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Il secolo degli Stati Uniti - Arnaldo Testi, Schemi e mappe concettuali di Storia Angloamericana

sintesi libro "Il secolo degli Stati Uniti", Arnaldo Testi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 17/12/2022

saraf21
saraf21 🇮🇹

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Scarica Il secolo degli Stati Uniti - Arnaldo Testi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Angloamericana solo su Docsity! 1.CAPITALE E LAVORO (1877-1900) LA QUESTIONE SOCIALE IN AMERICA Nell’ultimo trentennio dell’800 la vita pubblica degli Stati Uniti fu dominata dalla “questione sociale” o “questione del lavoro”. In America la società era democratica, mobile, in espansione, ricca di terre, di risorse e di occasioni di promozione individuale. A differenza dell’Europa, in America lavoratori e capitalisti non si consideravano membri di due ordini sociali distinti e ostili. Poi, però, negli Stati Uniti una grande crescita industriale si accompagnò alla formazione di una classe operaia distesa e turbolenta. Il lavoro autonomo si ridusse a favore del lavoro dipendente salariato. Fra il 1870 e il 1900 ci furono molti scioperi e rivolte sociali e sorsero sindacati e organizzazioni operaie. Nel 1890 l’ufficio federale del censimento annunciò che tutto il continente era occupato e lottizzato: fenomeno che avrebbe comportato il blocco della mobilità sociale e quindi la formazione di classi permanenti. Alcuni esponenti di ceti dirigenti ritenevano che le masse proletarie immigrate fossero arretrate e non abituate all’autogoverno e che quindi dovessero essere incivilite e americanizzate prima di essere ammesse alla vita pubblica di una democrazia oppure escluse. Grande sciopero del luglio 1877 fu visto come l’inizio della Seconda rivoluzione americana per l’indipendenza del lavoro dal capitale. Knights of Labor o Cavalieri del lavoro, la principale organizzazione operaia degli anni ’80, vedevano le lotte del periodo come un modo per raggiungere una civiltà migliore e superiore nella quale chi lavora avrà diritto ai frutti del suo lavoro. Riteneva la concentrazione del potere economico e la schiavitù del salario come devastanti per la libertà e l’eguaglianza repubblicane. L’AMERICA INDUSTRIALE La Guerra Civile ebbe un duplice impatto sull’economia: l’espansione agricola e il decollo industriale furono rallentati, si bloccò l’innovazione tecnologica e finanziaria; ci fu una ridistribuzione della ricchezza che ebbe notevoli ricadute negli anni successivi. Gruppi di businessman del nord approfittarono dell’economia bellica per realizzare grandi profitti; più tardi alcuni di loro investirono i capitali occupati nelle imprese che fiorirono nel dopoguerra. Durante il conflitto furono prese importanti decisioni: alte tariffe doganali, riforma monetaria, sostegno pubblico all’agricoltura e alla costruzione delle ferrovie, promozione della colonizzazione dell’ovest, finanziamento dell’istruzione e della ricerca scientifica, apertura all’immigrazione. Tutto queste misure definirono la politica economia del governo federale per mezzo secolo. Un’altra eredità della Guerra Civile fu l’alleanza fra mondo degli affari e Partito repubblicano, che per il resto del secolo controllò il potere esecutivo. Ci fu un’impetuosa crescita degli ultimi trent’anni dell’800. L’abbondanza di ricchezze naturali, la vivace domanda di beni di consumo, l’invenzione di nuovi prodotti e nuovi metodi di produzione, lo sviluppo di capacità imprenditoriali e la grande offerta di capitale e di lavoro fecero salire di due volte e mezzo il PIL. Capitale e lavoro erano scarsi nei confini nazionali e gli Stati Uniti ne importarono in quantità rilevanti. La forza lavoro crebbe con una massiccia immigrazione transatlantica. Agricoltura e industria crebbero insieme e si mantenne un equilibrio tra città e campagna. Per rifornire l’immenso mercato, collegato da trasporti ferroviari e da comunicazioni telegrafiche e postali costruiti negli ultimi decenni, si organizzarono nuovi sistemi di distribuzione commerciale. Entro la fine del secolo gli Stati Uniti crearono un mercato nazionale di massa. Erano diventati una potenza agricola di prima grandezza e la prima potenza industriale del mondo. Il fabbisogno energetico crebbe e favorì l’esplorazione di nuove risorse; il vapore prese il posto dell’energia idrica e cominciò ad essere sfidato dal petrolio e dall’elettricità. Si estese l’American System of Manufacturing (produzione in serie). L’industria siderurgica, grazie all’introduzione di nuove tecnologie, si convertì dal ferro all’acciaio e fornì rotaie alle ferrovie e laminati all’industria meccanica. Da questo sviluppo vigoroso emersero tanti grandi imprenditori che divennero i protagonisti della vita pubblica nazionale. Fondarono reti di corporations e le innovazioni finanziare permisero ad esse di crescere, di formare associazioni e combinazioni che si chiamarono trust e holding companies. L’industria pesante, le grandi fabbriche, il big business sconvolgono l’economia degli Stati Uniti. La crescita nel Sud è minore rispetto a quella del Nord poiché nel Sud c’era scarsità di capitali e limitata propensione a investire in attività industriali. Nel complesso il meridione non si industrializzò ed era povero. Nel Nord e nell’Ovest la forza lavoro era quasi tutta bianca. Il livello dei salari era diversificato: remunerativo per i lavoratori più qualificati (maschi bianchi), molto meno per i lavoratori non qualificati, per i neri, gli immigrati recenti e le donne (più bassi di tutti). Le depressioni cicliche causarono licenziamenti, disoccupazione, tagli salariali, ma malgrado questi problemi la creazione di nuovi posti lavoro non si interruppe e i salari continuarono ad essere superiori a quelli europei – forte motivo di attrazione per le correnti migratorie: all’inizio provenivano dall’Europa Nord-occidentale (tedeschi, britannici e irlandesi), dopo il 1890 arrivano italiani, austriaci, slavi, ungheresi, ebrei, russi e polacchi. Si parlò di nuova immigrazione che aveva abitudini, religioni e lingue molto diverse da quelle dell’immigrazione più vecchia e stentò ad amalgamarsi con essa spesso suscitando reazioni di rigetto. Nacquero così anche tra i lavoratori dei movimenti xenofobi che colpirono per primi i cinesi (Chinese exclusion act, vietava la loro immigrazione). Fra gli anni ’70 e ’90 si combatte nelle fabbriche la guerra di classe con episodi di violenza, scioperi e agitazioni. Scioperi contro la riduzione dei salari, le condizioni di lavoro troppo dure o pericolose. Emersero le organizzazioni operaie, la più importante negli anni ’80 è Knights of Labor, era un sindacato e un partito politico. Difendevano gli interessi dei lavoratori. Conducevano lotte di fabbrica ma anche attività sociali e politico-elettorali, infatti costruirono biblioteche, club sportivi, giornali. Ritenevano che i capitalisti fossero una minaccia per la repubblica, si battevano per l’abolizione del sistema salariale e l’instaurazione di una società solidale e cooperativa. PROTESTE E RIFORME SOCIALI I conflitti legati alla crescita industriale divennero una questione generale, convolsero tutti i gruppi sociali. Darwinismo sociale – filosofia concepita da Spencer e rielaborata negli USA da Sumner. Applicava alla storia sociale le leggi che lo scienziato inglese Charles Darwin aveva individuato nella storia naturale. Nella società come in natura il progresso era il frutto della competizione fra gli individui e della “sopravvivenza dei più adatti”, coloro che con le proprie forze, ottenevano successo e ricchezza e facevano