Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Itinerari di pedagogia dell'infanzia, Sintesi del corso di Pedagogia

riassunto libro itinerari di pedagogia dell'infanzia di A.Amadini, A.Bobbio, A,Bondioli, E.Musi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 18/05/2020

francescabea5
francescabea5 🇮🇹

4.5

(42)

11 documenti

1 / 40

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Itinerari di pedagogia dell'infanzia e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! ITINERARI DI PEDAGOGIA DELL’INFANZIA PRIMA PARTE: CAPITOLO 1 JAN AMOS KOMENSKY/COMENIUS Comenio fu un personaggio importante in merito alla riflessione sul sentimento dell’infanzia, con lui si delineano alcuni problemi della pedagogia. La sua opera fondamentale “la scuola materna” denuncia la sua convinzione che si dovesse iniziare l'educazione sin dalla più tenera età, egli aveva un'idea di scuola ispirata alla metodologia della didattica fondata su dei principi razionali. Già nella “didattica magna” teorizzava un dispositivo capace di far nascere la curiosità del bambino già dai primi apprendimenti e dai primi artefatti come la scrittura e la lettura, su queste basi nasce “l’ORBIS” una sorta di piccola enciclopedia che organizza il sapere elementare grazie all’utilizzo di immagini e parole. I principali concetti utilizzati da Comenio:  SINCRETISMO: la conoscenza ha una natura organica e unitaria, in didattica ciò implica il rispetto della concretezza, della “lezione delle cose” per poi approdare nell’insegnamento astratto.  PANSOFIA: (onnisapienza) Il sapere riguarda tutte le età della vita  CICLICITA’: l'educazione offre insegnamenti graduali e continui attraverso la riproduzione dei medesimi argomenti che vengono trattati in maniera sempre più complessa.  PAMPEDIA: questo principio indica l'educazione universale di tutta la gente, questa prevede l'istituzione di 7 scuole, tra esse la formazione prenatale riguarda 3 classi. Comenio pensava a un metodo e a una didattica alla cui base porre la NOBILITAZIONE dell'uomo e del bambino fondata sulla calma e sulla dolcezza, il contrario di molte pratiche basate sulla violenza. JHON LOCKE Nel suo scritto “pensieri sull'educazione” appare un bambino il cui conseguimento di buone abitudini costituisce la base per una buona educazione. Egli vede il bambino piccolo e come un foglio di carta bianca da poter plasmare, la mente dei bambini in base a questo presupposto può venire facilmente avviata. La responsabilità è dell'educatore che deve occuparsi della sua formazione, l'abilità del maestro sta nella capacità di avviare l'interesse del bambino riguardo all'oggetto di studio. Un altro elemento del pensiero di LOCKE è il principio della gradevolezza dell’apprendimento e della didattica ludomorfa, egli comprende che nel bambino l'attenzione nell'apprendimento può essere sostenuta da uno sfondo ludico si tratta allora di realizzare una condizione positiva che trasforma l'apprendimento in un’alternativa a traente rispetto al gioco. Egli pensava che gli aspetti fisici che concorrono alla formazione dell’uomo possano essere promossi attraverso una serie di regole di facile applicazione (ex. tanta aria aperta, tanto movimento, dieta semplice, poche medicine, abiti non troppo stretti né troppo pesanti). Promuoveva un’educazione che esclude l’eccessiva tenerezza e le troppe cure, in LOCKE la salute è un presupposto per il disciplinamento dell’intera persona. L'uomo è incline a contrarre abitudini il vero problema è l'acquisizione di abitudini positive. JEAN-JACQUES ROUSSEAU Egli metteva alla base la bontà della condizione umana, bontà che degenera nelle mani dell'uomo, questa affermazione comporta da un lato il bisogno di rispettare la natura originale del bambino e dall'altro la nozione dell’educazione negativa che consiste nel criterio di eliminare qualsiasi intervento che soffochi la spontaneità del bambino. Le sue affermazioni fanno cadere una serie di considerazioni che saranno sviluppate da tutta la pedagogia successiva:  Prefigurano un’educabilità umana radicale  Disdegnano uno sviluppo fondato sull’esperienza e sui sensi  accreditano il valore intrinseco dell’infanzia, per educare occorre pazienza bisogna saper osservare la crescita e l'evoluzione del bambino  corroborano il valore di un’infanzia da coltivare e annaffiare  rimarcano la dignità del bambino nella dipendenza dall'adulto  avvalorano il gioco come forma specifica di manifestazione dell’umano  accredito in una teoria dell'azione educativa fondata sull’intenzionalità e osservazione  additano la pedagogia come luogo della riflessione antecedente l'azione, non a caso russo è stato definito padre della pedagogia moderna Su queste basi il fulcro del ragionamento di ROUSSEAU risiede nel concetto di pedagogia negativa, egli sostiene un ambiente in cui il bambino possa fare il più possibile da solo un bambino libero di muoversi capace di esplorare ed esercitare i suoi sensi. Un bambino che può essere educato deve essere sano, egli immagina un educatore che non interviene in modo insistente nell’educazione. JHOANN HEINRICH PESTALOZZI Egli pensa un’educazione concreta attuando alcune esperienze educative scolastiche. La concezione di PESTALOZZI è fondata sull'idea che il potenziale umanizzante dell’esistenza è destinato a rimanere in-attuato. Il punto di partenza della visione di PESTALOZZI rimane l'idea dell'educazione e della formazione dell'uomo concepite come autenticazione del soggetto e della sua singolare individualità. Per PESTALOZZI l’alfabetizzazione dei poveri, la culturalizzazione nelle comunità rurali sono i veri motivi che lo spingono a sperimentare nuove forme di educazione nello specifico le progressioni delle idee di PESTALOZZI nel dettaglio sono: procedono per sviluppare un percorso in cui la didattica in diretta e l'occasionalità esperienziale si intrecciano producendo un’attività logica. Le Agazzi hanno cercato di stabilire un legame con gli oggetti dell'ambiente circostante da qui nasce il museo delle cianfrusaglie. I bambini della scuola delle sorelle Agazzi sono liberi di andare, venire, bere, sedersi o alzarsi secondo i loro bisogni il principio fondamentale è però L’ORDINE. La parola ordine si traduce in tre modalità di dominare lo spazio ed il tempo educativo:  modalità dei contrassegni  modalità della routine  modalità delle faccende MARIA MONTESSORI Egli si forma come medico a Roma, qui ebbe l'occasione di interessarsi al problema dell’educazione dei minori e poi venne incaricata dal ministro della pubblica istruzione di organizzare un corso di psichiatria per le maestre di Roma. Per Maria l'origine dell'interesse per il bambino e per la sua educazione nasce dallo studio dei bambini definiti “deficienti” e cioè i bambini con difficoltà psichiche e quindi giudicati e in educabili. Il fulcro dello sviluppo montessoriano risiede nel materiale utilizzato, in merito al materiale sensoriale utilizzato essa evidenzia 4 aspetti:  estetica  attività  controllo dell’errore  limiti Nelle case dei bambini possiamo trovare quindi oggetti in legno in cui i bambini devono inserire le diverse forme oltre a questo possiamo trovare lettere di cartone che permettono ai bambini di iniziare a riportarle su dei fogli per imparare la scrittura Montessori elaborò l'idea che i bambini hanno tempi diversi di apprendimento ed essa basa le sue convinzioni su alcuni principi: 1. principio ludomatetico: La lezione deve essere divertente e presentarsi come un gioco 2. principio dell’esercizio: per imparare la lezione non bisogna ripetere la lezione molte volte 3. Principio dell’interesse e del transfer: Ogni volta lo stesso oggetto deve essere presentato in forma diversa 4. principio del collettivo: quando le elezioni devono essere individuali tutti i bambini devono essere impegnati con oggetti diversi 5. principio della libertà individuale: se il bambino rifiuta la lezione non bisogna sforzarlo 6. principio del rinforzo: attraverso ancora incoraggiamenti e