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Il Tarantismo ed il culto di Dioniso, Prove d'esame di Estetica

Il Tarantismo ed il culto di Dioniso

Tipologia: Prove d'esame

2016/2017
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Caricato il 17/02/2017

CHICHIRE
CHICHIRE 🇮🇹

4.3

(12)

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Tarantismo ed il culto di Dioniso e più Prove d'esame in PDF di Estetica solo su Docsity! Il tarantismo ed il culto di Dioniso La bellezza accanto all’arte sono gli oggetti privilegiati dell’Estetica.La bellezza e’ quella che si realizza nell’opera d’arte. Dire Bellezza o dire Estetica e’ la stessa cosa. “La bellezza tra arte e tradizione” perche’ tradizione? Tradizione deriva dal latino tradere (consegnare, trasmettere) bagaglio culturale che viene trasmesso e che noi poi dovremmo trasmettere alle generazioni successive. Tradere anche tradire nel senso che nel bagaglio culturale trasmesso alcune cose vengono completamente reinventate- eventi e cose all’insegna del disvalore nel senso vengono dalle generazioni recepite, ma non fatte proprie. Tra le tradizioni scomparse : IL TARANTISMO –chi e’ affetto dal morso della taranta. (evidentemente disturbi psichici) La Storia : La gente si recava nella Chiesa di San Paolo a Galatina (LE) ed all’insegna di questo particolare rito, tra balli e sventolio di stracci colorati e suono di tamburello si riteneva che il Santo, San Paolo, potesse guarire i disturbi (stati modificati della coscienza) . Da dove deriva questa tradizione? Dal culto di DIONISO- tradizioni ortico – dionisiache. Nell’antichita’ vi era il culto di Dioniso. Dioniso volgarmente il re del vino, in realta’ Dioniso e’ un personaggio che compare nella storia dell’Antica Grecia ed incarna lo spirito dionisiaco, cioe’ lo spirito dell’ebbrezza, della sregolatezza che infuria soprattutto nelle ore notturne. E’ un Dio che vagava nelle ore notturne, cantando e bevendo, e’ lo spirito dell’abuso. Il Dio opposto e’ APOLLO , Dio dell’armonia, dell’ordine, della sensatezza. Due forze che coesistono non c’e’ l’uno senza l’altra, probabilmente quello che ripercorre tra il classicismo ed il romanticismo. Classicismo = perfetto equilibrio tra forme e contenuto. Romanticismo = forte passione Il Dionisismo era molto diffuso in Grecia e nella Magna Grecia . Dalle nostre parti c’erano quelle che si chiamavano tiasi – congregazioni – piccoli gruppi – devoti a Dioniso. Le tiasi avevano particolare importanza tanto da essere riportate su una delibera del Senato di Roma II sec. A.c. (Senatum Consultum) dove il Senato avendo appreso che a Taranto vi era un tiaso particolarmente attivo dispone di inviare la flotta romana per sedare gli animi. Era evidente che i circoli avessero dei riti da praticare, forse il Senato pensava che fossero contrari a Roma , tanto da inviare una flotta intera. IL MITO DIVENTA RITO: Si hanno testimonianze classiche su questo rito persino PLATONE parla di due elementi di questo rito OISTROS = puntura del ragno e AIORESIS = straccio colorato e sventolato con un modo affine a quello della mamma che dondola il bambino e parla anche di celeste mania che era quella degli iniziati al culto di Dioniso. In quel periodo a Taranto – signore di Taranto – era un certo Archita da Taranto – era stato ad Atene discepolo di Platone ed un certo punto Platone dovendo andare in esilio si reca a Taranto ospite di Archita. Questo per significare che ci muoviamo in una zona dove e’ fortemente presente la civilta’ classica. Ad un certo punto pero’ questa celeste mania cede il passo al Cristianesimo . Uno dei primi documenti , sono gli atti degli apostoli , atti ufficiali, si narra di un avventuroso viaggio di San Paolo in nave dalla Grecia verso l’Italia, che naufraga nei pressi di Malta. Sulla riva San Paolo viene morso da una vipera e con un gesto a dir poco miracoloso si libera dal morso velenoso.; i marinai vedendo questo gesto lo pregano di aiutare il Re di Malta in quanto affetto da un morso di quel tipo. San Paolo li accontenta ecco perche’ San Paolo e’ il protettore dei morsi velenosi. San Paolo passa da Galatina e succede che vecchi riti pagani si innestano con la religione cristiana ecco anche perche’ il 29.06 e’ la festa di San Paolo in quanto estate e si verificano morsi frequenti. Ad un certo punto l’Europa si coalizza con le crociate, soldati inviati in Terra Santa per conquistare i luoghi di Gesu’, dall’occupazione dei Turchi, dalle nostre parti truppe di soldati che si imbarcavano da Otranto verso la Terra Santa. e la stretta connessione della diffusione dei morsi velenosi tra i soldati. Tutto questo ha portato all’innesto del culto di Dioniso con San Paolo ed un forte movimento di persone che si recavano a Galatina per essere liberate dai morsi velenosi. Il TARANTISMO e’ diffuso sino al 1600 incluso, sino al Concilio di Trento , queste pratiche sostanzialmente magiche incontrano