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La Bella Epoca: Europa tra Ottocento e Novecento - Scenario di inizio secolo, Temi di Storia

La europa della fine del xix e inizio del xx secolo, nota come la bella epoca, caratterizzata da un'europa ricca, sicura e progredita. Tuttavia, il progresso viaggiava a velocità diverse e l'europa aveva conflitti esterni, come la guerra anglo-boera e le tensioni nei balcani, che avrebbero portato alla prima guerra mondiale. La geografia economica, le crisi nazionali e le tensioni internazionali di quel periodo.

Tipologia: Temi

2022/2023

Caricato il 21/12/2023

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daniele-grosso-3 🇮🇹

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Scarica La Bella Epoca: Europa tra Ottocento e Novecento - Scenario di inizio secolo e più Temi in PDF di Storia solo su Docsity! Scenario di inizio secolo L’Europa della belle époque L’età del progresso Il periodo della storia europea fra Ottocento e Novecento era chiamato “la bella epoca”, con un’Europa borghese, ricca, sicura e progredita. Gli europei erano 423 milioni e rappresentavano il 24% della popolazione mondiale e producevano oltre il 50% dei beni economici del pianeta. Questi risultati straordinari erano il risultato della fusione fra industria, scienza e tecnologia che aveva caratterizzato la seconda rivoluzione industriale del tardo Ottocento. Ci furono i primi frutti della modernità, tra cui elettricità, chimica, acciaio, petrolio, telefono, ecc… Tutti questi termini rappresentavano il progresso. Centri e periferie Il progresso, tuttavia, viaggiava a velocità diverse. La geografia economica dell’Europa di inizio Novecento aveva un centro maggiormente sviluppato ( Germania, Gran Bretagna, Europa nord-occidentale) e diverse periferie meno sviluppate. C’erano però dei cambiamenti in corso, poichè lìItalia settentrionale, la Russia e l’impero austro-ungarico si stavano industrializzando. Invece, la Germania, era l’unica in grado di competere con gli Stati Uniti. Le disuguaglianze sociali Lo sviluppo industriale aveva certamente distribuito maggiore ricchezza; nonostante questo c’era un abisso tra la ricchezza delle nuove élite industriali e la povertà della maggioranza della popolazione. Ne è una prova il fenomeno dell’emigrazione: 11 milioni di europei, ad inizio Novecento, partirono per cercare maggior fortuna in altri Paesi. Le disuguaglianze economiche e sociali avevano stimolato la formazione di sindacati e partiti di massa di ispirazione socialista, composti perlopiù dalla classe operaia. I socialisti riformisti pretendevano aumenti di salario, riduzione ore di lavoro e diritti politici. Alcuni di questi conflitti/proteste furono duramente repressi dalle classi dirigenti, altri ottennero buoni risultati attraverso l’approvazione di riforme politiche e sociali, come l’ampliamento del diritto di voto e le prime forme di previdenza sociale. Attraverso queste riforme, gli stati europei volevano ottenere la nazionalizzazione delle masse, ovvero la loro integrazione nel sistema produttivo, politico e istituzionale della nazione. I fattori di instabilità politica interna Quasi tutti gli stati europei erano ormai costituzionali e parlamentari, ma questi sistemi politici liberali furono presto messi in difficoltà dai movimenti e partiti di massa. Perciò molti paesi europei attraversono in forme diverse momenti di crisi politica, che misero in discussione le stesse istituzioni parlamentari. Ricordiamo la Francia, la Germania, con il nuovo imperatore Guglielmo II, l’Italia in difficoltà dalla crisi di fine secolo e la Russia, dove nel 1905 esplose una violenta rivoluzione. Solo la Gran Bretagna non fu afflitta da questi problemi. Pace in Europa? L’Europa non aveva guerre al suo interno da circa un secolo; non si era mai messo in crisi l’equilibrio stabilito dal congresso di Vienna