Scarica Il mio spazio nel mondo - Cristiano Giorda e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! Il mio spazio nel mondo - Geografia per la scuola dell'infanzia e primaria Cristiano Giorda INTRODUZIONE Questo libro sviluppa l'idea che la dimensione spaziale sia un mediatore culturale capace di orientare gli esseri umani e le comunità nello sviluppare le relazioni con l'ambiente, il territorio e le diverse società e culture, offrendo un supporto indispensabile per progettare e realizzare il proprio progetto di vita. Quindi, la geografia entra in relazione con i vissuti, le scelte e i comportamenti, e per questo può costituire una risorsa strategica per le vite personali e le società umane. La geografia è una disciplina sistemica, che educa a collocarsi in uno spazio relazionale dove ogni singolo percorso umano è parte di interazioni che interconnettono i sistemi naturali, socio-culturali, economici e politici. La dimensione in cui osservare tutte queste interazioni è il territorio, inteso non solo come spazio organizzato dalle comunità umane, ma anche come spazio vissuto che contribuisce alla costruzione dell'identità personale e sociale. Il territorio è il supporto in cui definire il proprio "spazio nel mondo". L'educazione geografica vuole sviluppare la capacità di progettare e cambiare la propria esistenza in relazione a quella delle comunità, delle culture, degli ambienti e delle nazioni con cui siamo in contatto, riconoscendo il ruolo dei territori, creando identità e offrendo opportunità. Il migliore approccio alla geografia è la multiscalarità: - l'individuo entra nello spazio geografico quando viene al mondo - da qui, comincia ogni conoscenza e relazione: identità e alterità, lo spazio personale e lo spazio sociale si sviluppano attraverso la conquista percettiva e culturale di nuovi spazi in cui orientarsi e confrontarsi - la scala si allarga dalla propria casa a quella della comunità in cui si è inseriti, fino ad arrivare alla scala casa-Terra. Quindi, la geografia educa ad andare oltre il punto di vista egocentrico, riconoscendo la posizione dei propri bisogni e progetti in relazione al complesso sistema di territori del pianeta. Ogni territorio è un deposito di valori, risorse e condizioni: offre supporti ma anche limiti. Per vivere bene abbiamo bisogno di due polarità: 1) uno spazio da percepire come tutto nostro (un'abitazione, un punto della casa, una stanza) 2) gli spazi sociali, economici, culturali e politici sempre più ampi (dalla famiglia alla comunità locale, fino a quella nazionale e poi universale), in cui sentirsi partecipi di un progetto comune Il focolare e il cosmo sono i fondamenti geografici per educare alla cittadinanza e alle relazioni interculturali. Anche se abbiamo bisogno di uno spazio che sentiamo come tutto nostro, è soprattutto negli spazi condivisi che si decide il nostro destino. Ad esempio, nella scuola l'ambiente educativo dipende dal contesto territoriale in cui ci troviamo. Il bambino si colloca nello spazio partendo da un pensiero egocentrico, ed è attraverso l'educazione che comprende di essere parte di spazi collettivi molteplici. Ma anche l'ottica antropocentrica può essere superata, arrivando a riconoscere che l'umanità condivide i propri spazi con moltissime altre specie viventi. Nel pensiero geografico l'educazione allo sviluppo sostenibile è basata sulla capacità di pensare a rapporti in equilibrio tra tutti diversi sistemi ambientali e antropici che agiscono sul pianeta. Dalla fissità della carta geografica si passa alla cartografia digitale, in cui il soggetto è sempre presente nella mappa, interagisce con lo spazio e si mette in relazione con i luoghi e le altre persone. La geografia è considerata come uno strumento per la definizione del proprio spazio nel mondo. Trasformare l'insegnamento della geografia nella scuola italiana è oggi più che mai necessario, perché gli ultimi anni hanno segnato un cambiamento radicale in tutti i contesti. Per questo, la formazione degli insegnanti deve rinnovarsi in modo sostanziale. 1 – I BAMBINI, LE BAMBINE E LO SPAZIO GEOGRAFICO Quale ruolo giocano gli spazi vissuti nella formazione culturale, nello sviluppo della personalità, nelle esperienze sociali, nel legame con la natura o nelle opportunità di lavoro? Negli studi di geografia culturale ci si è concentrati sul punto di vista degli adulti, ma la geografia dei bambini è stata trascurata, ovvero il modo con cui i bambini e le bambine considerano il mondo che li circonda, lo esplorano facendone esperienza, sviluppano con esso emozioni, idee e progetti. Eppure è attraverso i luoghi che i più piccoli si confrontano con i valori, l'organizzazione degli spazi, i limiti e i confini che gli adulti costruiscono. I bambini vivono, giocano e imparano attraverso la dimensione spaziale: l'organizzazione dei luoghi è infatti un mediatore tra la società, la cultura e le nuove generazioni. I luoghi sono l'espressione dell'organizzazione sociale, economica e politico-amministrativa di una società. Che ruolo hanno i luoghi nello sviluppo dell'autonomia e dell'identità personale oppure nel produrre segregazioni, insicurezza, patologie? Gli spazi influenzano la giornata, le emozioni, i sogni, i tempi di vita dei bambini. I luoghi e i destini dei bambini sono pieni di diversità, ed è sulle diversità e sulle disuguaglianze che si concentra l'indagine geografica. - Quali differenze si sperimentano nel crescere in un luogo piuttosto che in un altro? - Quali condizioni spaziali si legano all'emarginazione e all'esclusione sociale dei bambini? Qual è il ruolo degli spazi nelle situazioni di bullismo? . Per quanto riguarda i bambini coinvolti in processi migratori, quali sono le loro emozioni, il loro punto di vista, le loro aspettative? Quanto i luoghi della migrazione influenzano la loro vita? - Ci sono poi le differenze di genere, che ci permettono di capire che ho spazio anche a che vedere con l'identità sessuale. - Gli studi che vogliono approfondire le problematiche dei bambini con disabilità pongono al centro dell'attenzione le limitazioni spaziali e la necessità di organizzare il territorio affinché sia più accessibile. Cercheremo di risolvere questi interrogativi. Lo scopo è quello di dimostrare che i luoghi giocano un ruolo importante nella costruzione dell'identità e della personalità, nella conoscenza e nella considerazione dell'alterità e nell'inserimento nella cultura e nella società della propria comunità territoriale: in sintesi, nella ricerca del proprio posto nel mondo. I luoghi non sono strutture rigide del condizionamento, ma spazi in cui individuare condizioni di evoluzione e crescita e partecipare come cittadini attivi. 1.1 – La geografia è destino? Il destino geografico è un concetto che comprende l'insieme di condizioni che possono costituire matrici, direzioni, opportunità e risorse per lo sviluppo del proprio progetto di vita, così come in negativo rappresentare condizionamenti, pregiudizi e ostacoli che limitano la libertà individuale e sociale. 