esperienze auto gratificanti il bambino deve avere chiaro i progressi svolti L'elemento più evidente della sua didattica è quello dell'intenzionalità, l'educatrice deve ridurre il suo intervento al minimo e la maestra non insegna ma dirige l'attività limitandosi a piccoli interventi il metodo. Su questi principi nel 1907 nacque a Roma la prima casa dei bambini nel quartiere di San Lorenzo ed era pensato come luogo di rafforzamento della libertà e dell’autonomia dei bambini ed era costruita a misura dell’infanzia. La MONTESSORI critica l'intervento dell'adulto che ostacola lo sviluppo della mente infantile definita mente assorbente perché l’adulto vince nel bambino e il troppo intervento può produrre la creazione di un uomo spezzato. La mente assorbente crea la sua stessa “carne psichica” utilizzando le cose che sono nell’ambiente senza bisogno di interventi, ma questo provoca anche la fragilità perché il bambino assorbe anche gli aspetti duri da metabolizzare che caratterizzano la realtà. CAPITOLO 2 Il contributo della psicanalisi all’educazione infantile FREUD scopri l'infanzia attraverso i racconti dei suoi pazienti che, nel corso della sua terapia, rivivevano le relazioni importanti della loro infanzia. Egli trova il bambino nel paziente e ricostruisce per questa via caratteristiche dell'età infantile diverse da quelle della tradizione: il bambino come essere dotato di un impulso dotato di sentimenti contrastanti. A partire da FREUD e da sua figlia ANNA il tema dell'infanzia si configura come uno dei motivi del pensiero psicanalitico sfociando nel filone della psicoanalisi infantile. In questa presentazione del pensiero psicanalitico va comunque tenuto presente un'importante svolta avvenuta quando la teoria pulsionale di FREUD si contrappone con un nuovo modello che mette in primo piano gli aspetti relazionali dello sviluppo, nella formazione della personalità la dimensione affettiva si elabora attraverso la relazione con le persone importanti per la vita del bambino. Funzioni materne e oggetti transizionali Fu soprattutto WINNICOTT a sottolineare l'importanza della relazione con la madre che si prende cura del piccolo in maniera continuativa. Il bambino ha bisogno di un ambiente che consenta al neonato di non essere travolto dalle emozioni violente dovute alla sua immaturità psichica e che possono scaturire profonde frustrazioni. Il bambino ha bisogno di una “madre sufficientemente buona” che dimostri devozione, la madre capisce quando il bambino ha bisogno di essere preso in braccio o di un contatto e questa capacità WINNICOTT la chiama preoccupazione materna primaria e si può dividere in alcune funzioni: 1. HOLDING: Significa tenere in braccio e riguarda il sostegno fisico e psichico che viene fornito ad un soggetto che non è in grado di farlo autonomamente. La madre si fa carico delle esigenze fisiologiche e psichiche del bambino facilitando così il suo processo di integrazione. 2. HANDLING: Significa manipolazione, indica l'insieme di azioni specifiche in cui si sostanzia il contenimento ossia i giochi corporei e le affettuosità. Questo processo facilità l'unità psicosomatica. 3. OBJECT PRESNTING: Significa presentazione dell'oggetto riguarda il modo in cui la madre presenta sé stessa e il mondo al bambino. Inizialmente la madre sviluppa nel bambino l'illusione di aver creato lui stesso ciò di cui aveva bisogno. Queste funzioni materne permettono la crescita psichica del bambino attraverso un percorso che va dalla dipendenza assoluta alla dipendenza relativa fino ad arrivare poi all’indipendenza, si tratta di un processo nel quale il bambino arriva a distinguere tra sé e il mondo esterno. Questo percorso avviene in due momenti il primo è quando la madre illude il bambino mentre il secondo riguarda la progressiva riduzione da parte della madre dell'accudimento. Concretamente significa che la madre si allontana dal bambino per periodi sempre più lungi e le sue cure non sono più tempestive come lo erano nel periodo neonatale. WINNICOTT chiama questo momento svezzamento. L'esperienza della separazione e l’insoddisfazione stanno alla base dell’esperienza della realtà ed è in questo momento di passaggio che appaiono i FENOMENI TRANSAZIONALI. Si tratta di oggetti e suoni che hanno per il bambino un significato, l'oggetto transazionale ha per il bambino tutte le caratteristiche della figura materna, il bambino tratterà questo oggetto con affetto ma al tempo stesso lo tormenta si crea quindi un rapporto di amore-odio, oltre ad essere un calmante l'oggetto, secondo WINNICOTT inaugura un area di esperienza particolare, si tratta del gioco perché il gioco si colloca in un'area particolare che può essere condivisa con un'altra persona ha patto che sia in sintonia. Così è possibile una comunicazione tra terapeuta e paziente o tra adulto e bambino. Che cos’è l’attaccamento Un altro sfondo che mette in luce la natura relazionale dello sviluppo è quello della teoria dell'attaccamento, si tratta di una teoria che prende spunto dagli studi sull’imprinting e su quelli relativi alle scimmie che dimostrano la tendenza dei cuccioli a mantenere il contatto con una figura protettiva. Per il cucciolo umano è la figura di attaccamento che funge da base sicura, secondo BOWLBY è una questione di scelta perché non tutti gli adulti sono ugualmente preferiti, la scelta del bambino ricade su persone desiderose di interagire con lui e pronte a soddisfare i suoi bisogni. La separazione precoce della figura di attaccamento è traumatica, gli studi di AINSWORTH sulle reazioni dei bambini all’esperienza della separazione evidenza diversi stili di attaccamento di cui solo l’attaccamento sicuro è segno di un buon sviluppo. Questo tipo di attaccamento ha ripercussione sugli aspetti della vita perché da adulti si sarà in grado di rivolgersi ai familiari e agli amici per ottenere confronto e sostegno appunto. Per BOWLBY la presenza di attaccamenti multipli non è segno di debolezza e tra queste figure esiste un ordine gerarchico di importanza qui egli distingue tra figure di attaccamento principali (ruolo di protezione) e secondarie (ruolo ludico). tratta di un processo che avviene secondo due modalità chiamate ACCOMODAMENTO e ASSIMILAZIONE.  Secondo l’accomodamento il bambino adatta i propri comportamenti alle proprietà di oggetti non noti che in questo modo verranno conosciuti.  secondo l'assimilazione il bambino non cambia i propri comportamenti semplicemente li ripete per il piacere anche questi gli procurano. Mentre l’accomodamento comporta forme nuove di conoscenza, l'assimilazione è solo una forma di esercizio del già noto. Il GIOCO nella prima infanzia è considerato da PIAGET l’assimilazione pura. Il ciclo assimilazione/ accomodamento conduce all’adattamento quando questi due processi sono in equilibrio. PIAGET identifica in questo processo il modellamento della mente del bambino e rileva quattro modalità di organizzazione mentale che lui stesso chiama stadi: 1. periodo senso motorio 2. periodo preoperatorio 3. periodo delle operazioni concrete 4. periodo delle operazioni formali Ciascuno di questi periodi è caratterizzato da modi tipici di funzionamento mentale che possono essere modificati a seconda del bambino, prendendo in considerazione il periodo che va dalla nascita fino a sei anni lo sviluppo si modifica attraverso una serie di processi mentali. Nel testo “la rappresentazione del mondo nel fanciullo” PIAGET descrive processi mentali tipici della mente del bambino: 1. realismo dove il bambino si considera al centro dell'universo ma ignora l'esistenza della propria soggettività 2. animismo ossia l'attribuzione della vita a oggetti animati ma anche oggetti inanimati 3. pensiero magico ossia la possibilità di influenzare un oggetto o un evento senza avere un contatto diretto 4. artificialismo tendenza a concepire tutti i corpi come fatti dall'uomo visto come onnipotente lo sviluppo sociale e il gioco L’EGOCENTRISMO infantile, secondo PIAGET, caratterizza la fase del pensiero preoperatorio. Ci sono due modi per approcciarsi ad esso: 1. il bambino ritiene l’adulto onnipotente e accetta le sue opinioni, ma alla lunga il bambino tenderà a far poco uso delle sue capacità mentali accettando il punto di vista dell'adulto ma continuando a mantenere il suo atteggiamento egocentrico. 