Scarica Il mio spazio nel mondo, Cristiano Giorda e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! Il mio spazio nel mondo In passato, ci si è concentrati sul punto di vista e la percezione ambientale degli adulti. Le geografie dei bambini sono però diverse da quelle degli altri gruppi sociali. L'organizzazione socio-spaziale sembra però ancora in gran parte ignorare il modo con cui i bambini considerano il mondo che li circonda. Eppure è proprio attraverso i luoghi che i più piccoli si confrontano con i valori, la strutturazione e l'organizzazione degli spazi, i limiti e i confini che gli adulti costruiscono nella loro organizzazione territoriale. L'organizzazione dei luoghi, o meglio la dimensione spaziale, è infatti un mediatore tra la società, la cultura e le nuove generazioni, che attraverso l'esperienza dello spazio vissuto sviluppano le competenze sociali, offrendo un supporto indispensabile per la nascita di un proprio progetto di vita. In questa prospettiva, la geografia entra in relazione con i vissuti, le scelte e i comportamenti, diventando risorsa indispensabile per la vita del singolo e della società intera. Sotto questo punto di vista, la geografia può essere vista come una disciplina che educa a collocarsi in uno spazio relazionale dove ogni singolo percorso umano è parte di interazioni che intercorrono tra diversi sistemi, quali naturali, politici e socio-culturali. La dimensione in cui è possibile osservare tutto questo è il territorio, concepito come spazio organizzato dalle comunità e spazio vissuto , componente dell’identità personale del singolo. Ogni essere umano entra nello spazio geografico nel momento in cui viene al mond. Da qui comincia la sua conoscenza del mondo, che è anche una consapevolezza di una distanza, di una relazione, di un confine. Per questo motivo l’educazione geografica si è da sempre posta come obiettivo insegnare a collocare la propria cittadinanza in sistemi territoriali via via più ampi. CAPITOLO 1. Che ruolo hanno i luoghi nello sviluppo dell'autonomia e dell'indipendenza oppure nel produrre segregazioni, insicurezze? Il ruolo dei luoghi di vita, del territorio e dello spazio geografico nello sviluppo sociale e culturale dei bambini è un campo di studi molto recente. In passato negli studi di geografia culturale ci si è concentrati maggiormente sul punto di vista e la percezione ambientale degli adulti. Però la geografia dei bambini è diversa da quella degli adulti. Il ruolo dei luoghi nell’infanzia è molto importante, soprattutto viene trascuratoil modo con cui i bambini considerano il mondo che li circonda, facendone esperienza, vivendo emozioni e creando progetti. L’organizzazione spaziale offre opportunità, ma è anche l’espressione di come il mondo degli adulti consideri quello dei bambini e cerchi in qualche modo di condizionarlo, di educarlo secondo determinate regole e sistemi di valore. I luoghi e i destini dei bambini sono pieni di diversità ed è proprio sulle diversità che si concentra l'indagine geografica, intendendo la diversità come il valore positivo che caratterizza lo spazio geografico e lo distingue in ambienti, territori e luoghi. Si immagina facilmente cosa implichi nascere negli Stati Uniti piuttosto che in Uganda, ma le diversità si possono riscontrare anche in distanze minime. Cosa vuol dire vivere in montagna piuttosto che in pianura? In centro o in periferia? In città o in campagna? L'organizzazione degli spazi pubblici e l'architettura urbana tengono conto delle esigenze di mobilità dei bambini, del loro bisogno di condizioni di sicurezza e protezione? Che ruolo hanno per esempio gli spazi in una situazione di bullismo? Ci sono poi le differenze di genere: le geografie dei bambini e le geografie delle bambine ci permettono di capire che lo spazio ha anche a che vedere con l'identità sessuale e il bisogno di definire il proprio spazio attraverso la creazione di luoghi di incontro basati su innumerevoli fattori di aggregazione. Gli studi volti ad approfondire le problematiche dei bambini con disabilità, pongono al centro dell'attenzione le limitazioni spaziali e la necessità di organizzare il territorio affinchè sia più accessibile. La geografia è destino? L'idea che i luoghi di nascita abbiano un ruolo importante nel destino di ogni persona attraversa la storia del pensiero geografico. Il destino geografico non è da intendersi come prodotto del fato, ma più come una condizione con la quale gli esseri umani si trovano a dover convivere, ma che in base alle loro scelte e alle loro azioni può essere cambiata, orientando le vicende personali e quelle collettive. Non si fa dunque riferimento solo alle condizioni del presente, ma anche ai valori e ai saperi legati a luoghi specifici, che vengono trasmessi dalla famiglia e dalla società. Entra in gioco, quindi, la seconda dimensione della geografia: il tempo. I luoghi hanno sedimentato e conservato valori culturali elaborati nel passato, che possono interagire con la contemporaneità, cambiare