Scarica Il mio spazio nel mondo- Cristiano Giorda e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! IL MIO SPAZIO NEL MONDO CAPITOLO 1 Il ruolo dei luoghi della vita e del territorio, nello sviluppo dei bambini, è un campo di studio dalle grandi potenzialità per quanto riguarda la formazione e gli studi dell’infanzia. L’organizzazione socio-spaziale sembra ancora ignorare il ruolo dei luoghi dell’infanzia, e trascura il modo con cui i bambini considerano il mondo che li circonda. I bambini infatti vivono, giocano e imparano attraverso le dimensioni spaziali. L’organizzazione dei luoghi è quindi un mediatore tra la società e le nuove generazioni, che attraverso l’esperienza dello spazio vissuto, sviluppano competenze sociali. L’organizzazione spaziale offre opportunità, ma è anche espressione di come il mondo degli adulti consideri il mondo dell’infanzia e cerchi di educarlo con i propri principi. I luoghi destinati ai bambini sono ricchi di diversità ed è proprio su questo valore (positivo) e sulla disuguaglianza (negativo) che si incentra l’indagine geografica. Un’altra importante distinzione è quella della geografia dei bambini e delle bambine; questa ci permette di capire che lo spazio ha a che vedere con l’identità sessuale e con il bisogno di definire il proprio spazio personale e intimo. Nel caso dei bambini con disabilità, l’attenzione di focalizza sulle limitazioni spaziali e la necessità di rendere il territorio e gli spazi più inclusivi. L’idea di “destino geografico” rimanda all’insieme di condizioni che possono costruire matrici, direzioni, opportunità e risorse per lo sviluppo del proprio progetto di vita, ma rimanda anche, in negativo, a condizionamenti, pregiudizi, ostacoli che limitano la libertà individuale e sociale. Non si fa riferimento solo alle condizioni del presente, ma anche ai valori e ai saperi legati a luoghi specifici, che vengono trasmessi dalla famiglia e dalla società. Entra in gioco quindi la seconda dimensione geografica: il tempo. Il luoghi hanno infatti sedimentato e conservato valori culturali elaborati nel passato, che possono interagire con la contemporaneità. Roderick Peattie scrisse un piccolo volume dove presentava idee che possono essere considerate ancora utilizzabili dalla scuola italiana: la geografia non deve essere considerata come lo studio degli Stati e delle capitali, ma bensì come una materia viva, piena di varietà. Lo scrittore presenta quindi la geografia come un’indagine sul rapporto reciproco tra ambiente fisico e umano. Il cammino del pensiero geografico porterà poi ad osservare le conseguenze delle scelte delle comunità sull’ambiente, collegandosi inoltre alle condizioni economiche, politiche, sociali e culturali. Va inoltre notata la connessione tra destino geografico e andamento umano: oggi ci si interroga su come le attività umane si possano adattare al cambiamento ambientale. Secondo De Blij e Murphy il destino geografico di un individuo è strettamente legato al luogo in cui si nasce, il quale influisce infatti sulle probabilità di sopravvivenza e sul destino futuro degli individui. Diamond nelle sue opere mostra come le differenze tra i popoli derivino dalle differenze ambientali. L’idea di destino geografico ci spinge da un lato ad interrogarci sull’impatto che le esperienze personali e i luoghi possono avere avuto sullo studente, dall’altro ci spinge a conoscere il nostro spazio di vita come risultato di azioni individuali e sociali. Il tema delle relazioni con i propri ambienti di vita, è spesso sottovalutato. Ci troviamo quindi spesso di fronte a cittadini poco consapevoli delle relazioni legate al proprio territorio. In chiave educativa è invece particolarmente importante diventare consapevoli dei propri luoghi di vita. Tale consapevolezza, ad esempio, rende maggiore l’empatia verso i migranti, la valorizzazione delle culture diverse dalla propria, ma porta anche ad una maggiore considerazione della propria cultura. Partire dal proprio spazio di vita è quindi un passaggio indispensabile per collocare la propria esistenza in un tessuto sociale e spaziale ampio. Permette inoltre al soggetto di riconoscersi come elemento inserito in un sistema di relazioni complesse. La relazione con la dimensione spaziale inizia già nel ventre materno, dove il feto esegue movimenti in uno spazio liquido ed entra in relazioni con i primi elementi dello spazio esterno. Già a 3 mesi i bambini colgono le forme, a 4-5 intuiscono le grandezze, a 6 le profondità- Entro i 3 anni il bambino possiede un proprio senso degli spazi personali e sociali e distingue le caratteristiche dei materiali, prende consapevolezza delle funzioni spaziali e dei simboli della cultura. Infine il bambino è in grado di esprimere giudizi di valore sui luoghi. Le geografie personali iniziano quindi a svilupparsi molto prima dell’accesso a scuola. - Secondo Piaget l’ingresso del bambino al mondo dà inizio alla separazione con la madre e quindi allo sviluppo della propri identità La progressiva conquista delle diversità spaziali legati alle esperienze, ha un ruolo importante nel passaggio dall’egocentrismo assoluto all’egocentrismo intellettuale. Secondo Piaget, l’esperienza spaziale è fondamentale nello sviluppo della capacità di osservare i fatti da diversi punti di vista (esperimento 3 montagne). L’autore proporne un modello di sviluppo cognitivo molto rigido che trascura però l’impatto sociale della prima infanzia. - Second Vygotskij l’apprendimento avviene attraverso l’interazione con gli adulti e con gli strumenti che entrano in contatto con il bambino. V. considera il linguaggio come mezzo