Scarica Il documento presenta un riassunto del libro VI delle Storie di Erodoto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Antica solo su Docsity! CAPITOLO VI Capitolo 1: Morto Aristagora, Istieo arrivò a Sardi dove Artaferne gli chiese spiegazioni riguardo al motivo che aveva spinto gli Ioni a ribellarsi. In tale contesto, il tiranno di Mileto rivelò di non saper nulla ma Artaferne, conoscendo la verità sulla rivolta, rivelò indirettamente ad Istieo che secondo il suo parere Aristagora aveva agito sotto ordine proprio del tiranno di Mileto. Capitolo 2: Spaventato da ciò che poteva sapere Artaferne, Istieo scappò di notte ingannando il re Dario (I, 136) e partendo verso il mare e, sbarcato a Chio, venne imprigionato dalla popolazione locale dato che era incolpato di tramare contro di loro per volere di Dario ma poi, chiarito tutto, venne liberato. Capitolo 3: Interrogato dagli Ioni sul perché aveva dato ad Aristagora l’ordine della ribellione, Istieo mentì loro facendogli credere che Dario aveva stabilito di far emigrare i Fenici in Ionia e gli Ioni in Fenicia e che quindi ciò lo spinse a dare l’ordine di ribellarsi. Capitolo 4: In seguito, Istieo inviò il messaggero Ermippo a Sardi per consegnare delle lettere ai Persiani che appoggiavano Istieo. Tuttavia, il messaggero tradì Istieo consegnando le lettere ad Artaferne il quale ordinò ad Ermippo di fare ciò che gli era stato ordinato per poi riferirgli le risposte che aveva ricevuto. A quel punto, svelati gli intrighi, Artaferne fece uccidere molti di costoro. Capitolo 5: A quel punto i Chii provarono a portare Istieo a Mileto tentando d’entrare di notte con la forza ma i Milesi, non volendo accogliere in città il loro tiranno, riuscirono ad impedire la sua entrata in città ferendolo ad una coscia. Perciò, Istieo dovette tornare a Chio e, non ottenendo dagli abitanti locali delle navi, passò a Mitilene e convinse i Lesbi a dargliene navigando verso Bisanzio e poi stabilendosi nello stretto che permetteva l’accesso al Ponto (cioè il Mar Nero) catturando tutte le navi che passavano di lì accetto quelle di coloro che dichiararono fedeltà ad Istieo. Capitolo 6: Mentre Istieo compiva una vita dedicata alla pirateria, i Persiani muovevano le loro forze contro Mileto sia per terra e sia per mare. Capitolo 7: Di conseguenza, gli Ioni mandarono propri rappresentanti presso il Panionio, santuario sul promontorio di Micale e sede della lega ionica, per decidere il da farsi. Alla fine, si prese la decisione per cui i Milesi dovevano difendersi da soli via terra mentre per via mare si decise di equipaggiare tutta la flotta che si aveva a disposizione per poi dirigersi a Lade, piccola isola situata di fronte a Mileto, per combattere contro la flotta persiana. Capitolo 8: Resoconto numero delle navi ioniche (totale di 353 triremi). Capitolo 9: La flotta persiana arrivò molto vicina alle coste di Mileto e così i comandanti persiani chiamarono a raccolta tutti i tiranni degli Ioni che erano stati deposti da Aristagora i quali trovarono rifugio presso la corte persiana. In tale contesto, i Persiani ordinarono ai tiranni di andare dai loro concittadini e di convincerli ad arrendersi senza far loro alcun male e, nel caso in cui gli Ioni non avessero accettato, sarebbero stati puniti severamente. Capitolo 10: Così, di notte i tiranni degli Ioni mandarono ai loro concittadini dei messi per annunciare la loro proposta che venne rifiutata da costoro con forte ostinazione anche se ogni città credeva che solo ad essa i Persiani avessero mandato tale annuncio. Capitolo 11: Intanto, gli Ioni si radurarono a Lade tenendo delle riunioni per decidere chi doveva essere il leader della flotta. Tra i vari discorsi che vennero promulgati spicca su tutti quello dello stratega di Focea Dionisio il quale s’offrì di guidare la flotta contro i Persiani. Capitolo 12: Alla fine, gli Ioni accettarono di stabilire il comando nelle mani di Dionisio di Focea che programmò una serie di esercitazioni in mare con gli Ioni che obbedirono