progredire l’intera umanità. I deboli invece, coloro che non sapevano provvedere a se stessi, erano destinati a restare indietro. Ogni interferenza del governo in questo processo era controproducente perché contro natura. Si trattava di una giustificazione del libero mercato, del laissez-faire più radicale. Si diffusero sentimenti xenofobi. I popoli anglosassoni, inglesi, germanici, olandesi e scandinavi, appartenevano a una razza superiore “ariana”. Gli altri popoli che cominciavano a giungere nel paese, europei orientali e meridionali, soprattutto cinesi e asiatici in generale, erano considerati inferiori. Verso la fine del secolo molti cittadini americani volevano limitare l’immigrazione escludendo, tramite un test di alfabetismo, chi non sapesse leggere e scrivere. Ma non divenne mai una legge esecutiva. Altri nuovo presidente si batte per un aumento delle tariffe doganali. Firma il Gold Standard Act che ancora definitivamente il dollaro alla base aurea. La depressione economica fu attribuita a una crisi di sovrapproduzione. Quando la ripresa fu accompagnata da un incremento delle esportazioni, si rafforzò la convinzione che il problema fosse l’insufficienza del mercato interno, non più in grado di assorbire la produzione. La soluzione era la conquista dei mercati esteri. Breve guerra con la Spagna nel 1898. Gli USA presero il controllo di ciò che restava dell’impero coloniale spagnolo nelle Americhe e nell’Oceano Pacifico. Con la pace di Parigi (dicembre 89) le colonie spagnole di Filippine, Guam e Puerto Rico furono cedute agli Stati Uniti, Cuba divenne uno stato indipendente sotto la loro tutela. Annessione formale delle isole Hawaii. Nelle elezioni del 1900 fu rieletto McKinley. Il colonialismo statunitense si spingeva ora verso l’oceano Pacifico e l’Asia. 2. RIFORME E GUERRA (1900-1920) L’ETA’ PROGRESSISTA Il primo ventennio del 900 fu un’epoca di riforme. Tre tendenze principali: estendere le funzioni del governo, limitare l’influenza degli interessi economici e aumentare il controllo del popolo sul sistema politico. Queste tre tendenze formavano il vero movimento progressista. Negli anni 20 si incomincia a dire Età progressista per designare l’intero periodo che precede la guerra mondiale. Espressione con valenza positiva – idea di progresso, miglioramento. Il progresso di questa epoca fu il trionfo del conservatorismo. Attaccato il darwinismo sociale ottocentesco. Il vero progresso è frutto dell’azione collettiva degli uomini e dell’intervento positivo dei governi. Negli Stati Uniti come in Europa, furono fatte proposte che miravano a centralizzare l’autorità politica, ammodernare la pubblica amministrazione, limitare il potere dei partiti e degli organi parlamentari, rafforzare il potere esecutivo come garante di stabilità e governabilità e sviluppare nuove politiche sociali. Dopo il 1900 si estesero i movimenti per le riforme elettorali contro la supremazia di partito e per la civil service reform. Gli architetti di queste proposte di riforma erano professori universitari. Ritenevano che il sapere fosse uno strumento di progresso economico-sociale e che i cultori del sapere fossero i più autentici portavoce e agenti di tale progresso. Ceto medio di nuovo tipo, una new middle class di tecnici, funzionari e professionisti che trovavano impiego nelle burocrazie pubbliche e in quelle private delle corporations. La sensibilità riformatrice fu diffusa anche dai nuovi romanzieri, gli scrittori realisti, attenti alla descrizione cruda delle miserie e delle ingiustizie della vita urbana e industriale. CONFLITTI PER IL PROGRESSO Con l’ingresso nell’Unione degli ultimi tre stati, Oklahoma, New Mexico e Arizona, si concluse l’organizzazione politica del continente. La bandiera nazionale ebbe allora 48 stelle (=48 stati). Fra il 1900 e il 1920 la popolazione aumentò del 40%. La grande migrazione transatlantica toccò nuovi record, giunsero quasi 15 milioni di stranieri. Nel 1913 il PIL degli Stati Uniti divenne il più elevato del mondo. Dopo il 1907 ripresero le lotte operaie per ottenere migliori salari, riduzioni dell’orario di lavoro e il riconoscimento dei sindacati. I datori di lavoro si organizzarono per resistere e per attaccare, ma non tutto il mondo del business condivideva questa filosofia. Alcuni esponenti delle giant corporations cercarono piuttosto un confronto costruttivo, e parlarono di contrattazione collettiva e riforma sociale. Acquisirono notorietà 2 tecniche: Scientific management di Taylor. Egli elaborò dei metodi per analizzare il lavoro umano, studiarne tempi e movimenti, adattarlo a quelli delle macchine, renderlo più efficiente e produttivo e definirne il giusto compenso. La seconda fu inaugurata nel 1913 a Detroit quando l’industriale Henry Ford cominciò a produrre automobili con una catena di montaggio automatizzata, basata sull’assemblaggio di parti intercambiabili. Fordismo – catena di montaggio, salari più alti. Taylorismo – organizzazione scientifica ed efficiente del lavoro. Divennero parole d’ordine del mondo industriale americano, simboli e misure di modernità. Spersonalizzavano il lavoro, rendevano il processo produttivo indipendente dalla professionalità dei lavoratori. Altri conflitti furono combattuti fra donne e uomini in ogni classe sociale. Movimento per il suffragio femminile. Entro il 1914 il voto alle donne fu conquistato in 11 stati dell’ovest. Una nuova generazione di attiviste decise di tenere comizi e volantinaggi di strada, e di intervenire nella politica elettorale. Puntavano ad un emendamento costituzionale. Le ragioni del loro attivismo si fondava sulla cultura delle sfere separate: divisione sociale dei ruoli fra uomini e donne. Se le donne avevano davvero il compito di essere buone mogli e madri, tenere la casa materialmente e moralmente pulita, allora dovevano fare pulizia anche nell’ambiente sociale circostante che spesso era causa di miseria e degradazione per mariti e figli. Nacquero così movimenti che chiedevano più controlli sulla qualità dei beni di consumo domestico, più servizi pubblici, più decise lotte all’immoralità, più protezione sociale delle lavoratrici. Pretesero il voto per realizzare i loro programmi, per trasformare la loro missione in politiche concrete e operanti. Un’altra ragione su cui si fondava il loro attivismo erano i loro diritti, in quanto individui astratti. All’inizio del 900 questi diritti furono riconosciuti sul piano civile ed economico. Si tratta di una vera rivoluzione legale, che sottolineava come la società fosse formata non di nuclei familiari ma di cellule individuali. Ore le donne sono persone con piena responsabilità legale individuale, pagavano le tasse quindi avevano il diritto di essere rappresentate in politica, avere diritti politici e il diritto di voto. LA POLITICA DELLE RIFORME Problema dei servizi pubblici e sociali inadeguati o inesistenti. Alcuni sindaci si proposero di fornire gas, acqua, luce, trasporti, raccolta dei rifiuti, parchi, scuole e asili nido a tutti i cittadini e a prezzi contenuti. Per farlo tassarono la proprietà e le corporations. Problema della macchina municipale inefficiente e costosa. Gruppi e associazioni si impegnarono a rendere la burocrazia più professionale, ridurre i poteri dei consigli comunali, abolire le forme più decentrate di rappresentanza. Uno dei fattori che diede vigore ai movimenti di riforma fu la scoperta della corruzione. Esplose una serie di scandali municipali. Secondo alcuni per sradicare la corruzione e restituire il governo ai cittadini era necessario eliminare l’influenza dei businessmen, secondo altri era necessario limitare il