenomenologia della relazione di coppia nella cultura occidentale (specie quella italiana): A) la creatura umana è maschio o femmina e quindi, nominandola, si fa richiamo alla sua sessualità, ogni contatto tra le persone ha una forte carica sessuale e nella nostra cultura questo è visto solo nella dimensione fisica; B) se il matrimonio era il binario su cui vivere rettamente la funzione attuale, oggi l’istituzione matrimoniale e la pratica sessuale seguono vie differenti: negli ultimi anni si è abbassata l’età del rapporto sessuale, senza bisogno di istituzione ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 16 matrimoniale; C) ogni rapporto tra maschio e femmina nasce da una decisione libera molto più che in altre epoche e culture, anche quando non è finalizzato al matrimonio, la convinzione che ognuno ha doveri prima di tutto verso sé stesso, porta a credere che si debba amare qualcun altro a proprio vantaggio e non per quello che è lui, non con dei doveri nei suoi confronti; D) da tutto questo deriva che la continuità di una relazione affettiva che dipende molto da quello che i due sentono, senza tener conto dell’impegno preso, senza tener conto del sentire dell’altro; E) in questo modo, viene meno anche il ruolo che una persona riveste livello sociale, in quanto non c’è più la necessità del senso di appartenenza (appartenere prima di tutto a una famiglia e poi a gruppi più estesi). Se la decisione di amare una persona è libera ed immediata, l’arrivare al matrimonio richiede un tempo di decisione molto più lungo: il fidanzamento, poi un’eventuale convivenza senza matrimonio. Quando i due decidono di sposarsi, ecco che ciascuno sa di essere significativo per l’altro e si aspetta molto dall’altro. Inoltre, queste aspettative devono continuamente trovare conferma: il momento in cui la conferma viene meno, cioè quando uno dei due cambia per i motivi più diversi, ecco che il rapporto stesso viene meno. Perciò, da una parte si ha maggiore consapevolezza della qualità che deve caratterizzare il rapporto, dall’altra, si corre il rischio di non riuscire a mantenere il rapporto sempre ad un livello elevato e pertanto si ricorre alla via legale della separazione. La possibilità di rompere un matrimonio, prospettata a priori, fa sentire meno impegnati al sacrificio, all’impegno, al cambiamento faticoso in caso di situazioni negative (perdita del lavoro, malattia ecc.). Non si tiene più conto della rilevanza sociale del matrimonio, come base di un nucleo famigliare: ancora meno tuttavia si considera la rilevanza religiosa. Il matrimonio si intende più che altro come una relazione privata, un contratto che interessa solo le due persone e che spesso ciascuno dei due finisce per pensare solo a sé stesso, senza rendersi conto di aver impegnato anche un’altra persona. Il matrimonio diventa un metodo concorrenziale al singolo, per ottenere il soddisfacimento di alcune attese, e visto come un gioco difficile da portare avanti, nonostante ci sia la possibilità di interromperlo quando si vuole. Un vincolo, anziché una risorsa. Spesso l’uomo e la donna si uniscono in una “relazione pura”, che dura solo per il periodo del soddisfacimento personale, senza prevedere l’unione duratura. Altrimenti, sorta per l’amore convergente, che punta al matrimonio come ad una situazione in cui convergono gli interessi dei due soggetti: affettivo, sentimentale ed economico. Secondo Chiara Mondello, che ha dedicato uno scritto all’aumento della fragilità matrimoniale, è sempre più difficile che tra i componenti della coppia si riconoscano due persone complete e indipendenti fra loro, capaci di essere innamorate, che scelgono di unire queste loro indipendenze per arrivare ad una collaborazione e unione salda e duratura. Spesso invece il legame nasce prima e da esso, in seguito, nascerà l’unione affettiva. Perciò il suo limite principale è quello di basarsi su un concetto di dare-avere, che viene meno quando non c’è più la parità dei conti. Troviamo necessario discutere anche dei ruoli che si hanno all’interno della coppia e della famiglia, che è continuamente chiamata a rispondere a compiti ed