fino al settimo giorno ma poi nell’ottavo giorno, insofferenti dalle fatiche e logorati dai disagi e dal sole, decisero di non obbedire più al “vagabondo di Focea” piantando le loro tende nell’isola e rimanendo lì in riposo non facendo più esercitazioni in alto mare. Capitolo 13: Perciò, vedendo questo scompiglio nell’esercito degli Ioni, i Sami decisero di prendere in considerazione la proposta rivolta loro da Eace, tiranno di Samo che era stato privato del potere da Aristagora. Capitolo 14: La battaglia tra i Persiani e gli Ioni incominciò durante la quale i Sami, all’infuori di undici delle loro navi, decisero di lasciare il campo di battaglia per poi seguirli altre compagini degli Ioni come i Lesbi e la maggior parte degli altri alleati. Capitolo 15: I Chii, rifiutando di essere vili, rimasero a combattere subendo ingenti perdite. Capitolo 16: I Chii rimasti riuscirono a fuggire sbarcando a Micale per poi andare a piedi per terra facendo perdere traccia delle loro navi che erano state insabbiate. Procedendo a piedi, i Chii entrarono di notte nel territorio di Efeso durante le Tesmoforie e ciò portò gli abitanti di Efeso ad agire contro di loro militarmente uccidendoli tutti dato che avevano paura che tali forestieri erano dei predoni intenti a rapire le loro donne prede dei festeggiamenti. Capitolo 17: Invece Dionisio di Focea scappò prendendo tre navi nemiche e si mosse verso la Fenicia impadronendosi di molte ricchezze per poi dirigersi verso la Sicilia dove iniziò la carriera di pirata a discapito dei Cartaginesi e dei Tirreni. Capitolo 18: Vinti gli Ioni nella battaglia navale di Lade, i Persiani assediarono per terra e mare Mileto conquistandola da cima a fondo nell’autunno del 494 a.C. riducendo la popolazione schiava e realizzandosi la profezia esposta dall’oracolo riguardo Mileto. Capitolo 19: Ciò avvenne quando gli Argivi andarono a Delfi per interrogare l’oracolo riguardo la salvezza della loro città per via dell’ostilità del re di Sparta Cleomene. Infatti, l’oracolo, nel dare la sua risposta, espose due profezie: la prima riguardava Argo mentre la seconda Mileto rivelando su quest’ultima proprio il fatto che sarà conquistata dai Persiani che puniranno severamente Mileto per le sue azioni malvagie. Capitolo 20: I Milesi catturati vennero condotti a Susa al cospetto del re Dario che li pose ad abitare nella città di Ampe, località vicina al fiume Tigri. Capitolo 21-25: Vicende legate al sud Italia e a Samo. Capitolo 26: Istieo venne a sapere ciò che era avvenuto a Mileto e così partì con alcuni Lesbi raggiungendo Chio che venne sopraffatta da Istieo e dai suoi anche per via delle condizioni dei Chii dopo la battaglia di Lade. Capitolo 27-29: Vicende che poi portarono alla cattura di Istieo per mano dei Persiani. Capitolo 30: Istieo, portato al cospetto di Artaferne da parte di Arpago, venne ucciso a Sardi per evitare che influenzasse di nuovo il sovrano. Di conseguenza, dopo l’uccisione di Istieo, imbalsamarono la sua testa e la fecero portare al re Dario che, rimproverati i responsabili, ordinò che la testa d’Istieo venisse seppellita come quella di un uomo che aveva reso grandi benefici ai Persiani. Capitolo 31-32: I Persiani assoggettano le città ioniche punendo severamente i suoi abitanti. Capitolo 33: Occupazione persiana dell’Ellesponto e del Chersoneso. Capitolo 34: Parlando del Chersoneso, Erodoto ricorda il fatto che tale territorio era sotto la tirannia di Milziade il Giovane figlio di Cimone figlio di Stesagora figlio di Milziade figlio di Cipselo (detto anche il Vecchio). Milziade il Vecchio ne divenne tiranno dopo che i Traci Dolonci, per via della guerra contro gli Apsinti, andarono a Delfi per interrogare l’oracolo riguardo la guerra con la Pizia che rivelò loro che, quando uscissero dal tempio, il primo che li avrebbe fatti entrare come ospiti sarebbe stato il fondatore della loro colonia. Così, costoro iniziarono a camminare fino a raggiungere Atene. Capitolo 59: Quando un re muore e ne subentra un altro, quest’ultimo