di comunicazione ma anche come strumento per riflettere sulla realtà e organizzarla - Bruner conferma che i processi mentali si sviluppano in relazione alla cultura umana, ai suoi simboli e ai suoi artefatti. - Anche in pedagogia si è sviluppata l’idea di un’educazione basata sui luoghi, legata alla corrente della place-based education. Tale approccio è necessariamente interdisciplinare. Già al nido e nella scuola dell’infanzia, è importante che l’educatore dia importante alla dimensione spaziale e alla relazione tra corpo e spazio. L’esperienza spaziale risulta infatti essere un elemento centrale per lo sviluppo della personalità e delle competenze. A 8-9 anni i bambini si avviano poi verso il pensiero astratto che li porterà a sviluppare un ragionamento ipotetico-deduttivo. La geografia permette di raggiungere questi passaggi senza perdere di vista la relazione con lo spazio vissuto. Nel periodo dell’adolescenza i legami identitari si estendono a gruppi, luoghi e scale geografiche diverse. - Dewey sostiene che i rapporti tra esseri mani e ambienti siano filtrati dalla cultura che opera da mediatrice attraverso i suoi strumenti. Il problema della sicurezza è tra i più rilevanti: le città diventano ambienti rischiosi per i bambini, in particolare per la libertà di movimento. Molti spazi urbani sono in genere codificati come riservati agli adulti e i bambini vengono considerati elementi di disturbo che necessitano di particolare controllo. Nelle regioni più ricche sono aumentati gli spazi privati dedicati all’infanzia. Anche nei parchi e nelle aree di gioco però è accresciuta l’attenzione ai possibili rischi e ciò ha portato ad una diminuzione della libertà di azione. Queste limitazioni nelle aree urbane hanno ridotto le occasioni in cui i bambini possono fare movimenti all’aria aperta e avere esperienze libere tra pari, occasioni importanti per acquisire autonomia, competenze relazioni e imparare ad affrontare situazioni impreviste senza il costante consiglio dei genitori. Anche fra le mura domestiche e nei locali scolastici possono esserci situazioni negative di violenza o abuso. C’è poi la questione del lavoro minorile, delle criminalità e violenze, traffico di minori. E migrazioni possono essere fonte di più opportunità, ma spesso portano a situazioni spiacevoli quali le discriminazioni, pregiudizi, stereotipi ecc. Anche la salute dei bambini è costantemente sottoposta ad insidie: qualità del servizio di assistenza sanitaria, inquinamento urbano, condizioni alimentari e stili di vita sono considerati i principali motivi del rapido aumento di patologie respiratorie, allergie, obesità, diabete, anoressia ecc. Ogni luogo ha un complesso sistema in cui molte varianti entrano in gioco. Il ruolo dei ricercatori e degli insegnanti p quello di prestare attenzione a questa complessità saziale, studiarla imparando ad ascoltare il punto di vista dei bambini per essere più consapevole del ruolo dei luoghi e degli spazi vissuti dall’infanzia. CAPITOLO 2 La ricerca del proprio spazio nel mondo e la necessaria interazione con lo spazio degli altri richiedono un sistema di valori, che ha a che vedere con le idee di bene individuale e comune, Con l'idea di rispetto delle altre forme viventi e della natura nel suo complesso. La dimensione spaziale della geografia mette infatti in relazione lo sviluppo del proprio progetto di vita con i rapporti tra le comunità umane e i sistemi di interazione tra specie umana e risorse dell'ambiente naturale. Considerare lo spazio geografico come sistema di relazioni, e quindi di legami, significa occuparsi di intenzioni, progetti, comportamenti, e quindi valori, responsabilità, diritti, gestione e amministrazione del territorio. Insegnare geografia porta inevitabilmente a sviluppare una visione del mondo, un ordine di valori. Così come l'evoluzione storica della geografia, anche l'educazione geografica rappresenta un lungo percorso fatto di idee, vicende e punti di riferimento. Alle sue origini si intrecciano mito e conoscenza: tutte le espressioni pratiche e simboliche che legano l'umanità alla terra (rituali e pratiche del sacro). La geografia si lega dunque al movimento, all'esplorazione, all'avventura mentale e corporea, all'idea che il viaggio provochi una trasformazione interiore. Basti dire che Eratostene, considerato il primo ad utilizzare il termine geografia come titolo di un'opera, fa risalire l'inizio della geografia a omero e alla sua narrazione odissea. Omero attraverso l'odissea costruisce un testo che è insieme un mito e un archivio di memorie, un viaggio e un percorso di crescita, e quindi di educazione attraverso i luoghi. L'idea è quella di viaggio e percorso di formazione, esperienza di luoghi e persone. Viaggiare comporta sempre l'attraversamento di regioni e confini politici, ma anche culturali ed economici, la scoperta dell'incognito, del diverso, che una volta conosciuto entra a far parte della propria identità. Sono presenti in questa geografia due scopi educativi che vengono ricondotti al sapere geografico. Il primo è quello pratico, sicuramente il più noto, che guarda alla geografia come conoscenza indispensabile agli esplorazioni, utile ai commercianti e agli intellettuali. Il secondo è quello teorico, che guarda alla geografia come un sapere indispensabile per chi governa il mondo. Nel primo caso riconosciamo l'idea di orientamento geometrico, nel secondo caso orientamento culturale. Nell'ambito della disciplina, il tema dell'educazione si sviluppa durante il secolo 20, attribuendo alla geografia il ruolo di disciplina scientifica. 