nel 1814-15. Ma al di fuori dell’Europa c’erano state alcune forme di violenza, per esempio in Cina con la rivolta dei boxer o il massacro degli herero nell’Africa occidentale tedesca. Nella mentalità corrente europea, queste forme di violenza erano ritenute accettabili perchè coinvolgevano popolazioni non europee. Guerre prima della guerra: inglesi e boeri Nel 1900, il governo inglese iniziò un duro conflitto contro i boeri, discendenti degli antichi coloni olandesi. I boeri rifiutavano di accettare il dominio britannico sulle loro due colonie in Sudafrica. Questo conflitto aveva diverse motivazioni economiche e politiche: il controllo delle miniere d’oro e di diamanti e la volontà inglese di bloccare i tedeschi, il quale supportavano i boeri. La guerra anglo-boera fu uno scontro ferocissimo, in cui per la prima volta furono impiegate pratiche di guerra contro i bianchi. In questa guerra fecero la loro comparsa due elementi che caratterizzeranno la violenza novecentesca: il coinvolgimento dei civili nella guerra e i campi di concentramento. Russi e giapponesi Nel 1905 invece ci fu il conflitto russo-giapponese, una guerra industriale. Lo scontro nacque per il controllo della Manciuria e della Corea fra la Russia, e l’emergente potenza giapponese. Nonostante le ampie differenze tra i due Paesi, i russi uscirono perdenti da un conflitto condotto da artiglierie e navi da guerra. Dopo la caduta della loro base di Port Arthur, la sconfitta di Mukden e l’annienramento della loro flotta del Baltico, i russi si arresero, concedendo al Giappone metà dell’isola di Sakhalin. Per la prima volta un popolo asiatico aveva sconfitto una grande potenza europea, grazie a potenti armamenti come navi e cannoni. Il nodo dei Balcani I Balcani erano l’area più instabile del continente a causa della grave crisi dell’Impero ottomano, il quale alimentava le aspirazioni nazionali e indipendentistiche delle popolazioni balcaniche; inoltre aumentava la competizione fra le grandi potenze per imporre la propria influenza su quell’area. L’Impero ottomano,nel frattempo, cercava di mantenere il controllo di una regione su cui dominava dal XVII secolo. Allo stesso tempo, molte nazioni tra cui Austria, Russia, Italia e Serbia, puntavano a conquistare quest’area per affermare le proprie espansioni approfittandosene della situazione dell’Impero ottomano. Le guerre del 1912-13 La situazione peggiorò a partire dal 1908, quando ad Istanbul il sultano fu deposto dai Giovani turchi, un movimento nazionalista che voleva la rinascita della Turchia. Ne approfittò l’Austria per annettersi la Bosnia-Erzegovina. L’Italia, infastidita da questo atto, nel 1911 attaccò l’Impero ottomano in Libia e nell’Egeo. Nell’ottobre 1912, Bulgaria e Grecia, unite in una Lega balcanica e appoggiate dalla Russia, attaccarono l’Impero ottomano (prima guerra balcanica). I turchi, sconfitti, dovettero rinunciare a tutti i territori europei, tranne Istanbul e gli Stretti. Le potenze europee imposero la nascita di uno stato indipendente in Albania. Dopo pochi mesi, scoppiò un altro violento conflitto ( seconda guerra balcanica) che si concluse con la sconfitta della Bulgaria e con la spartizione della Macedonia fra serbi e greci. La “polveriera balcanica” Questa fase di guerre lasciò una situazione potenzialmente esplosiva. L’Impero ottomano conservava in Europa solo la Tracia e Istanbul. La Serbia, la maggior potenza regionale, era insoddisfatta a causa del dominio austriaco in Bosnia-Erzegovina e per mancanza di accesso al mare, impedito dall’Albania. L’Austria, dal canto suo, non sopportava l’atteggiamento della Serbia, che fomentava il nazionalismo degli iugoslavi per contrastare gli austriaci. Quando il conflitto tra Austria e Serbia scaturirà, trascinerà nella guerra l’intera Europa. Il governo di Giovanni Giolitti L’età giolittiana, dal 1901 al 1914, è il periodo in cui