l’opposizione dell’Illuminismo. L’ILLUMINISMO corrente filosofica che ha il compito di illuminare la mente degli uomini. Per le che erano famiglie affette da un componente tarantato, risultava avere in casa una vergogna ma dopo questo fenomeno viene rivalutato tanto da divenire una festa all’insegna della musica, tarantella e pizzica. Questo per significare che a volte i fenomeni vengono rovesciati dal brutto al bello per via del fatto che nella dimensione della ricordanza , della nostalgia il fatto diviene dolce. sino all’epoca delle crociate in cui l’antica Abulia fu sottoposta ad aspre esperienze sino a quando la scienza dell’Illuminismo napoletano recise ogni credenza popolare ed il tarantismo iniziò il suo declino e poi dissoluzione del fenomeno magico-rituale. Altri saggi Il mondo magico 1948 – Sud e Magia 1959 il cui tema dominante è l’alternativa tra magia e razionalità, sentito come uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna e nella vita del Mezzogiorno come motivo di non modernità. In Naturalismo e storicismo dell’etnologia 1941 De Martino aveva elaborato un codice della etnologia storicista in base ad esso veniva respinto il concetto di un’evoluzione meccanica ma in una lettera 1942 aveva dichiarato di sentire i limiti e le insufficienze dell’indirizzo idealistico italiano ed anche Remo Cantoni in una sua recensione pur dando atto che lo studio di De Martino era pregevole sottolineava che lo storicismo del Croce pur così vivo ed intelligente presenta ad oggi un carattere troppo rigido , troppo schematico, l’idealismo storicista servirà solo se si saprà andare oltre esso. Sicchè pur riconoscendo a De Martino l’indiscutibile merito storico di aver avviato la prima organica ricerca sul tarantismo resta il dato altrettanto incontestabile che egli ha aperto una prospettiva che lega il tarantismo a pratiche molto più oscure e remote nel tempo che poi egli stesso ha chiuso in base al criterio di ascendenza crociana per cui ogni fenomeno va ricostruito nella sua originalità storica e nella sua autonomia culturale e simbolica. Si sarebbero potuti ricostruire importanti esami etnologici orientando la ricerca verso la scoperta di dinamiche culturali antiche e profonde che agiscono sotto la superficie del pensiero razionale e determinano segretamente il comportamento umano. Sono trascorsi oltre cinquant’anni dalla pubblicazione degli studi fondamentali di Schneider sull’origine musicale dei simboli animali nelle culture antiche e sulle origini magiche della danza delle spade e quant’anni dall’indagine condotta da De Martino sul tarantismo e la domanda su cosa resti della loro eredità culturale non è un interrogativo retorico ma la crisi delle nostre società complesse chiama in causa quella che può definirsi come l’attualita del mito. Figura emergente è quella di Dioniso. Questo processo, che riscopre la dimensione mitica, ha un legame con una razionalità abbandonata a sé stessa . Già Jurgen Habermas denuncia una crisi della razionalità moderna ed intende legarla al fatto che essa non si pone più il problema dei valori essenziali. Questo era un tempo compito della religione “l’asilo sicuro” dice Hegel senza il quale l’uomo non potrebbe sopportare l’indifferenza del mondo. Senochè dopo la morte della religione, né l’ideologia, né il progresso scientifico senza freni hanno offerto un valido sostituto. Il Ritorno di Dioniso Quando Dioniso raggiunge la maturità Era riconobbe in lui il figlio di Zeus , Dioniso andò vagando per il mondo accompagnato dal suo tutore Sileno e da un gruppo di satiri e menadi le cui armi erano bastoni ricoperti da un’edera sulla punta chiamati tirso egli navigò fino all’Egitto portando con sé il vino che aveva inventato ecco perché volgarmente è chiamato anche Bacco , dio del vino. L’originalità e l’importanza e la persistente vitalità della mitologia greca sono state efficacemente messe in rilievo da un autorevole studioso dell’antichità classica Augusto Rostagni nel suo saggio Classicità e spirito moderno 1939 la “mitopea” egli esclama, espressione genuina e fondamentale del genio poetico greco. Come una malattia contagiosa quando irrompe Dioniso fa irruzione in un luogo dove è sconosciuto subito irrompe il suo culto Dio violento ed esclusivo semina gioia e terrore ovunque gli capita di passare, il suo sguardo coinvolge ecco perché viene venerato da una maschera, toglie il respiro, confonde annienta equilibrio e misura e l’uomo è colpito da follia che apporta anche morte. Dioniso la profondità della vita legata alla morte ed anche il la riconciliazione dell’uomo con la natura in cui si scioglie ogni distinzione tra uomo e animale. Ma Dioniso è anche ispirazione drammatica perché durante le grandi dionisiache feste ateniesi in onore di Dioniso la maggiore attrattiva era costituita dalla rappresentazioni drammatiche. Poi però all’uomo tragico si sostituisce l’uomo teoretico con la potenza della ragione, della