2.2 Il riferimento principale all'educazione geografica resta international charter on geographical education. La carta afferma che la conoscenza geografica serve ad affrontare cambiamenti e sfide planetarie degli anni a venire, obiettivo da raggiungere attraverso la conoscenza e la comprensione di argomenti tra cui: -principali sistemi naturali della terra -principali sistemi socio-economici della terra -diversità di popoli e società sulla terra -strutture e processi di trasformazione della regione e del paese -sfide e opportunità per l'interdipendenza globale Il riferimento ai valori diventa esplicito e argomentato attraverso obiettivi e competenze. Il documento sviluppa poi il tema delle competenze, spiegando che la conoscenza geografica serve ad identificare e ad affrontare problemi concreti, legati alla dimensione spaziale nelle sue diverse scale. La riflessione sull'educazione geografica insiste oggi su altre due questioni di estrema attualità: cittadinanza e intercultura. Questi temi, fondamentali nell'agenda pedagogica, si basano sull'idea che la geografia formi una mentalità aperta, decentrando le prospettive dalle chiusure identitarie e localistiche, e fornendo basi per la trasformazione sociale, nel contesto più ampio di una visione di sistemi umani che include la natura e che affronta i principali processi che riguardano popolazione, risorse, economia, politica e cultura. La geografia viene proposta come sapere strategico, che fornisce le competenze necessarie per analizzare ed affrontare problemi che riguardano il futuro del pianeta e la vita dei suoi cittadini.(dichiarazione di Roma). La dichiarazione porta la firma dei rappresentanti delle principali associazioni nazionali e internazionali che si occupano di educazione geografica: il principale obiettivo è quello di sostenere il rinnovamento dei curricoli nazionali nei paesi europei, insistendo sul valore della geografia come base per la formazione di competenze cruciali per l'esercizio della cittadinanza e per affrontare le sfide economiche, sociali, ambientali dei prossimi anni. Gli obiettivi formativi dell'educazione geografica fanno riferimento a sei competenze principali: -analizzare cambiamenti spaziali -sviluppare una visione geografica dei luoghi -diventare consapevoli e responsabili nella gestione di risorse del pianeta -affrontare le questioni relative agli esseri umani e agli spazi -contribuire all'organizzazione e alla gestione del mondo contemporaneo e della sua complessità -rispettare le diversità culturali e conoscere la loro diffusione spaziale Questo elenco è utile per la definizione di un programma educativo ma manca di una visione organica che permetta di declinare gli obiettivi in un contesto educativo definito. Per fare ciò si è proposto di adottare il territorio come concetto ponte, in grado di unire le diverse declinazioni di educazione geografica in modo organico. C'è quindi una responsabilità etica della geografia, nel momento in cui propone il suo sapere come mediatore educativo, per un progetto incentrato sul territorio. Il territorio come oggetto e soggetto educativo, come spazio fisico e sociale, nella quale una comunità sviluppa il proprio progetto di vita e nel quale essa gioca le sfide dell'interazione sociale e culturale. In chiave educativa consideriamo il territorio come luogo dove si intende attuare un progetto educativo, territorio come spazio di vita, ambiente di apprendimento, mediatore culturale per lo sviluppo di conoscenze, valori e relazioni. Nello sviluppo dell'educazione al territorio, i valori territoriali hanno a che fare con l'immagine dei luoghi. I valori sono l'insieme di ciò che nel territorio riconosciamo come punto di forza, una risorsa o un bene su cui far leva per il nostro progetto di vita e per quello della comunità territoriale: può trattarsi di valori materiali (risorse naturali) o immateriali (credenze, tradizioni, linguaggi). Il concetto di valore territoriale va oltre quello più generale di valore identificando una specifica visione geografica delle relazioni tra spazio e persone. I valori territoriali assumono la funzione di mediatori, di beni relazionali. Ma il territorio è uno, mentre i valori possono essere tanti. La ricerca di un posto nel mondo passa quindi dal riconoscimento dei valori territoriali. Educare ai valori territoriali permette alle persone di pensare e relazionarsi in un sistema sociale, in una rete di relazioni che risulta efficace per realizzare il proprio progetto di vita. Il territorio va pensato come un sistema complesso, in continua evoluzione, nel quale nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quali valori debbano valere per tutti. Il progetto di convivenza deve essere in grado di valorizzare le diversità presenti, in quanto il territorio non è mai un sistema isolato e i suoi rapporti sono sempre intrecciati in base ai contesti. Per educare al territorio attraverso i valori territoriali è necessario disporre di alcune competenze: -conoscenza del territorio e delle visioni del territorio di cui sono portatori gli abitanti -costruzione di una narrazione del territorio, che esprima aspirazioni e bisogni degli abitanti -individuazione delle relazioni che ogni territorio e i suoi abitanti intrattengono con luoghi vicini e lontani L'aspetto spaziale ci porta a riprendere la nota idea kantiana sulla geografia: un sapere che educa ad essere cittadini del mondo come conseguenza del suo svilupparsi le conoscenze dei luoghi dei popoli e delle culture. chi è consapevole del mondo è anche consapevole del suo ruolo nel mondo. Ma nella didattica della disciplina bisogna andare oltre questa