funzione o diventare irrilevanti. Roderick Peattie scrisse un piccolo volume dove presentava idee che possono essere considerate ancora nuove per la scuola italiana : la geografia non deve essere più considerata come lo studio dei confini degli Stati, ma come materia viva, piena della varietà della vita umana. Lo scrittore presenta dunque la geografia come indagine sul rapporto reciproco tra ambiente fisico e vita umana, arrivando a sostenere che l’elemento umano nei rapoorti culturali è spesso più importante del fattore fisico. Il cammino del pensiero geografico porterà ad osservare le dotazioni ambientali in modo antideterministico e a dare un risalto sempre maggiore alle scelte delle comunità umane e alle loro conseguenze sulla vita e sullo stato dell'ambiente. Così facendo,il destino personale legato ai luoghi viene sempre più collegato alle differenti condizioni economiche, politiche, sociali e culturali. I cambiamenti tecnologici e i processi di globalizzazione non fanno che aumentare la connessione tra luoghi e persone, ma stanno anche creando nuove diversità e differenze locali. Va notata la stretta connessione tra l’idea di destino geografico e il concetto dji adattamento umano: oggi ci si interroga molto sui modi con cui le attività umane si possono adottare al cambiamento ambientale globale, su quale sia la relazione tra sistemi umani e sistemi naturali. Per la grande maggioranza delle persone, il luogo di nascita è l'elemento più importante nel determinare le esperienze della vita. La prima lingua, la prima religione, il primo cibo, dipendono da dove si è nati. Il legame con i luoghi della propria vita. L'idea di destino geografico ci spinge da un lato ad interrogarci sul ruolo che le esperienze personali e i luoghi possono aver avuto sugli studenti, dall'altro ci spinge a considerare la conoscenza del proprio spazio di vita, quella dei luoghi più lontani e dell'intero pianeta come strumento per le shcelte individuali e sociali. Il tema del legame con i luoghi della propria vita si presta a stabilire un collegamento tra spazio vissuto e autobiografia. Questa dimensione delle relazioni geografiche è spesso sottovalutata, le stesse esperienze educative legate all'autobiografia trascurano generalmente il ruolo dei luoghi, come se questi ultimi facessero solo da sfondo nella vita dell’essere umano. Ci troviamo così di fronte a cittadini poco consapevoli della complessità delle relazioni che sono legate al luogo di nascita e ai luoghi della storia familiare. Diventare più consapevole del ruolo dei luoghi nella propria vita è particolarmente importante nell'ambito delle migrazioni e delle relazioni interculturali. In entrambe le situazioni ci troviamo di fronte a persone che compongono nel proprio spazio vissuto luoghi lontani, a volte molto diversi dal punto di vista fisico, sociale e culturale ma anche da quello dello sviluppo economico e tecnologico. I migranti sono portatori di relazioni sociali, economiche e culturali tra luoghi. In un'attività di formazione docenti che il Professor Giorda ha svolto a Genova, il lavoro sull'autobiografia delle proprie relazioni con i luoghi è stato il punto di partenza per sperimentare in che modo la consapevolezza del ruolo dei luoghi nella propria vita renda possibile lo sviluppo di una maggiore empatia verso le esperienze dei migranti. Questo ha portato al riconoscimento del valore delle culture diverse dalla propria e ad una differente considerazione della propria cultura e della possibilità di svilupparla in modi più aperti e non cristalizzati. Per l'insegnante questo riconoscimento dell'importanza dei luoghi nella vita è un passaggio essenziale per valorizzare le diversità dei soggetti in educazione e delle loro famiglie. Partire dal proprio spazio di vita per includerlo nel processo educativo come aspetto del proprio progetto di vita porta il soggetto a scoprire di far parte di un sistema di relazioni complesso, parte di connessioni collettive che legano persone e luoghi. La dimensione spaziale nell'infanzia: geografia ed educazione La relazione con la dimensione spaziale inizia già nel ventre materno, dove il feto esegue movimenti in uno spazio liquido ed entra in relazione con i primi elementi dello spazio esterno. Recenti studi hanno dimostrato che i suoni percepiti dal feto possono influenzare la maturazione del sistema nervoso e quindi del linguaggio e della memoria. Dopo l’ingresso nello spazio aereo tutte le prime esperienza sono fondamentali per lo sviluppo del pensiero. Già a 3 mesi i bambini sono in grado di cogliere le forme, mentre a 4-5 arrivano a intuire le grandezze e a 6 mesi la profondità. E' quindi già iniziata la conoscenze dello spazio di vita. Entro i 3 anni il bambino possiede un proprio senso degli spazi personali e sociali, distingue le caratteristiche del materiale e prende consapevolezza delle funzioni degli spazi (uso,regole) e dei simboli che la cultura umana utilizza per controllare gli spazi ( nomi dei luoghi). Inoltre il bambino è in grado