2. Invece una relazione tra adulto e bambino fondata sul rispetto e la cooperazione aiuta il bambino ad uscire dall'egocentrismo. PIAGET si pronuncia a favore dell’autonomia di pensiero contro il conformismo, egli ritiene fondamentale l'acquisizione di forme di morale autonome anziché acquisite tramite punizioni, egli sottolinea l'importanza del delle relazioni tra pari. Studiando i bambini durante un gioco di regole individua il ruolo principale del CONFLITTO e della negoziazione tra compagni per superare l’egocentrismo, nel gioco condiviso sorgono più conflitti, trattandosi di uguali, il bambino cercherà di capire gli altri punti di vista e cercherà così di negoziare. Il bambino non solo impara a non essere incentrato solo su sé stesso, ma sviluppa anche una buona organizzazione sociale per questo PIAGET valorizza il gioco tra compagni. VYGOTSKY e la teoria sociale della mente VYGOTSKY condivide l'idea del bambino come costruttore attivo, ma pone maggiore attenzione sulle relazioni sociali, secondo lui lo sviluppo cognitivo avviene tramite l'interazione con altre persone e con strumenti. Tutte le funzioni umane superiori hanno origine come rapporti tra individui, ad esempio il LINGUAGGIO viene appreso prima con una funzione sociale per comunicare con gli altri e successivamente viene utilizzato per risolvere problemi cognitivi interni. Dopo la conversione al linguaggio interiore diventa uno strumento di organizzazione del pensiero, egli sottolinea la natura sociale dello sviluppo e i significati che vengono scambiati nell’interazione sociale. Apprendimento e zona prossimale di sviluppo La concezione socioculturale dello sviluppo costituisce lo sfondo su cui collocare il concetto di zona di sviluppo prossimo che è definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale che può essere raggiunto grazie all’aiuto di persone. Lo sviluppo prossimo è una promessa di futuro e può avvenire solo grazie all’interazione sociale. Il gioco come area di sviluppo prossimo VYGOTSKY affronta il tema del gioco nell'infanzia in un articolo nel quale l'attività del gioco è posta in rapporto con lo sviluppo. Caratteristica di qualsiasi tipo di gioco, secondo lui, è la creazione di situazioni immaginarie, ma questa non è fantasia poiché contiene delle REGOLE tra cui quella di mantenere la verosimiglianza. Nel gioco è importante anche la situazione immaginata, il bambino piccolo è guidato nelle sue azioni dalla percezione, solo quando sviluppa l'immaginazione il bambino riesce a capire il significato delle cose. Il bambino opera una separazione tra oggetto e significato, nel corso dell'attività ludica il pensiero è separato dagli oggetti e l'azione prende le mosse dalle idee. Esiste un collegamento tra gioco e zona di sviluppo prossimale:  il GIOCO riguarda il fatto che il bambino diventa consapevole dei significati che l'oggetto può avere  invece lo SVILUPPO PROSSIMALE riguarda il controllo degli impulsi che avviene attraverso regole scelte in modo autonomo dal bambino. Il gioco è l'unica esperienza dell’infanzia dove il bambino si sottopone a regole per sua spontanea volontà e per questo il gioco crea la zona di sviluppo prossimo, il gioco contiene tutte le tendenze dello sviluppo e qui il bambino si comporterà al di sopra della propria età. J. BRUNER e lo sviluppo come apprendistato Riferendosi al pensiero di VYGOTSKY, BRUNER propone di considerare lo sviluppo come apprendistato ossia il bambino apprende abilità e conoscenze partecipando ad attività culturali con persone più competenti. Questo processo è collegato al concetto di scaffolding (impalcatura) che indica il sostegno offerto da un individuo competente verso uno meno competente nel corso di attività finalizzate alla risoluzione dei problemi. Esiste una connessione tra scaffolding e area prossimale di sviluppo perché il maestro sostiene l’allievo agendo nell’area di sviluppo aiutando l'alunno a conseguire risultati che non sarebbe in grado di perseguire in modo autonomo. L'aspetto più innovativo del pensiero di BRUNER consiste nell’aver trovato delle strategie di tutoring che vengono praticate nelle seguenti situazioni:  scambio tra due partner  attività condivisa che coinvolge due persone  un problema complicato da risolvere  la capacità del partner più competente di agire nella zona di sviluppo prossimale del meno esperto  capacità del partner più competente di svolgere un compito di mediazione culturale fornendo esempi e strumenti al meno esperto vedendo questi punti nello specifico: o DISPARITA’ DI COMPETENZE: Il partner di una situazione di apprendimento si basa sull’abilità non sul potere l’adulto comunica col bambino utilizzando un linguaggio più complesso dal punto di vista lessicale che il bambino farà proprio. o ATTIVITA’ CONDIVISA: L'apprendimento ha luogo nel corso di attività significative per entrambe le parti. o SOLUZIONE DEI PROBLEMI: le attività che vengono condivise vengono percepite dall'apprendista come situazioni problematiche la cui soluzione non è scontata, quindi il partner meno esperto tenta di comprendere il significato e di padroneggiare il compito o ZONA PROSSIMALE DI SVILUPPO: La disparità di competenze non basta se non si accompagna una capacità pedagogica verso la risoluzione del compito. o TUTORING: l'aiuto fornito al meno esperto non consiste nel fornire soluzioni pronte ma nel guidare un percorso. Questo percorso avviene attraverso particolari strategie: 1. Reclutamento: Il maestro ha il compito di motivare il bambino all’attività 2. Riduzione dei gradi di libertà: riguarda la semplificazione del compito 3. Mantenimento della direzione: consiste nell’indirizzare il partner verso la soluzione mantenendo sempre l'attenzione sull’obiettivo di attività condivisa essi, egli riprende la proposta di gioco di ciascun bambino e la rilancia al gruppo empatizzando con le emozioni. Nel fare questo l’adulto mette in atto strategie di tutoring ripensate in relazione alle caratteristiche divergenti del gioco del far finta. La nuova sociologia dell’infanzia L’approccio sociologico del NEW SOCIAL CHILDHOOD STUDIES è un orientamento critico nei confronti delle teorie sull’infanzia tradizionalista. Le teorie classiche: la teoria funzionalista Il principale esponente è DURKHEIM che inaugurò il filone di studio della sociologia dell’educazione. L’educazione deve garantire la riproduzione sociale e il bambino è visto come un soggetto passivo, ma anche l’adulto non è libero. Il bambino va addestrato poiché egli rappresenta una MINACCIA. La sociologia dell’infanzia mette in luce gravi elementi di debolezza, in primis vengono sottovalutate le capacità di innovazione di entrambi le parti e viene sottovalutato l’apporto dei bambini nel processo di trasformazione culturale. Il modello evolutivo Il secondo modello è quello evolutivo, per PIAGET il bambino è un soggetto attivo desidero di apprendere. Invece per VYGOTSKY lo sviluppo è un processo sociale non individuale, attraverso lo scambio con gli adulti e con i pari il bambino si appropria in maniera attiva di significati e di strumenti. Le critiche mosse verso questo modello si incentrano sulla banalizzazione e su un uso acritico dei risultati. ma la critica di fondo riguarda la concezione dell'infanzia come realtà in divenire, secondo la nuova sociologia dell'infanzia questo modello presenta due limiti: o non consente di cogliere il bambino come un membro attivo della società o Sottovaluta l'apporto dato all’arricchimento dell’esperienza della relazione tra pari Il modello evolutivo presenta i seguenti limiti: o considera il bambino come individuo e non come attore sociale o stabilisce modelli che propone come