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L'ABC della Teologia, Sintesi del corso di Teologia

Sintesi del libro ''L'ABC della Teologia'' di R. Maiolini

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 09/09/2022

Hilaaris
Hilaaris 🇮🇹

4.4

(29)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica L'ABC della Teologia e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! L’ABC della teologia Parte prima Le radici Capitolo 1 La ribellione alla religione in nome dell’uomo nella modernità In Italia non è scontato essere credenti e riferirsi a Dio: perché? La ribellione a Dio in nome della libertà dell’uomo e per la sua protezione è stata introdotta da Feuerbach, Marx, Freud e Nietzsche. FEUERBACH afferma che “il mistero della teologia” è l’antropologia (discorso sull’uomo). Dice che quando si parla di Dio, si parla della coscienza di te senza limiti, dell’infinità del proprio essere. Esistono diverse versioni di Dio in base alle diverse persone/culture. È importante studiare religione perché si studiano gli uomini. Feuerbach capovolge la Genesi 1,27 dicendo che l’uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza, solo dopo Dio crea l’uomo a sua immagine. Cosa ci insegna Feuerbach? • L’importanza del “religioso”: qualcosa/qualcuno al primo posto nella tua vita c’è • Crearsi un Dio a propria immagine e somiglianza vuol dire poter creare un Dio in base ai propri bisogni e desideri Marx adotta la posizione di Feuerbach; la religione è immagine dell’uomo ma l’uomo non è un essere astratto ma è incarnato nella società; l’uomo non è altro che il mondo dell’uomo, dello stato, la società. La religione è una sovrastruttura del socio – economico. Tutto il resto (politica, scuola, …) è comandato dall’economia. La religione può essere buona se va contro la miseria e aiuta i poveri; può essere cattiva se mantiene i buoni, buoni e i cattivi, cattivi. La Religione è quindi per lui come oppio dei popoli e cioè una maniera per anestetizzare. Cosa ci insegna Marx? • Società, economia, religione si attirano così che l’aspetto socio – economico fa di tutto per legittimarsi e utilizza la religione per giustificarsi. • Una religione è buona in base al suo rapporto socio - economico Per FREUD chi è religioso da adulto è rimasto ad uno stadio infantile. La religione è un corrispettivo della nevrosi. I fenomeni religiosi si possono studiare in relazione con i sintomi nevrotici che studiamo. Il cattolicesimo è il culmine della nevrosi perché è l’unica religione che chiama Dio “Padre” (complesso di Edipo). Cosa ci insegna Freud? • La religione affonda le radici nei processi primari di identificazione dell’umano • La religione può diventare un modo per far esplodere le instabilità delle persone; può essere una scorciatoia dei disturbi della personalità e un infantilismo NIETZSCHE nella Gaia Scienza racconta l’annuncio della morte di Dio. Togliere Dio dalla vita dell’uomo è come togliere l’orizzonte; è come togliere il Sole alla Terra. Si è liberi di rinunciare a Dio ma poi si finirà per creare dei surrogati e tutto diventa relativa. Cosa ci insegna Nietzsche? • “uccidere” Dio è come togliere il Sole • Bisogna trovare dei surrogati • La via più coerente: io divento il Dio della mia vita Il dolore è qualcosa di fisiologico ma anche qualcosa di personale. il problema non è il dolore ma la morte sia che la morte sia o non sia la fine, esse regola il dolore. Alla fine la forza del dolore è la morte e se questa regola il mondo allora è meglio che Dio non esista. La cultura europea non vuole aver a che fare con la morte, vuole la salute ed è disposta a sacrificare tutto per essa. Se ho la salute tutto va bene, se non ce l’ho tutto va male (credenza vista come fede). Diverse culture interpretano in modo diverso la morte. Capitolo 2 Il cristianesimo di fronte al fenomeno dell’ateismo, alle proposte delle altre religioni e alla storia delle sue suddivisioni Nel documento Gaudium et spes vengono divisi i tipi di ateismo: • Alcuni atei negano Dio (ateismo teoretico dimostrano che Dio non esiste)  • Altri ritengono che l’uomo non può dire niente di lui (agnologismo) non si può parlare di lui • Altri prendono i problemi relativi a Dio come se non avessero senso ( = vogliono crede a Dio ma lo fanno nel modo sbagliato) Molti pretendono di affrontare Dio come si affronta un oggetto (in modo matematico) o non ammettono nessuna verità assoluta. Alcuni esaltano talmente tanto l’uomo che la fede Dio quasi snervata poiché affermano più l’uomo di Dio, altri si creano un’immagine di Dio completamente diversa dal Dio del Vangelo ed altri ancora non si pongono nemmeno il problema di Dio La tradizione occidentale esita molto nell’uso del termine teologia come termine specifico per indicare un discorso cristiano su Dio. L’introduzione del termine e del concetto cristiano di teologia è legata a due fattori: • L’ingresso di Aristotele nella cultura cristiana • La fondazione e l’organizzazione delle università, dove la teologia viene presentata come scienza principe tra tutte le altre discipline. Lo scritto della Prima lettera di Pietro è rivolto ai cristiani che vivono in situazione di migrazione in una zona al centro dell’Asia Minore. I destinatari nella maggioranza provenivano dal paganesimo e gli indizi presenti nel testo fanno presupporre una condizione di difficoltà delle comunità cristiane nell’impatto con l’ambiente pagano. Si insiste sulla sofferenza derivante dall’intolleranza dei pagani che non di rado sfociavano in atti discriminatori. L’intera lettera lascia intuire un clima generale di ostilità nei confronti dei cristiani, che si sentono “stranieri” rispetto al contesto. La comunità di Roma, solidale con quelle comunità che sperimentavano le stesse oppressioni provenienti dall’ambiente ostile, li esorta a vivere seguendo una condotta esemplare: i cristiani, infatti, sono invitati a vivere nella situazione e, senza fughe, a valorizzare la stessa sofferenza. Pietro ha fiducia nella reciprocità che regola il vivere civile. Generalmente il bene è riconosciuto e apprezzato. Ritiene perciò che l’opposizione dell’ambiente possa risolversi se i cristiani saranno operatori del bene. Pietro sa per esperienza che il bene può talora essere ricambiato con il rifiuto e l’inimicizia, dunque il credente non si deve deprimere davanti alla prova, perché, se uno è fervente nel bene, nulla potrà fargli veramente del male. L’autore intende rafforzare l’idea che la forza del bene è vincente; i cristiani devono darne prova. I credenti sono esortati a non lasciarsi paralizzare dal timore che incutono gli avversari, ma a sostenere il confronto con positività e discrezione; sono invitati a santificare nei loro cuori e nella loro vita Cristo riconoscendolo Signore. Per Pietro lo scopo di tale “apologia” (=difesa) è quello di