Scarica Introduzione alla Letteratura Greca (testo: Il Nuovo Grecità) e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Pavanati Alma, classe 3^A, Liceo Classico Simone Weil (BG), A.S. 2021/2022 Libro di testo: Il Nuovo Grecità (M. Pintacuda, M. Venuto) - INTRODUZIONE alla LETTERATURA GRECA – 1.0 La NASCITA della LETTERATURA GRECA 1.1 L’EVOLUZIONE della LETTERATURA e della LINGUA fino ad OGGI La letteratura greca, che nasce intorno all’VIII secolo a.C., si può suddividere in più fasi: Età arcaica, o ionica, che vede principalmente lo sviluppo dell’epica tra l’VIII e il VI secolo a.C.; Età classica, o attica, che si sviluppa tra il V e il IV secolo a.C. nell’Attica, che ha come centro principale Atene; Età ellenistica, che comprende la fase di grecizzazione del Mar Mediterraneo, dal 323 (morte di Alessandro Magno) al 31 a.C. (battaglia di Azio). In questi secoli il polo culturale principale è Alessandria d’Egitto, una città fortemente ellenizzata che dal 31 a.C. in poi diventerà provincia romana insieme al resto dell’Egitto; Età greco-romana, o imperiale, che va dal 31 a.C. al 529 d.C. circa (si tratta di una data convenzionale). Questa fase prende il nome di “greco-romana” perché, con la conquista di Alessandria d’Egitto, centro greco principale dopo Atene, già conquistata insieme al resto della Grecia tra il 168 a.C. (battaglia di Pidna) e il 146 a.C. (battaglia di Tirinto), Roma diventa il nuovo centro culturale del Mediterraneo. Nel 529 d.C., invece, questa fase si chiude perché l’imperatore Giustiniano chiude la scuola filosofica di Platone ad Atene, interrompendo quindi la tradizione ellenica; Età greca, che va dal 529 al 1453, ossia quando i Turchi conquistano Costantinopoli, determinando il crollo dell’Impero Romano d’Oriente; Età neogreca, che va dal 29 maggio del 1453 al 1821, quando la Grecia ottiene l’indipendenza; Età moderna, che va dal 1821 ad oggi. È inoltre importante specificare che, se in genere si ha un passaggio da una lingua cosiddetta “morta” alla corrispettiva lingua moderna, questo non è successo con il greco: il greco moderno, infatti, è sostanzialmente uguale al greco antico, naturalmente con qualche modifica apportata. Anzi, nei secoli scorsi in Grecia c’è stata una forte diglossia, in quanto la lingua greca (ἐλλενικά/κοινή γλῶσσα) si è a lungo suddivisa in: Καθαρεύουσα γλῶσσα, la lingua usata per lo scritto, la più vicina al greco tradizionale; Δεμοτική γλῶσσα, la lingua che un tempo era solo parlata e che dal 1974 è diventata la lingua ufficiale in Grecia, in seguito alla caduta del regime filofascista e alla ripresa della democrazia, in quanto è meglio consolidata della καθαρεύουσα ed è meglio conosciuta da tutti. Al giorno d’oggi, la καθαρεύουσα è usata solo dai partiti più conservatori e solo in situazioni politiche o religiose. Nell’antichità, invece, prima del Medioevo Ellenico (1000-750 a.C. circa) si utilizzava la Lineare B, un sistema sillabico, solo in un secondo momento venne adottato l’alfabeto fenicio (che nacque tra l’XI e il X secolo a.C.). 1.2 Il MATERIALE SCRITTORIO dell’ANTICHITÀ I greci si servivano di diversi supporti per scrivere: pietra (in questo si parla di epigrafia), cocci (ὄστρακα), tavolette di legno e cera, papiro, pergamena, e infine anche la carta. Il papiro divenne particolarmente diffuso durante la fase ellenistica; con la conquista dell’Egitto da parte degli Arabi, però, la Grecia entrò in conflitto con la nuova potenza, e il commercio del papiro venne interrotto. Da Pergamo, allora, giunse una soluzione, ossia un nuovo tipo di supporto: la pergamena, ottenuta dalla pelle conciata e levigata delle pecore e usata fino all’XI secolo d.C., l’avvento della carta. Con la pergamena nacquero anche i codici (ossia insiemi di pagine da sfogliare protetti da una copertina), molto più pratici dei papiri, che invece andavano ogni volta srotolati e arrotolati. I Pavanati Alma, classe 3^A, Liceo Classico Simone Weil (BG), A.S. 2021/2022 Libro di testo: Il Nuovo Grecità (M. Pintacuda, M. Venuto) codici furono, naturalmente, gli antenati degli odierni libri: tra i vari termini utilizzati per indicarli, infatti, c’erano anche βύβλος e βιβλίον (altri termini usati erano μεμβράνα, δέλτος, δέρμα, τεῦχος, rispettivamente “membrana”, “tavoletta”, “pelle” e “tomo”). 