Scarica IL LINGUAGGIO DELL'ECONOMIA e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! IL LINGUAGGIO DELL’ECONOMIA Il grosso del vocabolario del settore è di formazione RECENTE e raramente risale più indietro della seconda metà del Settecento. Inoltre, l’analisi economica ha molte affinità con le scienze umane, con una certa vaghezza nelle descrizioni e soprattutto nelle previsioni, a causa del suo statuto epistemologico di confine tra ‘scienza sociale’, inevitabilmente dipendente dal fattore umano, e ‘scienza assiomatica’. Si poggia su un apparato di formalizzazioni descrittive (statistiche, percentuali, grafici) che la rendono piuttosto ‘FREDDA’. Tullio De Mauro fa discendere quella DUREZZA ESPRESSIVA che si coglie negli scritti di molti economisti italiani. Sul piano del LESSICO, il linguaggio economico-finanziario appare più arrendevole all’INFLUSSO AMERICANO rispetto a quelli medico e giuridico, e dispone di un apparato di TECNICISMI COLLATERALI più difficili da individuare, che si annidano soprattutto nel settore dell’eufemismo. Nei piani medio-bassi della testualità, dove collochiamo i testi che entrano più in contatto col vasto pubblico, condivide molte caratteristiche del linguaggio giornalistico. Vi sono molti SCAMBI CON ALTRI SETTORI SPECIALISTICI: concetti e termini del linguaggio economico-finanziario si trovano, per esempio, nella politica economica e nei trasporti; infine, il rilievo assunto negli ultimi anni dal commercio elettronico ha favorito l’osmosi col linguaggio informatico e una spiccata INTERNAZIONALIZZAZIONE. Parallela a questa VARIETÀ DI TEMI, è la DIVERSIFICAZIONE DI TIPOLOGIE TESTUALI, dai testi fortemente vincolanti (circolari, rapporti, bilanci) ai trattati scientifici, dal manuale divulgativo alla corrispondenza aziendale o alle lettere azionistiche, fino agli ARTICOLI DI GIORNALE che presentano gradi diversi di specializzazione e che riflettono un’altra peculiarità del linguaggio dell’economia e della finanza: il suo affacciarsi, soprattutto negli ultimi decenni, nel DISCORSO QUOTIDIANO, come ha notato De Mauro ‘le richieste di una larga divulgazione sono, per l’economia, imponenti e superiori a quelle che investono altre scienze. Non c’è altro settore degli studi che occupi e debba occupare ogni giorni, nei principali quotidiani, almeno una o due pagine specifiche, accompagnate in genere da almeno un altrettanto specifico supplemento settimanale. L’EVOLUZIONE NEL TEMPO Risalendo alle origini della nostra lingua, si incontrano due FIGURE PROFESSIONALI che ebbero una parte significativa nell’evoluzione della società e nella cultura medievali: il NOTAIO e il MERCANTE, entrambi protagonisti del successo dell’Italia nell’Europa del tempo ed entrambi coinvolti nella produzione di testi scritti. I mercanti-scrittori avranno un ruolo primario nella diffusione della comunicazione in VOLGARE, elaborando una scrittura più rapida e semplificata (mercantesca), diversa da quella usata per i testi letterari. È così che il mercante agisce precocemente da propulsore della nuova lingua: prima a Pisa, dove compare il più antico noto documento di PROSA TOSCANA, e poi soprattutto a Firenze. Nella Toscana del Duecento si crea un sistema di tipo proto-capitalistico, i cui strumenti terminologici rimangono in buona parte attuali: capitale, contante, investire, scontare…; il primo frammento fiorentino è un frammento da un libro di conti di banchieri e sempre pisani sono l’importante trattato di pace stipulato con l’emiro di Tunisi segno di un prestigio anche internazionale del VOLGARE TOSCANO nei rapporti commerciali del Mediterraneo. Il mercante imparava i fondamenti della contabilità sui libri d’abaco, redatti in lingua volgare. Uno spiccato dinamismo sociale e un alto tasso di alfabetizzazione e scolarizzazione assicurano a Firenze il dominio dei mercati dell’Europa e del Mediterraneo. I PRINCIPALI GENERI TESTUALI attraverso i quali si esprime questo LSP sono le PRATICHE DI MERCATURA, libri che raccoglievano elenchi di tasse portuali, di scambi…, le lettere e le notizie di cambio, essenziali strumento di credito e di