sconfessare le accuse con i fatti. Chi parla male dei cristiani deve potersi ricredere osservando il loro comportamento. A questo punto si pone la questione del preciso senso di apologhia; con questo termine, più che l’adesione ad una dottrina, s’intende esplicitare la relazione vitale con Cristo che ha portato a una nuova impostazione di vita, in forza della rigenerazione ottenuta mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Sant’Agostino ha coniato alcune formule sintetiche per descrivere il rapporto tra la ragione e la fede, per esprimere l’esercizio credente della ragione: • «credo ut intelligam et intelligo ut credam» credo ut intelligam sottolinea che il punto di partenza della teologia è la fede; dunque, occorre prima credere e vivere la vita di fede per poter penetrare poi in una conoscenza anche intellettuale del Dio vivente. Intelligo ut credam è complementare alla prima; l’intelligenza dev’essere esercitata per portare ad una fede sempre più profonda e consapevole di sé; • «quaeramus inveniendum, quaeramus inventum. Ut inveniendus quaeratur, occultus est; ut inventus quaeratur, immensus est» il dinamismo proprio dell’intelligenza all’interno della fede è un quaerere, un cercare, un penetrare sempre nuovo. La fede infatti è un trovare che invita a una sempre più profonda ricerca e conoscenza. Traduzione: «Cerchiamo ciò che dev’essere ritrovato. Cerchiamo ciò che già è stato trovato. È perché è nascosto che si deve cercare ciò che dev’essere trovato; è perché è immenso che si deve cercare ancora ciò che già si è trovato». «Credere Deo, credere Deum, credere in Deum Con la prima (credere a Dio), si sottolinea l’accoglienza fiduciosa di un Dio che si rivela all’uomo; con la seconda (credere Dio), si sottolinea il contenuto della rivelazione di Dio; con la terza (credere in Dio), si delinea un movimento interpersonale che è dinamica costante fino al pieno raggiungimento che si avrà solo con l’incontro con Dio dopo la morte. Sulla base della lezione agostiniana, Anselmo riassume e approfondisce la tradizione che ha ricevuto coniando la formula che descrive la teologia come «fides quaerens intellectum», cioè “fede che cerca l’intelletto”. «Orsù dunque, omuncolo, sfuggi un poco alle tue occupazioni, sottraiti discreto ai tuoi tumultuosi pensieri, allontana le tue pesanti occupazioni e metti da parte le tue faticose dispersioni. Renditi un poco disponibile a Dio e riposati un po’ in lui. “Entra nella stanza” della tua mente, lascia fuori ogni cosa tranne Dio e ciò che ti giovi a cercarlo, e ‘chiusa la porta’ cercalo […]. Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come ti possa cercare, dove e come ti possa trovare […] Il tuo servo anela di vederti, ma troppo è da lui lontano il tuo volto. Desidera accostarsi a te, ma la tua dimora e inaccessibile. Brama trovarti, ma non conosce il luogo dove stai. Pretende di cercarti, ma ignora il tuo volto […] Mi sia concesso di guardare in alto la tua luce, anche solo da lontano, anche solo dall’abisso. Insegnami a cercarti e mostrati a chi ti cerca, perché non posso né cercarti, se tu non me lo insegni, né trovarti, se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti. Che io ti trovi amandoti e ti ami cercandoti […] Non tento, Signore, di penetrare la tua altezza, perché in nessun modo paragono ad essa il mio intelletto, ma desidero comprendere in qualche modo la tua verità, che il mio cuore crede e ama. Infatti non cerco di comprendere per credere, ma credo per comprendere. Giacché credo anche questo: che “se non crederò, non comprenderò”» Ecco perché la teologia è fides quaerens intellectum: essa presuppone la fede, non essendoci teologia senza di questa; ma è qualcosa di più della semplice fede, rappresentandone un approfondimento di tipo intellettuale; e questo perché il mistero dischiuso dalla fede è immenso, e quindi dev’essere sempre di nuovo ricercato e indagato. “La definizione della teologia come “intelligenza della fede”, unisce i due termini (intelligenza e fede) che sono essenziali per definire la teologia in quanto tale. Se infatti eliminiamo dal concetto di teologia il momento della fede come suo elemento costitutivo, al massimo possiamo pensare a una scienza della religione cristiana, ma dal punto di vista esterno senza una comprensione dall’interno. D’altra parte, se rinunciamo alla dimensione dell’intelligenza possiamo al massimo rimanere sul livello di una percezione generale e intuitiva della fede, il che eliminerebbe il secondo aspetto della teologia, che è quello di una penetrazione intellettuale e di una riflessione di tipo scientifico, a partire dal contenuto di verità offerto dalla fede. Se, infatti, la fede è per così dire atto primo, la teologia è atto secondo, di riflessione e di approfondimento, in cui introduce l’esercizio riflesso, critico e metodico dell’intelligenza. Tutto questo aiuta a distinguere: • Fede l’accoglienza del mistero di Dio nella propria esistenza  • Catechesi ha il compito dell’annuncio cristiano fondamentale all’interno di una comunità credente • Magistero a cui spetta di determinare e custodire autorevolmente la rivelazione di Dio • Teologia l’istanza critica della fede  • Scienza della religione (cristiana) lo studio del cristianesimo come fenomeno religioso • Filosofia della religione (cristiana) lo studio filosofico della struttura universale e del significato dell’esperienza religiosa • Filosofia cristiana il fare filosofia “da cristiani”, orientati, ispirati, sorretti nei contenuti e nei modi dalla rivelazione cristiana • Teologia filosofica il discorso su Dio, sul divino, sul sacro che la filosofia (prescindendo dalla religione) può fare In quale senso si può parlare di un’intelligenza della fede? Sorgono due problemi: • se sia possibile e necessaria un’intelligenza della fede; • che cosa si debba intendere per intelligenza e/o scienza in rapporto alla fede. È possibile e necessaria un’intelligenza della fede? Questi interrogativi sono tipici del contesto culturale; nascono da quel regime di separazione tra ragione e fede per cui ragione e fede riguarderebbero due “facoltà” estranee se non contrapposte. Nella storia del pensiero c’è stato chi ha sostenuto posizioni di svalutazione del concetto di teologia come approfondimento razionale della fede: dalla tesi del “fideismo” (secondo cui la fede è qualcosa di luminoso per se stesso che non tollera l’intrusione della razionalità) fino ad alcune tendenze contemporanee, non sono poche le tendenze che ritengono inutile l’approfondimento razionale della dottrina cristiana. Per quale ragione il cristianesimo ha sempre visto come possibile e necessario l’approfondimento razionale dell’esperienza di fede? La caratteristica stessa della fede cristiana esige di per sé un’intelligenza della fede, perché parla di una realtà incontrata