sia di esprimere giudizi di valore( mi piace, non mi piace), sia di relazionarsi con essi attraverso categorie percettivo-emozionali (paura, sicurezza, malessere). Le geografie personali iniziano dunque a svilupparsi molto prima dell'accesso a scuola. La relazione con la dimensione spaziale è il motore di un'evoluzione cognitiva e culturale. Imparare ad osservare significa riconoscere una distanza fra sè e ciò che si osserva e percepire che questa distanza genera relazioni, punti di vista, percezioni, aspettative e progetti. Gli anni della scuola dell'infanzia sono importantissimi nella definizione degli spazi personali e di quelli sociali, un passaggio necessario allo sviluppo della consapevolezza sociale, che permette ai bambini di incrementare il loro senso di sicurezza tramite nuove esperienze e relazioni. Già gli educatori di asilo nido e certamente gli insegnanti di scuola dell'infanzia devono quindi prestare attenzione alla dimensione territoriale-geografica del rapporto fra corpo e spazio. Il corpo e la cultura: lo sviluppo dell'orientamento La tesi di fondo di questo libro sulla didattica della geografia riguarda l'idea che la dimensione spaziale sia da considerare un mediatore culturale che guida i bambini nello sviluppo del pensiero, del linguaggio e dell'orientamento. INTERNATIONAL DECLARATION ON GEOGRAPHICAL EDUCATION FOR CULTURAL DIVERSITY: l'educazione geografica viene chiamata a confrontarsi con il tema della globalizzazione , in particolare con i cambiamenti indotti dal rapido sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Vengono evidenziate le relazioni che si instaurano tra sistemi umani e sistemi ambientali a scale diverse. Si tratta di una premessa importantissima per il successivo sviluppo del tema dell'educazione alla cittadinanza come sistema di legami multipli. LUCERNE DECLARATION: In questa dichiarazione gli autori sviluppano il tema del contributo della geografia all'educazione allo sviluppo sostenibile, collegato ai rischi connessi al cambiamento climatico e al degrado ambientale. La riflessione sull'educazione geografiche insiste oggi su altri due temi: la cittadinanza e l'intercultura. Questi temi si basano sull'idea che la geografia formi una mentalità aperta. La geografia viene, quindi, intesa come sapere strategico, per analizzare e affrontare i principali problemi che riguardano il futuro del pianeta e la vita dei suoi cittadini. La geografia come educazione al territorio Gli obiettivi formativi dell’educazione geografica fanno riferimento a sei competenze principali: 1. analizzare i cambiamenti spaziali; 2. sviluppare una visione geografica del luogo; 3. diventare consapevoli e responsabili nella gestione delle risorse del pianeta; 4. affrontare questioni relative agli esseri umani e agli spazi; 5. contribuire all’organizzazione del mondo contemporaneo; 6. rispettare le diversità culturali e conoscere la loro diffusione spaziale nel mondo contemporaneo. Tuttavia, manca un contesto educativo definito dove poter declinare questi obiettivi. Allora nel 2011 è stato preso in considerazione il “territorio” come concetto ponte, in grado di unire le diverse declinazioni dell’educazione geografica in modo organico, strettamente connesso allo spazio di vita in cui si attua il progetto educativo. Dunque territorio come soggetto e oggetto educativo, come spazio fisico e sociale nel quale una comunità sviluppa il proprio progetto di vita, andando incontro a dinamiche relazionali di ogni sorta ( culturale , sociale , ecc. ). Con queste premesse il concetto di territorio diventa la dimensione spaziale per l’orientamento, geometrico e culturale, che resta un fondamento del curricolo geografico. I valori territoriali nell'educazione geografica L'educazione ha a che fare con l'etica e con il tema dei valori. Nello sviluppo dell'educazione al territorio, che unisce aspetto disciplinare ed educativo, i valori territoriali hanno a che fare con l'immagine dei luoghi, con le idee e i progetti espressi da chi nel territorio vive ed è attivo. I valori sono ciò che nel territorio riconosciamo come punto di forza, un bene cui fare leva per il nostro progetto di vita. Può trattarsi di valori materiali , come il patrimonio di risorse naturali, ma anche di valori immateriali, come credenze e linguaggi. All’opposto, i disvalori possono rappresentare elementi del territorio che riteniamo degradati o negativi. Il concetto di valore territoriale identifica una specifica visione geografica delle relazioni tra le persone e il loro spazio vissuto. I valori territoriali assumono la funzione di mediatori e beni relazionali. Educare ai valori territoriali permette alle persone di pensarsi e relazionarsi in un sistema sociale, in una rete di relazioni. Tuttavia, il territorio è uno, mentre i valori possono essere tanti e diversi come le persone che possono esprimerli. Questo aspetto genera inevitabilmente dei conflitti, che emergono ogni volta che i valori assunti da me o dall'intera comunità entrano in contrasto