considerazione, individuando come scegliere e affrontare i temi geografici per lavorare sull'educazione alla cittadinanza, portando i bambini ad essere consapevoli del ruolo nella società e nella possibilità che ne consegue di essere cittadini attivi. Le competenze di cittadinanza sono legate alla capacità di agire nel proprio spazio di vita, interagendo nei processi decisionali anche a scale molto estese. Tutti i temi geografici possono essere visti come momenti di educazione alla cittadinanza, perchè richiedono una capacità di analisi critica delle relazioni tra società e ambiente e l'applicazione di conoscenze, abilità e competenze alla risoluzione di problemi. Su scala locale questo può riguardare la cura del territorio e dei suoi luoghi, su scala nazionale l'attenzione può essere posta sui beni culturali, mediatori identitari tra luoghi e abitanti. Se guardiamo alla cittadinanza come dimensione sociale, la geografia contribuisce a riconoscere i luoghi dal punto di vista dell'inclusione sociale come strumenti di partecipazione alla vita democratica. Educare a guardare ogni territorio come opportunità per il proprio progetto di vita è il maggior contributo che l'educazione geografica può fornire. I bambini sono già cittadini nel momento in cui nascono, perciò la scuola deve sostenere e indirizzare la loro partecipazione alla vita sociale e politica nella comunità in cui vivono. Se la partecipazione è una delle espressioni centrali della cittadinanza, occorre riflettere su quanto poco nella società i bambini siano coinvolti e possano esprimere le proprie intenzionalità. Prima di parlare di intercultura è bene chiarire cosa sia la cultura: riguarda la comunicazione tra attori sociali e ambiente, per cui un individuo fa parte di più sistemi ed è influenzato da più culture. Una cultura non coincide mai con una persona. Lo stesso può dirsi di un luogo: mai o quasi mai un luogo coincide con una sola cultura. Inoltre la cultura si trasforma nel tempo e nello spazio, e lo fa attraverso il confronto con la diversità. Il prefisso "inter" aggiunge l'idea di una condizione di mezzo, un essere tra culture. Si può dire che rappresenta il progetto che esprime il tentativo di far coesistere le diversità culturali con un reciproco riconoscimento all'interno di un contesto sociale di relazioni e contaminazioni positive. L'intercultura è una strategia di relazione, che cerca di costruire contatti fruttuosi tra persone di differenti culture, che si trovano a convivere in uno stesso contesto geografico. Una cultura per evolversi ha bisogno di interazione con altre culture. L'intercultura come coevoluzione sembra un dato di fondo delle culture umane. È necessario definirla nel momento in cui cominciamo a considerarla come un progetto pedagogico. Considerando l'aspetto geografico del problema, è necessario partire dal presupposto che non vi sia nulla di statico in un luogo e non bisogna rappresentarlo come un sistema chiuso. Da un lato diacronico, un luogo è il prodotto di innumerevoli relazioni, culture e popolazioni che si sono incontrati o scontrati nel corso della storia. Dal lato sincronico invece è impossibile conoscere fino in fondo l'abbondanza di ogni luogo e le sue varietà. In ogni luogo ci troviamo di fronte a più sistemi di relazioni connesse in uno spazio dove sono presenti persone provenienti da aree geografiche portatrici di diversità, fatte di differenti esperienze, linguaggi e valori comportamentali. Il contributo dell'educazione geografica all'intercultura può essere rilevante nel momento in cui educa a comprendere l'abbondanza d segni e valori culturali che possiamo incontrare nel luoghi, scardinando la maggior parte degli stereotipi di tipo geografico, fornendo competenze relazionali, emotive e comunicative, per porsi in modo costruttivo di fronte a diversi sistemi di valori. Conoscere i luoghi degli altri, scambiare informazioni e avere contatti con culture diverse sono attività che possono contribuire a respingere le retoriche razziali e a migliorare la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri attraverso le differenze. Per concludere, è necessario affermare che nell'affrontare questo delicato tema non si possono prevedere formule valide universalmente: la sfida dell'intercultura è quella di riconoscere il valore e il vantaggio positiva che deriva da un atteggiamento inclusivo verso le diversità. Un esempio concreto di educazione geografica al territorio è il laboratorio educare alla montagna. L'idea spiratrice è quella di lavorare sulla costruzione di relazioni e legami con la montagna partendo da una didattica di tipo esperienziale, che comprende l'immersione fisica nel paesaggio e nel contesto geografico studiato. Questo è l'elemento fondamentale dell'educazione geografica: sviluppare relazioni con luoghi, costruendo una conoscenza che è insieme sensoriale, vissuta e mediata da documenti, testimonianze, dati e espressioni culturali. La relazione emozionale è il centro dell'educazione. Nel laboratorio vengono proposte varie attività che comprendono l'osservazione diretta, la raccolta e la trasformazione di materiali, il rapporto percettivo ed emozionale con l'ambiente. Il laboratorio mira a sviluppare e a migliorare la didattica sulla montagna e permette di evidenziare come anche temi geografici tradizionali possono essere affrontati in ottica educativa. La scelta della montagna, che in genere si presenta come spazio dell'alterità, serve a far comprendere come i territori alpini presentino anche storicamente una forte diversificazione ambientale e culturale, affrontando la quale si arriva a considerare in modo