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Decadentismo e Simbolismo in Italia: Baudelaire, D'Annunzio e Pascoli, Schemi e mappe concettuali di Italiano

I principali rappresentanti del decadentismo e del simbolismo in italia, con un focus sui poeti charles baudelaire, gabriele d'annunzio e giovanni pascoli. Della loro vita, stile poetico e l'influenza di baudelaire sul movimento simbolista. Pascoli e d'annunzio sono presentati come i principali rappresentanti del simbolismo e dell'estetismo rispettivamente.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 27/01/2024

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Scarica Decadentismo e Simbolismo in Italia: Baudelaire, D'Annunzio e Pascoli e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Il Decadentismo Il decadentismo è quel movimento artistico e culturale che domina in Europa dalla metà dell’800. Generalmente si dice che prima c’è l’età del verismo e poi del decadentismo; in realtà i due movimenti sono contemporanei. In Italia i principali rappresentanti sono D’Annunzio e Pascoli. A livello filosofico il decadentismo rifiuta il positivismo ed in particolare la fiducia nella scienza, in termini letterari e artistici si distacca dal realismo. Questo movimento nacque a Parigi (capitale artistica e culturale d’Europa del periodo) intorno al 1880; qui sono attivi poeti che vengono definiti in modo dispregiativo decadenti, anche se successivamente loro stessi si definiranno decadenti. Il termine nacque come un’accusa, dopodichè venne usato in senso neutro, infatti adesso per decadentismo si intendono tutti i movimenti artistici e culturali degli anni 80 dell’800. Il termine deriva dal sonetto “Languore” di Paul Verlaine del 1883. Languore significa struggimento; particolare importanza ha il primo verso, che esprime lo stato d’animo di questi poeti, ‘come la civiltà romana pronta ad essere travolta dai barbari in arrivo’. Il poeta viene rappresentato mentre è dedito a scrivere poesie ‘elegantissime piene di tedio’. Vorrebbe partecipare alle battaglie, ma non ha lo stato d’animo giusto (è sazio ma non ha l’energia giusta per fare qualcosa di nuovo, con quel poco di energia compone qualche poesia senza senso da buttare poi nel fuoco). Dunque proprio da questo sonetto vennero definiti decadenti; inoltre a questo termine per definirli se ne aggiunse un altro: maledetti (venne infatti pubblicata “poeti maledetti”). Si presentano come maledetti facendo riferimento al loro stile di vita, caratterizzato da una volontà di quasi autodistruzione, sul modello della BOHÈME (scapigliatura): si ubriacavano, si drogavano, soprattutto perché pensavano di avere così l’ispirazione per scrivere le loro poesie. Ovviamente in questo stile di vita vi era una violenta volontà di contrapporsi al perbenismo borghese, anche se spesso questi poeti venivano proprio da famiglie borghesi, ma volevano estraniarsi, contrapporsi. Molti di loro davano scandalo con il loro comportamento, ad esempio intrattenendo relazioni omosessuali, malvisti dalla società del tempo. I poeti concepiscono la poesia in modo completamente opposto al realismo, il loro punto di partenza è il rifiuto della scienza come strumento per giungere alla conoscenza della realtà, ma è l’intuito. Charles Baudelaire Alle origini del decadentismo sta un poeta molto importante: Baudelaire, vissuto in Francia a metà dell’800, Fu il fondatore del simbolismo, pubblicò inoltre una famosissima raccolta poetica "i fiori del male" di cui una poesia molto importante perché considerata fondatrice del simbolismo è "corrispondenze". Baudelaire è il modello del poeta maledetto, questi poeti che vivevano una vita sregolata. In questa poesia la parola simboli sta a significare come il poeta nella natura deve cogliere dei simboli che rivelano il sistema della vita, la misteriosità della vita. La verità la intuisce il poeta e la manifesta attraverso dei simboli, le parole comunicano quindi il mistero della vita che può comprendere solo il poeta. I profumi , i colori e i suoni. (Il maggiore rappresentante del simbolismo è Pascoli, mentre il maggiore rappresentante dell’estetismo è D’Annunzio). Un elemento molto importante per il simbolismo è la sinestesia, essa mette in relazione sensazioni diverse; altra figura retorica fondamentale è l'analogia, un paragone fra cose molto diverse fra loro, (in questo caso la troviamo all'inizio quando si dice che la natura è un tempio). Il decadentismo si divide in due correnti: il simbolismo (Pascoli) e l’estetismo (D’Annunzio). Questa poesia di Baudelaire è una poesia fondamentale perché è l'origine di una delle due correnti fondamentali del decadentismo. In questa poesia troviamo l’esaltazione della poesia come fonte di conoscenza della verità. Il