universali senza tenere conto delle differenze socio culturali o insiste troppo sull’incompetenza del bambino a confronto con l’adulto o non riconosce adeguatamente la partecipazione sociale dei bambini l’infanzia come categoria sociale Secondo la nuova sociologia dell'infanzia essa è una categoria sociale per due ragioni: l'infanzia subisce le stesse influenze sociali dell’età adulta e i bambini contribuiscono alla costruzione della società e all’elaborazione della cultura. I bambini subiscono gli influssi degli eventi sociali e li influenzano questo è evidenziato da alcuni fenomeni: o nelle nostre società occidentali il tempo libero infantile è organizzato in attività extra domestiche o poi i bambini nella società sono dei consumatori e il mercato presta particolare attenzione ai loro gusti o nella società il ruolo del nonno si è modificato in relazione ai nipoti o da sempre i bambini sono utili alla società partecipando al lavoro domestico e andando a scuola contribuendo al fenomeno della scolarizzazione le routine culturali e la riproduzione interpretativa Nel testo “le culture dei bambini” CORSARO fornisce un esempio di una ROUTINE: le conversazioni quotidiane tra un bimbo di due anni e sua madre nel momento della preparazione dei pasti, qui vengono affrontate questioni problematiche per il bambino che vengono risolte insieme ai dubbi che il piccolo esprime alla mamma. In queste situazioni i bambini non sono passivi ma elaborano quanto detto dagli adulti, CORSARO chiama questo fenomeno riproduzione interpretativa, essa ha luogo attraverso tre tipi di azione dei bambini: 1. appropriazione creativa di informazioni che vengono dal mondo degli adulti 2. elaborazione e partecipazione a culture dei pari interagendo con i propri compagni 3. riproduzione e ampliamento della cultura degli adulti le “culture dei pari” Altro aspetto importante nella teoria di CORSARO è il concetto di cultura dei pari, si tratta di una cultura prodotta dai bambini più piccoli all'asilo o nelle scuole dell'infanzia dove passano gran parte del tempo. Per cultura simbolica infantile CORSARO intende i diversi SIMBOLI con i quali i bambini esprimono sé stessi, queste rappresentazioni vengono poi usate nelle culture dei pari. Della cultura materiale fanno parte ad esempio i giochi, l'abbigliamento e i libri. Avvalendosi di queste risorse i bambini sviluppano amicizie e conflitti e dalle osservazioni di CORSARO emergono forme rituali e ritualizzate di gioco. La relazione con gli adulti genera incertezza e confusione per questo le interazioni con i pari offrono opportunità per una migliore comprensione della realtà adulta. I giochi sono anche con testi dove i bambini mettono in atto comportamenti contrari alle regole dettate dagli adulti. La cultura dei pari:  nasce in risposta alla cultura degli adulti ed è un modo per comprendere la loro cultura e appropriarsene  è una costruzione sociale ossia si elabora all'interno di un gruppo  i bambini riproducono in maniera critica spunti che provengono dal mondo degli adulti e se ne appropriano facendoli diventare aspetti della loro cultura  fornisce ai partecipanti occasioni di condivisione ricadute educative Dal punto di vista educativo l'affermazione “il bambino non va interpretato in maniera deterministica attraverso la lente delle fasi di sviluppo” ha diverse conseguenze, lo sviluppo non avviene mai in maniera lineare perché influenzato da molteplici fattori. Nel valutare il comportamento dei bambini va tenuto presente il ruolo dell’adulto ed il contesto. Si tratta di un nuovo modo di concepire il percorso educativo come un processo che si costruisce piano piano grazie alla relazione tra adulto e bambino. Inoltre, l'attenzione va anche a quello che il bambino dovrà diventare in futuro, la preparazione per il futuro significa la preparazione alla scuola primaria. “Il bambino è competente, capace di influenzare la realtà sociale che lo circonda, non solo un essere da curare e proteggere”, questa affermazione fa riflettere gli educatori e gli insegnanti sull’idea che i bambini sono innanzitutto portatori di BISOGNI, essi sono diversi dai DIRITTI perché i primi non sono espressi dai bambini ma sono interpretati dagli adulti, mentre i secondi sono una conseguenza dell’essere considerati attori sociali. Nell'infanzia una questione riguarda la regolazione tra supporto dell'autonomia e capacità di decisione dei bambini e di bisogno di protezione e contenimento. Quando finalmente il bambino verrà visto come un cittadino attivo allora l’adulto verrà visto come un partner all'interno di una relazione egualitaria con il bambino. “i bambini non vanno osservati, ma ascoltati” I bambini sono considerati come commentatori competenti delle loro vite per questo è giusto ascoltare la loro voce, non basta quindi osservare il punto di vista dei bambini ma bisogna anche tenerne conto. “I contesti educativi per l'infanzia come luoghi in cui si elaborano le culture dei pari”, conoscere gli scambi tra bambini fatti in contesti di vita quotidiana comporta uscire da una logica funzionalistica. Questa logica è molto diffusa e ha fortemente influenzato l'abito educativo, è basata sull’idea che il gioco sia da valorizzare nel nido e nella scuola dell'infanzia perché sviluppa le abilità dei bambini e non perché è VOCE e DIRITTO del bambino. Il gioco qui non è concepito in una prospettiva evolutiva, ma come VOCE dei bambini che richiede di essere tutelata come espressione di diritto. In una ricerca sono state studiate le modalità di sviluppo del gioco dei bambini inteso come luogo di elaborazione della cultura dei pari, in questa scuola vi sono aule attrezzate con materiali non strutturati in cui i bambini di 4-5 anni hanno libero accesso durante la mattinata per un tempo di circa due ore. Ogni giorno per due settimane ciascun bambino sceglie l'aula in cui giocare e ci rimane fino alla fine del tempo dedicato al gioco, il giorno seguente il bambino potrà scegliere se ritornare in quell’aula o giocare in un'altra. Due insegnanti per ciascuna aula osservano il gioco ed eventualmente intervengono, la partecipazione degli adulti avviene in maniera non intrusiva nel gioco. Qualsiasi tipo di gioco manifestato dai bambini, purché non metta in pericolo se stessi e gli altri, è consentito. Le insegnanti hanno osservato che i giochi e le routine di gioco piano piano si stavano sviluppando, dal punto di vista comunicativo questo atteggiamento si è espresso nella forma di richiesta di spiegazioni e chiarimenti e inoltre le insegnanti garantivano la tranquillità Gli asili nidi hanno visto crescere l'attenzione in molteplici ambiti di studio, è nato dunque un rilevante cambiamento all'interno della cultura e dell'organizzazione dei nidi per un'educazione di alta qualità. Nidi aziendali Nei primi anni del periodo del dopoguerra nel nord del paese c'è una forte richiesta di manodopera femminile e vi era quindi il problema della custodia dei bambini piccoli, nel 1950 ci fu la legge che tutela le madri lavoratrici e introduce l'obbligo per i lavoratori di istituire una camera di allattamento, hanno origine così i primi a nidi di fabbrica. Questi luoghi devono essere anche attrezzati per assicurare la custodia dei bambini durante il l'orario di lavoro delle madri. Dopo queste prime esperienze i nidi di fabbrica vengono rilevati dai comuni, gli asili aziendali sono la risposta concreta al problema della conciliazione fra vita familiare e vita lavorativa delle famiglie. ADRIANO OLIVETTI dopo aver ereditato dal padre la fabbrica di macchine si rese conto che era necessario progettare una formazione capace di fronteggiare il futuro. La società di Olivetti prevedeva l’educazione e il sostegno per i figli dei dipendenti, asili, colonie e iniziative. Nel 1941 entra in vigore il regolamento assistenza lavoratrici Olivetti che assicura le dipendenti durante la gravidanza e i mesi di allattamento attribuendo loro l’80% dello stipendio, le cure sanitarie sono fornite