nuovo tutte le principali questioni sviluppate in questo capitolo. CAPITOLO 3 La conoscenza di un “posto” non può limitarsi alle dimensioni della specie umana e dei suoi sistemi, bensì deve comprendere le relazioni fra tutti gli esseri viventi e con l’intero insieme dei sistemi ambientali con cui le attività della specie umana interagiscono. La geografia può essere infatti considerata come una disciplina di sintesi/cerniera, dato che riesce a collegare conoscenze elaborate da altre discipline per sviluppare spiegazioni di fatti e fenomeni che avvengono nello spazio geografico. Questa disciplina essendo scientifica, possiede un proprio linguaggio e un proprio nucleo, comprende approcci, metodi e strumenti. Spesso si tende a dividere gli studi relativi alla Terra e alle sue componenti ambientali da quelli relativi alla popolazione, economia e cultura. Le geografia insegnata a scuola deve però tenere in considerazione entrambi gli aspetti. Esistono varie definizioni di geografia: - Studio della realtà contemporanea - Studio delle relazioni tra uomo e ambiente - Studio dei problemi e delle possibili situazioni - Studio del mondo e dei suoi cambiamenti E’ importante porre attenzione non solo agli oggetti di tale disciplina (stati, ambiente), ma anche ai processi. Lo scopo dell’indagine geografica è infatti quella di comprendere le relazioni, le trasformazioni e i flussi. In particolare natura e cultura costituiscono due polarità nel nucleo dell’indagine. Il concetto di spazialità è fondamentale per comprendere cosa studia la geografia: lo spazio è infatti una costruzione sociale che cambia a seconda della comunità e delle persone che lo abitano. Questo spazio di relazioni viene definito territorio ed è ‘unità di misura sulla quale localizziamo luoghi, misuriamo distanze, confini, valori ecc. Il sapere geografico ha come scopo quello di evidenziare le relazioni fra elementi che apparentemente non sono connessi tra loro (es. oggetti di natura e condizioni di vita, economia ecc). La geografia riesce a vedere le natura come costruzione sociale nell’ambito del rapporto delle società umane con l’ambiente e l’economia come fattore trasformatore del nostro mondo. In tal modo riusciamo anche a collegare il controllo delle risorse energetiche con le tensioni geopolitiche, lo sfruttamento dei suoli, le nuove tecnologie con il governo del territorio. Lo scenario di tutte queste relazioni è sempre lo spazio geografico nel quale il geografo riesce a definire un ordine agli oggetti studiati. La geografia condivide la maggior parte dei suoi metodi con le altre scienze sociali, ma il modo con cui li applica presenta delle caratteristiche specifiche collegate alle competenze spaziali. - La geografia si spazializza: ogni descrizione o analisi geografica parte dalla localizzazione dei fenomeni nello spazio, dalla ricerca della loro distribuzione, dei loro confini e delle relazioni. Peter Hagget individua 3 caratteristiche essenziali della geografia: 1) distribuzione spaziale “) relazioni uomo e ambiente 3) sintesi regionale. In tutte le caratteristiche ritroviamo l’atto di spazializzare. Tutte le carte geografiche sono ad esempio forme di spazializzazione. - La geografia connette, mette in relazione: questo è l’aspetto definito “sintesi geografica” poiché indica la capacità della geografia di collegare conoscenze e studi settoriali anche di discipline diverse. Ad esempio, studiando i processi di desertificazione dobbiamo trovare informazioni sul clima, sui suoli e sulle naturali da quelli antropici e individuando relazioni tra attività umane e ambientali. - Localizzazione e ubicazione: posizione geografica dei luoghi. Per ubicazione assoluta intendiamo l’identificazione di un luogo tramite le coordinate geografiche. Si parla di ubicazione relativa per riferirsi alla posizione geografica di un luogo in relazione ad un altro. - Distanza: o Assoluta/geometrica: distanza tra due luoghi o Relativa: dipende dal sistema di misurazione o Culturale/psicologica: soggettiva, dipende dalla conoscenza e dalla percezione dell’individuo. Lo studio geografico permette di ridurre questa distanza percettiva. - Diffusione: movimento nello spazio e nel tempo di un fenomeno. - Distribuzione spaziale: disposizione dei fenomeni nello spazio geografico, il modo in cui sono ripartiti. (si può utilizzare anche il concetto di densità) - Correlazione spaziale: il modo o la quantità con cui due o più fenomeni hanno una distribuzione spaziale. - Movimento: riguarda le persone ma anche gli spostamenti e i flussi di risorse, energie, informazioni, merci e beni di ogni tipo. Il mondo globalizzato è sempre più basato sul movimento e sui cambiamenti. - Interazione: influenza fra due o più soggetti. L’interazione porta a riconoscere la presenza di processi di trasformazione. Lo studio regionale è uno dei punti di riferimento del metodo geografico. La sua importanza è data dal suo ruolo come sistema per suddividere lo spazio terrestre in aree simili, in modo da farvi riferimento per orientarci, distinguerle e operare confronti. Le categorie regionali servono inoltre per imparare a pensare a scale diverse, comprendendo concetti come quelli di locale e globale, nazionale e sovranazionale, continentale e intercontinentale. E’ possibile, concentrandosi sulle continuità, costruire categorie e tassonomie che consentono di condividere informazioni, pensieri, idee e rogetti sullo spazio geografico attraverso un codice condiviso. Condividere una tassonomia è indispensabile per elaborare un codice comune con cui localizzare temi, problemi. A scuola è fondamentale costruire una prima