nacquero in Italia le prime notevoli concentrazioni industriali; inoltre i socialisti e i cattolici organizzavano sempre più masse di popolo, e infine si concesse il suffragio universale maschile nel 1913. Giovanni Giolitti aveva sempre fatto parte della politica italiana e la dominò per una quindicina d’anni, grazie alla sua abilità politica. Il suo obbiettivo principale fu quello di garantire la partecipazione allo stato liberale ai socialisti e cattolici, il quale erano rimasti esclusi. Per questo, di fronte ai frequenti scioperi dei lavoratori ( il primo fu nel 1904 in Sardegna, a Buggerru), egli non reagì con la forza, ma aspettò che la forza della protesta si esaurisse da sola, cercando al contempo l’appoggio di forze socialiste moderate, capeggiate da Turati. Nonostante i socialisti non partecipassero direttamente al governo, tuttavia ci collaboravano, promettendo delle riforme agli operai per frenare le proteste. Questo non fu apprezzato da tutte le frange del partito, causando problemi al suo interno e di conseguenza la nascita dei “comunisti”. Il fronte italiano (TEMA 1: Disumanizzazione del rapporto con la natura WW1) Il fronte italiano costituiva una linea che congiungeva il lago di Garda con Gorizia. La grandissima maggioranza dei militari fu costituita dai richiamati provenienti soprattutto dalle regioni meridionali. Alcune brigate divennero celebri come la Brigata Sassari, la Trapani, Cosenza, Catanzaro ecc…Anche gli Italiani furono bloccati in una guerra di trincea contrassegnata da lunghe pause alternate ad assalti ferocissimi che causavano ogni volta migliaia di vittime. Nel solo primo anno di guerra gli Italiani persero 250.000 uomini tra morti, feriti e dispersi. L’incapacità del generale italiano Lugi Cadorna, capo di stato maggiore dell’esercito italiano, fu la rovina dei suoi soldati. Convinto di poter in breve vincere la guerra, mandò migliaia di ragazzi male armati a morire dalle mitragliatrici nemiche. Il 1916 (TEMA 1:Disumanizzazione del rapporto con la natura WW1) La guerra di trincea occupava fronti lunghi migliaia di chilometri che impegnavano milioni di combattenti. Milioni di donne furono impiegate nelle fabbriche addette alla produzione di materiale militare. Si combatterono in Francia due grandi e sanguinosissime battaglie intorno alla fortezza di Verdun e sulla Somme, ma esse non servirono a far avanzare le linee dei contendenti. Avviene l'esordio di nuove armi: gli aerei, i carri armati, i gas e i lanciafiamme. Gli aerei inizialmente combattevano tra loro e mitragliavano le trincee dall'alto, ma solo raramente bombardarono le città. Gli inglesi, con la loro flotta, bloccavano i porti tedeschi per impedire i rifornimenti. I tedeschi combatterono la guerra sui mari principalmente con i sottomarini e con le navi corsare. Vittime di questi sottomarini furono le navi di rifornimenti provenienti dagli USA e destinati all'Inghilterra. Questo sarà uno dei motivi che alla lunga provocherà l'intervento diretto degli Stati Uniti nella guerra. Il 1917: L’anno della crisi (TEMA 1:Disumanizzazione del rapporto con la natura WW1) Nel 1917 l'orrenda situazione era ormai sotto gli occhi di tutti e non si vedevano vie di uscita. Il Papa Benedetto XV continuava a evocare la pace per far finire la guerra, definita vergogna dell'Umanità. La popolazione europea era stanca per la fame e le sofferenze. A causa della mancanza di contadini nei campi e gli operai nelle fabbriche, le donne, i vecchi e i bambini dovevano occuparsi di tutto. Non c'era una famiglia che non lamentasse qualche vittima della guerra. Mancavano quasi del tutto lo zucchero, il burro e la carne. I soldati trascorrevano il tempo ad attendere sanguinosi assalti di cui non si otteneva alcun risultato. Furono numerosi gli episodi di diserzione, di automutilazione e di ammutinamento, così come i processi e le fucilazioni di militari. La Russia