poeta riesce ad attivare la sua intuizione negli stadi al di fuori della realtà, che possono essere naturali o indotti (malattia o sostanze alcoliche o stupefacenti). L'arte non è in funzione di altro, vale per sé; la poesia non ha finalità politiche, religiose o educative, ma ha valore solo in quanto poesia. Si tratta dunque di liberare la poesia di qualsiasi scopo che non sia estetico. Con Baudelaire c'è un esaltazione della figura del poeta, che è un veggente che con la sua sensibilità particolare riesce a capire il mistero dell'esistenza. Con il decadentismo si ha la scoperta dell'inconscio che è una parte nascosta della nostra interiorità, molto importante nell’esistenza dell’uomo. Prima si diceva che l’agire dell’uomo veniva dato dalla conoscenza, dalla ragione, dalla metà dell’800 si dice che l’uomo ha una parte razionale e una irrazionale che involontariamente in parte influisce sul nostro agire in modo egoistico. Super io, io ed es (per Freud), dove il super io è la coscienza morale, le regole religiose ed etiche che vorremmo avere, l’es sono gli impulsi egoistici che derivano dal nostro istinto, l’io è invece il risultato mediato tra i due, il punto di equilibrio fragile. (Troppo super io=infelicità) Il poeta in quanto eccentrico originale viene spesso disprezzato, perché appare estraneo a regole comuni della vita → per chi non capisce la grandezza della poesia. Baudelaire→Albatros Il poeta viene paragonato a questo grande uccello, vola alto nel cielo ed è splendido, quando cammina in terra è goffo e ridicolo come l’albatros impedito nel movimento nella neve per le ali enormi (presi in giro dai marinai). Giovanni Pascoli La figura di Pascoli è significativa nella storia della poesia italiana perché rappresenta il momento in cui la poesia italiana si distacca dal modello aurico, rappresentata ad esempio da Carducci, con uno stile elevato, aurico. Inizia adesso una nuova fase della poesia italiana in collegamento con il simbolismo, in questo modo si fa poesia secondo schemi nuovi che spesso sono frammentari e impressionisti, spesso si fa il collegamento tra la pittura impressionista e la poesia di Pascoli che descrive in modo svelto, frammentato, oggetti, situazioni, come se fossero macchie di colore. Con Pascoli inizia una nuova linea della poesia italiana che poi continuerà nel 900 con la poesia dell'ermetismo (Ungaretti). Giovanni Pascoli nacque nel 1955 e il padre venne ucciso nel 1867, questo fatto rappresentò un lutto che il poeta non riuscì mai ad elaborare. Pascoli fece dei buoni studi secondo la tradizione liceale, si iscrisse all'università di Bologna che poté frequentare grazie alla vittoria di una borsa di studio. Durante gli anni universitari pascoli partecipò alla vita sociale e politica e anche alle manifestazioni studentesche, una delle quali gli costò un processo, ma ne venne assolto perché a suo favore testimoniò Carducci, che era il più famoso poeta dell'Italia di allora e che aveva la cattedra all'università di Bologna (era lui che aveva capito le potenzialità di Pascoli e gli assegnò lui stesso la borsa di studio), da qui in poi il poeta fece una vita molto ritirata dedita all'insegnamento e alle composizioni di poesie, dopo il pensionamento di Carducci ottenne la cattedra di letteratura all'università di Bologna. La biografia di Pascoli è all'opposto di quella di D'Annunzio; sono contemporanei, ma mentre Pascoli si dedicò alla poesia senza partecipare alla vita sociale e politica, D'Annunzio continuava sempre a pubblicizzare se stesso e le sue opere. Questi due personaggi ebbero quindi una vita molto diversa. Vi fu però un momento alla fine della sua vita in cui Pascoli decise di intervenire in un dibattito, e scrisse un discorso "la grande proletaria si è mossa" (dove la grande proletaria sarebbe l'italia che viene rappresentata come una nazione più povera rispetto alle altre nazioni ricche) e con questo discorso il poeta andò in appoggio alla guerra di Libia, mentre d'Annunzio ne parlava come un'impresa militare che avrebbe portato di nuovo l'Italia come ai tempi di Roma, Pascoli la appoggia come un'iniziativa a favore degli italiani poveri, che invece di emigrare avrebbero potuto trovare opportunità di lavoro in Libia e ottenere terre di conseguenza. La giustificazione che ne da Pascoli non è quindi all'insegna del capitalismo, ma è una visione quasi umanitaria. Con questo discorso Pascoli fa riferimento all'emigrazione che tra fine 800 e inizio 900 intrapresero molti italiani che partivano per l'America, Pascoli affermava che se fosse stata conquistata la Libia gli italiani sarebbero stati sotto la protezione dell’Italia, e non in terra straniera (come sarebbe stato se fossero emigrati in America). (Salvemini sosteneva che la Libia non fosse