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L'arte del Paesaggio - R.Milani, Dispense di Storia dell'arte contemporanea

Riassunto dell'arte del Paesaggio di Raffaele Milani

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 24/06/2022

giorgiamaiden
giorgiamaiden 🇮🇹

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Scarica L'arte del Paesaggio - R.Milani e più Dispense in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! L’arte del paesaggio Premessa: Questo libro è uno studio sul paesaggio una mediazione sulla natura dalla quale siamo tristemente separati. La ricerca mira a comprendere il significato e il valore del paesaggio come nozione che caratterizza delle riflessioni sul manifestarsi della natura. Il paesaggio, che appare ai giorni nostri sempre più legato all’ecologia, alle geografia viene analizzato nella sua valenza estetica mostrandone l’identità culturale e storica. Esso viene interpretato nell’evoluzione di una componente eterogenea e variabile il cui significato rimane identico in quanto radicato nel linguaggio della vita dell uomo. Si parla sempre più spesso di arte del paesaggio, ciò significa che il paesaggio viene CONCEPITO in relazione ad uno SGUARDO PITTORICO. In questo modo nasce anche una relazione tra uomo, natura storia e mito. Il paesaggio si distingue dal territorio, dallo spazio, dall’ambiente e si può scoprire che esso è un arte la cui costituzione vive attraverso i sensi, l immaginazione, la ragione e il lavoro. L’arte del paesaggio è un complesso di forme e dati percettivi che l’uomo organizza come prodotto della sua fatica e della sua fantasia. Cogliere l’arte del paesaggio può essere anche un cammino doloroso, non solo per il confronto con l’industrializzazione ma anche per la difficoltà a raggiungere l’essenza del mondo naturale che ci circonda. R.M RILKE afferma che si dovrebbe ripensare l’idea che il paesaggio non veniva considerato come una spazio specifico e separato perché tutto veniva da loro trasformato in paesaggio. Nelle antiche raffigurazioni greche possiamo notare come animali,, fiori, frutta, siepi animali formino tutto. Guardare al paesaggio, afferma Rilke come a qualcosa di lontano e di estraneo, di remoto affinché il paesaggio diventi mezzo per un’arte autonoma. Nell’arte del paesaggio troviamo una fusioni di spirito e materia, una relazione tra uomo e natura. Capitolo1 Genette ha affrontato la questione della RELAZIONE ESTETICA. Ha analizzato il vario continuum esistente tra le forme della natura e le forme dell’arte e ha notato come la nozione di oggetto naturale sia il primo stato di un processo al quale l’arte o l’uomo possono sempre ritornare. E chiaro che la bellezza naturale, essendo qualcosa che appare, è già di per sé immagine. Pensiero di ADORNO: raffigurarla, denuncia un percorso di tipo tautologico: il bello di natura, mentre viene oggettivato come ciò che si mostra, al tempo stesso viene eliminato. Seguendo il suo pensiero troviamo alla base della percezione, uno SVELARSI dell’oggetto contemporaneamente ad un PROIETTARSI del soggetto. Il vero artista non imita la forma delle cose ma ne INTERPRETA l’essenza. Già PLATONE notava che la realizzazione creativa di un oggetto è un modo per avvicinarsi esteticamente a ciò che appare. Avvicinarsi all'oggetto paesaggio significa dunque afferrare attraverso i sensi ciò che la realtà ci svela o rivela mediante immagini della cosa stessa. Ogni percezione è intenzionale e fondativa. PERCEPIRE è un modo di proiettarsi su una realtà sintetizzarla o introiettarla e rappresentarla attraverso lo spazio e il tempo. DURER, artista il cui genio si pone nella valorizzazione estetica del paesaggio, diceva che la vera arte si trova nella natura e che soltanto chi la sa trarre fuori la possiede veramente. Le immagini di una visione così alta della natura si chiamano MISTICHE ed ORFICHE e al fine di condurre ad un’arte della vita terrestre. Il paesaggio, nel momento in cui esprime immensità delle forme sembra essere un enigma. Come ha rilevato CARCHIA, ci troviamo di