alfabetizzazione geografica: - Al termine della terza i bambini dovranno conoscere il paesaggio della propria regione politico-amministrativa, individuando elementi fisici e antropici - Al termine della quinta dovranno acquisire il concetto di regione geografica ed utilizzarlo a partire dal contesto italiano. Dal punto di vista fisico è possibile dividere l’Italia in 4 regioni: - Appenninica - Alpina - Coste - Pianura padano-veneta Dal punto di vista climatico le modalità di divisione cambiano a seconda del criterio ordinativo. E’ importante però capire che il clima italiano si differenzia in base a fattori come l’altitudine, la latitudine, le temperature, la nuvolosità ecc. A livello di regioni storico-culturale emergono opportunità e criticità. E’ fondamentale introdurre nell’insegnamento geografico riferimenti alla storia, al patrimonio territoriale e culturale. La criticità consiste nel padroneggiare un quantitativo così ampio di informazioni Nelle indicazioni non è richiesta la conoscenza di tutte le regioni, ma di saper utilizzare il concetto di regione geografica in tutte le sue declinazioni a partire da contesto italiano. Ciò significa che è fondamentale saper localizzare i tipi diversi di regioni attraverso uno studio attivo. In molti paesi europei, anziché utilizzare un approccio regionale, si preferisce utilizzare un approccio per temi e problemi sin dai primi gradi di scuola. Tale impostazione presenta numerosi vantaggi: 1- Permette il superamento del rischio di ricadere nella visione della geografia come disciplina mnemonica ed elencativa; pone invece l’attenzione sulla significatività e l’esemplarità, collegandosi ad una visione analitica e interpretativa del territorio. E’ inoltre connessa all’orientamento, al linguaggio, alle fonti e ai documenti, al paesaggio e ai sistemi territoriali. 2- Sviluppa competenze legate all’analisi del territorio e dei processi di trasformazione, utilizzando scale diverse (fino a quella planetaria), realizzando collegamenti fra lo spazio vissuto e quello planetario 3- Connessioni con la vita reale, fornisce chiavi interpretative e sviluppa nuovi punti di vista per comprendere l’importanza dei comportamenti individuali e delle scelte collettive. Se la geografia regionale è quindi una buona base per localizzare e comparare i tasselli del mosaico geografico, la geografia per temi è indispensabile per sviluppare un pensiero geografico ed acquisire quelle competenze educative che fanno di questa disciplina uno strumento strategico per affrontare complessità del mondo contemporaneo. Modello di ricerca-apprendimento basato sui problemi: 1) Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca: più il campo è chiaro e definito, più sarà semplice sviluppare il tema in modo mirato. Occorre coniugare aspetti personali e generali. E’ necessario individuare l’estensione spaziale, i motivi della sua rilevanza e sua evoluzione nel tempo e gli aspetti che vi sono implicati. 2) Ricerca della bibliografia: occorre documentarsi attraverso fonti affidabili 3) Metodo di ricerca: In base a problema e alle domande si elaborano delle ipotesi che hanno funzione orientativa. Si procede poi a scegliere gli approcci ritenuti più adatti, orientandosi tra i metodi quantitativi e qualitativi. 4) Comunicare i risultati: i dati vanno infine vagliati, correlati, facendo emergere relazioni che forniscano risposte alle domande iniziali. Quando i dati sono sufficienti è il momento di fare ricorso alle proprie competenze comunicative per illustrare il percorso di ricerca. Rapporto e interazione tra ricerca e didattica: - Ricerca teorica: necessità di comprendere quanto il sapere geografico possa essere utile nella società e nella formazione dei cittadini - Didattica: si pone come riflessione teorica sulla costruzione delle conoscenze e sulla loro capacità di tradursi in costruzione coerente Il rapporto tra ricerca e didattica è strettamente connesso a quello fra teoria e pratica. Le due dimensioni possono dialogare in modo proficuo ed è molto importante che gli insegnanti si occupino anche di ricerca e che i ricercatori si occupino anche di didattica. La connessione stretta con l’insegnamento e la formazione richiede una base fortemente multidisciplinare con un’adeguata conoscenza del linguaggio, delle idee e dei metodi della pedagogia e della didattica generale. CAPITOLO 4 La didattica della geografia non è da intendere come la semplificazione di concetti complessi o come lo sviluppo di esercizi preparatori atti ad acquisire conoscenze e a sviluppare competenze disciplinari. Questo pure importante lavoro va ricondotto al campo della divulgazione geografica. Con didattica della geografia si intende una riflessione teorica e metodologica che comporta la rielaborazione dei saperi disciplinari. Per insegnare una disciplina occorre padroneggiare l'inter sistema ermeneutico, individuando una sintesi coerente e dei criteri di rilevanza e di valore che permettano non solo di selezionare le conoscenze, ma anche di connetterle in un sistema logico per interrogare la realtà e sviluppare nuova conoscenza. Conoscere è indispensabile per insegnare, ma non basta. Occorrono anche competenze comunicative, relazionali, ermeneutiche. L'obiettivo non include solo la capacità di comprendere interpretando e connettendo tra loro conoscenze, ma anche quella di contestualizzare, individuare analogie, comunicare idee, analizzare situazioni e risolvere problemi. Talvolta la didattica disciplinare consiste nello smontare le strutture delle conoscenze, ricostruendole attraverso percorsi attivi, simulazioni di situazioni di simulazioni, applicazioni