libera qualunque debitore spartiata del re o dello Stato dai debiti che lo coinvolgono: anche i Persiani agiscono in questa maniera. Capitolo 60: Riprendendo le usanze degli Egiziani, a Sparta era stabilito che gli araldi (coloro che portano notizie sulla guerra), i cuochi (coloro che sacrificano le bestie durante i sacrifici per poi cucinarne le carni) e i flautisti (coloro che danno ritmo alla spedizione militare) ricevono in eredità il mestiere del padre. Capitolo 61: Mentre Cleomene era ad Egina, l’altro re Demarato iniziò a calunniare Cleomene in quanto spinto da odio e rancore. Perciò, Cleomene, non appena seppe ciò dopo essere tornato da Egina, decise di spodestare Demarato prendendo il pretesto sul fatto che Demarato non fosse il vero figlio di Aristone, uno dei due re spartani precedenti. Ciò porta alla digressione sulle motivazioni che Cleomene sfrutta a suo vantaggio. Capitolo 62: Aristone, innamoratosi della moglie del suo amico spartano Ageto, riuscì a costruire un inganno che portò l’amico a dover cedere al sovrano la moglie. Capitolo 63: Così, dopo aver ripudiato la seconda moglie, Aristone ne sposò una terza che diede alla luce proprio Demarato in meno di dieci mesi. Difatti, mentre il e era in consiglio con gli efori, uno dei domestici arrivò ad annunciare che gli era nato un figlio ma, non appena ebbe contato i mesi che erano passati sulla punta delle dita, rivelò con giuramento che non era suo figlio. Ciò non furono considerate dagli efori. Aristone diede il nome Demarato dato che significa “nato per le preghiere del popolo”. Capitolo 64: Morto Aristone, Demarato salì sul trono e, col passare del tempo, l’odio di Cleomene verso il collega crebbe sia perché aveva ritirato l’esercito da Eleusi (cap.75) e sia perché appoggiava gli Egineti andando così contro lo stesso Cleomene. Capitolo 65: Di conseguenza, Cleomene decise di spodestare Demarato accordandosi con un parente di quest’ultimo di nome Leutichide il quale avrebbe appoggiato Cleomene nella spedizione contro gli Egineti se fosse eletto sovrano al posto di Demarato. Infatti, Leutichide era in collera con Demarato in seguito alla privazione delle sue nozze con Percalo. Così, sotto tali sentimenti, Leutichide accusò sotto giuramento Demarato rivelando che non era figlio di Aristone riprendendo come riferimento l’episodio che aveva annunciato la nascita del bambino e i testimoni lì presenti, cioè gli efori che gli erano accanto in consiglio. Capitolo 66: Sorto il dibattito, gli Spartani decisero di chiedere consiglio all’oracolo di Delfi sotto proposta di Cleomene che corruppe Cobone, uomo importante a Delfi, e la profetessa Periallo a rivelare che Cleomene non era figlio di Aristone. Tuttavia, tale corruzione fu scoperta in un secondo momento e così Cobone fuggì da Delfi e Periallo fu destituita. Capitolo 67: Demarato, deposto dalla carica di sovrano, ricoprì una carica di magistratura locale ma, a seguito di uno scherno da parte di Leutichide durante le gimnopedie (festa dei “giovani nudi”), decise di andare a casa sua sacrificando a Zeus un bue (usanza dei sovrani) e poi chiamò al suo cospetto la madre. Capitolo 68: La madre arrivò lì e così Demarato, dopo averle poste nelle mani le viscere del bue sacrificato in quanto rito di verità, le chiese la verità in merito a chi fosse in realtà suo padre. Capitolo 69: La risposta della madre, alquanto eloquente, gli rivela che in realtà era figlio di Aristone o altrimenti di Astrabano, dio legato agli asinai, in seguito ad avvenimenti di origine divina. Di conseguenza, le parole pronunciate da Aristone risultano comunque sbagliate. Capitolo 70: Dopo questo colloquio, Demarato prese le sue cose e si mise in viaggio per l’Elide con pretesto che sarebbe andato all’oracolo di Delfi (scusa di Demarato di lasciare la città dato che un membro della famiglia reale non può abbandonare la città). Tuttavia gli Spartani, sospettando della fuga di Demarato, decisero di inseguirlo arrivando a Zacinto dove lo catturarono e gli portarono via i suoi