e incontrabile nel nostro mondo, nella nostra storia, nella nostra realtà. La natura umana non è distrutta, ma perfezionata dall’incontro con Dio: dunque, quando la grazia di Dio incontra la ragione, la perfeziona, non la distrugge: la ragione umana, quindi, non è distrutta dalla fede, ma da essa purificata e perfezionata. D’altra parte, la dimensione dottrinale è costitutiva della fede, e come tale va salvaguardata e approfondita; altrimenti si rischia, inevitabilmente, di cadere nel soggettivismo. Una volta ammesso che è possibile e necessaria un’intelligenza della fede occorre capire che cos’è intelligenza della fede. Tutta la questione sta nel definire ciò che s’intende divulgato la sua parola; nel Nuovo Testamento si usa la parola “ispirazione” (“tutta la scrittura è ispirata da dio”, ovvero vi sarebbe lo spirito di dio che ha optato, entrando in comunicazione con gli uomini). Non si sa come lo spirito abbia fatto ma ci possono essere 3 spiegazioni: • Primi secoli del cristianesimo, in una fase chiamata patristica il processo di ispirazione fosse da immagine come una specie di dettatura se è dio che detta tutto quello che c’è scritto è intoccabile. • Medioevo, Tommaso d’ Aquino la dettatura rende l’uomo passivo, suddito. Allora spiega l’ispirazione come uso strumentale attivo da parte dell’uomo. L’ispirazione è attiva perché l’uomo ha lasciato il suo segno come per esempio un errore di scrittura apre la questione “siamo sicuri che gli uomini abbiano scritto la parola di dio in modo corretto?” • Giorno d’oggi nel Concilio Vaticano X viene trattato tale argomento (costituzione dogmatica Dei Verbum) che vede dio come autore che sceglie e si serve degli uomini che sono in possesso di capacità e facoltà e agiscono come veri autori che l’hanno organizzata a modo loro. Il termine ispirazione spiega come l’autore divino e l’autore umano collaborano. Ci sono due estremi da evitare: • Non posso dire che abbia fatto tutto solo dio • Non posso dire che abbiano fatto tutti gli uomini Il cristianesimo non ha ancora una risposta a tale questione ma non pensa più all’ispirazione come un momento puntuale ma come un processo che si colloca in un momento lungo nel tempo: • L’evento originario e il momento iniziale di incontro di dio con l’uomo  • La testimonianza orale --> resa da coloro che hanno fatto esperienza dell’evento originale • L’attestazione scritta della testimonianza orale Ci sono errori nella bibbia? Si, ne è piena. Nei primi secoli del cristianesimo si era di un giornalismo biblico: se Dio ha dettato, tutto quello dettato è sicurissimo. Per San Giustino nella Bibbia non ci sono contraddizioni, qualora ce ne siano è perché si è incapace di comprenderli. Per Origene l’obiettivo della Bibbia è quello di farti incontrare con salvezza dio e non di raccontarci esattamente come sono andate le cose Nel 1500 Galileo Galilei dice che è la terra a girare intorno al sole ma sbaglia perché nella Bibbia Dio sostiene che sia il sole a girare intorno alla terra e, dato che tutto ciò che è scritto nella bibbia è vero, quello che dice Galilei è errato e quindi viene condannato. In una sua lettera a Cristina di Lorena, dice che la Bibbia è piena di errori perché la preoccupazione di Dio non è quella di far capire agli uomini le questioni astronomiche ma solo qual è la via per la salvezza, per il resto la Bibbia non garantisce la verità a meno che non si riferisca alla salvezza, tutte le altre parti vanno verificate; e piena di errori storici, geografici, astronomici, ecc. Come si riconoscono i libri ispirati? Quali sono i libri dove l’autore era dio e non solo un uomo? I cristiani hanno chiamarti i libri ispirati “canonici” perché entrano a far parte del canone della bibbia kanôn vuol dire “canna” usata come righello è la  legge che ti permette di andare diritto. Canonici e un libro k un testo che seguendo la regia giusta di fa arrivare alla obbiettivo. Quali criteri si usano per distinguere un libro ispirato (che può entrare nel canone Bibbia) da un libro non ispirato? Metodologie letterarie tutte le metodologie (come l’analisi strutturale e retorica, la narratologia, le indagini di tipo psicanalitico) che oggi vengono applicate ad un testo vengono applicate anche alla Bibbia con l’intento che più ne usiamo più riusciamo a far emergere sfaccettature della verità lì contenuta. Capitolo 6 L’ispirazione e la verità della Bibbia Sulla vita e la storia di Gesù sono state date diverse interpretazioni. • Nella tradizione ebraica Gesù è ritenuto dagli ebrei un grandissimo maestro che insegnava agli ebrei come essere ebreo. Shalom Ben-Chorin << Fratello Gesù>> I • Karl Jaspers vede in Gesù l’uomo compiuto. Vede l’uomo compiuto in quattro figure: Socrate, Gesù, Confucio e il Buddha. Gesù il più importante. • Marxisti atei che hanno difeso Gesù. Milan Machovec parlare di Gesù vuol dire parlare dell’uomo stesso: del suo presente, passato, ecc. Ernst Bloch  filoso marxista; tutte le culture si basano su una figura vincente. Il cristianesimo, invece, si basa su una persona umile, uno sconfitto. • H. Miller, Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch Gesù è hippy al 100% Jesus Christ Superstar  • Gesù è l’uomo più psicologicamente equilibrato sulla terra • Corpus Hypercubus – Salvador Dalì: il volto di Gesù non è mai completamente visibile perché per quanto si può conoscere di egli, non si saprà mai tutto. • Il Cristo del Vallè – Salvador Dalì • Il Cristo di Gala – Salvador Dalì usa la croce come una chiave; la chiave per entrare nel cielo a un livello sconosciuto e non concepibile dall’umano • Crocifissione – Renato Guttuso fece scandalo perché a Gesù sulla croce si avvinghia una donna nuda, ma soprattutto perché la croce del ladrone oscura il volto di gesù il male del mondo copre qualsiasi altra interpretazione diversa. Fino al 1700 in Occidente per sapere chi era Gesù bisognava andare dai cristiani perché sono loro a conoscere meglio Gesù. Per la prima volta, alla fine del ‘700, Samuel Reimarus ipotizza che tra Gesù e i cristiani non ci sia continuità perché Gesù nella sua vita voleva una cosa, mentre i cristiani ne vogliono un’altra. A questa domanda cercò di rispondere l’indagine sulla vita di Gesù. I cristiani davanti a questa questione prendono paura perché potrebbe essere che nella storia non ci sia mai stato Gesù. 15 Matin Kahler distingue da un lato tra Gesù e Cristo, e dall’altro tra storico historisch (storia documentata) e storico geschlichtlich (storia che ha valenza per te). La conclusione a cui si arriva negli anni ’20, dal punto di vista teologico, Bultmann dice di essere del parere che gli scienziati, credenti o non credenti, non possono sapere più nulla della vita e della personalità di Gesù, perché le fonti cristiane non si sono interessate a riguardo se non in modo frammentario e