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Il Simposio / Il Convivio, Sintesi del corso di Filosofia della Scienza

Il Simposio / Il Convivio di Platone

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 15/09/2021

gaia-gervasoni
gaia-gervasoni 🇮🇹

4.6

(9)

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Simposio / Il Convivio e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia della Scienza solo su Docsity! PLATONE, IL SIMPOSIO / CONVIVIO Di solito con Platone si usa la parola “ dialoghi “ per riferirci alle sue opere perché quasi tutte riprendono l’oralità e perché il metodo di indagine filosofica è la dialettica. Il simposio è un’opera dialettica perché tratta l’oralità scritta, ma contiene pochi dialoghi. Prevalgono gli elogi e la conclusione è aperta e troncata, come nei dialoghi aporetici. Ogni elogio è un pezzo a sé, non sono collegati. Il Simposio è simile ad un’opera teatrale e può essere rappresentato sulla scena trattando il rapporto tra la filosofia e il teatro: tragedia, commedia e filosofia si intrecciano e si conclude con la superiorità finale della filosofia rappresentata simbolicamente dalla capacità di Socrate che incama la filosofia che sta sveglio di fronte al sonno di Aristofane (la commedia) e di Agatone (tragedia). E’ un’opera che risale al periodo della maturità e vi si riconosce la teoria delle idee. Ha rapporti stretti con il Fedone perché in entrambi tema dell’elevazione dell'anima verso l'ideale e poi perché il Simposio mostra l’atteggiamento della filosofia verso la vita, il Fedone di fronte alla morte: alla fine del Simposio tutti dormono tranne Socrate (filosofia), Aristofane (commedia) e Agatone (tragedia), questi 2 si stanno per addormentare quindi sono arti incomplete perché non ci sanno fare l'una nel campo dell’altra ma non riescono perché non hanno una conoscenza vera e integrale che solo la filosofia ha. Il Filosofo eccelle nell’una e nell'altra arte. Però nel Fedone si tratta l'immortalità dell'anima, nel Simposio no e diversa concezione del corpo, per il primo è prigione dell'anima e per il secondo sede della bellezza da cui si muove Eros. Con la Repubblica esiste un parallelo tra il percorso di liberazione dello schiavo nel mito della caverna e il percorso descritto da Diotima di chi innamorato è guidato sulla via della bellezza: in entrambi i casi il cammino rende liberi e felici e porta dal mondo sensibile soggetto al tempo al mondo intelligibile eterno. Però nella Repubblica non esiste teoria dell’Eros, né figura del filosofo simile, se non per la sua superiorità. Questioni rimaste irrisolte: il pensiero di Platone nel Simposio e l’interpretazione complessiva dell’opera Eros è rappresentato come un Dio, Socrate un mediatore tra l'umano e il divino TEMI TRATTATI - Eros (dio greco dell'amore) a cui tutti fanno un elogio. E' un’opera dedicata all'amore - mito: è al centro degli elogi proposti dai protagonisti del Simposio: sfida tra filosofia e poesia (tragedia e commedia) con Socrate che è il filosofo per eccellenza e fa il suo elogio alla sacerdotessa Diotima. Vittoria finale della filosofia, sottolineata dall’elogio di Alcibiade a Socrate e non Eros. La filosofia non si lascia comunque sedurre e catturare in schemi. La seduzione della filosofia è rappresentata da Socrate come oggetto d'amore e la ritroviamo dall’inizio dell’opera con Apollodoro, innamorato della filosofia, e fino alla fine con la dichiarazione di Alcibiade per Socrate. Il tema dell'amore è perfetto perché attraversa sia il piano della filosofia che quello della poesia, ma esso è soprattutto omosessuale considerato superiore a quello etero ed è una forma di amore molto profonda e sentita NARRAZIONE: - Apollodoro racconta ad amici l’incontro con Glaucone e dialoga con uno di loro - Narrazione di Apollodoro sulla sera del simposio, Aristodemo e Socrate si dirigono verso casa di Agatone - Cenaa casa di Agatone e decisione che tutti i presenti pronuncino un elogio a Eros - Discorso di Fedro - Discorso di Pausania - Aristofane ha il singhiozzo e chiede a Erissimaco di poter parlare dopo con lui - Discorso di Erissimaco - Ad Aristofane è passato il singhiozzo e commenta ciò con Erissimaco - Discorso di Aristofane - Breve dialogo tra Socrate e Agatone, interrotto da Fedro - Discorso di Agatone - Dialogo tra Socrate e