con quelli elaborati dalle minoranze o dai singoli gruppi. Il progetto di convivenza e coesione sociale deve essere in grado di comprendere e valorizzare le diversità presenti. Quella del territorio è una geografia dell'agire territoriale. Infatti, è dalla consapevolezza di tali valori che discende la cura dei luoghi, la tutela dell'ambiente, la qualità della vita e la costruzione di una società più inclusiva e riguarda i modi e fini per cui i soggetti umani, agendo sulle cose, sviluppano tra loro rapporti economici, sociali, politici. Per educare al territorio attraverso i valori territoriali è necessario disporre di alcune competenze: 1) Conoscenza del territorio e delle visioni del territorio da parte degli abitanti 2) costruzione di una rappresentazione del territorio che risponda ai bisogni dei suoi abitanti 3) individuazione delle relazioni che ogni territorio e i suoi abitanti intrattengono con luoghi vicini e lontani. L'educazione geografica allo sviluppo sostenibile Il tema dello sviluppo sostenibile trova spazio nella Dichiarazione di Lucerna, documento dettagliato e complesso che non si limita ad esporre delle intenzioni ma parte da un’ampia riflessione generale per arrivare a suggerire precise indicazioni sui criteri, i metodi e gli strumenti utili a sviluppare curricoli in ambito di educazione geografica allo sviluppo sostenibile. La Dichiarazione ricorda inoltre che l'educazione allo sviluppo sostenibile deve trovare adattamenti all'interno dei diversi contesti regionali e nazionali. Es. Una regione densamente popolata può avere problemi ambientali, economici e sociali diversi da quelli di una regione con pochissimi abitanti. Un'idea cardine della sostenibilità riguarda l'equità intragenerazionale e intergenerazionale. Questo ideale di pari opportunità per tutti, particolarmente significativo in ambito educativo, porta l'attenzione sui rapporti tra generazioni viventi e generazioni future, per le quali occorre garantire non solo una distribuzione più equa delle risorse, ma anche il mantenimento di scorte sufficienti in considerazione dei tempi di rinnovamento di ciascuna risorsa. Quali sono le indicazioni della Dichiarazione per tradurre nel contesto didattico queste considerazioni? 1) Scelta degli argomenti e delle aree geografiche: gli argomenti devono essere correlati ai processi decisionali per il futuro dell'umanità e della specie. Si suggeriscono argomenti come il riscaldamento climatico, l'uso delle risorse non rinnovabili.. Tutti questi problemi hanno una dimensione locale e nazionale, per questo potrebbe essere molto utile partire dall'osservazione diretta. Occorre considerare inoltre l'esemplarità dei casi studiati. Partire da un evento esemplare come la Catastrofe di Chernobyl può essere utile per evidenziare la dimensione multiscalare del problema e le relazioni fra aree geografiche. 2) Scelta degli approcci per l'insegnamento: i temi vanno sviluppati in modo da far emergere le loro modalità di interconnessione. La sostenibilità è anche un modo di guardare le relazioni tra sistemi umani e sistemi ambientali. Ad un livello più complesso si possono adottare approcci di tipo critico, funzionale o previsionale. 3) L'uso delle TIC: le tecnologie delle informazioni sono oggi fondamentali per migliorare la qualità dell'insegnamento. Possono essere utilizzate per comparare dati e documenti, per analizzare luoghi e situazioni attraverso immagini satellitari.. Nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria tutte queste indicazioni vanno adottate tenendo conto dell'età, del contesto geografico, e dei metodi che possono maggiormente stimolare l'interesse del bambino. L'educazione geografica alla cittadinanza Nel cercare il proprio spazio nel mondo, ogni essere umano scopre di avere un ruolo sociale, definito da norme giuridiche, ma anche da consuetudini, legami affettivi.. è un cittadino, ha un riconoscimento pubblico, da cui conseguono diritti e doveri. Questo riconoscimento è chiamato cittadinanza. La cittadinanza comprende dimensioni personali, spaziali, sociali e temporali strettamente collegati. L'educazione geografica alla cittadinanza mette in connessione queste diverse dimensioni, partendo dal riconoscimento del ruolo dei luoghi e dei territori nella vita sociale e personale. Il dibattito sul contesto di cittadinanza è estremamente ampio e non accoglie una definizione generale condivisa. Da un lato ci si riferisce alla cittadinanza come status legale, che prevede il godimento di diritti e l'esercizio di doveri. Dall'altro la cittadinanza s'intende come appartenenza. Al di là dei diversi significati che può assumere il termine nella didattica della disciplina, è importante aiutare i bambini a diventare consapevoli del loro ruolo sociale come cittadini, capaci già nella scuola dell'infanzia a scoprire l'altro e ad avere comportamenti rispettosi verso gli altri. Nella scuola Primaria si aggiunge lo studio dell'organizzazione dello Stato e della sua Costituzione, a partire dall'organizzazione