1.3 Il PERCORSO di TRASMISSIONE dei TESTI LETTERARI I testi letterari venivano tramandati di secolo in secolo seguendo sempre lo stesso processo: prima l’opera veniva composta, poi pubblicata e infine trasmessa nel tempo, inizialmente solo oralmente e poi anche per iscritto, dal IV secolo a.C. in poi. I testi che possediamo noi, però, non sono mai gli originali, ma le ricostruzioni ottenute grazie alla tradizione, che può essere di due tipologie: Tradizione diretta: i testi vengono trascritti con lo scopo di tramandare una particolare opera o un particolare autore; Tradizione indiretta: i testi sono in realtà insiemi di frammenti e citazioni di un’opera o un autore. Proprio per questa ragione di alcuni autori conosciamo solo poche opere, magari in seguito a scelte passate o selezioni naturali o volute. Non in tutti i periodi storici, infatti, era possibile dare credito a testi che andassero contro l’ideologia del tempo (ad esempio, di Saffo, Epicuro e Democrito abbiamo solo alcuni frammenti per via della loro presa di posizione; di Euripide abbiamo ben quattordici tragedie, mentre di Eschilo e Sofocle sol sette, eccetera…), e per di più i costi di produzione erano molto elevati. In certi casi, invece, del materiale è andato perduto in seguito ad eventi non controllabili, come la biblioteca di Alessandria d’Egitto, che è andata distrutta a causa prima dell’incendio causato da Cesare, poi della sua distruzione definitiva, voluta dagli Arabi. Per ricostruire una sorta di traccia da seguire, quindi, i filologi seguono un processo particolare chiamato edizione (o recensione) critica: Recensio: si raccolgono tutte le testimonianze, sia quelle dirette sia quelle indirette; Collatio: si confrontano i vari frammenti tra di loro e si stabiliscono i “gradi di parentela” e le relazioni tra i veri testi; Stemma codĭcum: si crea una sorta di albero genealogico dei testi, e in certi casi si arriva a individuare l’archetipo, ossia una copia unica da cui derivano tutte le altre che però non è comunque l’originale. Emendatio: si corregge quanto ottenuto ricorrendo ad ipotesi e congetture varie. Durante quest’ultima fase è importante tenere in considerazione tutte le lezioni, ossia le possibili varianti testuali tramandate in un unico codice. Lo studio delle lezioni è essenziale in filologia per via dei due principi considerati in fase di creazione dell’archetipo: o Usus scribendi: il filologo conosce il modo di scrivere dell’autore, quindi tra le lezioni riesce ad individuare l’originale o la più vicina ad essa; o Lectio difficilior (“Utrum in alterum abiturum erat?”): il filologo sceglie la lezione più distante dalla propria lingua. L’edizione critica di un testo è quindi molto elaborata e ricca di dettagli che si può suddividere in più parti: Praefatio: solitamente è scritta in latino e descrive la tradizione manoscritta del testo in questione, in genere tracciando anche lo stemma codĭcum; Stemma codĭcum: in genere è ricco di sigle e abbreviazioni, quindi ha una legenda da seguire; Textus: il testo vero e proprio; Apparatus criticus: è a fondo pagina e contiene le varianti più significative di una lezione specifica. All’interno di un’edizione critica, inoltre, sono anche presenti alcuni segni diacritici: Le parentesi quadre […], che indicano un’espunzione (l’eliminazione di lettere o parole dalla revisione del testo);