1.5 – L'orientamento e l'intelligenza spaziale Il concetto di intelligenza è inteso da Howard Gardner come una serie di modalità diversificate per conoscere il mondo. Egli Individua 7 intelligenze, e l'intelligenza spaziale è una di queste: si tratta di un’intelligenza legata alla dimensione concreta, agli oggetti. Essa riguarda quindi l'orientamento. Applichiamo l'intelligenza spaziale per ripercorrere una strada già nota, orientarci con l'aiuto di punti di riferimento, utilizzare una carta geografica. Gardner identifica 3 funzioni centrali dell'intelligenza spaziale: 1) la percezione precisa del mondo visivo; in geografia identifichiamo questa funzione con l'osservazione diretta 2) la capacità di ricreare aspetti dell'esperienza visiva; in geografia questa capacità si esprime attraverso le diverse forme di rappresentazione, come la cartografia 3) la capacità di manipolare forme; in geografia, tutto quanto ha a che vedere con la progettazione, la trasformazione e la strutturazione materiale del territorio. Per l'insegnante è importante considerare la possibilità di valorizzare l'intelligenza spaziale in ogni campo dell'apprendimento, perché il pensiero spaziale può essere utile per organizzare l'esperienza e la conoscenza di ogni disciplina. 1.6 – Dallo spazio vissuto al territorio: il controllo dello spazio La geografia è in genere poco considerata nella scuola dell'infanzia. Dovrebbe essere invece praticata come percorso di apprendimento dello spazio vissuto e come strumento per la comprensione del proprio rapporto con la dimensione spaziale, con la società e la cultura umana. La territorializzazione è il processo mediante il quale le società umane prendono possesso materiale e culturale dello spazio fisico, trasformandolo in base al proprio progetto e rendendolo dunque un territorio, uno spazio di vita dell'umanità. Questo processo di appropriazione avviene in tre tappe: 1) la reificazione, cioè il controllo materiale, la trasformazione delle risorse dell'ambiente in opere: abitazioni, vie di comunicazione, campi coltivati, ecc. 2) la strutturazione, cioè il controllo organizzativo, funzionale, avviene gerarchizzando il territorio, individuando confini, centri, periferie, sistemi che regolano la complessità delle relazioni tra organizzazione umana e sistema ambientale. 3) la denominazione, cioè il controllo simbolico, avviene assegnando nomi che delimitano e conferiscono senso agli oggetti dello spazio. L'atto del denominare permette il controllo mentale, astratto, di una porzione di spazio. Il simbolo, la materialità, e l'organizzazione sono le tre categorie che racchiudono tutto ciò che gli esseri umani fanno sulla superficie terrestre. Il territorio è dunque lo spazio di vita prodotto dalla specie umana, è la natura socializzata. Il territorio non è uno spazio lontano, ci comprende: lo spazio vissuto di ogni bambino fa parte di un territorio, perché nel territorio egli sviluppa le sue relazioni affettive, culturali e materiali e definisce il suo posto del mondo. Per questo, nell’educazione geografica è compresa l’educazione al territorio, considerata la dimensione spaziale nella quale il bambini si inserisce in società, ne conosce valori e problemi, esercita i propri diritti e doveri e sviluppa idee. 1.7 – Le geografie dei bambini e delle bambine Nel modo di percepire, organizzare e utilizzare gli spazi si possono distinguere delle geografie di genere, di bambini e bambine. L'organizzazione spaziale è anche un segno delle differenze nei ruoli assegnati dalla società. Alcune ricerche hanno dimostrato che lo spazio è importante per definire l'accettabilità sociale e i gruppi di amicizie. Chiaramente, le condizioni sociali, economiche e culturali di ogni luogo incidono in modo evidente nei comportamenti spaziali. In uno studio sui bambini di Bratislava si è posta l'attenzione sul ruolo delle strade, un contesto in cui per vari motivi i bambini trascorrono molto tempo della loro infanzia e adolescenza. La strada può essere allora considerata come un ambiente informale di apprendimento, dove i bambini imparano a conoscersi e relazionarsi tra loro. Nell'adolescenza i ruoli di genere diventano molto importanti, perché lo spazio pubblico assume una connotazione maschile e le ragazze che passano il loro tempo e strada sono percepite in modo ambiguo. Possiamo rilevare che l'identità culturale dei luoghi ha certamente un ruolo formativo, nel senso che riproduce le strutture e le aspettative della società. Questo significa che bambini e bambine, ragazzi e ragazze si trovano a negoziare una serie di norme colturali che si differenziano da luogo a luogo, producendo differenti dinamiche di inclusione e di esclusione. La spiegazione delle diversità tra maschi e femmine verte non su differenze biologiche, ma sul risultato delle diverse esperienze corporee e delle differenti modalità di genere nell'uso degli spazi durante l'infanzia. 1.8 – Lo spazio dell'infanzia nel mondo Nel mondo, più di un miliardo di bambini e bambine vive in spazi urbani. Qui, essi imparano ad abitare uno spazio completamente antropizzato, dunque il loro sviluppo è legato allo sviluppo e alle trasformazioni delle città. Uno dei problemi principali della città è quello della sicurezza: le città sono ambienti molto rischiosi per i bambini e in particolare per la loro libertà di movimento. Infatti, molti spazi urbani sono in genere codificati come riservati agli adulti, e i bambini e le bambine sono considerati come elementi di disturbo. Anche nei parchi e nelle aree gioco l'accresciuta attenzione ai possibili rischi ha portato a una diminuzione della libertà di azione. Queste limitazioni hanno ridotto le occasioni in cui i bambini possono fare movimento all'aria aperta e avere esperienze libere tra pari. Inoltre, fra le mura domestiche o nei locali scolastici, la città può essere portatrice di insidie e di fonti di paura, come episodi di violenza o abuso di sostanze stupefacenti. C'è poi la questione del lavoro minorile e del traffico di minori che spesso si verificano nelle città, dove i bambini e le bambine vengono portati in modo coatto da aree rurali e più povere. La migrazione è spesso un evento imposto ai bambini dalla famiglia. Essa può portare opportunità, ma è anche un passaggio che può generare altra emarginazione, obbligando i bambini migranti a confrontarsi con bambini e ambienti culturali molto diversi e non sempre capaci di accoglierli. La discriminazione è un fenomeno molto comune anche nelle scuole italiane: è importante rilevare come queste pratiche di esclusione abbiano un forte connotato spaziale, che si identifica non solo nel pregiudizio sulle aree di provenienza, ma anche nella realizzazione di una segregazione spaziale nei luoghi pubblici e negli spazi comuni. Anche la salute dei bambini è costantemente sottoposta a insidie. Nei paesi più sviluppati l'assistenza sanitaria ha raggiunto standard elevati, ma l'ambiente urbano continua a essere poco salutare per l'infanzia: l'inquinamento, i condizionamenti alimentari e gli stili di vita sono tra le cause del rapido aumento di patologie