potere dei politici. Comparvero nuovi strumenti di espressione della volontà dell’elettorato che gli americani definirono “democrazia diretta”: il referendum, l’iniziativa legislativa popolare e la possibilità di revoca degli eletti alle cariche pubbliche durante il loro mandato. Nel 1908 la Corte suprema diede un importante segnale su un’altra questione a cuore ai riformatori, socialisti e sindacalisti: la questione della legislazione sociale e sul lavoro. Nella sentenza Muller v. Oregon la Corte riconosce la costituzionalità di una legge statale che limitava la giornata lavorativa delle donne. Fra 1908 e 1914 tutti gli stati tranne uno approvarono misure legislative sul lavoro minorile, stabilendo un’età minima al disotto della quale era vietato. Nel 1912 il Massachusetts passa la prima legge sul salario minimo obbligatorio. Seguendo l’esempio dello stato di New York, 25 stati vararono forme di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro. Nel 1910 si cominciarono a istituire uffici di collocamento pubblici per affrontare il problema della disoccupazione, rendere più efficiente il mercato del lavoro e ostacolare le pratiche poco limpide delle agenzie di collocamento private. Con l’Emendamento XVI del 1913 viene introdotta un’imposta nazionale sul reddito. L’Emendamento XVII stabilisce l’elezione diretta dei senatori. Sviluppo dell’apparato amministrativo federale. Furono creati nuovi ministeri, i dipartimenti del commercio e del lavoro. Aumenta il potere legislativo federale in materia economica e sociale. Cresce il potere esecutivo presidenziale. Si afferma l’idea che il presidente potesse fare ciò che era espressamente previsto dalla Costituzione ma anche tutto ciò che non era espressamente vietato – si configurano così un’ampia area di poteri impliciti mai avuti prima. Il repubblicano Theodore Roosevelt fu il primo presidente a teorizzare esplicitamente l’esistenza di questi poteri. Primo presidente “moderno”. Uomo colto, laureato ad Harvard. Era giovane e aveva un’energia che mancava nel continente. Quando lasciò la Casa Bianca al suo successore, William Howard Taft, riteneva di non aver esaurito la sua energia e il proprio compito. Si presentò allora come candidato del Partito progressista. Il suo programma era riassunto nello slogan “Nuovo nazionalismo”. Proponeva l’attuazione di riforme come: salario minimo e orario massimo di lavoro, assicurazioni contro la disoccupazione, pensioni di vecchiaia, abolizione del lavoro infantile, referendum, elezioni primarie dirette e voto alle donne. A vincere fu il candidato democratico Woodrow Wilson. Programma della “Nuova libertà” che conteneva appelli alla tradizione antimonopolista di origine jeffersoniana, agraria e populista. Non era contrario al big business né al ruolo positivo del governo e alla legislazione sociale. I democratici però erano a favore dell’anticentralismo e dei diritti degli stati. Erano il partito del razzismo infatti Wilson introdusse la segregazione razziale negli uffici federali di Washington. Nel 1916 Wilson si ripresenta alle elezioni presidenziali come il portavoce del riformismo progressista del paese, compreso quello di origine repubblicana. I democratici vinsero le elezioni. IMPERO E GUERRA MONDIALE Nel novembre del 1916 Wilson vince le elezioni presentandosi come l’uomo che ha tenuto l’America fuori dalla guerra. Ma nell’aprile del 1917 anche gli USA furono risucchiati dal conflitto mondiale. All’inizio del secolo l’economia statunitense era la più dinamica del mondo. Il mercato interno continua ad essere il principale fattore trainante. Vendevano all’estero soprattutto materie prime: cotone, grano, petrolio ma anche prodotti tessili e macchinari. Ricerca di nuovi mercati e libertà dei commerci furono i punti centrali delle politiche espansioniste di tutti i presidenti statunitensi dell’inizio del 900. Le vie di comunicazione con i mercati stranieri ponevano però seri problemi di sicurezza. Occorreva fare in modo che le rotte commerciali fossero protette da una forte marina militare con basi di appoggio ovunque – per diventare una potenza economica doveva diventare una potenza marittima. L’espansione era giustificata in nome della missione nazionale e democratica degli Stati Uniti: diffondere nel mondo i principi repubblicani di libertà e autogoverno (i prodotti migliori della loro rivoluzione). Il sistema americano era ritenuto così superiore da essere un modello universale e uno strumento universale di - Si accentuò la contrapposizione tra democrazia e dittatura, e si diffuse il timore che la seconda potesse avere la meglio sulla prima. - Dove la democrazia continuò a esistere acquistò nuove caratteristiche. Si comincia a parlare di diritti sociali dei cittadini, diritti civili e politici, e quindi di una responsabilità dello stato nei confronti della sicurezza e del benessere materiale di tutti. Si comincia a parlare di welfare state. Inizia a prendere forma l’idea di una democrazia bisessuata, multietnica e multirazziale. LE FORME DELLA CITTADINANZA Alle elezioni del 1920 e 1924 la percentuale dei votanti precipitò al di sotto del 50% degli aventi diritto. Il nuovo universo politico era più ristretto e più stratificato socialmente, più middle- class. Alcuni si preoccuparono perché la scomparsa dell’elettore metteva in discussione uno strumento e un simbolo centrale della democrazia. I più conservatori invece pensavano che se a non votare erano i ceti popolari, i cittadini meno informati e più ignoranti, i residenti di nuova immigrazione, era un bene per la vita pubblica. Il non-voto era legato alla trasformazione dei partiti politici e al declino dei loro caratteri di partiti di massa. Passaggio da un regime politico ottocentesco a partiti forti a un regime novecentesco a partiti deboli. A indebolirsi furono i partiti in quanto organizzazioni di massa capaci di mobilitare l’intero elettorato. Divennero però strutture più gerarchiche, centralizzate e potenti di prima, finalizzate alle campagne elettorali e al culto della personalità dei loro candidati. Il giornalista Lippmann mise in discussione la competenza delle persone comuni a partecipare in modo intelligente e informato all’intera vita democratica. Le questioni di governo erano troppo complesse e difficili, su di esse i cittadini avevano solo vaghe opinioni influenzate dai politici e dagli esperti di cui si fidavano e a cui si affidavano. Gli Stati Uniti si definivano una nazione di immigrati, ma non tutti i suoi membri lo erano davvero. C’erano anche gli africani deportati, i messicani annessi con la guerra del 1846-1848, i popoli nativi sottomessi. L’ideologia ottocentesca celebrava la conquista del continente, il contatto con la wilderness e il suo incivilimento come l’esperienza cruciale che aveva formato gli americani. I veri americani erano gli invasori di origine europea. Nel 1924 le persone che costituivano ciò che restava delle nazioni native ebbero la piena cittadinanza, tuttavia non erano proprio cittadini come gli altri. Indian Reorganization Act (1934) – molte terre restituite alle comunità tribali, riconosciuto alle tribù lo status di nazioni semisovrane, libere di autogovernarsi su alcune questioni interne. Melting pot – l’America è un crogiolo di fusione di etnie, lingue e religioni da cui sarebbero stati forgiati i nuovi americani. Il progetto del Melting pot diventa la dottrina ufficiale del nazionalismo progressista. Per alcuni implicava la semplice e pura adozione, da parte dei nuovi arrivati, degli usi e costumi dei vecchi americani. Per altri implicava la trasformazione di tutti gli americani, vecchi e nuovi. Pluralismo