Agatone - Discorso di Socrate che riporta le parole della sacerdotessa Diotima - Arrivo di Alcibiade - Discorso di Alcibiade con elogio a Socrate - Arrivo di altri amici e fine dei discorsi - si chiude il simposio al mattino, quando i galli cantano Apollodoro racconta che mentre andava in città ha incontrato Glaucone che gli chiede di coloro che erano al simposio e quali discorsi si sono fatti sull’amore. Il simposio si è tenuto a casa di Agatone quando vinse il premio con la sua prima tragedia e il giorno prima di questa occasione offrì un sacrificio in onore della vittoria. Racconta che Aristodemo quella notte ha incontrato Socrate che gli dice che stava andando a cena da Agatone e invita anche lui. Quando Aristodemo arriva da Agatone Socrate non gli era più dietro e mandano un servo a cercarlo (era nel vestibolo dei vicini). A metà pranzo arriva e si mette a cenare sul divano dopo i canti e le cerimonie in onore del dio. Poi ci si prepara a bere ma si decide che non ci si ubriaca. Erissimaco propone di passare la serata chiacchierando e decidono di fare ognuno un elogio al dio Eros. Inizia Fedro in chiave mitologica. DISCORSO DI FEDRO Dice che Eros è un gran Dio che merita tutta l'ammirazione degli uomini e degli dei perché tra i più antichi dei, senza genitori ed è nato dopo il Caos e la Terra. | sentimenti che devono guidare gli uomini verso il bene devono ispirarsi a Eros e sono la vergogna per le cattive azioni e l'attrazione per le cose belle. Egli fa un dono agli innamorati: (l’amore supera la morte) morire per l’altro così da non essere considerati vigliacchi, ma coraggiosi e avere così la possibilità di richiamare in vita la loro anima nell’Ade e dati loro onori eccezionali o metterli tra i beati come ad Achille. DISCORSO DI PAUSANIA Dice che di Eros non ce n’è solo uno, ma 2 perché Afrodite è duplice: una figlia di Urano, la dea del cielo, e l’altra figlia di Zeus e Dione, la dea popolare e un Eros che serve l’una e uno per l’altra. Non tutto l’amore è bello e degno di elogio, solo quello che porta ad amare bene. L’Eros compagno di Afrodite Pandemia è volgare ed è proprio degli uomini da poco: chi si innamora sia delle ragazze che dei ragazzi, chi ama i corpi e non l’anima, non ha costanza perché l'oggetto del suo amore è incostante (quando si affievolisce la bellezza del corpo egli Nato da Poros e Penìa, è compagno di Afrodite e servitore perché concepito durante la festa per la nascita della dea; è amante della bellezza e Afrodite è bella. All’inizio Eros era povero e non bello e delicato, senza una casa, rude, ma cerca sempre ciò che è bello e buono, è virile, desidera il sapere e impiega nella filosofia tutto il tempo della vita, vive tra la saggezza e l'ignoranza: nessun dio si occupa di filosofia e nessuno vuole diventare sapiente perché lo sono già. Chiunque possieda davvero il sapere non fa filosofia e anche chi è ignorante non desidera il sapere e occuparsi di filosofia. | filosofi non sono né sapienti né ignoranti, Eros è uno di quelli perché nato da padre sapiente e madre povera anche di conoscenze. Il desiderio umano ha mille forme diverse, ma solo una si può chiamare amore che è il desiderio di possedere sempre ciò che è buono, amare significa creare nella bellezza. Tutti gli uomini hanno il desiderio di generare ma si può solo nella bellezza. La capacità di generare è qualcosa di divino, immortale ma può avvenire solo se c'è armonia e solo la bellezza è in armonia con gli dei. Chi ha dentro di sé qualcosa di creativo quando si avvicina a ciò che è bello prova gioia e crea, è attratto dalla bellezza. Solo chi possiede la bellezza è libero dalle sofferenze che ogni atto creativo comporta. Eros non desidera la bellezza ma creare e far nascere nuova vita nella bellezza perché per gli esseri mortali l'eternità e l'immortalità possono consistere solo nel creare nuova vita. L'amore ha come proprio oggetto l'immortalità. E l’uomo per diventare immortale con l’amore fa in modo che un nuovo essere prenda il posto del vecchio. Il corpo si rinnova, non resta sempre lo stesso, così l’anima, tutto in noi nasce e muore (conoscenze, opinioni, desideri, timori). Secondo Diotima, siccome essi desiderano l’immortale, fanno ciò che fanno per rendere immortale il loro valore. Gli uomini fecondi nel corpo pensano soprattutto alle donne e a cercare