respiratorie, allergie, obesità e malattie collegate alla malnutrizione. Nei paesi più poveri si riscontrano invece carenze nel soddisfacimento di bisogni di base, abbinate alla scarsità di misure di prevenzione e assistenza sanitaria. Ma anche negli spazi rurali ci sono molteplici problemi per l'infanzia. Va però rilevato che in ampie aree del mondo i confini tra città e campagna sono sempre meno metti, e i modelli di vita urbana si sono diffusi in gran parte delle aree urbane. Sappiamo però che in molte parti del pianeta abitare nelle aree rurali vuol dire trovarsi in condizioni di maggiore povertà, minore disponibilità di servizi e minori possibilità di accedere a livelli superiori di istruzione di assistenza sanitaria. Abitare in aree del genere, tuttavia, non comporta automaticamente una condizione di svantaggio. Nelle aree rurali, infatti, i bambini possono godere di maggiori spazi, di una migliore qualità dell'ambiente e di un buon grado di inclusione sociale. Non esiste uno schema rigido che ci permette di affermare a priori che un certo spazio di vita sia positivo o negativo per l'infanzia: ogni luogo è un sistema complesso, nel quale molte varianti entrano in gioco. Il compito dei ricercatori e degli insegnanti è quello di prestare attenzione a questa complessità spaziale, imparando ad ascoltare il punto di vista dei bambini e a essere più consapevoli del ruolo dei luoghi e dei vissuti spaziali nell'infanzia. Si inserisce in questa visione la Dichiarazione di Roma sull'Educazione Geografica in Europa il suo obiettivo principale è quello di sostenere il rinnovamento dei curricoli nazionali nei paesi europei, insistendo sul valore della geografia come base per la formazione di competenze cruciali per l'esercizio della cittadinanza. In essa vengono individuate le questioni chiave per il futuro dell'Europa: gestione e uso delle risorse idriche, cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, rischi naturali, globalizzazione e crescita delle aree urbane. Viene sottolineato sia il ruolo dell'educazione geografica nei processi decisionali e nella gestione del territorio, ma anche la sua importanza nelle vite individuali, in quanto creatrice di cittadini ben informati e capaci. 2.3 – La geografia come educazione al territorio Gli obiettivi formativi dell'educazione geografica fanno riferimento 6 competenze principali: - analizzare i cambiamenti spaziali - sviluppare una visione geografica dei luoghi - diventare consapevoli e responsabili nella gestione delle risorse del pianeta - affrontare le questioni relative agli esseri umani e agli spazi - contribuire all'organizzazione e alla gestione del mondo contemporaneo e della sua complessità - rispettare le diversità culturali e conoscere la loro diffusione spaziale nel mondo contemporaneo Questo elenco manca però di una visione organica che permetta di declinare gli obiettivi in un contesto educativo definito. Per rispondere a questo problema, nel 2011 è stato proposto di adottare il territorio come concetto ponte, in grado di unire le diverse declinazioni dell'educazione geografica. In chiave educativa consideriamo quindi il territorio come luogo o insieme di luoghi di riferimento della comunità, nel quale si sviluppa e si intende attuare un progetto educativo, e come parte integrante di un sistema che è insieme sociale, economico, politico e culturale: il "sistema territoriale". Territorio come spazio di vita, di appartenenza comunitaria, ma anche come ambiente di apprendimento. Di territorio parlano diffusamente anche le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione. Il concetto di territorio è utilizzato proprio per spiegare la necessità di collocare il progetto educativo della scuola in relazione ai rapporti tra scala locale e scala globale. Ma come attuare questo progetto della scuola come attore educativo sulla scena del territorio? Nelle Indicazioni nazionali si trova più volte l'aspetto educativo del territorio. Nel traguardo finale indicato tra le competenze per la scuola primaria e così scritto: «L' alunno si rende conto che lo spazio geografico è un sistema territoriale, costituito da elementi fisici e antropici legati da rapporti di connessione e/o interdipendenza.» È questo il cuore dell'educazione geografica. 2.4 – I valori territoriali nell’educazione geografica L'educazione a che fare con l'etica e con il tema dei valori, di cui si parla in campo pedagogico, filosofico ma anche geografico, dove vengono riferiti al contesto del territorio. Nello sviluppo dell'educazione al territorio, i valori territoriali hanno a che fare con l'immagine dei luoghi, con le idee i progetti espressi da chi nel territorio vive ed è attivo. I valori sono l'insieme di ciò che nel territorio riconosciamo come un punto di forza. Possono essere i valori materiali, come il patrimonio di risorse naturali, beni culturali e impianti produttivi, oppure immateriali, come idee, credenze, linguaggi, tradizioni. Al contrario, i disvalori possono rappresentare elementi del territorio che riteniamo degradati o negativi, e anche si possono essere materiali o immateriali. La ricerca di un posto nel mondo passa dal riconoscimento dei valori territoriali, che si possono utilizzare per sviluppare il proprio progetto di vita. Ma nessun progetto di vita può essere sviluppato indipendentemente dai progetti degli altri, e ognuno ha i propri valori. Educare ai valori territoriali permette quindi alle persone di pensarsi e relazionarsi in un sistema sociale. Il nostro spazio nel mondo si inserisce in una scala di relazioni e di scambi molto ampia, in una continua negoziazione nella quale il mio progetto si trasforma e si collega con quello individuale delle persone e quello generale della comunità territoriale di cui faccio parte. Il territorio è un sistema complesso in continua evoluzione, nel quale nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quali valori devono valere per tutti, escludendo quelli degli altri. Il progetto di convivenza e di coesione sociale deve essere in grado di comprendere e valorizzare le diversità presenti. La geografia del territorio ha come punto di partenza i valori territoriali perché è dalla consapevolezza di tali valori che discende la cura dei luoghi, la tutela dell'ambiente, la qualità della vita, la diminuzione delle disuguaglianze e la costruzione di una società più inclusiva. 