culturale – il filosofo Horace Kallen coniò questa espressione. Egli immaginò gli Stati Uniti non come uno stato-nazione con una cultura unica, ma come una cooperazione di diversità culturali, una federazione o un commonwealth di culture nazionali diverse. Queste culture dovevano rimanere distinte, unite da un governo comune. Agli immigrati europei la società degli USA sembrava estranea, difficile da comprendere, piena di minacce ma anche di possibilità. Per affrontarla elaborarono strategie di adattamento e autonome forme di americanizzazione: nelle città nacquero quartieri caratterizzati dalla presenza dominante di specifici gruppi nazionali, che vi trasferirono le proprie abitudini e istituzioni. Quartieri che da una parte preservavano le identità degli immigrati, ma dall’altra creavano le condizioni perché queste mutassero lentamente. Si formarono delle identità del tutto nuove: essere italo- americani era un prodotto originale della vita negli Stati Uniti. Durante il proibizionismo nelle comunità irlandesi, ebree e italiane, si sviluppò una criminalità organizzata che fece affari con il contrabbando di alcolici. Famoso il gangster Alphonse “Al” Capone di Chicago. Ciò fece riemergere sentimenti xenofobi e movimenti razzisti che rifiutavano l’accoglienza e il melting pot. Si parla di nuovo di purezza della razza anglosassone minacciata da razze inferiori. Fu rifondato il Ku Klux Klan, anni 20 culmine del suo successo. Chiusura quasi totale dei confini. Il Congresso adottò allora restrizioni legislative come il National Origins Act – stabiliva un tetto massimo alle ammissioni annuali e un sistema di quote nazionali che privilegiava chi proveniva dalle nazioni dell’Europa settentrionale rispetto a chi proveniva dall’Europa meridionale e orientale. Asiatici esclusi del tutto. La grande migrazione transatlantica era terminata. I neri del sud continuavano a vivere nella miseria sotto il regime segregazionista. Dopo il 1900 avevano iniziato una lenta fuga nelle città del nord. Per loro il nord significava salari migliori, la possibilità di esercitare il diritto di voto e votarono per i repubblicani di Lincoln. Ma anche nella vita civile settentrionale incontrarono un razzismo radicato. Malgrado tutto il nord non era il sud. Gli insediamenti neri che vi si formarono erano più accoglienti e liberi, nacquero così negli anni 20 i ghetti urbani. Nel corso del 900 l’espressione ghetto nero acquisisce forti connotazioni negative – rinvia alle aree delle città europee dove erano stati storicamente confinati gli ebrei e finisce con l’evocare discriminazione razziale, emarginazione, miseria, comportamenti devianti o criminali. Gruppi di imprenditori neri presero il controllo di zone residenziali abitate da altri. Fu così che Harlem si trasformò da sobborgo benestante bianco nel più noto quartiere esclusivamente nero. La questione negra: Secondo i seguaci di Booker T. Washington bisognava accettare la segregazione in cambio del progresso economico. I neri avrebbero dovuto assimilare l’etica del lavoro, imparare mestieri e professioni, acquisire proprietà, creare un ceto medio e un capitalismo autonomo per poter rivendicare poi i pieni diritti politici e civili. Altri volevano battersi subito per i diritti. Per questo nel 1910 avevano fondato la National Association for the Advancement of Colored People guidata da W.E.B. Du Bois, il più importante intellettuale afroamericano del 900. Egli sosteneva che i neri negli USA avevano una doppia coscienza, africana e americana, essi quindi pretendevano eguali diritti e la valorizzazione della loro cultura. C’erano infine i nazionalisti neri che affermavano la loro totale estraneità all’America. Negli anni 20 il cuore delle attività era Harlem, che divenne la capitale politica, intellettuale e artistica del mondo nero americano. Poeti, cantanti, musicisti, artisti erano tutti impegnati a creare la moderna cultura afroamericana. La loro impresa collettiva prese il nome di Rinascimento di Harlem. Alain Locke nel saggio “Il nuovo negro” annuncia la nascita di un nuovo tipo di personalità nera, un tipo sicuro di sé, che si sente libero, indipendente, chiede giustizia e se la prende, guarda senza complessi al futuro. Questo era però più un suo progetto che la descrizione di una realtà diffusa. RICCHEZZA E POVERTA’ Nella società postbellica si afferma la consumer culture. La diffusione dei generi di consumo divenne un tratto caratteristico della vita sociale e privata. Boom dell’edilizia abitativa. In pochi anni gli elettrodomestici potevano essere acquistati da larghe fasce della popolazione. Fu così anche per telefoni, automobili e radio. Gli annunci pubblicitari diventano onnipresenti. Si estende l’abitudine di frequentare i luoghi d’intrattenimento commerciale di massa, sale da ballo, cinema, eventi sportivi (il baseball divenne un rito nazionale popolare). Disponibilità e facile accessibilità di beni e servizi a buon mercato. Sogno americano – ideale politico-sociale nazionale, intreccio di eguaglianza di opportunità, ascesa sociale e benessere materiale. La consumer culture contribuì a rendere simili i costumi degli americani su tutto il territorio nazionale e ad americanizzare quelli degli immigrati. Il suo avvento generò forti tensioni all’interno delle famiglie, mettendo in discussione l’autorità patriarcale. Trasformazione delle donne e i giovani acquisiscono stili di vita nell’abbigliamento, nell’uso del tempo libero, nei rapporti interpersonali che ai genitori parvero incomprensibili e indecenti. La pubblicità commerciale invade i mezzi di informazione come i giornali e la radio. Fornivano notizie ma anche una varietà di merci da desiderare e di comportamenti da imitare. Nascono agenzie specializzate nel preparare campagne mirate. Accanto ai ghetti c’erano quartieri middle-class e signorili, zone commerciali e di divertimenti, e distretti degli affari con grattacieli. Intorno alle città si formano zone residenziali popolose, i suburbs, quartieri di ceto medio. La cultura del consumo non rese tutti egualmente felici, ma produsse anche reazioni di rifiuto. Molti la percepivano come il tracollo dei valori su cui si fondava la loro identità e la loro idea di cittadinanza e nazione. La religione offre conforto e opportunità di esprimere il dissenso. Nel mondo protestante si afferma il “fondamentalismo”: la Bibbia, interpretata alla lettera, conteneva i principi guida essenziali alla vita cristiana. La produzione di beni di consumo fu il principale fattore trainante dell’espansione economica dopo la breve crisi del 1920-1921. Ma la produzione eccessiva di beni di consumo rispetto alla capacità di acquisto dei consumatori fu uno degli elementi che portò alla nuova e più profonda crisi del 1929. Questa crescita fu resa possibile dai metodi di produzione meccanizzata e di organizzazione scientifica del lavoro perfezionati da Taylor e Ford. I presidenti repubblicani di quel periodo si ispiravano alla dottrina del laissez-faire. Le tariffe doganali tornarono ai livelli elevati di inizio secolo. Fu avviata la costruzione di una rete nazionale di autostrade. Riduzione delle imposte sul reddito e delle tasse di successione per stimolare i consumi. Le autorità monetarie aumentarono la quantità di denaro in circolazione e ridussero i tassi di interesse, incoraggiando così gli acquisti a credito, gli investimenti in azioni e le speculazioni di borsa. Questa crescita andò oltre i confini nazionali. Le giant corporations erano presenti in Europa, America Latina e Asia. I produttori di beni di consumo aprirono fabbriche in Europa, invadendola con i loro marchi più noti (Coca-Cola, Ford..). Con le merci giunsero anche la pubblicità, le catene di grandi magazzini, gli spettacoli, la musica, il cinema. Il paese forniva quasi la metà della produzione industriale del mondo, ed era il primo esportatore. Crisi del 29 - Nell’ottobre del 1929 una crisi finanziaria nella borsa di New York si trasformò in una catastrofe. Il crollo borsistico fu causato dalla fine del boom speculativo degli anni precedenti. Quando i prezzi delle azioni cominciarono a ridiscendere verso i loro valori reali, gli investitori si affrettarono a vendere Tutti vendevano nessuno comprava e le azioni divennero carta straccia  Chi aveva investito i risparmi si ritrovò senza un soldo, chi aveva investito a credito si ritrovò Per sconfiggere la depressione, une efficace stimolo fu la guerra. È con l’economia di guerra che le politiche sperimentate da Roosevelt diedero i loro frutti. Il presidente si appropriò del termine liberalism. Nell’Ottocento in USA ed Europa, il liberismo rinviava all’idea in negativo di governo minimo e non interventista, all’autonomia della società civile, degli individui e del mercato. Con Roosevelt, in America, comincia a rinviare all’idea in positivo di un governo che quando sorgono problemi che le persone non riescono ad affrontare ha il dovere di trovare nuovi rimedi con cui affrontarli. Il nuovo liberalism era un mix di diverse tradizioni. Alla base del liberalismo più maturo, detto Keynesiano, ci furono le teorie dell’economista John Maynard Keynes: utilizzo della spesa pubblica per sostenere investimenti, salari e consumi, quindi per stimolare l’economia capitalistica verso il pieno impiego. Il liberalism rooseveltiano diede un carattere nazionale alla vita pubblica. Importanti poteri decisionali si trasferirono dagli stati all’autorità federale. Il centro della politica nazionale divenne il presidente, circondato da uno staff sempre più numeroso. Tappa decisiva per il moderno governo presidenziale (presidenza personale). La coalizione comprendeva uomini e donne del ceto medio urbano e della classe operaia industriale. Comprendeva inoltre due componenti in conflitto tra loro: l’elettorato nero del nord e l’elettorato bianco del sud. Roosevelt non affrontò la questione della razza e del razzismo e uno dei motivi fu che non voleva perdere il sostegno fondamentale dei democratici degli stati del sud. Il governo accettò che nel sud i suoi programmi fossero gestiti dalle autorità locali ad esclusivo vantaggio dei bianchi. Non fece niente di concreto contro la segregazione, i pregiudizi di polizia e tribunali e il ritorno del KKK. Negli stati del nord le misure del New Deal aiutarono anche gli afroamericani. Roosevelt coltivava il progetto di un sistema universale di sicurezza che coprisse i cittadini dalla culla alla tomba. Voleva una democrazia ideale in cui il lavoro e uno standard di vita decoroso fossero un privilegio della cittadinanza. Parlò di una lista di diritti, di tutti senza distinzioni di classe, razza o credo che erano i nuovi obiettivi della felicità umana. Non ci fu però la creazione di diritti sociali universali, forse era inevitabile in una democrazia reale a bassa partecipazione elettorale in cui lo stesso diritto al voto non era universalmente esercitato. Si gettarono le fondamenta di uno stato sociale, di un welfare state, ma molto limitato. Uomini e donne venivano trattati in modo diverso (salari diversificati per genere). La ridefinizione del liberismo comportò la ridefinizione del suo opposto: il conservatorismo. Idee molto diverse dal conservatorismo del passato – il governo migliore è quello che governa meno, che rispetta le libertà individuali e d’impresa, che lascia alle dinamiche del mercato il compito di risolvere i problemi sociali. I sistemi di sicurezza sociali uccidevano lo spirito di iniziativa, cittadini trasformati in pigri parassiti. 4. POTENZA MONDIALE (1940-1960) PEARL HARBOR E IL SECOLO AMERICANO 7 dicembre 1941 – i giapponesi bombardano il porto di Pearl Harbor nelle isole Hawaii, dove stazionava la flotta statunitense dell’oceano Pacifico. La causa scatenante fu il blocco degli scambi commerciali con gli Stati Uniti imposto da Washington, dopo l’occupazione del Giappone dell’Indocina. Dopo l’attacco il Giappone dichiara guerra agli Stati Uniti. 8 dicembre – il Congresso dichiara guerra al Giappone. 11 dicembre – gli Stati Uniti ricevono dichiarazioni di guerra anche dalla Germania e dall’Italia. Conflitto globale – da una parte c’erano le potenze dell’Asse Berlino-Roma-Tokyo, unite nel Patto tripartito (1940), dall’altra c’era la Grand Alliance guidata da Washington, Londra e Mosca. Ci fu il sospetto che il Presidente fosse a conoscenza dell’attacco giapponese, o che addirittura l’avesse provocato lasciando indifese le basi militari nel Pacifico. Tutto questo per trascinare gli americani in una guerra che non volevano e assumere di fronte al mondo la parte della vittima. Roosevelt affermò che gli USA dovevano restare fuori dalla guerra ma fece di tutto per aiutare i paesi che combattevano l’Asse, sapeva così di avviare con l’Asse una guerra non dichiarata. Egli credeva nell’inevitabilità dello scontro ma voleva che fossero i nemici a sparare per primi. No isolazionismo – gli Stati Uniti erano attivissimi nelle relazioni internazionali. Negli anni 20 gestirono programmi di aiuti economici e finanziari ai paesi europei per promuovere la stabilizzazione di un’Europa capitalistica prospera e democratica. Esercitarono inoltre la loro egemonia nei Caraibi e in America Latina. Nel 1934 Batista instaurò la sua dittatura a Cuba con l’appoggio di Washington. Fu a proposito dell’Europa che l’isolazionismo riprese vigore a metà degli anni 30. Il Congresso effettuò una politica di neutralità e vietò qualunque aiuto a tutti i belligeranti (Neutrality Acts). Ma con l’attacco a Pearl Harbor, la dichiarazione di guerra fu approvata dal Senato all’unanimità e dalla Camera con un solo voto contrario. Dopo l’inizio della guerra in Europa molti americani si convinsero che la Germania era un pericolo reale. Infatti alla fine del 1939 il Congresso modificò le leggi di neutralità e consentì la vendita di armi alla Gran Bretagna e alla Francia. Nel 1941 la legge “Affitti e prestiti” autorizzò forniture militari ai governi dei paesi la cui difesa fosse vitale per la difesa degli Stati Uniti. L’invio delle forniture in Europa, via mare, innescò una guerra via mare con la Germania. Agosto 1941– Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill emisero la Carta Atlantica che auspicava la distruzione della tirannia nazista e la ricostruzione di una comunità di stati fondata sulla sicurezza collettiva, l’autogoverno, la libertà dei commerci. Ancora una volta la causa dell’America era la causa della libertà e dell’intera umanità. Roosevelt disse di voler difendere ovunque nel mondo le 4 essenziali libertà umane che costituivano i pilastri della sua politica riformatrice interna: la libertà di parola, di religione, dal bisogno (cioè la sicurezza economica) e dalla paura (tranquillità e pace). Gli Stati Uniti diventano la nazione più innovativa, vitale e potente del mondo. GUERRA TOTALE La guerra fu un’impresa istituzionale, economica e sociale formidabile. Investì l’intero sistema produttivo, lo fece uscire dalla Grande Depressione, creò benessere e ricchezze. Trasformò la società. L’urbanizzazione fu accelerata. Nel 1944 Roosevelt fu rieletto per la quarta volta  Emendamento costituzionale che stabilisce che nessuno può essere eletto più di due volte. 