amministrativa per arrivare al valore di territorio, del paesaggio e dei beni culturali. Le competenze di cittadinanza sono legate alla capacità di agire nel proprio spazio di vita, interagendo nei processi decisionali anche a scale molto estese. SCALA LOCALE: Cura del territorio e dei suoi luoghi, l’inclusione sociale e la costruzione del senso di appartenenza comunitario, anche nell’ottica della sostenibilità. SCALA NAZIONALE: L'attenzione può essere posta sul paesaggio e sui beni culturali, visti come mediatori tra i luoghi e i loro abitanti. Conoscere i luoghi e saper interpretare i segni del passato può essere un modo per costruire la cittadinanza come appartenenza. La diversità culturale, i luoghi e il cambiamento possono essere strumenti per sviluppare senso del luogo, e rispetto delle diversità. SCALA GLOBALE: Si possono prendere in considerazione grandi temi, come il cambiamento climatico, la globalizzazione, i migranti e i diritti umani, promuovendo l'idea che la partecipazione democratica è lo strumento con cui i cittadini possono incidere su questioni di tale portata. Dunque, la spazialità deve essere considerata una componente fondamentale per la cittadinanza, che necessita di una maggiore considerazione sia nella scuola sia nell’uso degli spazi pubblici che collegano i bambini alla scuola. Se si accetta l'idea che che l'organizzazione spaziale svolge una funziona formativa, bisogna accettare l'idea che l'educazione alla cittadinanza inizi già all'asilo nido e prosegua nella scuola dell'infanzia. In questi primi spazi sociali, i piccoli scoprono che possono disporre dello spazio, manipolandone e negoziandone l'uso secondo le proprie intenzioni, ma che tali spazi posseggono anche un valore collettivo, sociale, richiedono regole condivise e possono essere manipolati solo con l'accordo del resto della comunità. L'educazione geografica all''intercultura Lo spazio vissuto è impregnato di persone, idee, storie, che solo in parte riusciamo a riconoscere. L'alterità è sempre presente nello spazio geografico. Segna delle distanze ed è strumento di conoscenza, ci indica un limite, ma suscita anche la curiosità di andare oltre, esplorando altre culture attraverso cui vengono scoperte nuove distanze percettive e sociali. A volte tali distanze comprendono una misura geometrica, distinguendo il nostro spazio di vita da luoghi lontani, altre volte queste distanze sono presenti nel nostro stesso territorio, aiutando ad acquisire una maggiore consapevolezza della complessità e pluralità culturale. Prima di parlare di intercultura, bisogna chiarire cosa si intende con il concetto di cultura. La cultura riguarda la comunicazione tra gli attori sociali e il loro ambiente, per cui un individuo fa parte di più sistemi sociali ed è quindi influenzato da più culture. Inoltre, la cultura si trasforma sempre, nel tempo e nello spazio, attraverso il movimento e l’interazione con l’alterità. L'intercultura, quindi, viene interpretata come un progetto, come intenzionalità che esprime il tentativo di far coesistere pacificamente le diversità culturali con un reciproco riconoscimento all'interno di un contesto sociale. L'intercultura quindi è una strategia di relazioni, un modello di interazione che cerca di costruire contatti fruttuosi tra persone di differenti culture. Non esistono città o regioni multiculturali dove le diverse culture non abbiano contatti e non cambino in conseguenza a questi contatti. Le lingue si contaminano tra di loro, le religioni dialogano e danno vita a nuovi momenti. Questa relazione è ancora più evidente se pensiamo ad aspetti materiali: il cibo, le tecniche produttive, l'abbigliamento. Il contributo dell'educazione geografica all'intercultura può essere rilevante nel momento in cui educa a riconoscere e a comprendere i segni e i valori culturali che possiamo incontrare nei luoghi. Tra i vari temi, quello della mobilità umana, è quello a cui l'educazione interculturale può fornire un contributo significativo. Conoscere i luoghi "degli altri", scambiare informazioni e avere contatti con culture diverse sono attività che possono contribuire a migliorare la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri attraverso le differenze. Un laboratorio esperienziale: educare alla montagna Un esempio concreto di educazione geografica è il laboratorio educare alla montagna. Lo scopo è quello di lavorare sulla costruzione di una relazione con la montagna, partendo da una didattica di tipo esperienziale. Nel laboratorio vengono proposte attività che comprendono l'osservazione diretta, la raccolta e la trasformazione di materiali, il rapporto percettivo ed emozionale con l'ambiente. A questi momenti attivi si abbinano cinque percorsi di approfondimento della conoscenza geografica sulla montagna: 1) L'analisi critica delle rappresentazioni. In questo modo si fanno emergere gli stereotipi e i luoghi comuni sulla montagna. Il laboratorio mira a sviluppare e a migliorare la didattica sulla montagna. Si analizzano immagini, fotografie e film sulla montagna. 