2.5 – L’educazione geografica allo sviluppo sostenibile Il tema dello sviluppo sostenibile trova il suo documento geografico di riferimento nella Dichiarazione di Lucerna sull'educazione geografica allo sviluppo sostenibile. Questa dichiarazione rileva la necessità di integrare il paradigma dello sviluppo sostenibile nell'insegnamento della geografia, a tutti i livelli e in tutto il mondo. Il concetto di sviluppo sostenibile ha una storia recente ma di grande successo: in pochi anni, a partire dal vertice di Rio de Janeiro del 1992, si è progressivamente imposto nell'agenda ambientale. Definizione di sviluppo sostenibile uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Da questa definizione derivano i tre obiettivi principali della sostenibilità: integrità degli ecosistemi, efficienza economica ed equità sociale. Rispetto all'educazione ambientale, l'educazione allo sviluppo sostenibile si distingue per la maggiore ampiezza dei campi di azione. Al summit di Johannesburg è stata data enfasi alle questioni più rilevanti da affrontare in termini di sviluppo sostenibile: acqua, energia, salute, ambiente, globalizzazione, modelli di produzione e consumo. Si sono successivamente aggiunti il tema dell'alimentazione e quello dei cambiamenti climatici. Tutti questi temi si collegano al nodo centrale della riflessione geografica: l'evolversi delle relazioni tra sistemi umani e sistemi ambientali. La Dichiarazione di Lucerna invita a ripensare il curricolo di geografia intorno alla lettura ecosistemica delle relazioni tra attività umane e pianeta Terra. L'ecologia è intesa come scienza dell'economia domestica della "casa-Terra", l'ecosistema globale del pianeta. La geografia aiuta a comprendere la necessità di mantenere in condizioni di equilibrio i diversi sistemi. La "casa-Terra ecologica" non può consumare più risorse di quelle che è in grado di rigenerare: per conservare l'equilibrio è necessaria una riprogettazione complessiva dei rapporti della natura, economia e società umana. Ma il pianeta è caratterizzato da estreme diversità ambientali, economiche e sociali che rendono impossibile la formulazione di direttive generali adatte per ogni luogo. La geografia ci insegna che occorre adattare le nostre strategie alla varietà dei contesti locali per affrontare il problema. La sostenibilità è un problema insieme locale e globale. Un'idea cardine della sostenibilità riguarda l’equità intragenerazionale e intergenerazionale. Questo ideale di pari opportunità per tutti è particolarmente significativo in ambito educativo, perché porta l'attenzione sui rapporti tra generazioni viventi e generazioni future. Il contesto economico influenza lo stato dell'ambiente così come le differenze sociali. Come affrontare queste tematiche nel curricolo di geografia? La Dichiarazione di Lucerna fornisce una risposta ricollegando tutti questi temi nell'ambito della sistematizzazione del sapere geografico. La sintesi può essere costituita dal concetto di geosfera, che comprende il ruolo e le connessioni fra i sottosistemi ambientali (litosfera, pedosfera, atmosfera, idrosfera, biosfera) e i sottosistemi umani (l'antroposfera), come gli insediamenti, l'agricoltura, l'industria, i trasporti, la demografia e le culture. Si insegna così a riconoscere sia i modi con cui sistemi umani trasformano l'ambiente, sia le risorse che l'ambiente fisico fornisce alle attività umane. Quali sono le indicazioni della Dichiarazione per tradurre nel contesto didattico tutte queste considerazioni? Vengono evidenziati 3 passaggi importanti: 1) La scelta degli argomenti e delle aree geografiche. È necessario introdurre gli studenti all'argomento partendo dall'osservazione diretta, dallo studio del proprio spazio vissuto e poi di quello regionale e italiano. La scelta degli argomenti deve essere il più possibile connessa a esperienze, interessi e preconcezioni degli studenti. 2) La scelta degli approcci per l'insegnamento. L'approccio geografico Deve emergere soprattutto dai livelli di scala e dai contesti regionali, attraverso i quali esaminare le questioni, gli esempi e gli studi di caso. È importante prendere in considerazione le preferenze e gli interessi dei diversi gruppi di età. 3) L'uso delle TIC. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono essere usate per osservare la rappresentazione dei fatti da punti di vista differenti, analizzare i luoghi e situazioni attraverso immagini satellitari e per condividere i lavori prodotti. L'ambiente e la sostenibilità hanno molti aspetti interdisciplinari. Qual è il contributo che distingue l'approccio geografico? La geografia promuove tre competenze: 1 - riconoscere le relazioni tra sistemi umani e sistemi della natura 2 - capacità di ragionare in modo multiscalare, considerando gli effetti di un problema in regioni e luoghi diversi 3 - consapevolezza di quanto la sostenibilità ambientale, economica e sociale sia importante per la qualità della propria vita L'obiettivo di un pianeta sostenibile deve partire dalla ricerca di una vita sostenibile e dall'intenzione di lasciare ai propri figli e alle generazioni future la possibilità di cercare il proprio posto nel mondo con un adeguato numero di risorse, un minore livello di disuguaglianza sociale e una qualità degli ecosistemi migliore di quella che la generazione attuale ha avuto disposizione. Conoscere i luoghi degli altri, scambiare informazioni e avere contatti con culture diverse sono attività che possono contribuire a respingere le retoriche razziali e i pregiudizi etnici e a migliorare la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri attraverso le differenze. Per la didattica della geografia, un importante ruolo di mediatore interculturale è svolto dal paesaggio, la cui funzione sociale può essere utilizzata con intenzionalità educativa perseguendo obiettivi interculturali come strumento per riconoscere la percezione dei luoghi da parte degli immigrati e valorizzarla. La percezione dei luoghi ha un ruolo attivo nelle pratiche migratorie e nei processi interculturali. L'opinione che i giovani migranti sviluppano da lontano, rispetto ai luoghi di destinazione, è spesso idealizzata. Ma l'inserimento nella cultura locale dei luoghi dove la migrazione li conduce può mettere in evidenza delle differenze difficili da accettare. Così, i ragazzi si trovano di fronte a scelte che a loro volta generano esclusione: possono accettare un aspetto della cultura locale, o possono decidere di restare fedeli ai valori tradizionali, con il rischio di aumentare il loro isolamento. Così come lo sviluppo sostenibile, anche l'intercultura non può prevedere formule valide universalmente. La sfida interculturale è quella di riconoscere il valore positivo è il vantaggio che deriva da un atteggiamento inclusivo verso le alterità. 2.8 – Un laboratorio esperienziale: educare alla montagna Un esempio concreto di educazione geografica il territorio è il laboratorio Educare alla montagna, rivolto a studenti e insegnanti, organizzato in forma residenziale e ospitato in una struttura di alta montagna sulle Alpi occidentali. L'idea ispiratrice è quella di lavorare sulla costruzione di relazioni e legami con la montagna partendo da una didattica di tipo esperienziale, che comprende l'immersione fisica nel paesaggio e nel contesto geografico studiato. Elemento di fondo dell'educazione geografica Sviluppare delle relazioni con i luoghi, costruendo una conoscenza sensoriale, vissuta e mediata da documenti, testimonianze, espressioni culturali. La relazione è il centro del'educazione. Nel laboratorio vengono proposte varie attività che comprendono conservazione diretta, la raccolta e la trasformazione di materiali, il rapporto percettivo ed emozionale con l'ambiente. A questi momenti attivi si abbinano 5 percorsi di approfondimento della conoscenza geografica sulla montagna: 1) l'analisi critica delle rappresentazioni; in questo modo, si fanno emergere gli stereotipi e i luoghi comuni sulla montagna, cercando di decostruire le retoriche e le narrazioni simboliche. 