servi. Tuttavia, i Zacinti decisero di non consegnarlo e ciò permise a Demarato di fuggire per poi rifugiarsi in Asia dove il re Dario gli concesse terre e città. Capitolo 71: Deposto Demarato, a Leutichide nacque un figlio di nome Zeuxidemo il quale morì prima di Leutichide lasciando un figlio di nome Archidemo. Di conseguenza, Leutichide si risposò con Euridame da cui ebbe una figlia di nome Lampito che diede poi in sposa al nipote Archidemo. Capitolo 72: Tuttavia, Leutichide non regnò a lungo dato che si fece corrompere da una gran quantità di denaro durante una spedizione militare in Tessaglia dove avrebbe potuto sottomettere tutta la zona. Infatti, non appena fu scoperto, egli fuggì e le sue case furono abbattute. Alla fine arrivò a Tegea dove morì nel 469 a.C. Capitolo 73: Tali fatti avvennero successivamente, Infatti, dopo la deposizione di Demarato, i due re marciarono contro Egina la quale, non potendo muovere loro alcuna accusa, scelsero i dieci uomini più importanti di Egina per poi condurli agli Spartani tra cui Crio che era stato il principale oppositore di Cleomene. Presi tali uomini, gli Spartani gli diedero agli Ateniesi. Capitolo 74: In seguito, scoperto l’intrigo di Cleomene verso Demarato, il sovrano fuggi in Tessaglia (non si sa se è la Tessaglia vera e propria o se è in realtà Sellasia, città tra Laconia ed Arcadia) decidendo di tramare rivolgimenti politici con lo scopo di far sollevare gli Arcadi contro Sparta obbligandoli a molti giuramenti tra cui spicca quello di condurre i capi degli Arcadi alla città di Nonacri per farli giurare sull’acqua dello Stige. Capitolo 75: Saputo ciò che stava facendo, Cleomene venne fatto rientrare dagli Spartani in patria alle stesse condizioni a cui anche prima aveva regnato. Tornato in patria, venne subito colto dalla follia dato che ogni volta colpiva sul viso un qualunque spartiata con il suo scettro. Compiendo tali azioni, venne legato dai parenti ad un ceppo e, mentre era legato, riuscì a convincere il servo ilota che lo sorvegliava un pugnale con cui iniziò a sfregiarsi fino a quando arrivò al ventre squarciandolo e morendo così in tal maniera. La morte di Cleomene per la maggior parte dei Greci avvenne per via delle sue azioni contro Demarato riguardo la corruzione della Pizia, per gli Ateniesi perché aveva messo a scacco il santuario delle Dee (Demetra e Persefone) durante un attacco ad Eleusi mentre infine per gli Argivi perché, facendo scendere dal loro santuario tutti gli Argivi che erano scampati alla battaglia, li fece trucidare e, senza tener conto del bosco sacro, lo fece incendiare. Capitolo 76-84: Digressione su Argo e sulle vicende che portarono al tentativo di Cleomene di occupare Argo. Capitolo 85: Non appena seppero della morte di Cleomene, gli Egineti mandarono messi a Sparta per accusare il re Leutichide riguardo agli ostaggi egineti presso Atene. Radunato il tribunale, gli Spartani decisero di consegnare e condurre ad Egina Leutichide in cambio degli uomini trattenuti ad Atene anche se Teaside, rivolgendosi agli Egineti che stavano per condurre via il sovrano, li minacciò portando costoro a trovare con Sparta un nuovo accordo per cui Leutichide sarebbe andato con gi Egineti ad Atene per riavere gli ostaggi. Capitolo 86: Leutichide giunse ad Atene per richiedere il rilascio degli ostaggi ma gli Ateniesi non ne vollero sapere dato che i due re spartani li avevano consegnati loro e che quindi non era giusto ridarli ad uno solo dei due. Di conseguenza, Leutichide ricordò loro degli avvenimenti che riguardavano Glauco, uno spartano, riguardo un deposito in denaro di un uomo di Mileto e, grazie a tale storia, insegnò agli Ateniesi la morale per cui era necessario restituire ciò che si richiedeva. Capitolo 87: Anche dopo tale racconto, Leutichide non li convinse e se ne andò provocando la rabbia degli Egineti che decisero di vendicarsi attuando un agguato alla nave sacra della penteteride al Sunio che venne catturata con i cittadini ateniesi lì presenti che furono presi e messi