dall’ambulatorio pediatrico che segue anche lo sviluppo dei bambini nei primi anni di vita e successivamente vengono creati consultori gratuiti aperti alla popolazione. Le iniziative di Olivetti segnano un’innovazione di qualità dal punto di vista pedagogico, egli pensa anche ad organizzare dei corsi per puericultrici e maestre e il nido accoglie i figli delle dipendenti da sei mesi ai sei anni. Agrinidi e agriasili Un nuovo modello di nido è rappresentato da AGRINIDO e AGRIASILO situati in un contesto diverso da quello cittadino. L’AGRINIDO accoglie bambini fino a tre anni mentre L’AGRIASILO accoglie bambini da tre a sei anni, qui all'aria aperta è possibile imparare a contatto con la natura e socializzare con gli animali. Si tratta di strutture frequentate da un numero limitato di bambini e offrono un ambiente didattico informale, gli asili in fattoria diffondono una cultura di attenzione alla qualità della vita e all’ambiente. I bambini in genere crescono iperprotetti perciò queste due strutture segnano un passaggio importante per il recupero della funzione sociale del mondo agricolo e stanno diventando una realtà sempre più diffusa nel nostro territorio. Nidi e asili nel bosco Ai bambini vengono offerte poche possibilità di trascorrere tempo all'aria aperta, dal nord Europa è arrivata la proposta della scuola nel bosco, asili e scuole del bosco sono contesti educativi diversi senza alcuna organizzazione rigida che condividono l’intenzione di coinvolgere i bambini in un contatto diretto con il bosco. Il legame con la natura è considerato importante per la qualità della vita e sul piano educativo.  L'asilo scuola nel bosco RADICALE prevede che i bambini trascorrono tutta la mattinata nel bosco in un'area specifica, i bambini sono sempre all’aperto anche a pranzo, giocano con il bello e il brutto tempo, questi contesti educativi non hanno un edificio ma un rifugio che spesso si trova nel bosco.  Un'altra tipologia è quella INTEGRATA che ha edifici e stanze proprie, i bambini trascorrono la mattina del bosco e invece il pomeriggio in queste strutture scolastiche.  Accanto a questi due tipi di scuola nel bosco oggi si trovano diverse forme per interagire dell'ambiente tra queste vi sono scuole che stabiliscono un giorno a settimana in cui i bambini vanno nel bosco oppure le scuole coinvolgono i bambini che per qualche settimana svolgono attività all'aperto alla mattina o al pomeriggio. Gli educatori degli asili nel bosco vedono i bambini interagire con l'ambiente e organizzano la giornata scolastica, alcuni studi hanno documentato gli effetti che queste proposte hanno sui bambini rilevando un incremento di autostima e di una crescita della loro autonomia. Le attività di ricerca, di scoperta e di costruzione spingono a collaborare e a condividere strumenti. Nidi-famiglia e educatori domiciliari Tra i servizi integrativi sperimentati da alcune regioni troviamo i nidi famiglia gestiti da educatrici domiciliari per bambini di età inferiore ai tre anni. Questa proposta è stata fatta per quelle famiglie che decidono di affidare la custodia e la cura dei propri figli a un educatore qualificato, tali iniziative rappresentano un insieme di servizi rivolti alla prima infanzia che si basa sull’accoglienza dei bambini all'interno di un piccolo gruppo di atmosfera familiare. L'affidamento del servizio all’educatore viene svolto presso una delle abitazioni delle famiglie e per quanto riguarda il personale i requisiti minimi variano in base al numero di bambini iscritti ossia un piccolo gruppo educativo di meno di 5 bambini è richiesta la presenza di un educatore ed un'altra figura se invece il numero di bambini è dai 5 ai 7 anni l'educatore deve essere affiancato da un'altra persona almeno per il 50% del tempo. L'intervento educativo domiciliare è scarsamente documentato privo cioè di una solida lettura di riferimento. I servizi integrativi per l’infanzia Dopo l'affermazione del nido d’infanzia si fa strada la richiesta di nuovi servizi che accolgono i bambini sotto i tre anni di età insieme ai loro genitori o altri familiari che offrono agli adulti spazi e tempi in cui osservare altri stili e modalità di cura. In questi servizi i bambini hanno la posta possibilità di socializzare fuori dal contesto familiare e la legge promuove e sostiene economicamente i progetti dedicati all'infanzia. Si tratta di servizi che si caratterizzano per una doppia valenza sociale ed educativa. Il tempo per le famiglie Il tempo per le famiglie si pone come obiettivi:  individuare nuove forme di sostegno alle famiglie e ai bambini per prevenire i disagi dell'isolamento o della famiglia allargata  aiutare a prevenire deficit dovuti a condizioni ambientali insoddisfacenti offrendo uno spazio fisico adeguato alla socializzazione e ricco di materiali coinvolgendo i genitori  favorire aggregazione spontanea delle famiglie e l'emergere di forme di volontariato organizzato  creare un modello nuovo e ripetibile in cui si incontrano la pressione e la professionalità degli educatori e l'iniziativa autonoma delle famiglie In origine il servizio prevedeva un’apertura di tre giorni a settimana, ma nel giro di poco tempo l'apertura è passata a quattro mattine e quattro pomeriggi, qui gli educatori non hanno l'affidamento di un gruppo di bambini per l'intera giornata e i genitori possono condividere il gioco con i bambini. Le aree bambini di Pistoia Nel 1987 viene inaugurato a PISTOIA il progetto area bambini, un luogo educativo extra scolastico rivolto a bambini di età diverse che si articola in diversi servizi nel territorio.  L'area verde risponde ai bisogni di esplorazione e di scoperta a contatto con la natura.  L'area gialla è uno spazio per valorizzare le capacità comunicative, si sviluppa qui il gioco simbolico e i racconti.  L'area blu è finalizzata ad offrire la possibilità di esprimere la propria creatività. La casa degli Orsi All'interno dell’area bambini per la fascia di età 0-3 anni viene progettato il servizio la casa degli orsi che accoglie bambini che non frequentano il nido. I gruppi sono due con 18 bambini che accedono al servizio per due giorni alla settimana per svolgere attività per la conquista dell’autonomia e il conseguimento dello sviluppo. Il personale si offre come supporto ai genitori aiutandoli a comprendere il proprio bambino. Nel tempo le case degli orsi aperte presso l'area blu e gialla sono state trasformate in proposte di natura laboratoriale verso i bambini più grandi dai 3 ai 10 anni di età, a questi laboratori accedono le scuole dell'infanzia e primarie, i laboratori sono una risorsa aperta al territorio volti a sviluppare i progetti di arricchimento e approfondimento per le possibilità di espressione dei linguaggi infantili. Casa degli orsi e spazio piccolissimi All'interno dell'ultima area bambini ossia l'area rossa è attiva l'unica CASA DEGLI ORSI rimasta in funzione e uno SPAZIO PICCOLISSIMI. Questo spazio è pensato per accogliere bambini piccoli accompagnati da mamma papà o nonni, offre anche la possibilità di giocare e stare insieme ed è aperto a bambini da 0 a 12 mesi. Nello spazio piccolissimi l'educatore deve fare da mediatore in ogni situazione, qui le famiglie hanno modo di accrescere la propria conoscenza dell’infanzia. L'educatore può farsi anche carico del gioco interagiscono con i sistemi simbolici e, attraverso la valorizzazione del gioco, si realizzano esperienze di apprendimento. Per quanto riguarda la fisionomia e l'identità della scuola dell'infanzia alcuni documenti conferiscono l'impulso di integrazione tra i diversi ordini di scuola e riconoscono alla scuola dell'infanzia il fatto di essere un ambiente di apprendimento. In merito al curricolo le indicazioni del 2007 dicono che la scuola deve fornire Le chiavi per apprendere ad apprendere. Il curriculo configura il percorso formativo della scuola articolandosi in CAMPI DI ESPERIENZA, il termine “campo” rimanda al rapporto tra il bambino ed il contesto inteso come una insieme di