2) La presentazione degli studi sulle nuove attività economiche, spesso innovative e tecnologicamente avanzate. 3) La discussione sull'unità o pluralità della cultura alpina. Da qui, si sviluppa il tema dell'intercultura, osservando la regione alpina come caso esemplare dal quale far emergere la complessità delle relazioni interne al sistema montano. 4) Il rilevamento del paesaggio alpino abbinando l'osservazione diretta alla lettura delle carte topografiche 5) L'analisi critica dei materiali scolastici sulla montagna, in particolare di quanto viene presentato su sussidiari, individuando omissioni di dati, errori concettuali. Il laboratorio mira a sviluppare e a migliorare la didattica sulla montagna. CAPITOLO 3. Il sapere geografico La geografia studia i rapporti delle società umane tra loro e con il pianeta che le ospita, ed è per questo che viene considerata una disciplina in grado di collegare conoscenze elaborate da altre discipline per sviluppare spiegazioni di fatti e fenomeni che avvengono nello spazio geografico. La geografia si può dividere in geografia fisica ( l'idrografia, il clima, la vegetazione) e in geografia umana ( popolazione, culture, società, economie). Cosa studia la geografia? La geografia è: – conoscenza critica della realtà contemporanea E' bene ricordare che l'abilità diventa competenze, nel momento in cui la applichiamo alla produzione di un significato, di un'interpretazione, o di un'ipotesi per migliorare una situazione. Il concetto di competenza ci spinge verso situazioni concrete. Es: la localizzazione può riguardare la ricerca del posto dove sedersi in un'aula. Insegnare la geografia per competenze La geografia si presta bene all'insegnamento per competenze. La tradizione scolastica italiana è legata alla lezione frontale e all’acquisizione di conoscenze, sistema che non ha mai permesso di mettere in luce i maggiori pregi educativi della geografia. Insegnare per competenze invita a sviluppare il curricolo per problemi e situazioni significative, tali da coinvolgere le conoscenze all’interno di scenari reali. Argomenti a favore dell'insegnamento per competenze: 1) Valorizza la capacità della geografia di affrontare problemi reali del mondo contemporaneo. 2) Educa al pensiero critico e a valutare il territorio, i luoghi e le relazioni tra sistemi umani e ambientali considerando i diversi punti di vista. 3) Sviluppa la creatività e l'immaginazione geografica. Partiamo dall'idea che la geografia serva non solo a comprendere "il proprio spazio nel mondo", ma anche a progettarlo e a realizzarlo. Le competenze geografiche ci appaiono allora come la dotazione geografica a stare nel mondo come cittadini attivi e responsabili, per pensare alla propria vita e al proprio destino come parte della vita e del destino di comunità di appartenenza più ampie, fino a quella planetaria. Infanzia e primaria: le Indicazioni nazionali 2013 All'interno del documento di indirizzo del ministero dell'Istruzione , dell'Università e della ricerca vengono specificati gli obiettivi e i traguardi che ogni studente deve raggiungere in termini di competenze e conoscenze. E’ possibile individuare quattro aspetti significativi delle Indicazioni Nazionali 2013: 1. riferimento costante alle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente; 2. introduzione di un profilo delle competenze dello studente al termine del primo ciclo; 3. il più incisivo riferimento all’azione educativa, in particolare nel campo della cittadinanza; 4. assenza di aree disciplinari predefinite per favorire la costruzione di approcci interdisciplinari flessibili. Nella parte introduttiva viene delineato lo scenario educativo nel quale la scuola di base deve collocarsi, facendo riferimento a concetti come "centralità della persona". Nel contestualizzare il ruolo della scuola nella società moderna, non mancano i passaggi che consentono di collegarsi alla dimensione spaziale, quindi per esempio collegare il ruolo dei sistemi formativi nel mondo contemporaneo. Ciò implica la conoscenza delle relazioni tra locale e globale, occorre quindi ragionare in ottica transcalare. Una delle priorità evidenziate dalle Indicazioni Nazionali è l'inclusione scolastica. Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie. Un'educazione alla cittadinanza a scale diverse, dove accanto alla trasmissione delle memorie nazionali, si proietta la necessità di formare italiani che siano allo stesso tempo cittadini dell'Europa e del Mondo. Il curricolo di geografia Dove troviamo la geografia nella scuola dell'Infanzia? In tutte le attività che hanno a che fare con la spazializzazione, con la conoscenza di un luogo, con la sua rappresentazione. Fare esperienza nello spazio contribuisce a sviluppare l'orientamento, il linguaggio, la logica e l'identità personale. Si rileva che l'attenzione alla dimensione spaziale viene riduttivamente condotta alla dimensione geometrica, e si suggerisce di dare maggiore spazio all'educazione