leggendario ed inoltre non esistono altre fonti su Gesù. Alla metà degli anni ’50, Kasemann, dice che noi cristiani dobbiamo interessarci di più alla storia di Gesù perché: • Se Gesù non fosse mai esistito casca il cristianesimo, perché il cristianesimo narra la storia di Gesù • Se fosse vero che il Gesù significativo è più importante del Gesù storico, non si capirebbe come mai i cristiani, dopo che sono state scritte le lettere di San Paolo, abbiano voluto scrivere i Vangeli che sono più importanti delle lettere in quanto parlano di più sulla vita di Gesù. • I vangeli sono stati scritti da credenti ma non per questo hanno imbrogliato tutto. Essi richiedono una fiducia nell’identità tra Gesù terreno e il Signore risorto. Nasce la Third Quest sviluppatasi in ambiente anglosassone con interesse storico-teologico e non più solo teologico. Capitolo 7 L’ermeneutica biblica e i metodi di interpretazione C’è stato un periodo in cui l’ermeneutica biblica è stata ossessionata da questa domanda: quale è l’intenzione dell’autore? Che cosa voleva dire l’autore al di là del testo? Il testo è sempre più grande e più largo dell’intenzione dell’autore. L’autore ha una intenzione quando scrive, ma come poi venga letto è qualcosa che cambia, si trovano sempre più interpretazioni dello stesso testo. Quando un lettore legge un testo non è mai neutrale. Per lettore si intende colui che, in qualsiasi situazione culturale e sociale, si pone in rapporto al testo biblico. La lettura non è mai senza una pre- comprensione. Ogni lettura plasma o modifica il lettore stesso. Ci sono sempre dei pregiudizi inevitabili con cui si affronta un testo. L’obbiettivo finale è quello di far interagire in maniera corretta autore, testo e lettore. Ogni autore non scrive semplicemente per estetica letteraria. Anche il lettore condiziona sempre la funzione comunicativa di ogni autore. Quindi il lettore perviene alla fusione degli orizzonti: c’è il senso di vivere dell’autore inserito nel testo e poi c’è l’orizzonte del lettore, il suo modo di vedere. Si fa una corretta ermeneutica quando si lascia interagire la visione di mondo dell’autore con quella del lettore. Non si dà ragione all’autore necessariamente, ma si coglie il senso. Ci sono differenti metodi per l’interpretazione teologica: 200: gli studiosi di questi ultimi anni sono convinti che è possibile conoscere moltissimo di Gesù. Tra il Gesù raccontato dai cristiani e la storia c’è molta vicinanza. Abbiamo fonti storiche non cristiane che ci parlano di Gesù e ci sono criteri per sapere quanto sia inventato e quanto sia vero nei vangeli. Nelle fonti indirette non si parla direttamente di Gesù. Le fonti dirette: Giuseppe Flavio Antiquitates Judaicae Quando parla di Giovanni Battista = è possibile che un palestinese scriva che Gesù è il Messia, il cristo? No perché altrimenti dovrebbe essere cristiano. È chiaro che allora gli scribi abbiano inventato la storia; il problema si è risolto pochi anni fa con un manoscritto ritrovato di un tale del X sec che fa la citazione del brano di Flavio Giuseppe e lo cita senza le righe aggiunte, il brano originale non aveva determinate scritte, ma poi i cristiani hanno manomesso i manoscritti antichi aggiungendo delle parti. 2 testo: Tacito Narra della vita degli imperatori. Mentre parla di Nerone e dell’incendio di Roma, dice che Nerone ha accusato i cristiani di aver applicato l’incendio e dice che i cristiani sono coloro che prendono il nome da Chresto il quale era stato ucciso da Ponzio Pilato in Palestina. Non è vera l’affermazione di Bultmann, ovvero che non esistono fonti non cristiane che parlano di Gesù. Ci sono tali fonti, scritte prima del 100, che si dividono in fonti dirette e indirette. Fonti dirette: • Giudeo – palestinesi abbiamo un documento scritto da un palestinese, Giuseppe Flavio, parla di Gesù citandolo e spiegando cosa ha fatto. • Romane Tacito: quando deve parlare di Nerone dell’incendio di Roma nomina i cristiani e perché essi prendono questo nome: che deriva dal Cristo che era stato suppliziato ad opera del procuratore Ponzio Pilato, sotto l’impero di Tiberio. Siamo sicuri, anche se non avessimo i Vangeli, che un tizio chiamato Gesù, originario della Giudea, faceva dei miracoli, è stato ucciso da Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio. Osservazioni: 1. Non abbiamo documenti non cristiane che ci dicono cosa facesse e cosa dicesse quando andava in giro questo perché Gesù non era considerato un personaggio importante all’inizio e quindi i storiografi non ritenevano importante menzionarlo. Se prendo i Vangeli e li metto in fila scopro che sull’infanzia di Gesù c’è poco materiale, sulla passione di Gesù ho capitoli interi e sulla resurrezione ho pochissimo materiale. I Vangeli non sono una biografia di Gesù. I Vangeli hanno scelto i momento più significativi per far capire chi fosse Gesù. Questa selezione di materiale è stata fatta in un periodo di 40 anni; è possibile distinguere nel testo lo strato finale da uno strato intermedio (quello della comunità quando ne parlava nel momento in cui è avvenuto). Quali sono i criteri di autenticità storica dei vangeli? • Criterio della discontinuità o della dissomiglianza è di sicuramente di Gesù ciò che non corrisponde a usi, modi e costumi prima di lui e dopo di lui perché se lo avessero inventati quelli del suo tempo avrebbero usato idee diverse, si è scoperto che l’insolubilità del matrimonio ricorrono proprio alla parola di Gesù perché gli ebrei ammettevano il divorzio. • Criterio della coerenza o concordanza i fatti narrati devono essere coerenti con il tempo in cui viveva Gesù • Criterio della molteplice attestazione sono autentici i dati attestati unanimemente da più tradizioni neotestamentarie che si possono trovare in più forme differenti (narrazioni, controversie, discorsi, ecc.) • Criterio dell’imbarazzo sono autentici i dati che provocano imbarazzo alla comunità cristiana, perché è molto improbabile per la Chiesa abbia creato qualcosa che le causasse difficoltà. • Criterio di spiegazione necessaria sono autentici gli elementi la cui autenticità serve per comprendere altri elementi storicamente accertati. Questo criterio può avere due funzioni: 1)usando dati già certi, cerca di individuare una spiegazione necessaria dei fatti che disponga armoniosamente tutti questi elementi; 2) quando l’interpretazione necessaria è nota, può essere d’aiuto per isolare gesti e parole che lo supportino. Ci sono anche criteri minori: • Il criterio degli indizi aramaici sono da ritenersi storicamente autentici quei testi greci il cui andamento terminologico, sintattico, ritmico dicono riferimento all’aramaico • Il criterio della vivacità della narrazione sono da ritenersi storicamente autentici quei testi che descrivono con dettagli concreti e “vivaci” la situazione, perché