esigenze quotidiane: avere ed educare dei figli innanzitutto, poi avere cura del lavoro, della casa, dei rapporti con gli amici e le famiglie d’origine e così via. Se prima i ruoli tra uomo e donna erano strettamente distinti, ora si è modificato anche il modo di condurre le decisioni più normali e necessarie. Di fronte ai problemi che ci pone una società della prestazione che chiede sempre più coinvolgimento, le coppie attuali puntano a vincoli meno rigorosi, più fluttuanti, aumentano i casi di convivenza senza matrimonio, i casi di coppie che non hanno figli, non parliamo di crisi irreversibile perché c’è la speranza di un ritorno a un modo più maturo di considerare il matrimonio. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 17 CAPITOLO II - IL SACRAMENTO DELL’AMORE Gli enigmi dell’amore non si svelano da soli: occorre un apprendistato che comincia con l’ascolto. 1. L’ evidenza ecclesiale: il matrimonio celebrato; La Chiesa propone e si propone ai fedeli con una serie di riti: tra questi vi è anche la celebrazione del matrimonio (si dice appunto sposarsi in chiesa, inteso però come luogo dove il rito si svolge e non come ambito ecclesiale che da un valore diverso a rito di per sé). Accanto al il rito, c’è un momento di riflessione su come la forza dello Spirito Santo penetra l’unione di due sposi, la costituisce e la sostiene. Da questa riflessione la coppia deve lasciarsi plasmare e deve ascoltare la voce che ne deriva, per raccogliere il dono dello Spirito Santo come forza che spiega il valore dell’amore coniugale. Nell’enciclica Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II spiega (soprattutto per la Chiesa italiana che prevede il matrimonio concordatario, cioè il matrimonio celebrato in chiesa a valore legale anche dal punto di vista laico), durante il rito si devono ricordare gli aspetti del senso morale del matrimonio: la dimensione comunitaria, la presenza dello Spirito, il fatto che i due sposi sono i ministri del sacramento. Inoltre, mette evidenza l’efficacia dei nuovi testi inerenti, che tengono conto delle mutate condizioni sociali e che ammettono anche eventuali futuri coniugi che, pur non dimostrando un’assidua partecipazione alle pratiche religiose, non rifiutano la fede. Infine, lascia al celebrante il ruolo di scegliere le letture da fare, indicando quelle che più mettono in evidenza il disegno di Dio sull’uomo e sulla donna, a partire dalla Genesi (creazione dell’uomo e della donna con scopo preciso), fino al Vangelo di Matteo (risposta al giovane ricco, già citata, che chiede che cosa deve fare e Gesù risponde di seguire le leggi, in particolare ‘’onora il padre la madre’’). 2. La rivelazione biblica del ‘’Sacramento’’; All’inizio del Vangelo di Matteo, un fariseo vuole mettere alla prova Gesù e gli chiede se è lecito ripudiare la donna per un qualunque motivo. Gesù rimanda alla legge di Mosè, dicendo che lui ha fatto una legge tale, ove possibile ripudiare la donna solo ‘’per la durezza del vostro cuore”, cioè per assecondare quello che nel popolo ebraico delle origini era un dato di fatto. Invece la pienezza della legge è quella che risponde al desiderio di Dio di creare e fondare, dove il matrimonio deve concorrere a questo desiderio e quindi deve dimostrarsi stabile. Gesù richiama alla creazione degli animali, creati a coppie perché si moltiplichino, come preannuncio della creazione dell’uomo e della donna. Dio ogni giorno guarda la sua opera e dice che ‘’è buona’’. Dopo la creazione di Adamo, si accorge che manca qualcosa, che è come smarrito e che non può restare solo così a lungo. Adamo dà il nome alle altre creature, ma non mi trova alcuna simile lui da cui trarre aiuto. Perciò la donna è necessaria e l’associazione sarà ugualmente cosa buona. La ricerca di un simile (la donna) nasce dall’uomo per la presenza del desiderio insopprimibile provocato dall’eros. L’uomo capisce così di non essere autosufficiente, di non poter realizzare da solo la sua funzione di creatura in relazione al Creatore. Necessita quindi di entrare nell’altro per creare l’unicità nella differenza. Adamo capisce che la donna, pur diversa da lui, non