trasferimento di denaro. Le lettere di scambio ci sono spesso arrivate perché venivano incluse nei protesti rivolti ai notai; in un primo tempo il testo della lettera, in volgare, era circondato da parti in latino, ma poco alla volta l’uso della lingua moderna, spesso orientata sulla varietà di volgare del destinatario, si estende a tutto il documento. Nel 1494 il matematico PACIOLI pubblica, in volgare, la sua ‘Summa’ contenente le conoscenze accumulate nell’attività mercantile dei secoli precedenti e segna al tempo stesso l’inizio della contabilità e della ragioneria. Si dovrà attendere il fervore dell’ILLUMINISMO perché l’economia si consolidi come scienza autonoma , dotata di un linguaggio specifico, immediatamente riconoscibile e formalizzato. La fonte del nascente vocabolario dell’economia politica resta tuttavia l’attività pratica di mercanti e banchieri, che fanno proprie terminologie già correnti in ambiti più specifici. Nel decennio 1760-70 l’economia italiana riceve un deciso impulso grazie ai filosofi-economisti, che operano una sostanziale rottura con la tradizione economica precedente. Dall’UNITÀ D’ITALIA in poi, la lingua dell’economia guadagna progressivamente autonomi e solidità come linguaggio specialistico. Grazie alla STAMPA PERIODICA E QUOTIDIANA il suo lessico e le forme di comunicazione tipiche del linguaggio finanziario si impongono presso un più largo pubblico, dotandosi di una nomenclatura rigorosa e di un registro stilistico piuttosto omogeneo. NEL SECONDO DOPOGUERRA, le fasi più significative sono tre: 1. quella del MIRACOLO ECONOMICO, quando i quotidiani (per primo il ‘Giorno’) cominciano ad ospitare pagine dedicate specificamente a temi di economia e finanze; 2. quella della CRISI E DELLA CONFLITTUALITÀ TRA INDUSTRIA E SINDACATO, tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima metà del decennio successivo, in cui si assiste a un progressivo allargamento del pubblico interessato alle notizie economiche, prima nei settimanali e poi nei quotidiani; 3. quella della FINANZA TELEMATICA, dalla metà degli anni novanta in poi, è forse quella che ha dato il contributo più incisivo all’attuale fortuna del linguaggio economico-finanziario; agli economisti di professione si sono affiancati giornalisti più inclini alla divulgazione, che spesso ammiccano a forme di comunicazione più popolari, come quella televisiva. IL LESSICO E LA FORMAZIONE DELLE PAROLE Nel lessico economico moderno possiamo riconoscere almeno quattro strati che si sovrappongono: 1. I TERMINI RISALENTI AL BASSO MEDIOEVO E AL RINASCIMENTO, utilizzati, da contabili e mercanti, prima in latino e poi in volgare; molti di questi termini saranno esportati nelle altre lingue europee, specialmente tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, grazie all’attività imprenditoriale dei grandi mercanti fiorentini, veneziani e genovesi; 2. I termini al SEI-SETTECENTO, introdotti dagli economisti delle due principali entità amministrative della penisola, il Regno di Napoli e la Lombardia del governo illuminato degli Asburgo; 3. I prestiti e i calchi dal francese e poi soprattutto dall’inglese, che l’italiano accoglie tra la SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO E I PRIMI DEL NOVECENTO; 4. Gli anglo americanismi (prestiti e calchi) di ACQUISIZIONE RECENTE. Al lessico economico internazionale la LINGUA ITALIANA DÀ UN CONTRIBUTO ESSENZIALE, dapprima con la pratica concreta dei grandi MERCANTI e BANCHIERI, poi con opere di capitale importanza. Appartengono a questo strato termini chiave come: banca, cambio, dare, avere, mutuo, debito, credito dei primi del QUATTROCENTO. Si tratta in larghissima parte di rideterminazioni di parole del linguaggio comune. Nelle sue strutture essenziali, la lingua dell’economia possiede già alcuni connotati del linguaggio specialistico: • Un sistema coerente di abbreviazioni: f. o fior. per fiorino, s. per soldi, d. per denari… • Modalità autonome di formazione delle parole: coppie antonimiche (avanzo/disavanzo, bilancio/ sbilancio, entrata/uscita…), suffissati (accrescimento, obbligazione…) o a suffisso zero (baratta, protesto…), famiglie lessicali già ben articolate (imprendere, imprenditore, imprenditrice, impresa) e polirematiche; I testi destinati agli specialisti sono sez’altro più freddi , e puntano sul rigore metodologico e sull’analisi quantitativa dei dati. Ma la trattatistica di più ampio respiro e la divulgazione giornalistica ricorrono ampiamente alla METAFORA ESPRESSIVA: allontana questi testi dalla neutralità emotiva, ma è funzionale ad alleggerire la complessità e l’aridità della materia. Il grosso dell’apparato metaforico si raccoglie intorno a IMMAGINI DI MOVIMENTO, in genere dall’altro verso il basso e viceversa (andar giù/andar su, caduta/crescita, discesa/ salita). A quest’opposizione di tipo spaziale e geometrico sono avvicinabili due filoni di rappresentazione FIGURALE: • quello FISIOLOGICO, che paragona il sistema economico a un ORGANISMO VIVENTE; di tipo fisiologico sono le immagini che indicano ALLARGAMENTO O RESTRINGIMENTO (gonfiarsi, espandersi/contrarsi, espansione/contrazione). Sempre a questo ambito appartengono i TRASLATI MEDICI (sofferenza, iniezione di fiducia, febbre dei mercati, prelievo, salasso). La rappresentazione del DENARO COME LIQUIDO, linguaggio della circolazione sanguigna (flussi, drenaggio fiscale, stagnazione, ristagno, versamento). • quello FISICO-MECCANICISTICO, che lo assimila a un EDIFICIO o a uno STRUMENTO. L’assimilazione a un EDIFICIO (crollo, terremoto dei mercati, degrado monetario, abbattere); MEZZO DI TRASPORTO (ancorate, disancorate, insabbiata, affonda, frenata/accelerazione dei prezzi, manovra finanziaria, decolla, picchiata, turbolenza); numerosi i termini che DA UN SIGNIFICATO CONCRETO sono passati A SIGNIFICATI ASTRATTI (drenare, lievitare, prosciugare, scalare); COMBATTIMENTO o GARA SPORTIVA (scalata); i prelievi dal LESSICO DELLA BELLEZZA (cosmesi dei conti, lifting di un’impresa) o della CUCINA (piatti forti, spezzatino). Si può dire che le espressioni metaforiche sono il vero serbatoio di TECNICISMI COLLATERALI del linguaggio economico. Il TECNICISMO COLLATERALE è un espediente per elevare il registro della comunicazione creando una separazione tra specialisti e profani; tuttavia, nel linguaggio dell’economia questa esigenza non sembra particolarmente avvertita. Ma nel linguaggio economico-finanziario l’uso di tecnicismi collaterali sembra più spesso riflettere esigenze di ATTENUAZIONE (ad es. la tabuizzazione delle tasse: IVA). Di segno opposto all’astrazione è L’ANIMAZIONE DI SOGGETTI INANIMATI per rivestire di tratti più amichevoli realtà aziendali altrimenti fredde: ‘la Ford si è spaventata’, ‘il matrimonio tra l’istituto mobiliare e il San Paolo’… SINTASSI E TESTUALITÀ. UNO STILE IN ANTICIPO SUI TEMPI Questo LSP è caratterizzato da una grande VARIETÀ DI TIPI DI TESTO e la NOTEVOLE ESCURSIONE STILISTICA E DI REGISTRO, che si può osservare anche nell’ambito di uno stesso tipo testuale: c’è molta differenza fra il gergo di chi lavora in borsa e le comunicazioni più o meno ufficiali sull’attività dei mercati… La maggio libertà della prosa economico-finanziaria dipende senz’altro dall’assenza di una traduzione che agisse da freno, come avveniva invece nella lingua letteraria: la lingua delle notizie economiche raccoglie con prontezza, e rilancia, le novità della sintassi nominale e della semplificazione periodale che si affermano nella prosa giornalistica all’inizio del Novecento, con l’appoggio dei nuovi messi di comunicazione a distanza, il telegrafo e il telefono. La NOMINALIZZAZIONE colpisce i titoli degli articoli giornalistici, dove assume particolare rilievo quando si accompagna a una PUNTEGGIATURA MARCATA producendo effetti anche testuali: ricerca di una prosa sintetica ma precisa, dare al periodo un ritmo rapido e martellante, con un carico aggiuntivo di enfasi. Anche l’impiego di sigle incoraggia l’ellissi di preposizioni, articoli e altri elementi grammaticali. La giustapposizione nominale concorre sia a ridurre al minimo indispensabile l’uso dei verbi, sia a consolidare le polirematiche. COMUNI AD ALTRI LSP sono la frequenza di forme indefinite del verbo, la riduzione di