12 aprile 1945 muore Roosevelt, non riesce così a vedere la vittoria compiuta. Gli succede Harry Truman che divenne uno dei presidenti più influenti del secolo. Continuatore del riformismo rooseveltiano, architetto della politica estera americana nel dopoguerra. Crescita economica e crescita del governo federale andarono di pari passo. Il governo gestì la conversione dall’economia civile a quella militare, tenne sotto controllo i prezzi, cercò di mantenere la pace sociale nei luoghi di lavoro. Il PIL aumentò. Il governo investì ingenti risorse nell’innovazione tecnologica, nell’elettronica, nella chimica, nella ricerca nucleare. Favorì lo sviluppo dell’industria siderurgica, automobilistica, navale e aeronautica. La maggioranza dei contratti fu affidata alle principali corporations che divennero più potenti e liberate dalla legislazione antitrust. Anche i sindacati divennero più potenti. La disoccupazione scomparve e salari e stipendi aumentarono per tutti. Il governo finanziò tutto ciò con il deficit spending: prese in prestito il 60% del costo della guerra e la metà del prestito fu sottoscritto dai cittadini che investirono i loro risparmi in titoli di stato. Dopo Pearl Harbor fu esteso e perfezionato il sistema di coscrizione obbligatoria. L’esperienza militare fu quasi esclusivamente maschile. Ma anche le donne furono toccate dalla guerra, furono protagoniste di una rivoluzione di status. Servirono nelle forze armate in ruoli non combattenti, entrarono nella burocrazia federale, entrarono nell’industria bellica, nell’industria pesante per sostituire gli uomini che erano al fronte. Non erano più donne nubili, sottopagate e in attesa di matrimonio; ora erano donne sposate che rivendicavano stipendi e salari pari a quelli degli uomini. Non ottennero la parità, continuarono ad essere discriminate. Per quanto riguarda le minoranze razziali i giapponesi-americani furono internati in campi di concentramento GUERRA FREDDA Hiroshima e Nagasaki segnarono l’avvento dell’era nucleare, ma anche l’atto conclusivo della guerra mondiale. Forte senso di superiorità razziale. Introdotte nel diritto internazionale espressioni innovative come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Nell’estate del 1945 il modo era in pezzi tranne gli USA. La seconda guerra mondiale è il conflitto più catastrofico della storia. Gli Stati Uniti però non ebbero perdite civili fa gli abitanti, né fame e paura. Solo perdite militari. Uscivano dalla guerra vincitori e molto più influenti di quando vi erano entrati. Le risorse economiche e finanziarie erano intatte anzi accresciute. Avevano accumulato crediti enormi con gli Alleati e raddoppiato gli investimenti all’estero. Erano i principali fornitori di merci ai mercati internazionali. Erano il paese più ricco di tutti. Le istituzioni internazionali che nacquero dalla guerra erano istituzioni collettive, volute da tutti gli alleati della coalizione antifascista, compresa l’Unione Sovietica. Ma la leadership e la centralità americane erano evidenti. Organizzazione delle Nazioni Unite – fondata a San Francisco nel 1945. Quartier generale a New York. Riprende il progetto di Wilson e Roosevelt di una comunità internazionale che risolvesse le controversie fra stati con mezzi pacifici, promuovesse la sicurezza e la cooperazione collettiva, incoraggiasse il rispetto dei diritti umani e di altre libertà fondamentali. Con il tempo entrarono a farne parte tutti gli stati, compresi dell’espansione furono le industrie dei beni di consumo durevole (automobili, elettronica, turismo, petrolio, edilizia, comunicazioni) e altre collegate; in ognuna di esse ci furono incrementi di produttività e innovazioni tecnologiche. Il Governo, a differenza degli anni ’20 è attivo nel sostenere e indirizzare l’economia con manovre fiscali e monetarie, favorendo così il boom più lungo della storia nazionale. Il boom economico viene accompagnato da quello delle nascite che fa aumentare la popolazione del 20%. AMERICANISMI E ANTIAMERICANISMI Esportazione della cultura americana di massa grazie alle grandi corporation. Le imprese statunitensi portarono nei mercati stranieri fabbriche e tecniche produttive e innovative; vendettero merci e tecniche di vendita (supermercati e grandi magazzini); diffusero prodotti culturali e modi di impiegare il tempo libero (dischi, film, cartoni Walt Disney). Estensione globale dell’americanismo come modo di produzione e di consumo da cui sarebbe derivata l’americanizzazione degli stili di vita. Guerra Fredda culturale – nell’epoca della Guerra Fredda e di una dura guerra di propaganda con l’Unione Sovietica il Governo degli Stati Uniti si impegna in una politica culturale all’estero. Vengono forniti materiali informativi, documentari, programmi televisivi, biblioteche e stazioni radio ai paesi amici. Anche la CIA finanzia iniziative intellettuali progressiste ma anticomuniste, convegni, riviste, case editrici, stazioni radio, festival di musica e mostre di pittori. Antiamericanismo – andare contro gli Stati Uniti per la loro politica estera. Molti cittadini del mondo lamentavano i limiti alla loro sovranità nazionale imposti dalla Guerra Fredda. Altri lamentavano l’influenza degli Stati Uniti negli affari interni dei loro stati. Molti denunciavano l’ipocrisia di un paese nato da un movimento anticoloniale (Dichiarazione di Indipendenza) e che ostacolava i movimenti anticoloniali altrui, un paese che predicava eguaglianza e libertà e praticava il razzismo in casa propria. Per molti europei gli Stati Uniti offrivano un modello che, per la sua forza e prepotenza, costituiva una minaccia nei confronti di altri modi di vivere. Altri sostengono che l’America è governata da capitalismo, materialismo, imperialismo, sfruttamento e razzismo. Altri li descrivono come un popolo di presuntuosi senza storia e senz’anima che pratica una democrazia formale dominata dal denaro. 5.TRIONFO E CRISI DELLO STATO LIBERALE (1960-1980) LA CRESCITA E I SUOI LIMITI Negli anni ’60 gli elementi di forza, stabilità e sicurezza precedenti sembravano andare in frantumi. VIETNAM, PROTESTE, RIFORME 1954 – il Vietnam era uscito da una guerra di liberazione contro l’occupazione giapponese e contro la Francia. Ne era uscito diviso in due: a Nord si era insediato il regime filocomunista guidato da Ho Chi Minh, appoggiato da Unione Sovietica e Cina. Nel Sud un regime filo-occidentale, in realtà si trattava di un regime semidittatoriale capeggiato dal presidente Ngo Dinh Diem, sempre più sotto alla tutela degli Stati Uniti. 1958 – il Vietnam del Sud iniziò a subire attacchi non soltanto dal Vietnam del Nord, ma anche dal Vietcong, un movimento di guerriglia di ispirazione comunista, sostenuto dal Vietnam del Nord, che riunì una serie di gruppi che si opponevano a Ngo Dinh Diem. Per questo intervengono gli Stati Uniti. L’intervento fu ispirato dalla teoria del domino (una versione della Teoria del contenimento) secondo la quale la conquista comunista di uno stato avrebbe provocato la caduta a catena degli stati adiacenti, in un processo continuo di aggressione ed espansione che doveva essere bloccato. 1963 – i militari sud-vietnamiti assassinano il capo del loro governo accusato di tirannia. Viene assassinato Kennedy. 1964 – scontro tra navi statunitensi e nord-vietnamite nel Golfo del Tonchino. Johnson, nuovo presidente, approfitta per iniziare a bombardare il Nord 1965 – Johnson invia in Vietnam truppe combattenti per rafforzare l’attacco. Nonostante i tanti soldati e l’uso di tecnologie belliche molto sofisticate gli americani non riuscivano ad ottenere risultati favorevoli. 