di saperi in problemi e contesti del mondo reale. Tutto questo mobilita e sviluppa un ampio insieme di abilità e competenze, che nell'insegnamento non può limitarsi alla mera trasmissione di informazioni e idee. Il compito della didattica disciplinare consiste in una mediazione culturale complessa, in un progetto sociale in cui saperi e percorsi per comprendere sono finalizzati allo sviluppo delle competenze affinché il soggetto conoscente prenda coscienza di sé e del mondo e sia in grado di elaborare consapevolmente le idee, le azioni e le relazioni per costruire il proprio posto nel mondo la didattica della geografia si rivela capace di andare oltre l'organizzazione interna delle conoscenze disciplinari, per collocare la prospettiva spaziale nel sistema dei saperi inter-poli-transdisciplinari che vengono considerati strategici per lo sviluppo futuro dell'insegnamento scolastico. L'attenzione viene spostata dal sapere al metodo: è questo passaggio che rende distinto il ruolo delle didattiche disciplinari dalla pedagogia. Il compito della didattica è quello di elaborare strumenti culturali per analizzare e pensare il mondo e le attività umane in modo spazializzato. Da alcuni anni il concetto di competenza è diventato sempre più importante nei curricoli europei. il suo successo nasce dall'intreccio con il concetto di lifelong learning, la formazione permanente, protratta per tutto l'arco della vita. In geografia la sua specificità consiste nello spostare l'attenzione dal piano del semplice apprendimento di conoscenze a quello di raggiungimento di competenze geografiche tramite l'attivazione di abilità e conoscenze per la soluzione di problemi concreti. Questa attività si svolge in tre fasi: 1. Preparazione del problema: l'insegnante deve porre agli studenti un problema significativo, collegato al mondo reale e preferibilmente a spazi vissuti 2. Sviluppo dello scenario: il compito principale del docente consiste nello sviluppare uno scenario, che deve essere motivante, convincente e abbastanza complesso da coinvolgere molte conoscenze. Questa complessità non deve essere però superiore alla capacità degli alunni. In questa fase il ruolo dell'insegnante è quello di sostegno all'occorrenza: gli alunni devono restare protagonisti di questa esperienza. 3. Il prodotto e la valutazione: per la valutazione finale va considerato l'intero lavoro svolto. Ogni gruppo pu produrre carte, immagini, testi. Lo scopo di tale attività è quello di comunicare i risultati, quindi può essere stimolante elaborare indicazioni su come comportarsi in certe situazioni. La valutazione complessiva deve implicare una riflessione su ciò cge siè imparato, può quindi comprendere un insieme molto più ampio di conoscenze e abilità. Il PBL non è un metodo da adottare senza adeguata progettazione didattica. Tale metodo non può rappresentare l'unica strategia da adottare per l'insegnamento. L'apprendimento attraverso la ricerca e i metodi sembra implicare una serie di vantaggi pedagogici: permette di sperimentare alcuni metodi scientifici, sviluppare il pensiero critico e analitico. Se condotto con consapevolezza, l'insegnamento attivo può essere molto importante anche per aiutare a comprendere i tratti che distinguono i diversi campi disciplinari. L'educazione spazio geografica può trarre vantaggio da un approccio ludico e attivo: l'insegnante può guidare il lavoro consentendo ai bambini di svolgere un'indagine attiva sullo spazio vissuto. È così possibile introdurre i bambini al mondo geografico. Molto importante per l'educazione geografica è il lavoro che si può svolgere sugli aspetti quantitativi e qualitativi del rapporto tra bambino e spazio. Anche in questo caso il disegno è uno strumento molto efficace in grado di aiutare a sviluppare la capacità di osservazione del paesaggio e dei suoi elementi, rivelando il punto di vista dei bambini. Il bambino non è un abitante passivo del territorio, ma un soggetto attivo, i cui bisogni, idee e intenzioni hanno conseguenze concrete nello spazio geografico. Esplorare l'ambiente e sviluppare idee e progetti sui luoghi della propria vita è un atto di territorializzazione. La geografia si presta ad una molteplicità di connessioni interdisciplinari: questa sua capacità di sintesi è considerata un suo punto di forza nell'insegnamento primario. Nella scuola primaria la geografia è spesso stata collegata all'area storico-sociale, vale a dire agli insegnamenti di storia ed educazione civica. Le due discipline condividono l'uso, seppure con molte sfumature dei due concetti cardine di tempo e spazio. Non si può fare storia senza ordinare gli eventi nello spazio e senza considerare l'importanza dei luoghi. Nonostante la buona volontà, i due curricoli hanno sempre seguito percorsi diversi e poco integrati. L'intreccio interdisciplinare ancora una volta più stimolante è quello legato ai temi e ai problemi. È necessario superare i tradizionali sistemi di organizzazione delle conoscenze e mettere in gioco metodi, strumenti e linguaggi davanti a situazioni concrete nelle quali sia presente un forte connotato educativo. Ogni problema, visto secondo una dimensione spaziale e temporale, porterebbe alla comprensione di diversi punti di vista, aspetto già di per sé educativo, indirizzato allo sviluppo del pensiero critico, al confronto tra diverse prospettive e alla comprensione della complessità e dell'interdipendenza dei fenomeni. CAPITOLO 5 Affinché ‘insegnamento di questa disciplina risulti efficace, è necessario che si colgano le relazioni con la realtà, evitando un apprendimento puramente mnemonico. L’astrazione, il