indizio di un resoconto fatto da testimoni oculari. L’applicazione di questi criteri tiene conto di diversi fattori; essi sono più convincenti se si ritrovano tutti insieme ma l’assenza di un criterio non porta all’inaccettabilità o all’implausibilità storica di un dato. Applicando tutti questi criteri si può ritenere fondata l’autenticità della storia. Cronologia della vita di Gesù: • Nome YESHOUA = Dio salva Soprannome CHRISTOS = “unto” (con olio con il quale si ungevano preti e sacerdoti) da mashmal ( =messia) profeta inviato da Dio • Cognome FIGLIO DI GIUSEPPE DELLA TRIBÙ DI DAVIDE nella Bibbia si dice che il messia fosse nato dalla tribù di Davide (Matteo e Luca nel primo capitolo fanno la genealogia e dicono che fra gli antenati di Gesù ci fossero pagani, prostitute, e omicidi) Gesù nasce in Palestina all’interno dello stato di Israele, in Asia, molto probabilmente a Betlemme o Nazareth: nei Vangeli si dice che è nato a Betlemme perché in quel paese c’era un censimento e le tribù dovevano tornare nella loro città natale, la città della tribù di Davide era Betlemme, ma quando Gesù è nato non c’è stato nessun censimento. Il censimento veniva fatto solo per i figli maschi per vedere quante persone c’erano per l’esercito ma Gesù nasce sotto la Pax Augustea, un lungo periodo di pace, quindi il censimento non serviva. Può essere che per far capire che Gesù era davvero il messia, lo si fa nascere nella stessa città di Davide spostando il luogo di nascita di Gesù, poi si è scoperto che alla fine del I secolo d.C. siamo sicuri che tutti i discendenti maschi della tribù di Davide avevano un pezzettino di terreno nelle vicinanze di Betlemme perché se il figlio maschio fosse stato il messia, aveva giù un posto nella città del messia da cui iniziare la sua predicazione. Oggi si fa l’ipotesi che anche prima questa pratica fosse in uso e quindi Giuseppe, arriva a Betlemme non per il censimento, ma per un pellegrinaggio alla Città Santa con Maria che era incinta. Vanno così nella capanna che si trovava nella pezzetto di terreno che era di Giuseppe, ecco perché Betlemme è la scelta più giusta. Capitolo 9 L’annuncio del Regno di Dio Secondo Gesù quello che lui fa, è quello che Dio fa; quello che lui dice, è quello che Dio dice. Non dice di adeguarsi a Dio e riferire ciò che lui dice, ma ha la pretesa di rendere presente che cosa sia Dio e che cosa faccia Dio. Cosa significa che il Regno di Dio è presente in e con Gesù? Bisogna prendere la parabola del padre misericordioso (figliol prodigo): un uomo aveva due figli (doppio letterario: figura narrativa per la quale alcune cose avverrebbero in una persona sola ma si sdoppiano in due persone diverse per poter essere compresa meglio), il più giovane ha voglia di cambiare e disse: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta” (dice padre, ma è come se l’avesse già ucciso perché il patrimonio si da dopo la morte del padre). Il padre divise fra di loro le sue sostanze (come, perché non viene detto); pochi giorni dopo, il figlio più giovane partì lontano (Dio è vicino, lui vuole andare intenzionalmente lontano da Dio per provare a vivere a modo suo) per vivere in modo dissoluto (si è slegato dal padre e inizia il processo di degradazione progressiva). Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse la carestia e prova da solo a darsi da fare; diventa servo di un altro padrone che lo manda a pascolare i porci (per gli ebrei il maiale è l’animale impuro per eccellenza), di cui vuole mangiare il cibo ma nessuno glielo dava. Dato che dov’è non riesce a mangiare mentre da suo padre c’è pane in abbondanza, decide di tornare dal padre non come figlio ma come uno dei servitori. Quando era ancora lontano il padre lo vide, ebbe compassione (per gli ebrei non esistono i concetti astratti e li spiegano con delle esperienze; l’esperienza concreta della misericordia è la compassione che per la concezione biblica cristiana è il dare alla luce un figlio), gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il padre l’avrebbe accolto senza punirlo ma il figlio continua con il suo discorso. Il padre dice ai servi: “portate il vestito (riveste le sue nudità), mettetegli l’anello (torni padrone in casa tua in quanto l’anello aveva il sigillo della casa), i sandali (portati solo dai figli perché con i sandali si può andare dove si vuole; è tornato ma è libero di andarsene) e prendete il vitello, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”. Il secondo figlio si indignò e non voleva entrare (Dio dice che gli uomini non vogliono stare con lui, per un motivo o l’altro vogliono starci I Vangeli dicono che Gesù abbia fatto dei miracoli? È vero? Ne ha fatti tanti? Quali e quanti: • 6 liberazioni dal maligno • 19 guarigioni fisiche • 3 rianimazioni/risuscitamenti • 6 miracoli sulla natura • 2 epifanie (trasfigurazione e battesimo) Attendibilità storica Nessuno contesta che alcuni miracoli siano stati fatti. Gesù al tempo era conosciuto come uno taumaturgo. L’Antico Testamento per miracolo usa la parola: ’ôt segno (cosa o evento) che fa conoscere e môpet miracolo, azione che suscita meraviglia . “Segni e miracoli” parlano di esperienze storiche di salvezza e di guarigione,nonché di esperienze delle forze della natura (arcobaleno..) che vengono concepite come messe in moto da Dio. Cosa intendere con “miracoli”: • Un dato di fatto sorprendete • Un segno: Gesù interessa che tutto questo sia segno della presenza di qualcun altro. La Bibbia chiama miracoli tutte quelle realtà che pur sorprendendo, sono un segno della presenza di Dio. • Non sempre i miracoli vengono da Dio non sempre un miracolo buono viene da Dio in quanto i miracoli possono essere fatti anche dallo spirito cattivo. • Gesù non sfrutta l’incredulità della gente attraverso il sensazionalismo  quando le persone sono incuriosite dai suoi poteri, lui non fa i miracoli (terza tentazione). • Senza la fede nel regno il miracolo non ha luogo nel momento in cui c’è fiducia, ci sono i miracoli. Costringe gli uomini ad andare da lui in vista di quello che vuole. I miracoli non servono per credere Capitolo 11 La passione e la morte La ragione principale dell’impiego della crocifissione consisteva nel dissuadere i rivoltosi, quindi doveva essere inflitta pubblicamente, con l’esposizione pubblica del suppliziato nudo in un luogo ben visibile. Per arrivare al luogo della crocifissione Gesù deve trasportare il braccio orizzontale della Croce (patibulum) ma non riesce a reggere per la schiena flagellata e continua a cadere, se un giustiziato non riusciva a portare il braccio veniva scelta una persona a caso per aiutarlo e in questo caso capita a Simone di Cirene. Simone è il padre di Alessandro e Rufo che, dopo aver conosciuto la storia di Gesù, diventeranno cristiani. Gesù arriva al luogo della crocifissione