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IL DUELLO FINALE E LA MORTE DI TURNO, Sintesi del corso di Italiano

Parafrasi del duello finale e la morte di Turno.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 03/06/2021

maria-cristina-codamo
maria-cristina-codamo 🇮🇹

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Scarica IL DUELLO FINALE E LA MORTE DI TURNO e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! PARAFRASI IL DUELLO FINALE E LA MORTE DI TURNO Preme di fronte Enea, e l'asta simile a un albero vibra, imponente, e con cuore spietato cosi disse: "Quale altro indugio ora avremo? O perché, ormai, Turno, cerchi di sottrarti al duello? Non nella corsa, da presso sia scontro, e con le armi spietate: tu puoi assumere tutte le forme che vuoi, puoi concentrare ogni forza tua di valore o di astuzia, puoi anche raggiungere le alte stelle su ali, trasformati in un uccello, o nasconderti chiuso nel centro della terra”. Lui scrolla il capo: “O feroce, non mi spaventano le tue parole; sono gli dèi a spaventarmi, e soprattutto Giove nemico”. Ne più dicendo, lì attorno scorge un masso imponente, un masso antico, imponente, che appunto giaceva nella pianura, ed era posto a confine di terre, a dirimere tutte le liti per le divisioni dei campi. A mala pena potevano alzarlo in dodici scelti uomini della grande statura che genera oggi la terra. Quell'eroe con mano febbrile lo colse e, innalzò alto, e impetuoso in rincorsa, veniva a scagliarlo al nemico. Ma non si riconosce: né nel correre, né nell'avanzare, né nel sollevare l'enorme macigno col braccio o librarlo nell’aria. Cede il ginocchio, e un brivido percorre tutto il suo corpo tanto che il sangue sembra ghiaccio. E allora rotola il masso all'eroe nel vuoto, né copre lo spazio, né porta il colpo al bersaglio. E come in sogno, se a notte un languido sonno sugli occhi preme, ci sembra che invano vogliamo lanciarci in un correre pieno di desiderio, però in mezzo agli sforzi crolliamo stremati, paralizzata è la lingua, non ci viene in aiuto la nota forza nel corpo, né riescono voce e parole a formarsi, è così ora per Turno: qualunque via col valore egli cerchi, la dea funesta gli negava successo. Nel suo petto era agitato da molti pensieri; guarda i Rutuli e le mura, esita in preda al terrore e trema alla morte incombente, né vede come salvarsi, né con quale forza avventarsi sopra il nemico, né vede carro o sorella a fargli da auriga. Mentre lui esita, Enea vibra l'arma fatale, riesce a scorgere l'occasione propizia, e con tutto il suo corpo di lontano la scaglia. E mai così sibilan massi da catapulta sbalzati, né mai da un fulmine tanti sprizzano crepiti. Vola al modo di un turbine fosco l'asta, recando la morte funesta, e squarcia i bordi della corazza e gli scudi più bassi dello scudo: stride e trapassa il femore al centro. E Turno imponente crolla, colpito dalla lancia, a terra, piegato il ginocchio. Balzano con un gemito i Rutuli e tutto rimugghia il monte intorno, e a distesa riecheggiano i boschi profondi. Turno, è a terra, con gli occhi supplici e la mano destra a preghiera si rivolgeva ad Enea “Lo merito, è vero, e non chiedo perdono per ciò. Prenditi ciò che ti spetta. Ma se il pensiero di un padre infelice ti può toccare, ti prego (anche tu hai avuto un padre simile: Anchise), prova pietà per l'età ormai avanzata di Dauno: rendi o il mio corpo primato dalla luce, o se ciò preferisci, rendi ferito ai miei. Hai vinto, e il vinto tender le palme hanno veduto