altro che una grossa scatola di sabbia, poi invece si scoprì che era presente una grande quantità di petrolio). Pascoli morì nel 1912 di cirrosi epatica. Pascoli abbiamo detto che partecipò a quella protesta che si ispirava agli ideali del socialismo(da giovane), dopo l'accaduto non partecipo più a proteste e cambiò la sua idea del socialismo, da allora in poi il socialismo non fu più per lui quella lotta di classe, Pascoli ebbe poi un'idea umanitaria del socialismo, un socialismo che si avvicinava al socialismo evangelico, per cui ci deve essere una forma di filantropia per cui chi è più ricco deve aiutare chi è più povero, quindi questo socialismo divenne molto meno pericoloso rispetto a quello che era in origine. Il poeta idealizza una società nel quale il ruolo centrale sia rappresentato dal piccolo proprietario terriero, guardava con pericolo il capitalismo e l'industrializzazione perché rappresentavano la crisi della società fondata sulla piccola proprietà terriera. Pascoli fonda insieme socialismo umanitario e nazionalismo colonialistico. I temi Abbiamo detto che Pascoli esalta e celebra il mondo mondo campi come la forma ideale di società, in cui sono vigenti i valori del lavoro e della famiglia, ma questo è minacciato dal capitalismo industriale, che è estraneo alla natura, mentre il mondo dei contadini è vicino alla natura. Per Pascoli la natura è qualcosa di buono, qualcosa con cui bisogna stare in sintonia, però ci sono comunque aspetti negativi, nelle sue opere infatti tante volte ci sono temi come la morte, la sofferenza, ecc. L'esaltazione del tema dei campi è dato da alcune tematiche: il nido che rappresenta la famiglia d'origine in cui il poeta viveva serenamente prima dell'assassino del padre, e il tema della siepe, che è simile, indica sempre una specie di riparo all'interno del quale si ha protezione verso le minacce dal mondo esterno, rappresenta la piccola proprietà contadina riparata dalla siepe. Anche la nazione per Pascoli si collega al tema del nido, ha una funzione di protezione, per Pascoli la nazione deve essere una madre affettuosa che protegge i suoi figli, e ciò è particolarmente evidente ne “la grande proletaria si è mossa”. Complessivamente parlando, nelle poesie di Pascoli è presente il tema della regressione, il ritorno indietro. Il ritorno alla società contadina mentre si sta sviluppando la società borghese, ma anche il ritorno all'infanzia, come età felice ed età adatta ad una visione poetica del mondo. Il fanciullino Come esaltazione della fanciullezza in cui è presente la fantasia, Pascoli si ricollega a Leopardi nella sua prima fase del pessimismo. Pascoli affronta questa visione in un suo scritto di poetica (scritto in prosa) intitolato "il fanciullino". Il fanciullino è la capacità di vedere con semplicità e immaginazione anche le cose più semplici. Questa visione è particolarmente viva nella fanciullezza, crescendo l'uomo perde questa capacità di incantarsi davanti alle cose. Il poeta è colui in cui questo fanciullino rimane attivo, ed è colui che riesce meglio a dar voce al fanciullino; egli mantiene la capacità di vedere con stupore le cose che ci circondano. Tante volte nelle sue poesie vi è questa idea del fanciullino, è colui che vedendo le stelle nel cielo lì paragona ai pulcini dell'Aia (piglio di stelle). La funzione della poesia Per Pascoli la poesia in se stessa ha la funzione di rendere gli uomini più buoni, più umani, ispirare buoni sentimenti dunque, però questo non vuol dire che il poeta debba perseguire esplicitamente questo fine. La poesia in sé stessa, in quanto tale ha questa funzione di placare questi sentimenti negativi. Quindi la poesia per Pascoli risponde a quella visione umanitaria, evangelica che aveva. Lo stile Per quanto riguarda lo stile di Pascoli, dobbiamo dire che predilesse uno stile semplice, però molte volte la semplicità è figlia di una grandissima competenza tecnica, quindi non è una semplicità spontanea. Preferisce per esempio la paratassi, frasi semplici che trasmettono impressioni nell'anima, che suggeriscono qualcosa in modo rapido e immediato, come è proprio della pittura dell'espressionismo. Pascoli rappresentò un momento in cui la poesia italiana si apre alla novità e si allontana dal classicismo incarnato da Carducci, con Pascoli la poesia italiana si avvicina al filone del simbolismo, iniziato con Baudelaire. Non si deve pensare a una vera e propria adesione di Pascoli al simbolismo. Particolare importanza assumono per Pascoli gli oggetti (poetica degli oggetti), Pascoli si fa su questo aspetto precursore di quella poetica degli oggetti che vedremo nel 900, in particolare in Montale, che elaborò il correlatismo oggettivo, per cui gli oggetti diventavano simbolo della condizione umana.