chiamato luogo del Golghota (= luogo del cranio) dove avvenivano le esecuzioni capitali alle porte della città. Arrivati al luogo, Gesù viene spogliato. Per inchiodare gli arti superiori, i romani sapevano bene che conficcando il chiodo nel palmo della mano, il peso del corpo avrebbe immediatamente lacerato la mano stessa. Perciò il chiodo veniva posto in un punto del polso in grado di sostenere il peso del condannato. Perché il corpo non si strappasse dalla croce si applicava anche spesso al palo un seggiolino. Ovviamente i crocifissi venivano spogliati di tutti i vestiti e pendevano dal legno nudi. L’agonia del condannato era abbastanza lenta, potendo durare più di dodici ore. La morte sopravveniva per asfissia (il sangue si deposita nel ventre a tal punto che il diaframma non riesce più a sollevarsi per inspirare ed espirare e il condannato muore. Ogni tanto al condannato davano da bere l’aceto per aiutarlo perché veniva utilizzato come anestetico) o per collasso cardiocircolatorio determinato dallo stress: infatti, per respirare, il condannato doveva fare leva sulle gambe; quando il condannato non poteva più reggersi sulle gambe, rimaneva penzoloni sulle braccia, con conseguente difficoltà per respirare oppure tutti questi movimenti dolorosissimi portavano al cedimento del cuore. Altezza croce max 1,70 perché il cadavere era lasciato esposto alle belve.  Un condannato a morte non doveva essere seppellito. Gesù muore prima di una decina di ore; muore dopo 6 ore (dalle 9 del mattino alle 3 del pomeriggio). Gesù non muore per asfissia ma per rottura del cuore : • Prima di morire tutti dicono che dopo un po’ di ore Gesù urla e spira • Dopo un po’ di ore colpirono Gesù nel costato e usci cuore e acqua il muscolo cardiaco si è rotto e non vi è più solo sangue ma anche liquido organico Si deve fare alla svelta perché è il giorno prima della pasqua ebraica e gli ebrei non potevano vedere o toccare un cadavere se no sono impuri spiritualmente ai due crocifissi vengono spezzate le tibie in modo che non potendosi più appoggiare con le gambe, l’asfissia è accelerata. Gesù è morto prima del sabato della Pasqua che nel calendario ebraico cade il 15 del mese di Nisan (mese lunare) e, in quell’anno, l'anno 30 d.C., cade l’8 di aprile quindi Gesù è morto venerdì 7 aprile del 30 d.C. 11. Capitolo 12 La resurrezione Con la crocifissione di Gesù si radicalizza ancor di più l’ambiguità della vita di Gesù. Alla luce di quello che sarebbe successo dopo i cristiani hanno riletto la vita di Gesù in maniera diversa. La chiesa primitiva considerò la risurrezione di Gesù coma la conferma divina della sua missione la risurrezione è il punto chiave; se togli la risurrezione al cristianesimo togli tutto. Dice San Paolo:” se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana la vostra fede” ed ha ragione. Se Gesù non fosse morto: • Ci sarebbe ancora la domanda “è veramente il messia?” • Probabilmente non avremmo nessuno scritto su Gesù si è iniziato a scrivere su Gesù dopo la morte • Se Gesù non fosse risorto, egli sarebbe solo un uomo innocente in più assassinato Ecco perché sono fuori strada tutti coloro che separano il messaggio e la prassi di Gesù dalla sua persona; non è mai esistito un cristianesimo primitivo che abbia affermato messaggi come “amiamoci gli uni gli altri”, “siamo fratelli”, ecc. dal messaggio di Gesù derivano tutti gli altri. Nessuno era presente nel momento in cui Gesù è risorto. Che cosa si sa? Che il venerdì, infilato nell’oculo il cadavere, tutti si nascondono. Domenica pomeriggio questi discepoli festeggiano che Gesù sia tornato in vita. Il periodo delle negazioni della risurrezione ebbe inizio nel secolo XVIII essi sono tutti illuministi.  • TEORIA DELLA FRODE O DELL’INGANNO (Reimarus) i discepoli sono andati, di notte, a rubare il cadavere e poi sono andati in giro a circolare la notizia della risurrezione. Perché lo fanno? Perché dopo 2 o 3 anni a correre dietro a Gesù decidono di continuare il suo messaggio • LA TEORIA DELLA SOTTRAZIONE il cadavere non c’era più non perché rubato dai discepoli ma perché era sparito. Perché è sparito? 1. Giuseppe di Arimatea, colui che aveva nascosto il corpo di Gesù aveva sbagliato ad indicare la tomba 2. Sono stati gli ebrei o i romani a portare via il cadavere perché, lasciando il cadavere di un fondatore, potrebbero iniziare i pellegrinaggi 3. Quel giorno c’è stata una scossa di terremoto e allora dopo aver deposto il cadavere, esso sarebbe caduto in una voragine a causa del terremoto. • TEORIA DELLAMORTE APPARENTE (Paulus) Gesù non era veramente morto ma solo apparentemente. Questa teoria nasce in seguito ad alcuni episodi di morte apparente. Gesù quando venne rinchiuso nel sepolcro, non era realmente morto ma era in uno stato di catalessi. Grazie alla frescura del sepolcro e alle cure di qualche discepolo, si sarebbe ripreso, presenta dosi poi ai suoi discepoli facendo credere che fosse risorto. • TEORIA DELL’EVOLUZIONE O DELLO SHOCK Sigmund Freud studia la dinamica psichica che intercorre nella dinamica del lutto (ci vuole un mese per rendersi veramente conto dell’assenza). Questa teoria dice che i discepoli dicono di vedere Gesù ma riescono a vederlo solo loro ma in realtà è solo una costruzione mentale della psiche che per lo shock non ha ancora elaborato il tutto. • LA TEORIA DELLE VISIONI (Strauss) la risurrezione sarebbe frutto di visioni soggettive (indotte da sostanze o da traumi psichici) e del pensiero mitico. Quando si parla di risurrezione si parla di una questione delicata e per primi, ma Gesù ci ha amati per primi. Secondo il cristianesimo si può amare perché c’è qualcuno, Gesù, che ci ha amato per primo. L’atto di amore non è mai un principio di superbia o egoismo, se non siamo capaci di lasciarci amare non potremo mai amare bene. La parola comandamento ci fa pensare ad un’autorità che dall’esterno impone una regola, l’idea però non è questa, ci riferiamo all’ordine della vita, è un principio autonomo che fa da legge a se stesso, viene dall’esperienza stessa: se non vuoi vivere non puoi amare, la vita funziona se c’è amore, amare e vivere coincidono e più si ama, più si vive. Se Dio è sempre a favore della vita degli uomini e vivere è amare ed essere amato, il lavoro di Dio è amare. L’amore a Dio è come il campo gravitazionale che tiene in orbita tutto il resto, la vita è fatta dall’amore verso l’altro, eppure l’amore a Dio è decisivo perché il campo gravitazionale che permette di mantenere in giusto equilibrio l’amore per tutti i fratelli. Bisogna fare dell’amore per il prossimo il nucleo, senza far diventare il prossimo il nucleo del nostro mondo. Al posto di dire 10 comandamenti, sarebbe meglio dire 10 parole. 