in catene. Capitolo 88: Atene decise di agire contro Egina anche per via della volontà dell’egineta Nicodromo di aiutarli alla consegna di Egina. Infatti, secondo quanto convenuto, Nicodromo occupò la città vecchia ma, in tale contesto, gli Ateniesi non giunsero in tempo ad aiutarlo. Capitolo 89: Gli Ateniesi non arrivarono in tempo dato che non possedevano navi sufficienti per opporsi a quelle degli Egineti e ciò li portò a chiedere l’aiuto di Corinzio che diede alla città dell’Attica ben 20 navi in cambio di un pagamento simbolico di cinque dracme dato che per la legge corinzia non era permesso dare navi in dono. Così gli Ateniesi, equipaggiate ben 70 navi complessive, partirono verso Egina con un giorno di ritardo rispetto a quanto stabilito. Capitolo 90: Di conseguenza, Nicodromo fuggì con altri Egineti da Egina abitando il Sunio sotto concessione di Atene anche se ciò avvenne successivamente. Capitolo 91: Così il tentativo di Nicodromo non andò a buon fine dato che gli Egineti “grassi” catturarono i popolani che si misero dalla parte di Nicodromo e li condannò a morte macchiandosi di sacrilegio che poi sarà decisivo perché poi nel 431 a.C. furono scacciati dall’isola per mano degli Ateniesi. Capitolo 92: Arrivate le navi ateniesi, Egina chiese aiuto ad Argo che decise di non aiutare la sua alleata dato che costoro avevano aiutato gli Spartani. Di conseguenza, nessuno degli Argivi fu mandato dallo Stato ad eccezione di mille volontari guidati dall’esperto di pentathlon Euribate. La maggior parte di costoro furono uccisi dagli Ateniesi tra cui anche il loro comandante. Capitolo 93: Tuttavia, gli Egineti riuscirono a sconfiggere le navi ateniesi per via dell’impreparazione di quest’ultimi. Capitolo 94: Mentre Atene stava combattendo contro Egina, Dario organizzò una nuova spedizione rimuovendo dal comando Mardonio e ponendo al suo posto Dati e Artaferne, figlio di Artaferne di Sardi, con l’obiettivo di ridurre schiavi gli Ateniesi e gli Eretriesi portandoli al suo cospetto. Capitolo 95: Raggrupatisi in Cilicia, venne allestito al meglio tutto l’esercito e così, con ben 600 triremi, navigarono verso la Ionia anche se poi, invece di dirigersi verso l’Ellesponto, decisero di muoversi da Samo passando per le Cicladi e poi raggiungere così Atene ed Eretria anche perché avevano il desiderio di risolvere la questione di Nasso. Capitolo 96: Arrivati a Nasso, i Persiani diedero alle fiamme la città e i santuari per poi catturare come schiavi quelli che riuscirono a trovare dato che i Nassi erano fuggiti verso le montagne senza attendere i nemici. Capitolo 97: Poi, i Persiani raggiunsero Delo deserta dato che gli abitanti erano fuggiti a Teno per via della paura dei Persiani. Tuttavia, Dati mostrò verso i Deli un atteggiamento di rispetto convincendoli grazie ad un araldo di tornare in patria dato che non avrebbero subito alcun male. Così, i Deli tornarono e il Persiano, posto sull’altare trecento talenti d’incenso, li fece bruciare. Capitolo 98: Così, Dari con la flotta si mosse verso Eretria. Intanto, a Delo si scatenò un violento presagio da parte degli dei che avrebbe portato sofferenza alle generazioni future da parte dei Persiani (sia dal popolo in sé, sia dalle lotte per l’egemonia del potere) per via di una violenta scossa di terremoto. Capitolo 99: Salpati da Delo, i barbari si diressero per le isole con lo scopo di ricevere in cambio dei contingenti militari per muoversi contro Atene ed Eretria avendo dalla loro parte degli ostaggi che erano i figli degli isolani. In tale contesto, i Caristi si rifiutarono di dare ostaggi e di muoversi contro Ardericca, posto in cui si estrae asfalto, sali e petrolio. Costoro continuarono a vivere in quella regione anche nell’epoca di Erodoto mantenendo la loro antica lingua. Capitolo 120: Dopo il plenilunio, duemila spartani giunsero ad Atene per poi sapere della notizia della battaglia andando a Maratona per vedere con i loro occhi i Medi. Poi, lodando gli Ateniesi per l’impresa ottenuta, tornarono in patria. Capitolo 