2) la presentazione di studi sui nuovi abitanti delle Alpi e sulle nuove attività economiche, per decostruire l'idea di montagna come spazio economico arretrato. 3) la discussione sull'unità o pluralità della cultura alpina. 4) il rilevamento del paesaggio alpino abbinando l'osservazione diretta alla lettura delle carte topografiche. 5) l'analisi critica dei materiali scolastici sulla montagna. La scelta della montagna, che in genere si presenta come "spazio dell'alterità", serve a far comprendere come territori alpini presentino una forte diversificazione ambientale e culturale. La conoscenza di un luogo, di un territorio, di un ambiente non è limitata agli aspetti teorici e razionali: porta i soggetti a confrontarsi con la propria visione del mondo e col proprio progetto di vita, operando la trasformazione del modo di vedere e di pensare. Ciò aiuta a scardinare giudizi erronei, fornendo strumenti e saperi per valutare i luoghi in modo nuovo. 3 – IL SAPERE GEOGRAFICO La geografia è utile per trovare il proprio posto nel mondo e comprendere il posto degli altri esseri umani in un sistema complesso di relazioni e connessioni. La conoscenza del posto deve comprendere le relazioni tra tutti gli altri esseri viventi e quelle con l'intero insieme di sistemi ambientali con cui le attività della specie umana interagiscono. La Geografia studia i rapporti delle società umane tra loro e con il pianeta che le ospita; essa collega conoscenze elaborate da altre discipline per sviluppare spiegazioni di fatti e fenomeni che avvengono nello spazio geografico. La geografia è conoscenza critica della realtà contemporanea, è lo studio delle relazioni tra sistemi umani e ambientali, è lo studio di problemi e delle loro possibili soluzioni, è un insieme di metafore e rappresentazioni per capire il mondo e i suoi cambiamenti. La geografia è quindi lo studio delle relazioni tra uomo, ambiente e società. Gli obiettivi dei geografi riguardano sempre la comprensione delle relazioni, delle trasformazioni, dei flussi dello sviluppo del linguaggio nel quale le metafore e le rappresentazioni visuali sono fondamentali. È sempre presente al centro della geografia il rapporto tra due protagonisti : la specie umana e la natura del pianeta Terra. In etimologia, geografia significa: “ scrittura della terra” o “scrittura del mondo”, inteso come insieme delle frazioni tra società e spazio: il mondo è il complesso delle relazioni sociali, economiche, culturali, al cui interno si svolge la vita umana. Lo spazio è il risultato di una costruzione sociale che varia in base alla comunità che lo organizza e alle persone che lo abitano. Questo spazio di relazioni è detto territorio, ed è l'unica unità di misura sulla quale localizziamo i luoghi, misuriamo le distanze e tracciano confini. La grande forza della geografia consiste nel far capire che le persone hanno fra loro innumerevoli relazioni, e i processi e i problemi che da esse scaturiscono sono fondamentali per capire la vita umana sulla terra e la sua evoluzione. Quello geografico è infatti un sapere di tipo connettivo: si può arrivare a collegare il controllo delle risorse energetiche con i conflitti e le tensioni geopolitiche, lo sfruttamento dei suoli con la questione alimentare e le nuove tecnologie con il governo del territorio. Possiamo dire che: 1. La geografia spazializza: il linguaggio e i sistemi di rappresentazione della geografia servono a controllare lo spazio terrestre. Esistono tre caratteristiche della geografia: la distribuzione spaziale, le relazioni tra uomo e ambiente, la sintesi regionale. La geografia connette, mette in relazione: la geografia mette in relazioni vari questioni → es. i processi di desertificazione trovano la loro spiegazioni nelle informazioni sul clima, sui suoli e sulle attività umane, e come queste si siano adattate alla scarsità delle risorse idriche ecc. 2. La geografia regionalizza: il concetto di regione serve a segmentare la superficie del pianeta in tante aree diverse, un mosaico che ci permette di farci un'idea sulla varietà delle condizioni fisiche e antropiche esistenti sulla terra ma anche di intuire rapidamente quali sono i soggetti fisici e antropici più rilevanti. La regione può essere fisica, politica, economica, storica ecc. La geografia opera confronti su scale diverse. La transcalarità, cioè il passaggio di scala nell'analisi e nella comparazione degli spazi geografici, è un momento centrale del metodo geografico. È importante indagare lo spazio geografico perché esso è il risultato di continue relazioni e interazioni con luoghi diversi, anche molto lontani, e spesso le trasformazioni in atto in un luogo dipendono da decisioni e trasformazioni in atto in altri luoghi, con cui intrattiene rapporti economici, commerciali, politici e culturali. Gli strumenti tradizionali più utilizzati nella ricerca geografica sono : 1. L'osservazione diretta 2. Le interviste 3. Le carte geografiche 4. I dati statistici 5. I documenti visuali - L’osservazione diretta è il primo metodo della indagine geografica, andare sul terreno e osservare, rilevare dati e confrontare informazioni è oggi ancora la via di accesso più ricca allo studio del paesaggio nella scuola, la pratica dell'uscita didattica sul terreno educa all'osservazione e fornisce stimoli rilevanti per sviluppare l'orientamento culturale e per leggere e interpretare luoghi. - L'intervista è uno degli strumenti più antichi della geografia, già i primi geografi interrogavano i mercanti e i pellegrini per farsi descrivere le terre lontane e luoghi mai visitati. Oggi, nella scuola, è uno strumento da rivalutare in quanto permette di lavorare in modo attivo sulla percezione dei luoghi ed è interessante per indagare la percezione del paesaggio o per condividere le diverse visioni dello spazio vissuto. - Le carte geografiche sono lo strumento principale della geografia indispensabili per localizzare, orientarsi in senso geometrico nello spazio, insegnando agli studenti che non sono strumenti naturali, ma il prodotto di una visione del mondo legata alla società e al tempo in cui sono state prodotte. - I dati statistici hanno un rapporto diretto con le carte geografiche perché attraverso di esse possiamo visualizzare dati statistici per aggregazioni regionali. I dati forniscono un'informazione generale, standardizzata su un fenomeno e sono molto utili negli studi regionali per comparare diversi territori. - I documenti visuali rappresentano oggi uno dei campi di ricerca più attivi della geografia. La produzione, l'elaborazione, la diffusione e la condivisione delle immagini costituiscono tratti fondamentali dell'epoca digitale. La geografia scolastica deve quindi aprirsi a un uso nuovo, più attivo degli strumenti iconici, non intesi come illustrazioni di oggetti geografici, come forme fisiche o paesaggi, ma come documenti da analizzare. 