territoriale-geografica del rapporto fra corpo e spazio. Si suggerisce di distinguere il ruolo formativo della dimensione corporea attraverso l'esplorazione dei luoghi. Lo spazio di vita ha un ruolo nella formazione del bambino e della sua identità. La parte specifica di geografia per la scuola primaria fa riferimento a due concetti: i traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria e gli obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola primaria. I traguardi sono sette contesti operativi nei quali è possibile riconoscere l'applicazione delle competenze geografiche: l'orientamento, il linguaggio e il lessico geografico, l'interpretazione delle fonti geografiche, la lettura e l'interpretazione dei paesaggi, l'analisi dello spazio geografico come sistema territoriale. Gli obiettivi sono organizzati in quattro categorie: l'orientamento, il linguaggio della geograficità, il paesaggio, la regione e il sistema territoriale. Si può individuare una progressione fondamentale per lo sviluppo del curricolo. L'orientamento, ad esempio, è inteso nella classe terza come saper muoversi consapevolmente nello spazio noto, in classe quinta comprende anche la mappa mentale dell'intero pianeta. La geografia nelle altre discipline Secondo le Indicazioni nazionali precisano che nel primo ciclo di istruzione l'attività non è orientata ad una sequenza lineare, ciò significa che le discipline vanno approcciate con attività significative, nelle quali le varie discipline si intrecciano fra loro. Bisogna essere consapevoli di due diversi aspetti che hanno a che fare con il sapere disciplinare: 1) il suo contributo allo sviluppo di altre discipline: la competenza comunicativa in lingua italiana è necessaria per la descrizione del paesaggio, per esempio. 2) Il suo ruolo interdisciplinare. La geografia è legata alla storia, in quanto i fatti storici avvengono in uno spazio geografico, anche l'italiano ha una sua geografia, non solo riguardo al luogo in cui la lingua si è sviluppata, ma anche riguardo alle relazione che ha avuto con le altre lingue che l'hanno modificata e trasformata. Apprendere per problemi Il problem-based-learning è una metodologia di ricerca azione. In geografia, la sua specificità consiste nello spostare l'attenzione dal semplice apprendimento di conoscenze al raggiungimento di competenze L'attività si divide in tre fasi: 1) Preparazione del problema: L'insegnante deve porre agli studenti, divisi in gruppi, un problema significativo, collegato al mondo reale. Gli otto elementi da considerare nella definizione del problema sono: scala, rilevanza, continuità temporale, etica, interdisciplinarità, complessità, rigorosità e autenticità. 2) Sviluppo dello scenario: Il compito principale del docente consiste nello sviluppo dello scenario, che deve essere motivante ,convincente e abbastanza complesso da coinvolgere una pluralità di conoscenze. Lo scenario deve permettere agli studenti di lavorare insieme, in modo collaborativo, impiegando le proprie conoscenze e competenze attuali. Il ruolo dell'insegnante in questa fase è di sostegno, offrendo aiuti in caso di necessità e interagendo con gli allievi. 3) Il prodotto e la valutazione: Ai fini della valutazione finale, va considerato l'intero svolgimento del lavoro. Ogni gruppo può produrre immagini, testi, cartelloni... Lo scopo di tale attività è anche quello di comunicare i risultati, può essere utile inserire indicazioni su come comportarsi in determinate situazioni ( come ridurre l'inquinamento?) Insegnare attivamente con il metodo, il linguaggio e gli strumenti della geografia L'apprendimento attivo può essere molto importante per sviluppare il pensiero critico, permettere di mettere in gioco determinate conoscenze, ma anche per aiutare a comprendere i tratti che distinguono i diversi campi disciplinari. Si può applicare l'insegnamento attivo nella scuola primaria o dell'infanzia? La risposta è affermativa. L'insegnante può guidare il lavoro consentendo ai bambini di svolgere un'indagine attiva sullo spazio vissuto, di porsi domande sugli spazi e produrre interpretazioni e rappresentazioni, comunicandole attraverso strumenti diversi. È Così possibile introdurre i bambini al mondo geografico, ad esempio facendo loro osservare e descrivere alcuni paesaggi, rappresentati in dipinti e fotografie. Ciò permette agli insegnanti di introdurre categorie geografiche ( vicino, lontano, dentro, fuori.), concetti fisici e antropici ( città, villaggio, lago..), parti specifiche dei luoghi (piazza, quartiere, incrocio). L'osservazione e l'esperienza diretta possono aiutare a concentrare l'attenzione su molti aspetti del territorio e sulle loro funzioni. Anche se ci troviamo ancora nella fase dell'egocentrismo, il rapporto dei bambini con l'ambiente è fonte di domande e di CAPITOLO 5. Geografia attiva. Strumenti e percorsi didattici. Ancora oggi le maestre tendono a far imparare a memoria ai bambini pure e semplici nozioni. Questo tipo di insegnamento porta ad una conoscenza di