è un altro animale, ma è simile a lui, perciò trova pace in lei. L’amore non è rivolto a un’identità sessuata, ma una persona nella sua interezza, per una comunione completa e non solo legata alla componente sessuale. Per far capire interamente la necessità di questa unione completa, la Genesi parla di donna creata dalla costola dell’uomo, cioè carne della sua carne, già a priori. Tale deve tornare ad essere nel matrimonio e grazie al matrimonio, che prevede un’unione totale e anche, indissolubile. L’unione scaturisce dal desiderio dell’altro che è diverso, per un incontro senza limiti. La spinta dell’eros verso l’altro essere porta alla partecipazione totale alla vita dell’altro, al suo modo di essere, alle sue abitudini, alla società d’appartenenza ecc. Ci si apre a lui per una vita totalmente comune. La spinta dell’eros che porta a quest’apertura totale comprende l’amore di Dio. I due restano distinti perché sempre sia vivo il desiderio dell’uno verso l’altro: la loro unione, con le conseguenze (famiglia, prole) non è la somma dei due, ma è una novità. Nelle lettere di San Paolo, scopriamo che vede e riconosce nelle coppie che si muovono attorno a lui l’opera di Dio: la promessa del rinnovo di un’alleanza, fatta nella Genesi, si è concretizzata in Cristo. La Chiesa, che nasce dalla sua predicazione, diventa la sua Sposa. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 20 CAPITOLO IV - I SENTIERI DELL’AMORE Parlare di morale può far pensare a regole rigide nelle quali confermare il proprio comportamento, è quindi necessario riscoprire il significato della morale cristiana, che non dev’essere confusa con il moralismo o una semplice osservanza di una legge. Va vista come un impegno della propria libertà e della propria coscienza a ricercare il bene e dargli attenzione. Per aiutarci in questo senso le norme e le regole sono un dono che ci viene fatto da Dio. 1. Sentieri che si aprono; La via dell’amore comincia dal grembo materno e procede fino a farci riconoscere e accettare la persona con cui intraprendere un legame coniugale. Per arrivare a questo, occorre un coinvolgimento complesso della personalità: prima di tutto la costruzione di una solida identità personale e quindi la conoscenza della diversità dell’altro. Inoltre, occorre sviluppare il desiderio di fare una scelta di fede, bisogna cominciare lasciandosi amare da Cristo e il contesto adatto è quello della Chiesa. Il primo compito dei fidanzati è di prendersi cura l’uno dell’altro: questo è il passo fondamentale per considerarsi soggetti attivi del proprio matrimonio. Hanno una loro storia distinta, un cammino, dopo il battesimo. L’impegno della conoscenza reciproca deve partire da loro, ma è importante che abbiano anche una guida spirituale alla quale affidarsi, che insegni loro come aprire il loro amore di coppia verso i più prossimi e quindi estendersi a livello sociale come testimonianza dello Spirito dell’amore di Cristo che opera in loro. La comunità cristiana ha come compito morale quello di formare credenti e anche le coppie. Durante il fidanzamento si sviluppa e cresce il rapporto affettivo, c’è una maturazione spirituale che porta a decidere se sposare o no quella persona, i fidanzati devono essere preparati alla vita di coppia, manca la famiglia: preparare bene il matrimonio significa dare le fondamenta perché sia saldo e indissolubile. 2. Sentieri quotidiani; Dopo la celebrazione delle nozze, si dà avvio alla vita coniugale. Col sacramento del matrimonio si riceve il dono di amare il proprio coniuge e i seguenti figli come Gesù ha amato noi e la Chiesa. Per riuscire in questo intento è necessario che gli sposi conducano una vita cristiana, sulla quale fondare la loro quotidianità. Su questa base si garantiscono le quattro caratteristiche dell’amore coniugale, basato su quello di Cristo. 