3.4 – I concetti della geografia L'intera geografia si potrebbe studiare per concetti. La didattica per concetti è una delle prospettive di insegnamento più interessanti; ricostruire con gli allievi il significato di tutti i concetti di base è molto utile per descrivere luoghi e paesaggi geografici. Lo spazio geografico è oggetto di studio della geografia e corrisponde alla superficie terrestre (parte aerea e parte del suolo). Per distinguere lo spazio assoluto dallo spazio come rete di relazioni si usa il concetto di spazio relativo che sottolinea come questo spazio sia definito non come contenitore, ma come insieme di contenuti, come rete soggettiva, espressione di un punto di vista sociale variabile nel corso del tempo in base alle idee dei gruppi sociali. È importante insegnare entrambe le tipologie di localizzazione; quella assoluta che serve orientarsi con le carte ed è alla base di moltissime applicazioni informatiche di uso quotidiano, e quella relativa è fondamentale per la comprensione delle dipendenze e delle interrelazioni, nonché per il riconoscimento del valore sociale e culturale dei luoghi. Distanza Il concetto di distanza può essere utilizzato in tre modi: 1) Per indicare una misura assoluta e geometrica; la distanza tra due luoghi sulla superficie terrestre. 2) Per indicare una distanza relativa a un particolare sistema di misurazione. 3) Per indicare una distanza che è culturale e psicologica e quindi del tutto soggettiva. Lo studio della geografia è importante sia nell'ambito dell'educazione alla cittadinanza intesa come conoscenza del proprio territorio, utile a rendere le persone cittadini del territorio, sia come ponte per avvicinare i luoghi e culture diverse. Il concetto di diffusione spaziale indica il movimento nello spazio e nel tempo di un fenomeno . Si parla di diffusione/popolamento umano quando si vogliono indicare le tappe del processo di ominazione, ovvero la diffusione dell'Homo sapiens sapiens; tale concetto vale anche per la diffusione della cultura, della società, dell'economia e dei sistemi di coltura. Il concetto di diffusione riguarda anche la geografia medica, che ha un ruolo importante poiché indaga la diffusione delle malattie, mentre la geografia economica studia la diffusione delle innovazioni come processo spaziale. La distribuzione spaziale indica la disposizione dei fenomeni nello spazio geografico, legato a questo concetto vi è quello di densità come la densità di una popolazione, ovvero la quantità di abitanti presenti in una porzione della Regione. Anche il concetto di movimento è molto importante per la geografia poiché riguarda le persone e in particolar modo il fenomeno delle migrazioni, ma anche tutti gli spostamenti che riguardano le risorse e i materiali, le energie, le informazioni ecc. Il movimento riguarda anche: i mezzi di trasporto e le vie di comunicazione, i luoghi di partenza e di arrivo. La relazione tra due o più soggetti influenza reciprocamente le loro condizioni e questo processo è chiamato interazione. Per la geografia è molto importante lo studio delle interazioni tra l'ambiente naturale e le attività umane. E grazie all'interazione che riusciamo a riconoscere la presenza dei processi di trasformazione. 3.5 – Le geografie regionali È importante l'insegnamento dello studio regionale poiché ha un ruolo come sistema per suddividere lo spazio in aree simili, per fare in modo che ci si possa orientare, distinguere e operare confronti rispetto ad aree simili. Durante le ore di insegnamento è possibile parlare di un Paese e collegare ad esso diverse caratteristiche come: i luoghi, le relazioni che esistono tra gli abitanti, si può parlare anche delle vicende storiche oppure della coltura etnica ecc. Mentre dal punto di vista fisico quando si parla di un Paese ci si riferisce ad esso identificandolo come penisola o come regione montuosa. Il compito della scuola è quello di costruire una prima alfabetizzazione geografica. Uno dei 4 obiettivi di apprendimento delle Indicazioni nazionali 2013 riguarda proprio la regione e il sistema territoriale. Il concetto di regione viene utilizzato come ordinatore di aree omogenee da diversi punti di vista. È molto importante l'opportunità di introdurre nell'insegnamento scolastico una geografia innovativa, basata sugli intrecci con la storia, sui beni culturali, sul patrimonio territoriale, sulle identità diversificate. Nelle Indicazioni del 2013, non si richiede la conoscenza di tutte le regioni, ma di saper utilizzare il concetto di regione geografica nelle sue varie declinazioni, cioè saper distinguere e saper localizzare diversi tipi di regioni diviene una competenza importante, ma bisogna anche saperla sviluppare attraverso lo studio attivo del territorio, la lettura delle carte geografiche e dei documenti geografici, tramite il laboratorio e la ricerca. 3.6 – Le geografie per temi e per problemi Questa impostazione comporta diversi vantaggi didattici ed educativi: 1. Il superamento del rischio di ricadere nella superata impostazione della geografia elencativa e mnemonica, infatti l'approccio per temi e problemi prende in considerazione la localizzazione. 2. Lo sviluppo delle competenze geografiche legate all'analisi del territorio e dei processi di trasformazione. Ogni tema o problema può essere trattato a scale diverse. 3. L'approccio per problemi che è connesso alle situazioni di vita reale, serve a sviluppare nuovi punti di vista, aiuta a comprendere l'importanza dei comportamenti individuali e delle scelte collettive rispetto alla gestione del territorio e dell'uso delle risorse. Inoltre non possiamo educare al territorio, all'intercultura e alla cittadinanza se non sappiamo dare nomi e spiegazioni ai processi in atto che influenzano la società contemporanea la geografia regionale è quindi una base indispensabile per localizzare, imparare i tasselli del mosaico geografico, mentre la geografia per temi e problemi è indispensabile per sviluppare il pensiero geografico e acquisire delle competenze educative che fanno della geografia uno strumento strategico per affrontare la complessità del mondo contemporaneo. 3.7 – La ricerca geografica Il modello di ricerca-apprendimento basato sui problemi segue delle tappe fondamentali: 1. Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca, saper coniugare aspetti personali e generali. 2. Ricerca della bibliografia → occorre infatti documentarsi tramite il web come strumenti come Google Scholar (motore di ricerca che indirizza unicamente a materiali prodotti in campo scientifico), oppure affidarsi a molte biblioteche. 3. Sapersi porre le domande giuste e capire quali risposte sono interessanti e utili per risolvere il problema. 