tempi, modi e persone verbali (prevale il presente indicativo). La tendenza alla giustapposizione tocca anche la testualità: predilezione per il periodare breve; difficilmente si supera il primo grado di subordinazione e, quando ciò accade, le proposizioni interessate sono quelle di più altra frequenza d’uso, come le relative. Sono rare le inversioni tra soggetto e predicato e tra principale e subordinata. ORGANIZZAZIONE Più GENERALE DEL TESTO (I CONFINI DEL TESTO): nelle scritture di alto e medio specialismo si incontra spesso una scansione piuttosto rigida in paragrafi di modesta ampiezza, in genere ciascuno dotato di un titoletto e isolato dagli altri mediante la spaziatura; vi è un diffuso ricorso allo schema: INTRODUZIONE-PROBLEMA-SOLUZIONE-CONCLUSIONE, spesso con il corredo di schemi, tabelle, grafici e illustrazioni. Un segno distintivo della prosa degli economisti sembra essere l’amore per la SINTESI e per la LUCIDA e ANALITICA TRATTAZIONE DI DATI CONCRETI. De Mauro diceva che, almeno in Italia, gli economisti non riescono a scrivere con la chiarezza che sanno riuscire ad avere i cultori di scienze come i fisici e i matematici, coma la sociologia o la linguistica; perché? Anche se il tasso di tecnicismi specifici non è altissimo, come accade in genere nei testi didattici e divulgativi, non solo il lessico economico è ricco di parole comuni usate con significati specifici (cambio, domanda, mercato), ma spesso parole di apparente semplicità sono portatrici di una forte densità concettuale che non di rado rinvia a procedimenti matematici o statistici (interessa attivo/interesse passivo, margine di profitto, tasso). Sul il controllo della coerenza nella presentazione dei dati è debole, e se è frequente la sintesi di passaggi concettuali basati sulla presupposizione, il risultato è una comunicazione oscura. TESTI COMMENTATI Le scelte linguistiche e comunicative possono cambiare anche trattando argomenti analoghi. Confortiamo le strategie comunicative di TRE MANUALI RIVOLTI ALL’INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO. Analizzato testo di un manuale universitario: • Sul PIANO EDITORIALE, le virgolette servono a delimitare i concetti fondamentali, ma a volte, per la stessa funzione, viene usato anche il corsivo. i periodi sono mediamente piuttosto brevi e sintatticamente lineari, con un basso grado di subordinazione. Sul PIANO TESTUALE, il ragionamento procede per passaggi graduali, dalla delimitazione del concetto alla sua definizione, fino alla sua specificazione terminologica, che può avvenire introducendo l’equivalente inglese. Sotto l’aspetto della COESIONE, spiccano le ripetizioni e la fitta rete di rinvii interni. I tecnicismi specifici dati per conosciuti sono pochi, e tutti di medio specialismo; più alto, ma sempre nell’ambito del medio specialismo, il numero di tecnicismi nelle definizioni. Analizzato testo in cui un argomento analogo è trattato in un altro manuale: • Anche qui il ragionamento procede per acquisizione progressiva di informazioni; qui il discorso è reso meno lineare da molti esempi, e da derivazioni del tema principale con l’apertura di altre linee tematiche che, intersecandosi, complicano la lettura. Non solidissima è anche la gestione degli elementi della coesione. Scelta discutibile è quella di variare spesso i termini. Analizzato un testo con approccio divulgativo: • Prevale il tono colloquiale, colorito da immagini scherzose e da aneddoti che hanno solo l’utilità di aiutare la memorizzazione. Si ha una lucida conclusione. Ripetizione degli stessi termini, con minime variazioni. Il folto apparato di metafore svolge una funzione di alleggerimento, di animazione del discorso, che procede tuttavia con serrato rigore logico. Si possono osservare, in questi testi, alcune tendenze: • La prima è quella alla polarizzazione tra un modello di tipo scientifico-assiomatico più freddo e formalizzato, e un altro tipo divulgativo-collloquiale, caratterizzato da frequenti richiami all’esperienza comune, da una testualità spiccatamente didascalica e dal dispiego di esempi concreti. Se necessario, i due modelli