3. La spiritualità coniugale; Spiritualità qui significa presenza dello spirito, trasmesso attraverso il sacramento. L’agire cristiano non deve basarsi sulla semplice obbedienza alle leggi, ma deve derivare dall’agire autonomo dello Spirito Santo, attraverso il quale l’amore di Dio è stato riservato nei nostri cuori (Giovanni Paolo II). Proprio lo spirito è il propulsore, perché ogni giorno accrescano la grazia che è in loro e progrediscano verso una sempre più profonda unione tra loro sotto tutti i livelli. Gli atti con cui si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo umano, favoriscono la reciproca donazione che arricchiscono nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi. Dai partecipanti al Concilio Vaticano II è emersa la convinzione che il matrimonio può essere considerato alla stregua di una vocazione sacerdotale: amandosi l’un l’altro, gli sposi amano Dio. Le regole dell’etica matrimoniale non sono solo vincoli, ma percorsi lungo i quali l’amore sessuale diviene comunione integrale; essi intendono salvaguardare i comportamenti della coppia, perché rispondano al desiderio di divenire una cosa sola; riguardano l’intimità sessuale, in quanto distintiva dell’unione matrimoniale. Bisogna donarsi all’altro nella propria totalità e nel contempo accettarlo, disponendosi in modo da stabilire un’unione amorosa con l’altro. La regola della castità matrimoniale esprime la necessità che si accolga l’altro in tutte le sue dimensioni, senza che l’imposizione maschile e/o la seduzione femminile abbiano la prevalenza. L’atto non deve ridursi a mero rapporto fisico, senza amore o sentimento, o alla sola ricerca del piacere erotico o della procreazione. La castità è l’arte di parlare l’amore personale attraverso il linguaggio dell’eros. La poligamia e l’adulterio impediscono la fedeltà, in quanto impediscono ai coniugi di appartenersi l’un l’altro in modo totale ed esclusivo. L’atto coniugale porta la procreazione. Per una procreazione responsabile, i metodi naturali che rispettano la ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 21 fecondità della donna sono accettati, in quanto mantengono l’integrità corporale di due. I metodi contraccettivi sono invece la negazione dell’atto che permette la completa comunione interpersonale. 4. Sentieri tortuosi; Ci sono possibili deviazioni, che oscurano la relazione d’amore con Cristo. La via del matrimonio è difficile da percorrere, perché sono in due che devono portarlo avanti insieme. Il criterio fondamentale per riuscire è quello di rimanere fedeli a Cristo. La testimonianza di questa fedeltà si ha soprattutto nel comportamento, nei fatti e non tanto da ciò che si dice. Non è considerata trasgressiva solo l’instabilità del divorzio, ma anche la stabilità di un matrimonio che non sia un dono completo dei coniugi. Questo consente alla Chiesa di valutare la possibilità di sciogliere i matrimoni non cristianamente regolari, anche se celebrati. Si intende regolarità di tipo canonico, non di tipo morale (questo si chiamerebbe peccato). L’unione irregolare è quella tra persone battezzate che vivono insieme senza avere contratto un matrimonio: conviventi, sposati solo civilmente, divorziati e risposati. Le persone in questa condizione non possono accostarsi ai sacramenti, né accompagnare chi li riceve, né far parte di istituzioni laiche della Chiesa. Guidata dal profondo amore materno, la Chiesa ha il ruolo di richiamare ad una situazione regolare quelli che si sono allontanati. È necessaria un’azione pastorale misericordiosa, aperta verso tutti e si devono distinguere le forme d’irregolarità coniugale, per giungere ad un ravvicinamento, una valutazione anche morale delle persone, alla proposta di concreti cammini di riconciliazione con i dettami della Chiesa. Anche queste persone continuano comunque ad appartenere alla Chiesa, la quale deve stare vicina ai suoi figli che si trovano in un periodo intriso di sofferenza e difficoltà. Le situazioni sono valutate in modo diverso: c’è chi ha cercato di salare il primo matrimonio, oppure è stato abbandonato ingiustamente; c’è chi volutamente ha distrutto un matrimonio canonicamente valido. C’è pure chi ha contratto un secondo matrimonio ed è convinto che il primo non sia mai stato valido. La Chiesa non esprime un giudizio morale sulle persone, ma analizza il fatto che queste persone non possono vivere nella fedeltà e secondo gli altri criteri considerati, perché