10 comandamenti/ parole 1/3 relazione con Dio • Non avrai altro Dio al di fuori di me: il primo posto deve essere quello di Dio. • Non nominare il nome di Dio invano: non usare la relazione con Dio come un aiuto per i propri problemi. • Ricordati di santificare le feste: tutti hanno diritto a riposare per fare memoria 4/8 relazione con il prossimo • onora il padre e la madre: giusto modo di relazionarsi con i genitori. Riconosci chi ti ha dato la vita • Non uccidere: la vita non è nelle nostre mani, non dipende da noi. • non commettere adulterio: quando ami c’è un principio di fedeltà e rispetto nell’altro che non si può usare a proprio piacimento. Quando si vive la dimensione d’amore gli altri non sono a disposizione quando se ne ha voglia. • Non rubare: le cose non sono nostre, il mondo è di tutti, la proprietà privata è a servizio degli altri. • Non dire falsa testimonianza: non usare le parole per mistificare la realtà, come un modo per fare del male agli altri. 9-10 relazione con se stessi --> il luogo in cui si decide la nostra vita è nel rapporto con se stessi. • Non desiderare la roba degli altri • Non desiderare (bramare) la donna d’altri L’amore a Dio e l’amore a se sono le parti più difficili, l’amore al prossimo è ciò che fa sostanza e fondamento, ma bisogna curare le altre due sfaccettature. I titoli cristologici sono i nomi attribuiti a Gesù per cercare di capire chi sia davvero. Come possiamo nominare Gesù per capire chi sia la sua persona, con che etichetta potremmo identificarlo? Il nuovo testamento è esoso e prodigo perché hanno attribuito a Gesù 187 titoli, alcuni più famosi e credibili di altri. Titoli che esprimono la consapevolezza che i contemporanei avevano di Gesù nei confronti della Sua persona. • Gesù è stato nominato più volte PROFETA perché la mentalità biblica chiama profeti non quelli che prevedono il futuro, ma coloro che parlano a nome di Dio. • Alcuni hanno chiamato Gesù FIGLIO DI DAVID perché lo si riconosce come potenziale Messia, come potenziale ultimo profeta. Il profeta definitivo doveva nascere tra i discendenti di Davide. b) Titoli che risalgono a Gesù stesso, da lui stesso attribuiti • Gesù si auto definiva FIGLIO DELL'UOMO. Secondo la tradizione biblica figlio dell’uomo significa uomo, con un ma, la tradizione della Bibbia, soprattutto degli ultimi libri dell’Antico Testamento, i profetici apocalittici ( Daniele, Zaccaria) avevano detto che il messia apparirà come un semplice uomo, ma non bisogna farsi ingannare. Con questo termine ci si riferisce ad una modalità con cui sarebbe apparso il Messia. Gesù utilizza questa dizione al fine di far rendere conto al pubblico che è il Messia. Gesù utilizza questo titolo come usava le parabole, per sollecitare il libero cammino per entrare nella vita di Gesù. Gesù non ha mai detto di essere il Messia, preferisce aprire un cammino, dare una prospettiva di ricerca senza dare il risultato finale. • Gesù si auto designa MESSIA/ CRISTO solo durante il processo, quando non c’e più la possibilità di fraintendere la sua missione, quando ormai sta per morire. È l’ultimo Messia, che ama fino a dare la propria vita. Titoli che alla luce della Pasqua la comunità ha usato per identificare Gesù • FIGLIO DI DIO. Gesù non ha mai utilizzato questo termine, ma i cristiani lo hanno chiamato così a partire da un’osservazione molto semplice. Gesù chiama Dio Padre, perciò egli è suo Figlio. L’uso della maiuscola sta nel fatto che anche noi ci definiamo suoi figli e lui come Padre, ma il rapporto tra Dio e Gesù è molto più stretto. • SIGNORE. Chiamare Gesù Signore significa dare un titolo più alto di Figlio e Messia. Chiamare Gesù Signore è attribuirgli esplicitamente la divinità, perché Signore è il modo con cui l’ebreo nomina normalmente il nome proprio santissimo di Dio. Parte quarta Le grandi coordinate Capitolo 15 La rilevazione di Dio La Rivelazione è il movimento di Dio verso l’uomo Fede movimento dell’uomo verso Dio Il senso della parola rivelazione: • Una rivelazione è normalmente una scoperta sensazionale • Modo inaspettato (solitamente in positivo) di una persona che al di là di come ci si era fatto un’idea si manifesta in modalità diversa. • Quando ciò che all’improvviso e quasi inspiegabilmente appare come “risolutivo”, “nuovo”. • Quando qualcosa che non era noto o pubblico viene reso accessibile a tutti  rivelare un segreto • Parola per rivelare l’esperienza di fronte ad un’opera d’arte • Rivelazione per i sintomi rivelatori di altro campo medico A livello a antropologico la scoperta del senso dell'esistenza quando attraverso  un’esperienza della vita capisci il senso della tua vita. Per capire il vero significato della parola bisogna fare riferimento al Testo Sacro. Il termine “rivelazione” in greco è espresso da apokalỳptw che significa rendere manifesto, togliere il velo e dal suo sinonimo epifaneia, epiphaneia, manifestazione. Nel testo biblico le parole manifestazione e rivelazione appaiono pochissime volte perché erano termini che le culture adiacenti (Medio Oriente) l’ebraismo usavano per indicare la conoscenza della volontà di Dio attraverso delle tecniche divinatorie. La parola usata dalla Bibbia è “parola” perché per dire che Dio entra in relazione con l’uomo uso l’area semantica del parlare per dire Dio si rivela la Bibbia dice “Dio parlò”. Le espressioni “la parola di Dio”, “Dio ha parlato” sono espressioni tipiche per indicare la comunicazione tra Dio e l’uomo. In ebraico la parola dabar è la parola per indicare che qualcosa si realizza. L’idea chiave del NT è che Dio ci ha parlato in Gesù a tal punto che Gesù lo potrei chiamare la parola di Dio, il verbo, la parola di Dio fatta carne per questo il NT vuole chiamare Gesù la parola di Dio. Paolo   Come esprime che Gesù è la parla massima di Dio? Usa il termine mistero ma questo dice il contrario perché mistero indica la manifestazione di una realtà che prima era nascosta e che ora è accessibile a tutti. Marco, Matteo e Luca descrivono le attività di Gesù: parlava, insegnava, operava; descrivono le attività di chi viene considerato come la rivelazione ultima di Dio. Per conoscere Dio bisogna entrare in contatto con lui solo il figlio riconoscerà il padre come tale. Giovanni nel prologo del suo  vangelo usa la parola rivelazione solo alla fine ma prima usa tante parole che vanno dalla vita, alla luce, alla gloria (appartenenti a diversi campi semantici) perché da tutte queste parole si riesce ad identificare meglio chi è Gesù. Perché utilizziamo la parola rivelazione? Scelta della cultura occidentale. la utilizzò l idealismo con Fichte, Hegel, Schelling con la parola offenbarung che significa rivelazione il termine chiave per indicare il movimento di apertura dello spirito. Difficilmente rivelazione sarebbe divenuto il termine per indicare il movimento di Dio verso l’uomo. 1965 un documento ufficiale della chiesa, i primo capitolo della costituzione dogmatica