fenomeni che accadono in un luogo fisico. Il valore strategico dei campi di esperienza viene confermato anche dalle indicazioni che ne propongono una riformulazione più schematica. Campi di esperienza del 1991:  corpo e il movimento questo campo offre l'occasione ai bambini per prendere consapevolezza del valore del proprio corpo attraverso il linguaggio non verbale  i discorsi e le parole qui il compito della scuola di sviluppare le capacità comunicative dei bambini  spazi, ordine e misura è un campo che riguarda all’ambito matematico che promuove le capacità logiche  le cose, il tempo e la natura promuove la scoperta infantile  messaggi, forme e media  il sé e l'altro in questo campo l'obiettivo è quello di promuovere la formazione dell'identità di ogni bambino in relazione con gli altri Campi dopo le indicazioni del 2007-2012:  Il sé e l'altro  il corpo e il movimento  linguaggi, creatività e espressione  discorsi e parole  conoscenza del mondo I bambini attraverso i campi di esperienza si relazionano con le insegnanti e gli altri bambini, l'impostazione di questi campi garantisce un'apertura a tutte le discipline del sapere. Con la loro natura interdisciplinare i campi diventano un modo di leggere e abitare il mondo. Secondo BRUNER l’approccio nella scuola dell'infanzia è fondamentale in quanto le insegnanti non si sostituiscono al bambino ma lo affianca sostenendolo. L'insegnante dà corpo a questa centralità del bambino attraverso una didattica indiretta. Una scuola, tante ispirazioni: 1. Le scuole AGAZZIANE hanno avuto un'ampia diffusione, qui gli spazi hanno una connotazione domestica e sono ordinati e luminosi, i bambini svolgono attività pratiche e domestiche. Le attività di vita quotidiana hanno una profonda valenza didattica e sono fonte di apprendimento, mentre i loro materiali per eccellenza sono le cianfrusaglie su cui si compiono gli studi. Secondo la pedagogia agazziana la complessità delle esperienze di vita dei bambini diventa il punto di partenza per un’educazione ben riuscita. 2. L’approccio MONTESSORIANO è stato rivalutato anche in Italia, molte case dei bambini stanno aprendo in Italia e molti sono i genitori che scelgono di mandare i figli nelle scuole montessoriane. Le case dei bambini sono state strutturate come ambienti a misura di bambino le attività riguardano tutti i campi del sapere e le maestre devono costruire un ambiente che susciti gli interessi infantili evitando con interventi inopportuni di svolgere un ruolo di disturbo. 3. Poi troviamo BRUNO MURANI che ha dedicato particolare interesse all’infanzia, il metodo giocare con l'arte ha avuto una grande diffusione sia in Italia sia all'estero ed è riconosciuto perché utilizza l'educazione artistica e lo sviluppo del pensiero creativo. 4. figura centrale è MALAGUZZI, al suo pensiero pedagogico si ispira l’approccio che viene promosso nelle scuole e nei nidi d'infanzia del Comune di Reggio Emilia. L'atelier è un dispositivo essenziale nel suo metodo educativo promuove la centralità dei 100 linguaggi di cui l'essere umano è dotato e tramite l’allestimento di questo atelier viene offerta quotidianamente ai bambini la possibilità di venire a contatto quotidianamente con materiali e linguaggi diversi. 5. Poi troviamo BRUNO CIARI, la sua esperienza educativa è legata alla realizzazione di una gestione sociale della scuola dell'infanzia e per la sperimentazione della scuola a tempo pieno. 6. Ampia diffusione hanno anche le scuole della Federazione italiana scuole materne, queste scuole sono impegnate a promuovere l'educazione integrale del bambino secondo una visione cristiana dell'uomo, del mondo e della vita. 7. Le scuole STEINERIANE sono ispirate alla pedagogia di RUDOLF STEINER che sottolinea l'importanza di stimolare in modo armonico le facoltà di pensiero, sentimento e volontà presenti in ogni essere umano. Nelle cosiddette scuole Waldorf le attività artistiche e i lavori manuali assumono un’importanza fondamentale. 8. Le scuole del bosco, come abbiamo già visto, si tratta di scuole che valorizzano lo stretto contatto dei bambini con la natura per sviluppare la creatività la manualità e stimolano la fantasia le sperimentazioni. TERZA PARTE: LE PAROLE CHIAVE DELLA PEDAGOGIA DELL’INFANZIA Continuità educativa La continuità educativa è un tema che riguarda la coscienza degli operatori parallelamente all’affermarsi delle teorie ecosistemiche dello sviluppo umano. L'ecologia dello sviluppo umano implica lo studio scientifico del progresso di adattamento reciproco tra esseri umani, l’approccio ecologico ha riscosso molte adesioni nel mondo educativo influenzando così le teorie del curricolo e dei sistemi formativi. La collaborazione fra apparati istituzionali scolastici, la famiglia e comunità serve per tutelare quella che DEWEY chiama la continuità dell'io nel bambino, la continuità ha una matrice psico pedagogica ed è la risposta all’idea di unità della persona che si mantiene nei diversi contesti della vita. BORGNA definisce questa coscienza come la percezione di essere nel mondo nella propria unità, secondo questa prospettiva la CONTINUITA’ PEDAGOGICA rimanda al continuo di stili educativi, di atteggiamenti e di valori che seguono una precisa sequenza valoriale: 1. accoglienza come capacità di ascolto, di entrare in relazione per facilitare le transazioni l'inserimento e costituisce la chiave della relazione educativa. 2. comprensione avviene attraverso una comunicazione empatica dove l'altra persona non giudica e cerca di capire chi parla. 3. negoziazione e confronto 4. valorizzazione come riconoscimento del pieno potenziale umano. Da questa sequenza nasce la differenziazione degli ambienti educativi in funzione dei cambiamenti e dei bisogni che si presentano durante lo sviluppo, possiamo leggere le condizioni transazionali che dovrebbe possiede un ambiente educativo disposto in questo senso di continuità:  famiglia e nido dovrebbero possedere informazioni relative all’inserimento nel nuovo ambiente.  il bambino durante l'inserimento dovrebbe essere accompagnato da una o più persone dell'ambiente familiare e dovrebbero svolgere una funzione di mediazione tra bambino e il nuovo ambiente.  la comunicazione tra la famiglia e il nido dovrebbe continuare in entrambe le direzioni per potersi scambiare informazioni.  le richieste del nido e della famiglia rivolti al bambino dovrebbero essere compatibili. Sotto il profilo pedagogico l'idea di continuità ha interessato diverse dimensioni:  continuità curricolare è una capacità che consiste nel collegare tutte le parti del sistema formativo conservando alcuni aspetti pedagogici fondamentali, la continuità non è uniformità ne mancanza di cambiamento, ma è una linea da seguire per uno sviluppo logico e coerente  continuità professionale riguarda le competenze comuni e trasversali che contrassegnano la figura del docente nei vari aspetti della formazione degli alunni  continuità di sistema dell’offerta formativa data da più istituzioni che deve essere compatibile e omogenea. Nelle istituzioni educative la continuità si realizza in due modi: 1. continuità orizzontale si articola attraverso modalità strumenti e azioni finalizzate a una ricerca costante e dico costruzione e condivisione dei modelli educativi, i principali interventi possono essere colloqui riunioni o attività ludiche. Vi sono due documenti recenti che appaiono utili per mettere a fuoco i tratti distintivi di curricoli per l'infanzia 0-6, entrambi si riferiscono all'intera fascia dei servizi per l'infanzia e chiariscono il termine stesso di curriculum quando viene declinato in relazione a realtà educative rivolte ai bambini prima del loro ingresso nella scuola primaria e assume caratteristiche distintive in relazione alle particolarità dei soggetti che sono coinvolti. Nel primo dei due documenti c’è l'idea di infanzia come “periodo di vita che va vissuta con pienezza” che pone le basi per un itinerario educativo che assume un valore di sé per se stesso. L'infanzia