hanno un precedente che è venuto meno. Tuttavia, la Chiesa è propensa a riconoscere la possibilità di un nuovo sacramento per chi non riesce a rimanere solo, in quanto un vincolo unico è meglio della fornicazione. L’obiettivo è che le unioni siano più possibili uniche e stabili, per essere davvero l’emblema dell’amore tra Cristo la Chiesa. La Grazia dello Spirito Santo è alla base di un’unione amorosa. Affidiamoci allo spirito per capire come la libertà d’amore può agire, perché sappiamo dal Vangelo che la volontà dello spirito si manifesta in tante forme e non tutte sempre prevedibili. Pertanto, anche le eventuali situazioni irregolari che non permettono i sacramenti non impediscono che lo Spirito Santo arrivi e si compiaccia di alimentare con la sua grazia anche queste persone. ANNESE A. - UCSC, 2018/2019 - LIMED, M. MEDINA 22 PARTE 4° - PERSONA E SOCIETA’ - EROS MONTI CAPITOLO I - UN’ETICA SOCIALE CRISTIANA 1. Tre domande per cominciare; Cerchiamo di rispondere a queste 3 domande: Che cos’è società oggi? Quali sono le sue caratteristiche? In che senso mi riguarda o ci riguarda? L’eticità del sociale: in che senso nella società trovo il luogo e la possibilità di agire liberamente? La cristianità del sociale: in che senso la fede cristiana ha a che fare con la società, cioè in che modo il Vangelo può intervenire sulla società di oggi? 2. Sguardo all’attuale fenomeno sociale; La società attuale si presenta complessa, contiene molti elementi, è in continuo mutamento, per questo rappresenta una sfida sempre più articolata. Il suo tratto sintetico è la globalizzazione: un fenomeno storico-antropologico da capire anche risalendo alle sue cause. La tensione fondamentale sembra essere quella tra l’individuo e la società: l’uomo si sente un individuo isolato e completo, ritenendo la società una realtà esterna a lui. Per recuperare un’eredità comunitaria forte, oltre che alla famiglia e al proprio circondario di amici si ricorre ad associazioni e circoli di vario genere (culturale, sportivo, ricreativo, benefico ecc.). Per evitare che anche questi gruppi diventino piccoli soggetti impotenti di fronte all’insieme sociale, occorre integrarli con altre realtà. Solitamente non vengono visti come una scelta libera, viva e partecipata ma più quasi come un’imposizione, una necessità per non sentirsi isolati del tutto. Servono per avvicinarsi e voler bene a persone che sono al di fuori del nostro ambito quotidiano (famiglia, amici, colleghi) e servono come realtà vive per dare continuità alle tradizioni, abitudini, cultura. Tempo fa questo ruolo era assunto dalla famiglia patriarcale e dalla parrocchia, dove tutti si sentivano affiatati e parte di una società. Nel mondo d’oggi, quale verità sociale si può definire, in un ambiente multireligioso, multietnico e multitradizionale? Il mondo occidentale ha sviluppato obiettivi sociali avanzati e positivi: dignità della persona, parità dei diritti, giustizia sociale, scuola e sanità pubblica ecc. che vengono un’animatamente condivisi dalla collettività. Difficile è però condividere e definire altrimenti cose come la famiglia, come l’educazione, come la pace, la solidarietà, la difesa dell’ambiente, di cui oggi si parla molto, senza arrivare ad una definizione che vada bene per tutti. La libertà dell’uomo di decidere quali proposte e criteri sociali seguire (religione, educazione, abitudini) dev’essere presente sempre in tre dimensioni: personale, comunitaria, istituzionale. 3. Un metodo per l’etica sociale; Il percorso per arrivare a questa libertà si può dividere in tre tappe: a. Fenomeno sociale (storia); b. Rilettura alla luce della fede cristiana (bibbia); c. Etica sociale (dottrina sociale della Chiesa). Al primo posto se l’uomo, come protagonista della società e del suo sviluppo storico, al secondo posto c’è la Bibbia, come rivelazione divina all’uomo e rivelazione dell’uomo a sé stesso. Al terzo posto la necessità di un’etica che guidi il compimento della libertà da parte dell’uomo. Si ripropone all’uomo, per mezzo della Bibbia attraverso l’etica, il discorso di libertà come scelta tra il bene da compiere e il male da evitare.