121: Incredulità di Erodoto sulla diceria riguardo gli Alcmeonidi dato che costoro odiavano la tirannide e in particolare Ippia che era appoggiato dai Persiani. Riferimento a Callia e dei suoi tentativi di mettere in cattiva luce Pisistrato. Capitolo 122: Ricordo da parte di Erodoto riguardo Callia, visto da costui come un brav’uomo (non si sa se sia stato scritto da Erodoto o da un altro autore). Capitolo 123: Erodoto si meraviglia delle critiche rivolte verso gli Alcmeonidi dato che costoro, andati sempre in esilio a causa dei tiranni, erano stati i veri liberatori di Atene dalla tirannide e non Armodio e Aristogitone che avevano ucciso Ipparco. (richiamo alla situazione attuale in cui viveva Erodoto). Capitolo 124: Dato che costoro erano gli uomini più illustri di Atene, per Erodoto è alquanto improbabile che gli Alcmeonidi abbiano agito in quel modo. Tuttavia, è sicuro per Erodoto il fatto che tale avvenimento si sia verificato anche se non sapeva dire chi fosse stato. Capitolo 125: Già da tempo gli Alcmeonidi erano ricchi e le loro fortune aumentarono in modo vertiginoso in seguito all’incontro di Alcmeone e Creso con quest’ultimo che gli diede la possibilità di portar via in una volta sola tutto l’oro che riusciva a portar via dall’oracolo di Sardi. Così, grazie ad un particolare stratagemma, Alcmeone riuscì a portar via una quantità d’oro smisurata che gli permisero di diventare allevatore di cavalli da quadriga e di riportare poi una vittoria olimpica. Capitolo 126: Nella successiva generazione, la forza degli Alcmeonodi crebbe ancor di più. Infatti, Clistene, tiranno di Sicione e vincitore dei giochi olimpici, aveva una figlia di nome Agariste che voleva dare in sposa al migliore tra i Greci e così proclamò un bando in cui stabilì che avrebbe dato il sposa la figlia a chi si fosse dimostrato più degno. I Greci giunti lì furono moltissimi e Clistene, allestite gare di corsa ed una palestra, li ospitò. Capitolo 127: Lista dei pretendenti che erano giunti a Sicione in cui spicca Megacle, figlio proprio di Alcmeone. Capitolo 128: Così, Clistene iniziò a mettere alla prova i vari candidati trattendoli nella usa dimora per un anno dove vennero ospitati splendidamente. In particolare, Clistene era interessato ai pretendenti venuti da Atene e soprattutto Ippoclide figlio di Tisandro anche perché era imparentato con i Cipselidi di Corinto. Capitolo 129: Arrivato il giorno fissato per il banchetto nuziale, Clistene sacrificò 100 buoi per poi dare il via al banchetto in cui c’erano i pretendenti e tutti i Sicioni. In tale contesto, dopo aver terminato il pranzo, i pretendenti gareggiarono nella musica e in discorsi conviviali. Nel corso di tali avvenimenti, Ippoclide, che era il preferito da Clistene, iniziò a danzare compiendo atti considerato dal tiranno di Sicione alquanto osceni. Pertanto, Sicione rivelò ad Ippoclide che non gli avrebbe dato la mano di sua figlia. Capitolo 130: Terminata tale competizione, Clistene, dopo aver deciso di dare un talento di argento ai candidati che avevano partecipato alla competizione, proclamò di dare in sposa la figlia a Megacle degli Alcmeonidi il quale decise di accettare. Capitolo 131: Grazie a tali nozze, gli Alcmeonidi divennero famosi in tutta la Grecia. Da tale matrimonio venne alla luce Clistene, istitutore della democrazia ateniese, ed Ippocrate il quale diede poi alla luce un altro Megacle, oppositore di Pisistrato, ed Agariste la quale, sposandosi con Santippo di Arifrone, ebbe in sogno una visione in cui avrebbe dato alla luce un leone (Pericle). Capitolo 132: Dopo la sconfitta di Maratona, Milziade crebbe in fama tanto che convinse gli Ateniesi a fornirgli dei fondi ed un esercito di settanta navi con lo scopo di fare una facile spedizione con cui si sarebbero notevolmente arricchiti. Capitolo 133: Ottenuta la flotta, Milziade navigò verso Paro adducendo come pretesto il fatto che i Pari avevano per primi provocato le ostilità dato che parteciparono alla spedizione di Maratona insieme ai