1968 – Vietcong e Nord-vietnamiti lanciano una grande offensiva nel Sud cogliendo tutti di sorpresa. Questi attacchi furono respinti ma nonostante questo riuscirono nel loro intento di dimostrare che gli Stati Uniti non avrebbero vinto. A Marzo Johnson annuncia la sospensione dei bombardamenti e l’intenzione di aprire negoziati di pace. Consapevole del suo fallimento e delle ripercussioni che ciò aveva avuto in America, decide di non ricandidarsi. La società americana si ribella: ricomincia il movimento per i diritti civili afroamericani che voleva eliminare i regimi segregazionisti del sud. Con la sentenza Brown V.Board of Education la corte impone la separazione della società su base raziale. Ciò fa scatenare rivolte. Emergono nuovi dirigenti neri come Rosa Parks e il suo giovane leader Martin Luter King jr. Le manifestazioni antisegregazione erano azioni non violente ma pericolose per i partecipanti picchiati dalla polizia e arrestati - tattica della tensione creativa, voleva creare uno scandalo politico, cioè dimostrare al mondo e ai bianchi del nord l’odio di cui erano capaci le autorità locali meridionali. Il 1963 fu un anno di svolta: in Alabama ci furono scontri e rivolte di strada, attentati del KKK a leader neri. Nell’agosto ci fu una grande Marcia per il lavoro e la libertà a Washington fatta da 250.000 neri. Questa manifestazione, il celebre discorso di King e il sangue di quei mesi fanno sì che la segregazione al sud venisse percepita come un problema nazionale. Nel 1964 ci furono rivolte nei ghetti delle metropoli. Riemerge il nazionalismo nero: idea che gli americani di origine africana fossero una nazione nella nazione oppressa e sfruttata. Per questo alcuni preferirono autodefinirsi afroamericani. Queste idee creano organizzazioni di comunità, movimenti dei poveri, richieste di riforme, orgoglio di razza, una produzione intellettuale e artistica. Nasce l’idea che l’America fosse formata non da individui ma da comunità diverse con bisogni diversi. 1968 - L’opposizione alla guerra diventa di massa. Viene assassinato King. Kennedy con il nome di Nuova frontiera lancia idee di sviluppo delle politiche sociali e dell’istruzione pubblica, di lotta alla povertà e alla discriminazione raziale, ma ci volle Johnson per attuarle. Johnson usa l’espressione Great Society: gli Stati Uniti dovevano essere una grande società con abbondanza e libertà per tutti senza ingiustizie. Sotto la sua leadership (1964-1966) il Congresso vara molte riforme sociali e politiche: 1964 – Civil Rights Act, vieta le discriminazioni legali basate su razza, colore, sesso, origini e religione nei locali pubblici e nei contratti di lavoro. 1965 – Voting Rights Act, abolisce i test di alfabetismo inventati negli stati del Sud per non permettere ai neri di votare. Fu allora che il sistema segregazionista iniziò a crollare. 1968 – Secondo Civil Rights Act, vieta la discriminazione nella vendita e nell’affitto delle case. 1965 – anno di riforme sociali che riguardarono neri, poveri e tutti gli americani. Il Congresso istituisce delle assicurazioni mediche per gli indigenti e per gli anziani. L’Elementary and Secondary Education Act finanzia i sistemi scolastici stabilendo che i finanziamenti sarebbero andati solo alle scuole non segregate stimolando l’integrazione nel Sud. Gli effetti di queste politiche furono enormi: la percentuale ufficiale dei poveri quasi si dimezzò. Ci furono effetti qualitativi perché il Governo non si limitò a distribuire aiuti ai bisognosi ma li incoraggiò a organizzarsi e ad agire in prima persona. L’Office of Economic Opportunity chiede ai residenti dei quartieri poveri di elaborare piani di aiuto ed assistenza che rispecchiassero le loro esigenze. L’ETA’ DEL MALESSERE 1968 – alle elezioni presidenziali vince il repubblicano Nixon perché molti bianchi abbandonano il partito democratico, considerato come un partito che si occupava solo dei neri. Nixon colloca la questione del Vietnam in una prospettiva strategica nuova che segna una svolta importante nel periodo della Guerra Fredda. Gli Stati Uniti non dovevano intervenire militarmente ma dovevano procedere per vie indirette: armando i paesi amici e destabilizzando i paesi ostili con le azioni clandestine della CIA. Con la dottrina Nixon America e URSS arrivarono a un incremento degli scambi commerciali e alla limitazione degli armamenti strategici. Quando viene eletto Nixon promette una pace rapida con onore invece i bombardamenti del Vietnam del Nord continuano, nel 1970 gli americani per colpire le linee di rifornimento nemiche bombardarono la Cambogia. Ciò porta a manifestazioni e proteste e nel 1971 la stampa pubblica alcuni documenti segreti del Pentagono che dimostravano come Johnson avesse mentito sull’origine e sull’andamento della guerra. FBI e CIA avevano sorvegliato gli oppositori alla guerra spiando e provocando. Tutto ciò mette in discussione la credibilità e la moralità di tutte le istituzioni coinvolte. Gli americani hanno perso contro un esercito di soldati contadini. 1972 – Nixon vince le elezioni con moltissimi voti. Tre parole chiave riassumevano le sue strategie: legge e ordine, maggioranza silenziosa, strategia meridionale. Scandalo Watergate – nella notte del 17 Giugno 1972 cinque scassinatori erano stati arrestati nel palazzo Wotergate a Washington. Stavano mettendo microspie nei telefoni e rovistando negli archivi. La camera dei rappresentanti avvia le procedure di impeachment mettendo in stato di accusa il presidente per ostruzione della giustizia, abuso di potere e disprezzo del Congresso. Il 9 Agosto del 1974 Nixon si dimette. Questo scandalo sviluppa una crisi di fiducia nelle istituzioni. Molti legislatori credevano che il problema fosse l’eccessivo potere del presidente, così viene fatto il War Powers Act che impone al Presidente di informare il Congresso di ogni iniziativa militare e di chiedere il consenso. Problemi economici e sociali – le enormi spese per la guerra in Vietnam e per la Great society crearono enormi deficit nel bilancio federale. Dal 1974 i prezzi del petrolio si moltiplicarono per quattro in pochi mesi, fu colpito così l’intero sistema produttivo che rallentò la crescita. Stag flation – mix micidiale di stagnazione economia, disoccupazione e inflazione che il Governo ebbe difficoltà a curare. Questa crisi scaturisce dalla guerra arabo-israeliana del 1973, fu allora che gli stati arabi aderenti all’organizzazione di paesi esportatori di petrolio decisero di punire gli stati uniti e altri sostenitori di Israele imponendo l’embargo sul petrolio. Decisero poi di punire tutti alzando i prezzi. SESSO E POTERE 1982-1983 l’economia si blocca e la disoccupazione sfiora il 10%. Qualche anno dopo l’economia tornò a crescere e la disoccupazione e l’inflazione scesero. Reagan cerca di favorire la ripresa accentuando le politiche antitrust e di deregulation avviate da Carter, e riducendo la spesa pubblica. Ciò creò opportunità per gli imprenditori ma anche tensioni sociali, corruzione e scandali. Il contenimento delle spese fu un fallimento. Vengono sottratti 25 miliardi di dollari all’assistenza per i poveri. Fu politicamente impossibile toccare le assicurazioni pensionistiche e sanitarie di cui usufruivano i cittadini di tutte le classi. Crebbe la spesa per la difesa. L’aumento delle spese e la riduzione delle tasse fecero raddoppiare il bilancio federale, quadruplicare il deficit di bilancio e raddoppiare il debito pubblico. Politica estera – per intimidire i sovietici e per trascinarli in una corsa al riarmo, riarmò il paese, avviò progetti di difesa spaziale e installò missili in Europa occidentale. Aiutò tramite la CIA gli anticomunisti ovunque agissero e chiunque fossero. Voleva aiutare la Contra, guerriglia che in Nicaragua voleva rovesciare il regime di sinistra, ma gli costò caro, per questo il Congresso vietò gli aiuti che però proseguirono in segreto e furono finanziati con i proventi clandestini ottenuti dalla vendita di armi in Iran. L’illegalità venne alla luce e fu uno scandalo. 