si ritira In Russia, nella primavera del 1917 scoppiarono diverse rivolte che costrinsero lo Zar Nicola II all'abdicazione. L'esercito era stanco e milioni di soldati tornavano a casa. Il partito bolscevico di Lenin approfittò della situazione per attuare la rivoluzione proletaria: i socialisti rivoluzionari, infatti, da sempre erano favorevoli alle guerre, poiché ritenevano che fossero un utile strumento di indebolimento del potere dei capitalisti e che, di conseguenza, esse avrebbero aperto la strada ai rivoluzionari, che avrebbero sfruttato a proprio favore il malcontento della popolazione. I comunisti presero il potere (rivoluzione russa). Subito dopo Lenin firmò l'armistizio di Brest-Litovsk (dicembre 1917) e poi il trattato di pace con la Germania. La Russia usciva così dal conflitto perdendo Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia. Gli USA in guerra Il ritiro della Russia sembrava aver dato un duro colpo alle speranze di vittoria del fronte anglo- francese- italiano poichè Germania e Austria riversarono contro il fronte francese e italiano le truppe rese libere dal disimpegno della Russia. A questo punto avviene l'ingresso decisivo nel conflitto degli Stati Uniti d'America. Nel mese di aprile del 1917 il governo USA dichiarò guerra alla Germania: questo comportò l'arrivo in Europa non solo di truppe fresche, ma di viveri, materiali e prestiti. Anche sul fronte italiano il 1917 fu un anno cruciale. L'esercito italiano era stremato dopo tanti inutili assalti e Il comando austriaco scagliò contro gli Italiani le truppe che tornavano dal fronte orientale, ormai chiuso dopo il ritiro della Russia. L'attacco sfondò lo schieramento italiano a Caporetto tra il 24 e il 30 ottobre 1917. Si tratto della più grave sconfitta italiana durante la guerra. Tutto il fronte italiano dovette ritirarsi ;tale ritirata, non essendo stata programmata, si trasformò in una disfatta. Furono perse intere divisioni e una quantità ingente di materiali. Dopo questa crisi, il generale Armando Diaz sostituì il generale Cadorna.L'intero parlamento appoggiò il nuovo governo di Orlando, l'esercito fu riorganizzato rapidamente e l'avanzata austriaca fu bloccata sul Piave, sull'altipiano di Asiago e sul Monte Grappa. Ormai per l'Austria e la Germania non c'erano più speranze. 1918: Collasso economico di Austria e Germania Dal punto di vista esclusivamente militare le cose per Austria e Germania non andavano male: le truppe austriache erano avanzate fino al Piave, la Russia si era ritirata con gravi perdite territoriali ed il fronte occidentale era fermo. Ma era dal punto di vista delle risorse che Austria e Germania non ce la facevano più: le campagne erano state abbandonate, le materie prime mancavano, il razionamento alimentare aveva colpito anche le truppe. Senza viveri e rifornimenti ,Austriaci e Tedeschi furono costretti alla resa. La vittoria Nella primavera del 1918 gli imperi centrali fecero un ultimo e disperato tentativo di rovesciare il destino della guerra. In Francia l'esercito tedesco riusci a raggiungere nuovamente la Marna, ma furono respinti definitivamente dalle truppe francesi e americane con uso di cannoni, carri armati, aerei. L'esercito Italiano respinse gli attacchi austriaci e ottenne la vittoria decisiva a Vittorio Veneto. Proseguirono verso Trento e Trieste dove entrarono il 3 novembre. Il 4 Novembre fu firmato l'armistizio con l'Austria. L'11 Novembre la Germania chiese la pace. L'imperatore tedesco e quello austriaco furono costretti ad abdicare da violente rivolte popolari. La GRANDE GUERRA era finita. Essa provocò circa sei milioni e mezzo di morti, quasi tutti combattenti. Un’intera generazione fu decimata e portò per sempre con sé l’orrore di questa esperienza. I problemi che avevano causato la Grande Guerra, rimasti irrisolti, porteranno ad un secondo conflitto mondiale dopo soltanto vent’anni.