Persiani. In realtà, l’azione di Milziade era dovuta dal fatto che un paro di nome Lisagora lo aveva calunniato di fronte ai persiani. Perciò, inviando un araldo, Milziade chiese ai pari 100 talenti rivelando loro che, in caso contrario, l’esercito non sarebbe ripartito prima di averli sterminati. Tuttavia, i Pari rifiutarono la proposta decidendo invece di trovare un modo per difendere la città rinforzando durante la notte il punto delle mura più facilmente espugnabile. Capitolo 134: Secondo quanto affermano i Pari, mentre Milziade era in difficoltà, gli si presentò davanti una prigioniera di guerra paria di nome Timo, sacerdotessa subalterna delle dee ctonie, cioè dell’oltretomba (Demetra e Persefone). Costei diede a Milziade consigli su come conquistare Paro e ciò portò Milziade a scavalcare con un balzo il recinto di Demetra Tesmoforia per poi andare nella cella dove fare un qualcosa proposto dalla sacerdotessa. Tuttavia, l’ateniese fu preso dal terrore e, ripercorrendo all’indietro la stessa strada, si lussò il femore o, secondo altri, battè il ginocchio. Capitolo 135: Di conseguenza, Milziade tornò ad Atene a mani vuote dopo aver assediato l’isola per ventisei giorni. Appena cessò l’assedio, i Pari andarono alla Pizia dato che avevano saputo della proposta attuata dalla sacerdotessa Timo nei confronti di Milziade così da chiederle se dovevano giustiziare la sacerdotessa o meno. In tale contesto, la Pizia diede ordine ai Pari di non giustiziare la sacerdotessa dato che era destino che ci sarebbe stata la fine di Milziade. Capitolo 136: Non appena tornò ad Atene, Milziade fu accusato ma Santippo di delitto capitale dato che aveva ingannato gli Ateniesi. In tale contesto, Milziade non era in grado di difendersi anche perché la gamba con cui era caduto era in cancrena e così parlarono in sua difesa gli amici che ricordarono a tutti del ruolo di Milziade a Maratona e della presa di Lemno. Così, portando dalla loro parte il popolo, fu deciso che Milziade non venisse condannato a morte dovendo invece pagare i soldi spesi per la spedizione fallita (cinquanta talenti). Tuttavia, dato che la gamba era in cancrena e in via di decomposizione, Milziade morì e il debito fu pagato da suo figlio Cimone. Capitolo 137: Erodoto attua una digressione sulla presa di Lemno per mano degli Ateniesi a discapito dei Pelasgi i quali erano i primi abitanti dell’Attica che provocavano molte noie agli Ateniesi. In tale contesto, gli Ateniesi ritennero di aver cacciato giustamente i Pelasgi mentre per Ecateo i Pelasgi vennero cacciati ingiustamente per via dell’invidia degli Ateniesi provocata dal fatto che i Pelasgi abitavano in una zona ben lavorata e curata. Capitolo 138: Abitando Lemno, i Pelasgi si vendicarono rapendo le donne che celebravano una processione religiosa a Braurone, demo vicino Maratona, per poi farne le loro concubine. Costoro ebbe molti figli e gli insegnarono la lingua attica e i costumi degli Ateniesi. Pertanto, non vollero mescolarsi con i figli delle donne pelasgiche ritenendosi in grado di comandare gli altri ragazzi. A tal proposito, i Pelasgi decisero di risolvere la cosa uccidendo i figli avuti dalle donne attiche e così fecero uccidendo anche le madri. Capitolo 139: Compiuta tale atrocità, i Pelasgi non avevano la terra fertile e così decisero di chiedere consiglio a Delfi che invitò loro ad andare ad Atene per pagare il danno che avevano compiuto. Alla fine, si decise che Lemno sarebbe stata consegnata agli Ateniesi se avessero compiuto un giorno di viaggio da Atene a Lemno con il vento di borea. Capitolo 140: Alla fine, la cosa fu sospesa finchè Milziade, partendo dal Chersoneso, raggiunse Lemno ricordando ai Pelasgi di ciò che gli era stato ordinato dall’oracolo dato che non si aspettavano che si sarebbe avverato ciò che era stato concordato. In tale contesto, gli Efestiei obbedirono mentre, dall’altro lato, i Mirinei s’opposero per poi essere costretti ad arrendersi a seguito dell’assedio ateniese. Così, Milziade e gli Ateniesi occuparono Lemno.