cui non si colgono le relazioni con la realtà. La geografia diventa significativa quando insegna che lungo gli affluenti si trovano sistemi territoriali abitati da persone che hanno una relazione con i fiumi, perchè con l'acqua irrigano i campi coltivati, producono energia e fanno funzionare le industrie. Quando le persone non conoscono o non rispettano il fiume, le conseguenze si riversano sulla vita umana traducendosi in catastrofi. Cosa serve insegnare ai bambini che i larici crescono fra i 1.500 e i 2.000 metri? Portate i bambini ad osservare il paesaggio. Potranno vedere i larici, le conifere, i campi coltivati, le piste da sci. L'astrazione, il modello, la rappresentazione possono essere un punto di arrivo, ma non un punto di partenza. Quando affronta come oggetto d'indagine la città, la geografia dovrebbe promuovere uscite sul terreno, attività di osservazione e documentazione. Dovrebbe partire dalle geografie personali. Il disegno: conoscere, rappresentare, rielaborare lo spazio geografico Il disegno è uno strumento con molte potenzialità formative per la didattica attiva della geografia. Il disegno è una forma di rappresentazione spazializzata, basata sulla posizione e quindi su un ordine di senso spaziale della realtà. Con il disegno i bambini iniziando a riconoscere la posizione e la relazione del proprio corpo rispetto allo spazio vissuto. Progressivamente, i bambini arrivano a distinguere la posizione dell'io rispetto all'alterità. Dal punto di vista dell'orientamento, il disegno permette di sviluppare una serie di abilità per la rappresentazione e tra queste la conoscenza dei principali indicatori topologici ( alto, basso, destra, sinistra.) Il suo ruolo più importante in relazione alla geografia è di tipo qualitativo: esso consente di sviluppare la capacità di osservare, selezionare, stabilire un ordine di importanza. SCOPI DIDATTICI LEGATI ALL'USO DEL DISEGNO: 1) Prima forma di rappresentazione spazializzata 2) rielaborazione di esperienze di osservazione diretta di luoghi, paesaggi, ambienti. 3) Espressione dell'immaginazione geografica 4) espressione di legami affettivi con i luoghi 5) forma di rappresentazione di percezioni e valori relativi a luoghi e paesaggi 6) mappa mentale di un luogo come strumento per l'orientamento 7) disegno di mappe e avviamento alla cartografia 1.1. I luoghi della vita e l'educazione geografica Una semplice attività con cui è possibile utilizzare il disegno per collocare la propria esperienza di vita nello spazio geografico consiste nella realizzazione di una "mappa della propria vita." L'obiettivo è quello di avviare alla spazializzazione, rappresentando nello spazio il proprio percorso di vita e le sue relazioni con i luoghi più significativi. Rispetto all'educazione geografica, questa attività permette di sviluppare la consapevolezza: – del fatto che la propria vita a legata a più luoghi: privati, pubblici, spazi familiari – che la propria relazione con questi luoghi è emotiva, legata ai propri vissuti, alle proprie emozioni, e funzionale, legata alle regole sociali – che ogni luogo vissuto costituisce un'esperienza complessa, legata a valori, al contatto con gli altri, alla sicurezza personale. Importante è la parte in cui i bambini sono chiamati a a parlare dei luoghi che hanno disegnato, a spiegare la loro importanza, la funzione che essi svolgono. In genere i disegni dei bambini comprendono già la dimensione temporale è facile rintracciarvi i luoghi di nascita e altri luoghi in cui i bambini hanno passato momenti significativi. La geografia scolastica si è spesso concentrata sul tentativo di presentare lo spazio geografico in modo oggettivo. Questa attività permette invece di riflettere sull'importanza che i luoghi rivestono nell'esperienza individuale, spostando l'attenzione sul vissuto personale. La mappa del quartiere: la mappa del cuore I bambini come percepiscono il quartiere parigino Batignolles in cui vivono? La metodologia si basa sull'integrazione di due strumenti: il disegno e l'intervista abbinata alla visione di fotografie e immagini. Il disegno ha lo scopo di lasciare ai bambini la massima libertà sul tipo e sul contenuto dell'espressione geografica. Dopo il disegno viene proposta una conversazione durante la quale i bambini sono invitati a riconoscere in fotografia alcuni luoghi del quartiere, a indicarne l'uso e a parlare del loro tipo di percezione. Le interviste hanno permesso di aggiungere informazioni e individuare altri aspetti della conoscenza e della percezione dei luoghi da parte dei bambini. La maggioranza dei disegni comprendeva anche una o più persone. Approfondendo questo aspetto all'interno delle conversazioni è emerso che il quartiere è un luogo di interazione con amici e conoscenti. E' emersa inoltre l'importanza della conoscenza multisensoriale, distinguendo le zone più tranquille da quelle più rumorose. Il quartiere è rappresentato come una zona piena di vita. Sono due le presenze emerse come più significative: i negozi e la scuola.