4. Comunicare i risultati e i dati → essi vanno vagliati, ordinati, correlati, facendo emergere le relazioni che possono fornire una risposta alle domande iniziali. Bisogna illustrare il percorso di ricerca facendo emergere non solo risultati, ma l'intera articolazione del problema. In geografia, infatti, è molto importante saper rappresentare, visualizzare spazialmente le informazioni, per cui è bene fornire carte geografiche e visualizzazioni specializzate, inserendo se possibile materiali visuali prodotti durante la ricerca. Molto importante è anche la capacità di argomentare con un lessico appropriato e sviluppare il ragionamento in modo razionale. Le conclusioni della ricerca devono comprendere anche una riflessione critica sul metodo e sugli strumenti utilizzati; un buon ricercatore deve innanzitutto capire lo sviluppo dei processi di ricerca e saper riflettere criticamente su di essi. 3.8 – Rapporto tra ricerca teorica e didattica La ricerca teorica ha bisogno di comprendere quanto il sapore geografico possa essere utile nella società e nella formazione dei cittadini, mentre la didattica si pone come riflessione teorica sulla struttura delle conoscenze e sulla loro capacità di tradursi in una costruzione coerente in grado di raccordare ricerche e riflessioni spesso molto frammentate e specialistiche, quindi vi è un stretto rapporto tra ricerca e didattica come quello tra teoria e pratica. La ricerca si orienta verso temi e problemi legati all'educazione come il rapporto tra ricerca e insegnamento, lo sviluppo di nuovi temi e il loro aggiornamento, lo sviluppo di abilità e competenze geografiche ecc. 4 – LA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA La didattica della geografia non è da intendere come la semplificazione di concetti più complessi o come lo sviluppo di esercizi preparatori atti ad acquisire le conoscenze e sviluppare le competenze disciplinari. Con didattica della geografia si intende qualcosa di più: una riflessione teorica e metodologica che comporta la rielaborazione dei saperi disciplinari, tesa a indagare il rapporto tra sapere geografico elaborato dai geografi e quello di insegnare, per individuare come questi possano tradursi efficientemente nella quotidiana pratica dell'insegnamento scolastico. La geografia aiuta a comprendere il mondo e l'acquisizione di competenze spaziali. Per insegnare una disciplina occorre padroneggiare l'intero sistema ermeneutico, individuando una sintesi coerente dei criteri di rilevanza e di valore che permettono non solo di selezionare le conoscenze, ma anche di interrogare la realtà e sviluppare una nuova conoscenza. La conoscenza geografica si avvale della facoltà di prendere decisioni, sviluppare progetti e azioni che interagiscono con i luoghi, con le culture e con le economie, anche se spazialmente distanti. L'obiettivo della didattica è conoscere; la conoscenza è fondamentale, ma va unita anche ad altre competenze comunicative- relazionali. L'obiettivo della didattica disciplinare è infatti quello che non include solo la capacità di comprendere, interpretando e connettendo tra loro le informazioni, ma anche la capacità di contestualizzare, individuare analogie, comunicare idee, analizzare situazioni e risolvere problemi. Il compito della didattica disciplinare consiste in una mediazione culturale complessa, in un progetto sociale nel quale i percorsi per comprendere sono finalizzati allo sviluppo delle competenze affinché il soggetto conoscente prenda coscienza di se è del mondo. La didattica della geografia è quindi capace di andare oltre l'organizzazione interna delle conoscenze disciplinari, per collocare la prospettiva spaziale nel sistema dei saperi inter-poli-transdisciplinari. Il compito della didattica è quello di elaborare strumenti culturali per analizzare, pensare il mondo e le attività umane in modo spazializzato, in situazione di apprendimento adatte all'età degli alunni,al contesto sociale del gruppo di formazione e al territorio in cui l'insegnamento viene attuato. Nella didattica si stanno avendo dei cambiamenti: si ha il passaggio da un sistema di istruzione basato sull'acquisizione di conoscenze, a uno basato sulla costruzione di saperi contestualizzati in contesti lavorativi, culturali e sociali. Il Problem Based Learning non è però un metodo da adottare senza un’adeguata progettazione didattica. 4.7 – Insegnare attivamente con il metodo, il linguaggio e gli strumenti della geografia L'apprendimento attraverso la ricerca e i metodi attivi permette di sperimentare aspetti del metodo scientifico, sviluppa il pensiero analitico e critico e mette in gioco competenze legate alla strutturazione delle conoscenze. L'insegnamento attivo è molto importante per aiutare a comprendere i tratti che distinguono i diversi campi disciplinari. L'insegnante dovrebbe guidare il lavoro consentendo ai bambini di svolgere un'indagine attiva sullo spazio vissuto, di porsi domande sugli spazi e di produrre interpretazioni e rappresentazioni; è così possibile introdurre i bambini al mondo geografico ed introdurre categorie geografiche come: lontano e vicino, dentro e fuori, concetti fisici e antropici come città e villaggio, campagna, lago e mare, nonché nomi propri di luoghi o di parti specifiche come quartiere, piazza, incrocio. In questi anni, i bambini si troviamo ancora nella fase dell'egocentrismo, il rapporto dei bambini con l'ambiente è una fonte continua di domande. I bambini di 4 anni sono già in grado di riconoscere alcuni simboli cartografici e di raffigurare con il disegno l'organizzazione degli spazi e gli elementi più significativi. Molto importante per l'educazione geografica è lo strumento del disegno, in grado di aiutare il bambino a sviluppare la capacità di osservazione del paesaggio e dei suoi elementi rivelando il punto di vista dei bambini. Inoltre è importante svolgere una conversazione guidata per far emergere aspetti emozionali come la paura o la sicurezza,collegate ai luoghi, alle aspettative e alle preferenze. Fin dalla scuola dell'infanzia è quindi possibile insegnare a spazializzare, interrogarsi sulle relazioni con l'ambiente, sulle caratteristiche che distinguono gli spazi, mettendo a confronto luoghi diversi. Il bambino non è un abitante passivo del territorio, ma un soggetto attivo, i cui bisogni hanno conseguenze concrete nello spazio geografico. Esplorare l'ambiente, sviluppare idee e progetti sui luoghi della proprio vita è già un atto di territorializzazione. 4.8 – Geografia e storia: un curricolo integrabile? La geografia si lega spesso all'area storico-sociale, vale a dire agli insegnamenti di storia ed educazione civica. A tal proposito, l’interdisciplinarietà è molto più stimolante sia per i docenti che per gli alunni. È necessario quindi superare i tradizionali sistemi di organizzazione delle conoscenze, e mettere in gioco metodi, strumenti e linguaggi davanti a situazioni concrete nelle quali sia presente un forte connotato educativo. I temi della geografia sono: la globalizzazione, il cambiamento climatico, le migrazioni e il paesaggio, che hanno una corrispondenza in campo storico. Per poter integrare la prospettiva storica e la prospettiva geografica occorre una solida competenza in entrambe le discipline, ma il linguaggio e il merito della geografia sono meno conosciuti tra gli insegnanti italiani rispetto alla storia, quindi risulta difficile un approccio interdisciplinare. 