possono anche convivere nello stesso testo, alternandosi a seconda dei temi trattati; • La seconda tendenza è quella a un’organizzazione piana e lineare dell’argomentazione, scandita in frasi, paragrafi e capitoli brevi e nematicamente compatti, molto probabilmente modellata sulla manualistica internazionale, specialmente anglosassone; • Nella manualistica gli anglicismi hanno tendenzialmente un ruolo subordinato rispetto alle definizioni in italiano, e sono comunque usati con parsimonia. Il fatto di utilizzare i prestiti angloamericano o l’equivalente italiano è fortemente dipendente dal tipo di testo: quanto meno il testo è vincolante tanto più probabile è l’adozione dell’equivalente inglese. Anche dall’esame degli articoli dei quotidiani appare che la stampa specializzata è meno incline all’uso degli anglicismi rispetto a quella generalista, preferisce termini di più spiccato specialismo e tende a glossarli in modo esplicito o ad affiancarli ad equivalenti italiani. Alcune considerazioni d’ordine generale sul ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nella divulgazione dei LSP: favoriscono la diffusione di terminologia specialistica nella lingua comune, ma condizionano decisamente le scelte di chi scrive. L’ECONOMIA DEI GIORNALI Analizziamo un testo tratto da “Repubblica” di Rampini: • La vivacità stilistica si coglie sin dalla dislocazione a sinistra dell’attacco. Significativa è anche la sequenza di frasi brevi. Il testo è piuttosto ricco di tecnicismi specifici. Alta è la quota di tecnicismi italiani, altri sono espressivi e metaforici; molto attiva è anche l’assimilazione dell’economia a un organismo che può ammalarsi. Cospicuo è pure il numero di nomi propri. Analizziamo un testo tratto dal ‘Messaggero” di Ciampi: • Anche Ciampi ricorre ala figuralità, probabilmente per attenuare la complessità tecnica del dettato. Notiamo l’immagine organicistico-medica; il ricorso ai campi semantici di rottura e movimento e le descrizioni della crisi economica come un anomalo surriscaldamento. Ciampi evita gli anglicismi non adattati, che pullulano nel testo di Rampini insieme alle formule ellittiche e allusive o figurate. Nel “Sole 24 Ore” i tecnicismi sono più di alto specialismo e soprattutto ricorrono in modo non occasionale; questo quotidiano finanziario segue una precisa strategia divulgativa: i termini meno comuni sono evidenziati dal corsivo o dalle virgolette e sono spesso glossati; nei due quotidiani generalisti, viceversa, parole anche molto tecniche sono inserite senza indicatori e spesso alludono senza spiegare, ammiccando a una supposta competenza del lettore. L’ECONOMIA IN TV Per spiegare l’economia in televisione, confrontiamo due trasmissioni dedicate entrambe all’economia ma andate in onda a più di dieci anni di distanza l’una dall’altra e assai diverse nell’impostazione. Si tratta di “Quark economia: il villaggio globale” (1986) e “Maastricht Italia” (1997). • Lo speciale di Quark segue un formato che potremmo definire classico per gli obiettivi della cosiddetta paleotelevisione pubblica: Piero Angela espone in tono familiare e didascalico un testo scritto per essere letto e costruito in modo da essere facilmente comprensibile per un uditorio indifferenziato: non vi sono incertezze, parole spezzate, ripetizioni superflue. Piero Angela ricorre anche a strumenti tipici della comunicazione divulgativa audiovisiva, come i cartoni animati. Nel commentare le immagini del cartone, la direzione rallenta in modo che le parole seguano il ritmo delle immagini; queste sono introdotte da gesti deittico-ostensivi, i periodi sono brevi e lineari, e i termini, anche di ridotta complessità, sono accompagnati da glosse esplicative. Gli argomenti sono presentati in perfette sequenze parallele, ripetendo quasi le stesse parole; studiata è la tecnica di accompagnare le immagini a video con ridondanze verbali impensabili in un normale testo scritto. L’apparato metaforico è ridotto e non particolarmente originale, ma molto efficace e ribadito più volte, quando possibile col sostegno ridondante delle immagini. La comparsa di termini di maggiore