scienza , uomo che cerca di affermare il suo dominio sulla vita. Nietzsche con la sua opera La nascita della tragedia esamina proprio questo percorso. Siamo alla fine dell’Ottocento, il secolo delle grandi conquiste scientifiche e tecnologiche della ‘industrializzazione capitalistica, della fede nel progresso. Proprio però in questo momento una parte della cultura europea inizia ad avvertire i segni di quella crisi di valori di certezze che percorrerà tutto il Novecento. Dalla pretesa di avere un mondo con un ordine assoluto e razionale e nel fallimento di questa pretesa Nietzsche scorge i sintomi di un ritorno alla tragedia , possibilità che vede incarnarsi nella produzione musicale di Wagner. Solo nell’arte infatti la tragicità dell’esistenza può trovare espressione ed essere trasformata in esperienza vitale. Anche Holderlein riveste un’eccezionale importanza, l’essenza del tragico è analizzata nel suo testo Il significato delle tragedie nello schema di un ragionamento inteso ad accreditare l’ipotesi di possibili radici magno-greche alle origini del tarantismo e dopo la sua integrazione nella religione cristiana (il culto di San Paolo). Per Holderlein la modernità è una lunga notte che precede un nuovo giorno e l’arte funzione anticipatrice. Nel tempo di povertà l’arte, al pari del pane e del vino , è il pegno lasciato dagli dèi a garanzia del loro ritorno una promesse de bonheur come Sthendhal ha definito l’arte, uno spiraglio di luce e di speranza. Dopo nel momento in cui Hegel cercava all’Università di Berlino la sua manifestazione dell’Idea , Shopenhauer la trovava nella Volontà. La Volontà come una cosa onnipotente che abita dentro di noi che ci fa vivere e ci consuma allo stesso tempo. La volontà in ogni grado della sua manifestazione aspira sempre incapace di una soddisfazione definitiva; la volontà per sua natura si slancia nell’infinito e solo gli ostacoli possono metterle un freno. Ogni desiderio nasce da una mancanza e quindi è sofferenza e la sofferenza è il fondamento di ogni vita. Ma come è possibile per l’uomo spezzare le catene della volontà? Shopenhauer preferisce richiamare l’attenzione sul fatto dell’esistenza di individui eccezionali i geni dell’arte, gli eremiti, i santi, che hanno intrapreso un cammino di liberazione dalla tirannia dei bisogni e dall’egoismo dimostrando che quando la voluntas perviene alla coscienza di sé tende a farsi noluntas. Le tappe della liberazione si articolano in tre momenti : l’arte, la morale, l’ascesi. Mentre la conoscenza e la scienza sono asservite ai bisogni della volontà mentre l’arte è conoscenza libera e disinteressata. L’arte è catartica in quanto l’uomo grazie ad essa contempla la vita elevandosi al di sopra della volontà, del dolore e del tempo. Fra le arti spicca la tragedia che è la rappresentazione del dramma della vita. Inoltre Shopenhauer sostiene che la musica si configura come l’arte più profonda ed universale e come vera metafisica dei suoni , capace di metterci in contatto con le radici della vita al di là dei limiti della ragione.(esaltazione dell’opera di Rossini idiosincrasia per Wagner). Shopenhaurer definisca l’arte come la fioritura della vita, il godimento del bello, sia nell’artista sia nel fruitore, è la prima via d’uscita da un mondo nel quale siamo incatenati dal volere. Oltre a Shopenhaurer, nella prima metà dell’Ottocento Kierkegaard. Nell’estetica di Kierkegaard , filosofo danese, non ci incontriamo in teorie sul bello o sull’arte ma in figure gaudenti che vogliono dalla vita il massimo piacere, il piacere d’amore. Un tipico esempio il Don Giovanni mozartiano che vive tutto nell’attimo senza complicazioni morali o intellettuali tutto è affare del momento ed il momento si ripete all’infinito. Da qui un parallelismo tra Dioniso e Don Giovanni dove Kierkgard nota il sensuale dell’individuo, un piacere mescolato al dolore, genialità sensibile che può, essere espressa solo dalla musica. Anche in Nietzsche ne La nascita della tragedia le manifestazioni del desideriomsono raffigurate da due divinità antagoniste Apolo e Dioniso. Il primo rappresenta padronanza degli affetti mediante l’intelletto un desiderio sottomesso al severo controllo del super-io, Dioniso al contrario incarna l’incontinenza della passione la potenza trasgressiva del desiderio, infrangendo ogni regola,m egli è dio dell’estasi e dell’ebbrezza. Anche se in certe pagine dell’opera di Nietzsche sembrano identificare il dionisiaco con il desiderio di morte e l’apollineo con la pulsione di vita, il senso profondo della figura di Dioniso consiste nella felice integrazione della morte mediante la vita. La morte come condizione della vita, crudeltà e dolore condizioni dell’esistenza. Alla fine Nietzsche tende a presentare anche se stesso come Dioniso sofferente, che porta sulle spalle il destino dell’umanità e quindi Dioniso in un rapporto di identificazione e contrapposizione con Cristo.