modello, la rappresentazione possono essere il punto di arrivo della disciplina, ma non quello di partenza. La conoscenza geografica ha bisogno di un’osservazione diretta, di esperienza, e di sviluppare un conoscenza anche emotiva, attiva, percettiva, vissuta nel territorio. Secondo Bissanti è importante l’aspetto ludico dello spazio, legato all’esplorazione e alla formulazione di domande. In particolare è necessario partire dalle geografie personali, dai legami con i luoghi che nascono da una conoscenza significativa e dal confronto con situazioni reali. Senza l’esperienza non si sviluppa il senso di appartenenza, quindi neanche quello di cittadinanza. Il disegno di luoghi, ambienti e paesaggi è uno strumento con molte potenzialità formative per la didattica attiva della geografia nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Questo costituisce infatti sin dai primi anni una forma di espressione che unisce aspetti ludici ed emozionali all’esplorazione all’osservazione. Il disegno è infatti una forma di rappresentazione spazializzata, basata sulla posizione e quindi su un ordine di senso dato alla realtà. Con esso i bambini iniziano a riconoscere la posizione e la relazione del proprio corpo rispetto allo spazio vissuto, successivamente iniziano poi a riconoscere la posizione dell’io rispetto al resto. Il disegno può inoltre essere considerato uno strumento dell’educazione alla cittadinanza e al territorio. Con il disegno si sviluppa la consapevolezza nell’uso dei principali indicatori topologici. Il ruolo del disegno è importante infine per il suo aspetto quantitativo: consente di sviluppare la capacità di osservare, selezionare, stabilire un ordine di importanza, esprimere il proprio punto di vista. Un’attività semplice con cui è possibile utilizzare il disegno per collocare la propria esistenza nello spazio, è realizzare una mappa della propria vita, rappresentando tutti i luoghi della propria esistenza. Emerge quindi che: - Ogni vita è legata a più luoghi - La relazioni con tali luoghi è emotiva - Ogni luogo vissuto costituisce un’esperienza complessa, legata alla sicurezza, ai valori etici ed estetici, al contatto con adulti o pari. Molto importante è anche la fase in cui i bambini sono chiamati a parlare dei luoghi rappresentati: questo permette una contestualizzazione spaziale della propria esistenza, una riflessione legata all’ Intercultura e alla cittadinanza. Ai bambini più grandi è possibile invece far costruire un testo vero e proprio sui luoghi della propria vita. Queste attività sono importanti per far comprendere che un luogo non solo può essere descritto in modo oggettivo attraverso l’utilizzo di categorie logiche e generali, ma anche attraverso emozioni legate al proprio vissuto personale. Inoltre è necessario che si sviluppi una consapevolezza delle relazioni presenti all’interno dello spazio vissuto affinché l’individuo su senta parte di una comunità. Il geografo Yi-Fu Tuan usa il concetto di tipofilia per indicare la rappresentazione di un luogo con il quale si ha un legame affettivo. Ci sono due metodologie di rappresentazione: la mappa del quartiere e la mappa del cuore. La prima di sviluppa attraverso: - il disegno, che ha lo scopo di lasciare la massima libertà di espressione al bambini. E’ influenzata dalla padronanza grafica del bambino, ma allo stesso tempo è indicatore dell’orientamento e dell’intelligenza spaziale - una conversazione durante la quale sono invitati a riconoscere in foto alcuni luoghi dei quartieri. Permette di comprendere la percezione del bambino su quel luogo, e permette di far emergere anche una conoscenza multisensoriale. La conclusione più interessante dello studio riguarda la constatazione dell’importanza del quartiere per i bambini, che lo rappresentano come una zona piena di vita. Tra gli elementi più rappresentati ci sono i negozi e la scuola. Il secondo esempio riguarda uno studio che aveva come scopo quello di individuare i luoghi più significativi nella vita dei bambini e la loro percezione delle relazioni con l’ambiente e la società. La metodologia utilizzata riguarda tre strumenti: il disegno, un questionario e la conversazione clinica. Attraverso il questionario, emerge una notevole consapevolezza delle proprie relazioni con i luoghi, in particolare è bene chiara la connessione con il luogo di nascita. Anche per quanto riguarda il rapporto con la natura, il questionario ha rilevato che la maggior parte dei bambini ha già un’idea di esso. I disegni sono invece stati suddivisi in due prove: - Disegnare la mappa della scuola utilizzando forme grafiche libere ma non convenzionali (solo pennarello o matita). L’attenzione viene posta soprattutto sulla rilevanza degli spazi ma non sulla loro grandezza. - Mappa del cuore: i luoghi più importanti affettivamente. (uso dei colori). Sono state rappresentate soprattutto le proprie case e quelle dei nonni, a volte i luoghi di vacanza. Permette di collegare le relazioni affettive ai luoghi nei quali compaiono spesso persone della famiglia, ma anche giochi. E’ necessario che i bambini comprendano come il proprio spazio di vita si inserisca all’interno di comunità umane sempre più ampie. Ogni comunità ha un suo territorio, che a sua volta è parte di un territorio più ampio. Negi Stati Uniti è stato attuato un progetto attraverso il quale i bambini dovevano individuare 6 scale territoriali: casa, città, lo stato, il paese, il continente, il Pianeta. A livello educativo questa attività permette di decontestualizzare la propria posizione nel mondo, facendo emergere l’idea che ogni luogo è sempre parte di altri luoghi.