5 – GEOGRAFIA ATTIVA. STRUMENTI E PERCORSI DIDATTICI È sbagliato insegnare la geografia a memoria, studiare gli affluenti di destra e di sinistra, interrogando sul sussidiario, ponendosi domande solamente nozionistiche poiché così non si costruisce una conoscenza propria della geografia, non si colgono le relazioni con la realtà questa visione nozionistica allontana i bambini dallo studio, trasmettendo un'idea distorta della disciplina. È importante quindi oltre ad un apprendimento non troppo nozionistico anche portare i bambini ad osservare il paesaggio per far loro vivere appieno l'esperienza della geografia. Per la geografia infatti conta capire la relazione tra le attività umane, le modalità con cui l'azione umana ha trasformato il paesaggio. È inutile focalizzarsi sull’altitudine o sulla vegetazione se non si insegna a osservare queste presenze e queste relazioni, se non si aiutano i bambini a riconoscere la complessità del paesaggio. È fondamentale quindi l'importanza di un'esperienza attiva e ludica dello spazio, legata all'esplorazione dell'ambiente e alla formulazione di domande. La geografia dovrebbe quindi promuovere uscite sul terreno, attività di osservazione e documentazione. L'educazione geografica aiuta a conoscere il proprio posto nel mondo, tramite il contatto con lo spazio geografico. Senza esperienza dei luoghi non si sviluppa l'appartenenza ai luoghi e senza senso di appartenenza non c'è cittadinanza, inclusione, consapevolezza dell'essere nel mondo. Per il Miur è importante: «formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro», come indicato nelle Indicazioni nazionali del 2017. 5.1 – Il disegno: conoscere, rappresentare, rielaborare lo spazio geografico Il disegno costituisce per i bambini una forma di espressione che unisce aspetti ludici ed emozionali all'esplorazione, all'osservazione del mondo, al riconoscimento del ruolo dei suoi componenti e alla rielaborazione cognitiva delle esperienze. Il disegno è una forma di rappresentazione spazializzata, basata sulla posizione e quindi sul senso spaziale della realtà. Gli scarabocchi hanno un valore qualitativo, esprimono emozioni, relazioni e finalità; il bambino non rappresenta unicamente oggetti esterni ma più che altro le relazioni affettive e cognitive connesse agli oggetti. Con i disegni i bambini iniziano a riconoscere la posizione e la relazione del proprio corpo rispetto allo spazio vissuto, inteso come luogo e come sistema di relazioni con oggetti ed esseri viventi. I bambini arrivano così a distinguere la posizione dell'io rispetto all'alterità. Il disegno va considerato uno strumento dell'educazione alla cittadinanza e al territorio, un mediatore tra la percezione individuale e i valori collettivi, ma anche della percezione della cultura in cui i bambini sono immersi. Il disegno permette di sviluppare una serie di abilità; fra queste la conoscenza dei principali indicatori topici come alto, basso, destra, sinistra, sopra ecc., ma il ruolo più importante del disegno, in relazione alla geografia, è di tipo qualitativo, il disegno consente infatti di sviluppare la capacità di osservare, selezionare, stabilire un ordine di importanza e, infine, di esprimere graficamente, rappresentare e comunicare un punto di vista. Imparare qualcosa sul territorio equivale a imparare qualcosa su di sé: 1. Riconoscendosi parte della società (prima forma di rappresentazione spazializzata) 2. Rielaborando esperienze di osservazione diretta di luoghi 3. Tramite l’immaginazione geografica 4. Tramite l’espressione di legami affettivi con i luoghi 5. Il sé come forma di rappresentazione di percezione 6. Costruendo una mappa mentale di un luogo La carta geografica è lo strumento principe della rappresentazione geografica e può essere preceduta da mappe sulle quali i bambini possono disegnare autonomamente illustrando immagini realistiche. 5.2 – I luoghi della vita e l’educazione geografica Una semplice attività in cui è possibile usare il disegno è la realizzazione della mappa della propria vita, la ricostruzione della storia familiare per indurre lo sviluppo di prerequisiti temporali con l'obiettivo di avviare alla spazializzazione, rappresentando nello spazio il proprio percorso di vita e le sue relazioni con i luoghi. Compito dell'insegnante è quello di invitare i bambini a disegnare una mappa con i luoghi più importanti della loro vita, un disegno libero in cui l'insegnante aiuta a capire quanto il soggetto sia consapevole delle relazioni con i luoghi. Questa esperienza ci permette di capire quanto la nostra vita è legata ai luoghi, quanto la relazione con questi luoghi sia insieme emotiva e funzionale, e che ogni luogo vissuto costituisce un'esperienza complessa. Molto importante per l'educazione geografica è la fase nella quale i bambini vengono invitati a parlare dei luoghi che hanno disegnato per spiegare la loro importanza. Ciò permette ai bambini di contestualizzare in modo spaziale la propria esperienza. Ogni persona porta con sé l'esperienza di luoghi diversi e questa esperienza denota la cultura e l'identità personale. Per quanto riguarda i bambini degli ultimi anni della scuola primaria questo esercizio lo si può sostituire proponendo di scrivere un testo sui luoghi della propria vita; i bambini segneranno i punti di riferimento ai quali legare le esperienze emozionali e quindi vi sarà una rielaborazione della geografia legata al vissuto. La geografia scolastica si concentra sul presentare lo spazio geografico in modo oggettivo, descrivendo l'apprendimento come un fatto sociale; i luoghi sono mediatori di interazioni con altre persone, culture, comunità e organizzazioni sociali. Ci sono due considerazioni al centro dell'educazione al territorio: essa è finalizzata alla cittadinanza, al sentirsi legati agli spazi della comunità di appartenenza, al contatto interculturale, al riconoscimento della presenza di alterità nel proprio spazio vissuto con cui sviluppare relazioni legate all'ambiente e alla sostenibilità attraverso la percezione di legami con la natura e i suoi elementi. 5.3 – La mappa del quartiere e la mappa del cuore Legate al disegno e alla rappresentazione spaziale dei legami affettivi con i luoghi esistono due metodologie: la mappa del quartiere e la mappa del cuore. • MAPPA DEL QUARTIERE: La prima è esemplificata da una ricerca che ha indagato le modalità con le quali alcuni bambini percepiscono il quartiere parigino in cui vivono; la metodologia si basa sull'integrazione di due strumenti → il disegno e l'intervista, abbinata alla visione di fotografie e immagini. Il disegno ha lo scopo di lasciare ai bambini la massima libertà sul tipo e sul contenuto dell'espressione grafica, dopo il disegno viene proposta una conversazione atta a riconoscere in fotografia alcuni luoghi del quartiere. Le interviste e le fotografie permettono di aggiungere informazioni ed identificare alcuni aspetti della conoscenza della percezione dei luoghi da parte dei bambini.