1985 - il nuovo leader dell’URSS Gorbaciov voleva riformare e liberalizzare il sistema ma per farlo aveva bisogno di risorse che potevano venire solo dalla riduzione degli impegni militari e quindi dalla distensione con Washington. Il presidente abbandona l’idea della crociata ideologica e adotta quella dell’incontro amichevole. Gli eventi precipitarono subito dopo la fine del suo mandato sotto la presidenza di Bush. Nel 1989 i regimi filosovietici dell’Europa orientale implosero uno dopo l’altro con proteste di massa; i tedeschi decisero di abbattere il Muro di Berlino e unificare le due Germanie. 1991 - l’URSS cessa di esistere come regime e si frantuma in vari stati. La Guerra fredda era finita con la scomparsa di uno dei due protagonisti e la vittoria dell’altro. Bill Clinton – 1992,1996 vittoria alle elezioni. Negli anni 80 i repubblicani avevano conquistato l’egemonia del discorso pubblico. Erano riusciti a screditare la parola liberalism. Importanti gruppi di democratici raccolti nel Democratic Leadership Council vollero liberarsi da questo stigma elaborando una posizione centrista che accoglieva idee conservatrici: meno stato e più mercato, snellimento delle burocrazie e riforma del welfare state. Cominciarono a definirsi post liberal e new democrat. Bill Clinton era un new democrat. L’economia si riprese quasi subito e Clinton governò in un periodo di prosperità. Ridusse il carico fiscale alle famiglie povere e lo aumentò ai ricchissimi, l’aliquota massima delle imposte sul reddito risalì al 40%; estese l’assicurazione contro le malattie ai bambini delle famiglie meno ricche; riconobbe il diritto dei lavoratori alle assenze per maternità o malattia ma non pagate; accetta lesbiche e gay nelle forze armate purchè non si dichiarassero tali. Il governo aveva 2 obiettivi: istituire assicurazione mediche obbligatorie per tutti e ridurre i costi del sistema esistente. Il progetto di riforma fu diretto dalla first lady Illary Clinton. Fu boicottato dai conservatori, dalle associazioni dei medici e dalle assicurazioni private e infine affossato in congresso. 1996 – riforma dei programmi di assistenza, il Congresso abolì gli aiuti garantiti alle famiglie povere con i figli a carico (introdotti ai tempi del New Deal) e li sostituì con contributi temporanei, massimo 2 anni, per spingere chi ne usufruisse a trovare un lavoro. Il secondo mandato di Clinton fu pieno di impegni internazionali. Politica di interventismo umanitario in nazioni sconvolte da conflitti. Dopo il disfacimento della Iugoslavia Clinton cambia strategia, utilizza la forza e punta su quella aerea, sula guerra dall’alto e da lontano. Dopo il 1995 gli americani parteciparono a varie operazioni e infine ai bombardamenti europei contro il governo serbo di Milosevic, accusato di reprimere gli albanesi del Kosovo. 1998 - Lanciarono missili in Sudan, Afganistan e Iraq. Gli ultimi fuochi furono per la questione israeliano-palestinese. Procedura Impeachment - Clinton viene accusato di spergiuro e ostruzione alla giustizia, e fu messo in stato di accusa dalla Camera ma infine assolto dal Senato. Nominò donne a cariche federali, era favorevole all’aborto infatti nel 1996 ricevette il 54% del voto femminile. 2000 – Bush conquista la maggioranza nel collegio elettorale presidenziale nel quale contano le vittorie nei singoli stati. Non fu mai chiaro se egli avesse davvero vinto nello stato decisivo, la Florida dove i due candidati erano a poche centinaia di voti l’uno dall’altro. Macchine elettorali difettose e sospetti di manovre politiche avvelenarono i conteggi delle schede. Dopo più di un mese di confusione la Corte suprema decise per tutti pronunciandosi in favore dei repubblicani. Bush viene considerato il primo presidente americano non eletto ma nominato dalla Corte suprema. GLOBALIZZAZIONI Nell’ottobre 2006 l’ufficio del censimento annunciò che gli americani erano 300 milioni, 100 milioni in più rispetto al 1967. Incremento dovuto per più della metà all’immigrazione, in seguito alla riapertura delle frontiere stabilita dal Congreso nel 1965, che permise di entrare ai rifugiati, lavoratori e congiunti di residenti. DOPO L’11 SETTEMBRE La mattina dell’11 settembre 2001 quattro aerei passeggeri statunitensi furono dirottati da 19 militanti suicidi di Al Qaeda, un gruppo estremista islamico guidato da Osama bin Laden. Due aerei furono pilotati contro le Twins Towers a New York. Il terzo aereo si schiantò contro il Pentagono a Washington. Il quarto invece forse destinato al Congresso o alla Casa Bianca, precipitò in Pennsylvania. 3000 vittime. Impressionante messaggio di morte che diffuse la paura. In campagna elettorale Bush aveva criticato l’interventismo democratico-clintoniano e aveva annunciato di voler essere il peacemaker del mondo. Dopo l’11 settembre decide di usare la parola guerra. L’attacco terroristico fu definito un atto di guerra a cui rispondere con una guerra globale al terrorismo dell’Islam radicale. Siccome Al Qaeda operava dall’Afghanistan protetta da un regime fondamentalista gli USA nell’ottobre-novembre 2001 invasero il paese e ne rimossero il regime con l’appoggio di ribelli locali e della Gran Bretagna. Non riuscirono a catturare bin Laden. Il governo mise a punto il Patriot Act che prevedeva misure eccezionali contro il terrorismo interno: estese la discrezionalità degli investitori nel fare perquisizioni e schedature, controllare telefoni e posta elettronica, comunicazioni e attività in rete, transazioni finanziarie, luoghi di riunione. Inizialmente la maggior parte degli americani la approvò mentre i gruppi di difesa dei diritti civili lo ritennero incostituzionale e fonte di abusi. Dopo l’Afghanistan fu la volta dell’Iraq. Le ragioni furono: economiche, paese ricco di petrolio e al centro di una vasta regione petrolifera; politico-strategiche, forzare un cambiamento di regime poteva essere l’inizio di un processo di transizione democratica in tutto il Medio Oriente. Per assicurarsi sostegno pubblico in patria e all’estero, l’amministrazione aggiunse il tema del pericolo imminente: accusò l’Iraq di detenere armi di distruzione di massa. Con il tempo queste accuse si rivelarono sbagliate e inventate. L’amministrazione ottenne l’appoggio del Congresso che autorizzò il presidente a usare le forze armate contro l’Iraq. Non riuscì ad ottenere il consenso dell’ONU e degli alleati francesi e tedeschi. Gli USA decisero di procedere da soli. L’attacco viene fatto nella notte tra il 19-20 marzo 2003. Bagdad cadde il 9 aprile. Nel 2006 si contavano 900 mila morti iracheni e 3 mila morti fra i soldati americani. La guerra fu un disastro, il più grande nella storia della polita estera americana. Lo scandalo delle extraordinary redintions rivelò che le persone indiziate di legami con Al Qaeda erano prelevate dalla CIA in qualunque paese si trovassero, trasferite in prigioni segrete e sottoposte a interrogativi violenti: operazioni contrarie al diritto internazionale e che non rispettavano i limiti imposti dalla stessa Costituzione degli USA. Nel 2004 Bush fu rieletto, mentre nel 2006 il 60% degli americani era contrario sia al presidente che alla guerra: i repubblicani persero la maggioranza sia alla camera che al senato e i democratici tornarono a controllare il congresso dopo 12 anni.
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