è un tempo di vita presente in cui essere bambini significa cercare significati e attribuire significati al mondo circostante. Un curriculum per l'infanzia è orientato a creare ambienti dove i bambini possano fare esperienze a loro misura, a proposito BENNET scrisse che lo sviluppo dei bambini in età prescolare non si concilia con la didattica tradizionale basata sulle discipline, ma si focalizza su quei processi che generano significati condivisi. Due ulteriori principi governano la relazione curriculare per la fascia di età considerata: l'unicità di ogni bambino e il suo protagonismo, secondo il primo principio il curriculum è un itinerario personalizzato che deve tener conto delle particolarità e della personalità del bambino mentre il secondo deriva dall'idea che il bambino è un soggetto attivo. La commissione europea individua ulteriori elementi che dovrebbero qualificare i curricoli per la fascia di età 0-6 anni: a. L'intreccio tra cura ed educazione: nei contesti educativi per l'infanzia il termine CURA viene usato per riferirsi a pratiche considerate di minor valore come i momenti della routine, mentre EDUCAZIONE è un termine riservato esclusivamente alle cosiddette attività che hanno una più marcata caratterizzazione in senso cognitivo e sociale. Da un lato vi è l'attenzione ai bisogni fisiologici infantili dall'altra un'attenzione ai bisogni intellettuali, secondo questa linea di pensiero il termine CURA viene riferito agli aspetti relazionali del rapporto tra adulto e bambino e il termine EDUCAZIONE invece viene riservato agli aspetti più didattici. Se si vuole realizzare un curriculum fruttuoso per l'infanzia 0-6 occorre superare l'opposizione tra cura ed educazione partendo da una definizione di cura più ampia, MORTARI definisce la cura come una pratica fatta di gesti e parole accompagnata da pensieri e desideri che una persona mette in atto per coltivare la vita propria e delle altre persone. Si ha cura di un'altra persona quando si coglie la sua importanza e nella cura è sempre presente un coinvolgimento affettivo positivo. Nel concetto di cura e dunque presente: 1. un coinvolgimento emotivo verso l'altro orientato al suo benessere 2. un'attenzione all'altro come persona degna di valore 3. un'attenzione all'altro nella complessità dei suoi bisogni 4. una relazione di aiuto fondata sull’assunzione di responsabilità verso l'altro Non c'è un’educazione senza cura, nel concetto di educazione vi è un maggiore riferimento al sostegno che va dato allo sviluppo del bambino, se lo sviluppo è visto come una sempre maggiore capacità di azione e di pensiero l'educazione è il sostegno che viene dato dagli adulti a tale processo, l'educazione è dunque orientata alla crescita. b. Un curricolo olistico: Questo modo di concepire l'educazione come sostegno allo sviluppo comporta un approccio di tipo olistico cioè pedagogico centrato sul bambino che ne promuove la crescita globale. Scegliere un approccio di questo tipo comporta due conseguenze da un lato che le attività proposte ai bambini non devono essere settoriali, ogni situazione della quotidianità deve assumere una valenza educativa nella misura in cui sostiene i processi di crescita in diverse dimensioni evolutive. Un approccio olistico mira inoltre a valorizzare nei bambini l'esplorazione, il gioco e l'interazione sociale in quanto modalità tipiche attraverso cui hanno luogo lo sviluppo e l'apprendimento. c. Un curricolo che da valore al gioco e all’apprendimento per scoperta: Secondo il documento della commissione europea il gioco, in quanto modalità infantile di mettersi in relazione col mondo, consente al bambino un'appropriazione personale della realtà, il gioco è per il bambino da 0 a 6 anni occasione di crescita, ma un curricolo che dà valore al gioco tende a qualificare le attività e i momenti quotidiani secondo modalità ludiformi che lasciano ai bambini ampia libertà di scelta. La modalità di appropriazione del mondo da parte del bambino avviene tramite percorsi non lineari ma non per questo in produttivi. d. Un ambiente sicuro e stimolante: un ambiente sicuro presenta alcune caratteristiche che possono essere così sintetizzate: 1. ambienti interni luminosi e confortevoli, i materiali messi a disposizione dovrebbero essere organizzati secondo i centri di interesse 2. organizzazione degli spazi e dei gruppi infantili che faciliti gli scambi e le libere aggregazioni tra bambini 3. tempi distesi nei momenti dedicati alle routine al gioco e alle attività 4. ambiente che viene modificato nel tempo in relazione ai progressi del bambino 5. ambiente caratterizzato da un clima di benessere e da un’atmosfera positiva e. un approccio interattivo di promozione dall’interno: la relazione di un curriculo per l'infanzia 0-6 richiede da parte degli educatori una professionalità specifica in grado di rilevare gli interessi che manifestano i comportamenti rivelatori delle potenzialità evolutive, in questa prospettiva l'impianto curricolare assume caratterizzazioni particolari: 1. apertura il curriculum non si presenta come una strada in una mappa predefinita, ma non per questo è un percorso caotico orientato al benessere e al coinvolgimento pieno del bambino e al raggiungimento di un’ampia gamma di obiettivi evolutivi ed è guidato da precisi punti di riferimento. 2. emergenza il curriculum centrato sul bambino evolve continuamente in relazione ai bisogni. 3. interattività un curriculum basato sull’idea che l'apprendimento avviene sempre all'interno di relazioni dove il bambino è un co-attore del processo di apprendimento 4. Contestualizzazione il curricolo va calibrato in relazione alle caratteristiche dei bambini, delle famiglie e della comunità 5. intenzionalità ipoteticità e verificabilità: un curriculum aperto ed emergente è guidato da un'intenzionalità educativa, ma anche la proposta e l'offerta educativa si modificano lungo la strada. Questa intenzionalità non è sufficiente a dare fondamento al percorso educativo intrapreso che va verificato, questa verifica si compie su due piani: accertando se la proposta educativa è congruente ai principi di fondo adottati e accertando se la proposta educativa stia producendo o abbia prodotto risultati positivi. Le intenzionabilità e la verificabilità dovrebbero caratterizzare qualsiasi impianto curricolare. f. Gli adulti e il curriculum: fin qui si è posta un’idea di curriculum inteso come progetto intenzionale che individua le finalità orientative e le modalità più opportune per sostenere lo sviluppo. Un curriculum così inteso richiede che sia partecipato, non eseguito su un piano stabilito dall’altro e va elaborato in maniera condivisa del team educativo. Famiglia I servizi per l'infanzia svolgono un importante ruolo di sostegno alla genitorialità, siamo quindi lontani dai tempi in cui era mal vista l’opzione di separare un bambino dalla propria madre. Riconoscere l'importanza del contesto familiare non significa che misconoscere il valore della presenza di persone che sanno prendersene cura, la creazione di un'alleanza con le famiglie permette di accompagnare i bambini nel loro percorso di crescita in modo condiviso con i genitori. Il progetto pedagogico di un servizio non tradisce la propria centralità sul bambino se sa assumere la complessità delle relazioni che permettono il suo sviluppo. Gli approcci pedagogici rappresentano un riferimento importante per mettere a fuoco le interconnessioni nella prima età della vita infantile. La famiglia oggi da quattro categorie ciascuna delle quali è caratterizzata da una particolare atteggiamento del giocatore: 1. AGON è la competizione 2. ALEA è la sfida della fortuna 3. MIMICRY è il bisogno di finzione e di mascherarsi 4. ILINX è il turbamento della vertigine fisica e morale I giochi appartenenti a ciascuna delle quattro categorie vengono a capo poi nel CONTINIUM alle cui polarità troviamo PAIDIA, ossia il gioco all'insegna della facilità, della spensieratezza e della leggerezza e LUDUS, il gioco all'insegna della fatica e della serietà. Questa classificazione dei giochi è utile per comprendere il fenomeno del gioco nell'infanzia perché ciascun elemento del quadro presenta nella forma di PAIDIA caratteristiche infantili. L'importanza del gioco nello sviluppo è segnata in particolare da alcuni classici della psicologia dell'età evolutiva:  Per PIAGET il gioco rappresenta il polo assimilatorio della mente secondo cui le cose del mondo esterno sono utilizzate per esercitare schemi di azioni già padroneggiate. Tre tipi di gioco si susseguono nell’età infantile: il gioco di esercizio tipico del periodo senso-motorio che caratterizza i primi due anni di vita, il gioco simbolico proprio dell'età che va da due a 7 anni e il gioco di regole dagli 11 anni in su. Per PIAGET il gioco più maturo è quello che i bambini svolgono in gruppo rispettando le regole, il gioco che contribuisce maggiormente allo sviluppo è quello dove i bambini negoziano e trovano un accordo per poter giocare assieme, questo tipo di gioco favorisce il superamento dell’egocentrismo.  