dei verbum sula rivelazione divina del concilio Vaticano viene spiegato il significato del termine. • Quando i cristiani usano la parola rivelazione dicono di una manifestazione della persona più che del far conoscere un idea. • Perché dio incontra l’uomo? Vuole incontrare gli uomini come amici e si intrattiene con essi. • Fine dell'amicizia: invitarli e ammetterlo alla comunicazione con sé. • Da 0 a 3 anni forma elementare di intelligenza definita “senso -motoria” POI l’intelligenza “rappresentativa”, articolata • Da 3 a 6 anni anni de pensiero intuitivo  • Fino ai 10-11 anni anni de pensiero operatorio concreto  • Oltre gli 11 sono gli anni del pensiero formale astratto Perché si dice che l’uomo è uomo quando ragione mentre questi filosofi dicono che è uomo quando ha relazioni? Tutte le discipline che studiano l’essere umano sostengono che la ragione, per quanto prima parta, si deve sviluppare su un tessuto in cui il discriminante è dato dalla fiducia. Freud scopre che tra parte della struttura della personalità umana si configura nei primi mesi di vita laddove dunque non esiste registro logico-razionale. COSCIENZA È… capacità dell’uomo di conoscere anche se non è partito il raziocinio Greco suneidesis, sun-eidos: essere consapevole, sapere di sé Latino   co-scienza: co-sapere. Nella lingua italiana coscienza significa consapevolezza di se ci è anche coscienza in accezione morale, Lugo d giudizio del cuore dell’uomo, inglese coscience (senso morale) e consciusness (sena psicologico) Tedesco   bewusstsein (consapevolezza) gewissen (senso morale) La coscienza è la figura del sapere “immediato” (non nel senso si pretesa coscienza trascendentale che non conosce mediazioni storiche e culturali, bensì nel senso anteriore alla mediazione del sapere tematico logico-razionale) di quella verità che fa vivere e dà da vivere; coscienza è designazione sintetica di Tutte le forme nelle quali si realizza la presenza a sé dell’uomo. L'atto del nascere è segnato dal drammatico “venire al mondo” attraverso una separazione della precedente ed originaria unità alla nascita a livello fisico si subisce un trauma. Il bambino vive la percezione di una rottura dell’armonia e la necessità di imparare a fare i conti con una realtà che non sa ancora essere sé ad a imparare a coordinare. La coscienza è fondamentalmente luogo dialogico tra libertà: essa avviene nell'alveo insostituibile dell'amore interpersonale l’uomo è molto debole nel senso della specie e ha bisogno della relazione con qualcuno per essere sé esperimento d Federico II di Svevia nel 1200 per individuare una presunta lingua originaria (staccando i bambini dalla madre senza metterli a contatto con altra gente questi neonati non hanno parlato e sono morti perché privati delle relazioni umane). È chiaro che il bambino si risveglia ala coscienza di sé nel sentire il richiamo che gli rivolge l’amore della madre: al sorriso della madre, per grazia del quale egli esordisce che è amato emerge il so “io”. Tutto le religioni dicono che la vita è grazia se tu se al mondo è per e c’è qualcuno che ti ha sorriso prima che tu te lo meritarsi tutto ciò che sono non è dovuto, ma appare come amore gratuito, semplicemente è assolutamente immeritato. L’uomo è originariamente in debito con se stesso, ma questo debito non deve e non può essere rimborsato o pesare come una maledizione; esso chiede solo di essere riconosciuto come dono buono. Soltanto attraverso le forme dell’agire (l’essere nutrito e il mangiare/bere) il soggetto viene a coscienza di sé, dunque si realizza come soggetto spirituale. Capitolo 18 La questione della relazione tra ragione e fede Come mai in occidente è nata la questione del rapporto fede-ragione che nelle altre culture non esiste? Ci sono determinate ragioni: • La ragione come organo della verità, anzi come identificazione dell’umano. L’uomo è animale razionale, perché la razionalità identifica l’essere umano. • La ragione scientifica e matematica diventa quella assoluta, modello di verità. Se la verità oggettiva è la sola possibile, il mondo degli affetti e delle passioni viene scartato. • La separazione tra ragione e fede con la conseguente sottodeterminazione della forma conoscitiva della fede, perché quest'ultima non è oggettiva. Per quale motivo la ragione si è imposta nell’occidente come forma di conoscenza certa? Ci sono stati 3 fattori che hanno spinto l'Europa a scegliere la ragione come forma unica di accertamenti della verità: • LA RELIGIONE COME FATTORE DI DIVISIONE: Di fronte al tentativo, che era nato con il Rinascimento, di mettere a centro l’uomo e di comprendere come egli conosce il mondo, i cristiani nel 1500 in nome della religione hanno iniziato a farsi la Guerra, tra cattolici e protestanti. Nel medioevo la religione era fattore di unità dell’Europa. L’Europa ha dovuto così isolare ogni religione entro determinati confini politici per evitare le guerre di religione. Il cuius regio eius et religio esprime la separazione delle fedi nella separazione degli Stati. È colpa dei cristiani se si sono create queste questioni, perché si sono battuti violentemente in nome della religione. L’unico elemento che accomuna tutti gli stati è Ugo Grozio, inventore del diritto internazionale , che ha continuato a dire di fare le leggi non in base alla religione, ma in base alla ragione, pertanto ha inventato l’espressione: etsi Deus non daretur > la legge deve valere anche se Dio non ci fosse. • IL SUCCESSO DELL’USO DELLA RAGIONE SCIENTIFICA: nascita della scienza moderna. La verità non è dettata dalla fede, ma la scopro attraverso la ragione. Se uso la ragione vedo il mondo meglio di quando lo guardo per mezzo della fede. Galileo Galilei in nome di un principio teologico applica la matematica per rileggere tutto il mondo, obbliga la natura a rispondere alle sue ipotesi. Stando a quanto detto dalla Bibbia è il Sole che si muove, usando il cannocchiale vedo che è la Terra a muoversi e non il Sole, usando l’intelligenza scopro qualcosa che la Bibbia non sa. I credenti del 1600 hanno condannato Galileo, convinti che il testo sacro avesse sempre ragione e non domandandosi cosa Dio volesse veramente dire con quelle parole. Non sono stati gli scienziati a condannare i credenti, ma esattamente il contrario, sono state le autorità religiose europee a condannare tutti i pensatori. • LA GIUSTAPPOSIZIONE TRA (AUTORITÀ DI) DIO E (LIBERTÀ DELL’) UOMO: nel 1800 i credenti cristiani hanno iniziato a sostenere che il vero credente deve funzionare con il principio di autorità, deve difendere la monarchia e non la repubblica, deve pertanto sostenere il Papa come Re. Se si crede in Dio si deve obbedire a Dio, cioè all’autorità della Chiesa ( = stato pontificio) . Se non si obbedisce all’autorità della Chiesa, non si obbedisce a Dio è non si è credenti.