di generare figli per assicurarsi l'immortalità e la memoria di sé, chi invece è fecondo nell'anima hanno la forza creativa della saggezza e le altre virtù dello spirito es. poeti e ricercano la bellezza e se la trova genera nuova vita. Parla di un cammino verso le rivelazioni di Eros e la sua contemplazione del bene supremo, obiettivo della filosofia: sin da giovani bisogna essere attenti alla bellezza fisica, contemplazione della bellezza corporea dei fanciulli, necessità di una guida (come nella cavema): se essa lo sa condurre sulla strada giusta si innamorerà di una sola persona. Poi capirà che la bellezza è una sola, identica per tutti e si innamorerà di tutte le persone belle, poi della bellezza delle anime e non di quella sensibile, a desiderare perché ha una bella anima anche se non è fisicamente attraente. Poi studierà le scienze per coglierne la bellezza e avrà amore per il sapere finché si innamorerà della scienza della bellezza perfetta: raggiungerà il vertice supremo dell’amore e gli apparirà la Bellezza eterna (senza nascita e morte), è senza tempo (sempre ugualmente bella) e tutti sanno che è bella. Non ha forma definita. Tutte le cose belle lo sono perché partecipano della sua bellezza ma nascono e muoiono senza influenzarla. Il cammino verso l’amore inizia con la bellezza sensibile e finisce con la contemplazione della Bellezza pura, in sé che è il momento più alto nella vita di una persona. Così ogni uomo deve onorare Eros. Bussano alla porta: Alcibiade ubriaco che incorona Socrate perché per lui il più sapiente e bello (sono amanti) e gli fa un elogio. DISCORSO DI ALCIBIADE Per lui dentro Socrate vi è un dio. E’ un satiro, un suonatore di flauto, ma a lui bastano le parole per incantare, non ha bisogno di strumenti, quando lui parla ci si emoziona, l’anima viene travolta. Di fronte a lui Alcibiade confessa di aver avuto vergogna di se stesso, l’unico con cui è successo, perché è impossibile andargli contro. Socrate ha un debole per i bei ragazzi, perde la testa per loro. L'immagine che vuol dare di sé è di non sapere nulla, ma in realtà nasconde una grande saggezza, ci si sente schiavi della sua volontà, non ci si può rifiutare di fare ciò che chiede. Alcibiade da giovane credeva che Socrate fosse preso dalla sua bellezza e decide di invitarlo a cena per 2 occasioni e gli confessa che Socrate sarebbe per lui un amante degno perché lo rende migliore, ma lui gli risponde che in realtà lui stesso non è nulla (sta raccontando come a lungo abbia tentato di sedurlo senza successo). Un giomo di gelo Socrate è uscito solo con il mantello e a piedi nudi e i soldati si sentirono umiliati. Un giorno si mette a meditare dal primo mattino e passò anche la notte in piedi, solo alle prime luci del mattino se ne andò dopo una preghiera al Sole. In un combattimento Socrate salva Alcibiade ferito. C'è qualcosa in lui che lo rende unico, lui e i suoi discorsi non hanno paragoni né nel passato né oggi. A prima vista le sue parole sembrano comiche perché sono discorsi strani, ma in realtà hanno un senso profondo: parla come un dio e le immagini che usa rimandano sempre alla virtù, chi le ascolta è guidato verso ciò che serve per diventare un uomo che vale, è come un oratore. Un rimprovero che fa a Socrate è che inganna con la sua aria da innamorato ed avvisa così Agatone, fa innamorare ma non cede mai alle lusinghe. Socrate risponde che con questo discorso ha voluto nascondere il suo vero obiettivo ovvero rovinare l'amicizia tra Socrate e Agatone perché è convinto che Socrate debba amare solo lui (Alcibiade) e che Agatone debba essere amato solo da Alcibiade. Agatone si alza per sedersi vicino a Socrate ma entrò gente dalla porta, qualcuno andò via, Aristodemo si addormentò e si svegliò il mattino dopo, solo Socrate, Agatone e Aristofane erano ancora svegli a bere vino. Socrate convinceva gli altri che un uomo può riuscire a comporre tragedie e commedie, che l’arte del poeta tragico è come quella del poeta comico. Il primo ad addormentarsi fu Aristofane poi Agatone, Socrate va via seguito da Aristodemo, va al Liceo e poi verso sera a casa a riposare. L'amante è l'adulto che ha una funzione attiva sia dal punto di vista dell'educazione e della guida dell'amato che è ancora un ragazzo, sia dal punto di vista sessuale. | ruoli non sono interscambiabili