VYGOTSKY segnala altri aspetti per cui il gioco è una potente molla evolutiva puntando l'attenzione sul gioco simbolico-immaginativo. Questo tipo di gioco permette al bambino di controllare i suoi impulsi e sviluppa il pensiero rappresentativo che consente di immaginare le cose diverse da quelle che si possono percepire subito. Con questo gioco il bambino fa predominare il SIGNIFICATO rispetto alle CARATTERISITCHE dell'oggetto (il bastone diventa un cavallo). Per lui il gioco rappresenta un'area di sviluppo dove il bambino è sempre al di sopra della sua età e assume un comportamento diverso da quello quotidiano.  Per BRUNER il gioco è un aspetto tipico del l'inclinazione dei soggetti immaturi alle novità e all'innovazione che consente di sperimentare nuove modalità comportamentali. Nelle società umane questa tendenza assume una qualità simbolica ossia il gioco è una libera esplorazione dei significati messi a disposizione dalla cultura e aiuta i bambini a comprendere e usare le regole.  La tradizione psicanalitica vede il gioco come la modalità tipicamente infantile di realizzare i desideri irrealizzabili ed esprimere il proprio mondo interno, e soprattutto BETTELHEIM lo arricchisce con considerazioni i educative: il gioco infantile si appropria del mondo e fa fronte alle difficoltà della crescita, la partecipazione dell’adulto al gioco del bambino è un’occasione preziosa per instaurare una relazione di fiducia. Il gioco nei contesti prescolari Vista l'importanza del gioco negli anni dell'infanzia bisogna riconoscergli un ruolo centrale, ma bisogna chiarire in che senso e in quali direzioni. In primo luogo, riguardo la definizione di CAILLOIS, il gioco deve essere messo al centro di un curricolo per l'infanzia salvaguardando la libertà, la separatezza e il gioco non va usato come un trucco per scopi diversi da quelli ludici. Per dare maggiore valore al gioco occorre creare un ambiente favorevole ossia: 1. spazi non troppo affollati con materiali che possono sollecitare il gioco 2. un clima sereno di positività 3. libertà rispetto ai contenuti del gioco 4. offerta di nuovi materiali Il ruolo dell’adulto non si limita alla predisposizione dell'ambiente e la libertà concessa ai bambini non significa disinteresse, al contrario l'atteggiamento che deve contraddistinguere la modalità di partecipazione dell’adulto può essere sintetizzato nell’espressione “promuovere dall’interno”, per fare ciò l’educatore dovrebbe:  dimostrare ai bambini che il loro gioco è importante  mettersi a disposizione dei bambini accettando di partecipare al loro gioco quando richiesto  partecipare al gioco con un atteggiamento coinvolto ed empatico  seguire gli imprevedibili percorsi dell'attività ludica dei bambini senza intervenire rispettando sempre il loro protagonismo  agire nell’area di sviluppo delle abilità ludico-simboliche infantili  favorire l'aggregazione di più bambini nello stesso gioco o proponendo connessioni tra azioni ludiche individuali. Il gioco nei contesti prescolari va sostenuto e promosso in quanto esperienza infantile, ciò non significa che tutto ciò che accade nel nido o nella scuola d'infanzia debba per forza e essere gioco perché ci sono anche momenti dedicati alla pulizia, alla vita sociale e al benessere. Il gruppo di lavoro Nei servizi per l'infanzia il gruppo di lavoro riunisce professionisti che concorrono al funzionamento della struttura. Il gruppo può confrontarsi su vari aspetti e può far sviluppare un senso di appartenenza che è sancito dalla parola “noi”. Ombre e criticità nel lavorare in gruppo Il confronto in gruppo è ormai diffuso in tutti i contesti professionali, in gruppo possono essere prese decisioni importanti e anche affrontate situazioni particolari. Però i sentimenti contrastanti e le ambiguità sono componenti ovvie di un gruppo, è presente dunque una dimensione che resta per lo più in ombra di origine emotivo-affettiva che determina i comportamenti e condiziona le percezioni. Lo psicanalista WILFRED BION ha studiato questa duplice modalità di funzionamento di gruppo arrivando a concludere che tutti i gruppi operano sotto l'influenza di queste due configurazioni. Le dinamiche che si presentano nel gruppo sono legate a dinamiche più nascoste che abitano nella nostra interiorità, queste dinamiche sono fondamentali per la formazione e l'evoluzione del nostro lavoro mentale e delle nostre azioni. La dimensione del gruppo sollecita le potenzialità di pensiero a cui il singolo non riesce ad accedere singolarmente. Un’occasione per crescere insieme Secondo KURT LEWIN il tutto contiene “di più e altro” rispetto alla somma delle sue parti, ossia nello scambio che si realizza in un gruppo i partecipanti hanno la possibilità di beneficiare della capacità generativa del tutto. Il gruppo ha una funzione sia di contenimento che di potenziamento della capacità generativa simbolica di stimolo emotivo e cognitivo fornendo ai singoli un pensiero più chiaro. Nei servizi per l'infanzia il gruppo di lavoro può riunirsi anche non coinvolgendo sempre tutti i suoi membri e comunque essenziale che vi siano occasioni periodiche e regolari nelle quali sia possibile riunirsi, quando qualcuno ne avverte la necessità. Occorre che il gruppo di lavoro sia affiatato per operare meglio ottimizzando le risorse di cui ognuno è portatore limitando fraintendimenti e contrapposizioni. Aver cura di un gruppo di lavoro significa mantenete il dialogo ed è importante che adesso sia riservato uno spazio dedicato appositamente. Cura di sé e gruppo di lavoro Vivere con impegno il gruppo di lavoro implica la disponibilità di “aver cura di sé”, conoscere le proprie fragilità e i propri bisogni. Sapere di sé è fondamentale per scegliere cosa portare nel gruppo per omologarsi ma senza farsi manipolare. Il gruppo è una creazione continua in cui ognuno porta la propria storia, le proprie azioni e le proprie conseguenze. Averne cura comporta una costante immissione di energie e bisogna evitare l'adattamento passivo, l’immobilismo e la stagnazione delle relazioni. Per accogliere e sostenere la vita emotiva del gruppo bisogna favorire la cooperazione tra membri per questo occorre non solo uno spazio di pensiero e di parola ma costanti occasioni di ascolto e riconoscimento. Troviamo poi da RACAMIER dei passaggi: dal “mettere in pensiero” al “mettere in immagini” al “mettere in azioni” per fare questo ci vuole la capacità di inventarsi non solo luoghi ma delle strategie pensate per quel gruppo. Ciò che può rendere faticoso un gruppo non è solo la carenza di dialogo ma è anche l'incapacità di gestire gli scambi. Non si può risolvere il disagio, ma il “CONDUTTORE” può favorire l'apertura di soggetti ripiegati su se stessi, demotivati e svolge un ruolo strategico per questo deve essere adeguatamente preparato. Una guida competente ed equilibrata nel gruppo può intraprendere un percorso di crescita che coinvolge tutti.