fronte ad un doppio movimento dello spirito solo inizialmente contraddittorio: Da un lato l’avvertimento di una lontananza, dall’altra il sentimento non umano viene accostato alla nostra essenza. IL SENTIMENTO DELLA NATURA Nella seconda metà del 700 il sentimento della natura promosso da ROSSEAU emerge in contrapposizione allo spirito logico matematico del 17-18 secolo e alla teoria di Holbach di una natura intesa come semplice meccanismo. Il saper vedere unisce l’ambito estetico, gnoseologico, morale per tradursi in una contemplazione interiore. Il saper vedere penetra la struttura e la bellezza della natura fuori dalle non sono soggetti a convenzioni, regole e disposizioni tecniche. Sono qualcosa di istintivo è nascosto insieme; il bello naturale e indeterminato, indefinibile. L'incrocio del giorno e della notte, la luce della luce e dell'ombra, delle stagioni come delle condizioni metereologiche, favorisce un gioco caleidoscopico di mutamenti che ci assale gradevolmente La meraviglia del vedere e del sentire nasce dal moto della sorpresa. ELOQUENZA DELLA NATURA Adorno sosteneva che siamo come perseguitati dall'idea di una lingua universale, portati a credere che esista un'eloquenza della natura. Potremmo definire una passeggiata attraverso punti panoramici in modo da interpretare ciò che vediamo come un’insieme di segni che ricordano una lingua. La natura appare ai nostri occhi come uno spettacolo che richiede partecipazione. Turner e gli impressionisti hanno tradotto lo spirito del paesaggio, non lo hanno riprodotto. La soggettività non riuscirebbe a definire quel piacere che ci assale come per incantamento e che abbiamo chiamato enigma. All’interno della pittura possiamo osservare il modo in cui viene rappresentata la natura. Ad esempio nella pittura di Corot si ha una concilazione felice a differenza di Van Gogh. A differenza di Kant il pensiero di Tieck si basa sull’idea che Dio non parla con noi ma si avvicina a lui con decenni; nei muschi e nelle pietre è nascosta una cifra segreta che mai possiamo trascrivere, ma è completamente capire, ma che crediamo di avvertire continuamente. La natura diventa un rifugio, l’uomo torna in se stesso attraverso la lingua delle pietre, degli alberi. Anche SCHLEGEL si sofferma su questo e invita il pittore a produrre delle opere basandosi su simboli autentici con allusione a segreti divini. Van Gogh diceva che vedeva che la natura gli parlava. La visione della natura offerta dai romantici ci porta a dire che la natura è il calco dell’anima. NATURA NATURANS E NATURA NATURATA La formula natura naturans e natura naturata apre le porte ad una nuova filosofia sulla natura: Spinoza, nell’Etica, aveva definito la NATURA NATURANTE ciò che è in sé e perse e concepito, vale a dire Dio in quanto causa libera; la NATURA NATURATA tutto ciò che deriva dalla necessità o dagli attributi della natura di Dio. L’arte imitando la natura agisce in quanto NATURANTE attraverso il genio della natura che si infonde nell’uomo. Quando invece parliamo del NATURATO, parliamo di ciò che si trova nella nostra COSCIENZA, del mondo che ci appartiene. Nella prospettiva di Dufrenne spetta all’uomo vivere la natura come mondo, generare il possibile che si propone nel reale. In questo senso l’uomo è natura e potenza naturante. Dunque la natura può essere intesa come l’insieme degli oggetti da imitare o rappresentare nel segno della realtà empirica, dei fatti, dei comportamenti, delle passioni, oppure come la ricerca della sua essenza ricomposta in forme tipiche idealizzate oppure, ancora, come ciò che non è stato corrotto dall'uomo (ad esempio le vedute di paesaggi che non sono stati toccati dal lavoro dell'uomo). La NATURA può essere pensata anche come SISTEMA DI VERITA’ NECESSARIE, inoltre può anche rivelarsi archetipo, qualcosa di arcaico e liberatorio. Infine l’idea più comprensiva del 700 è la natura come ciò che è UNIVERSALE nel PENSIERO, nel SENTIMENTO e allo stesso tempo come ciò che è FAMILIARE a ciascun individuo. Il 700 è il secolo in cui si aprono varie tendenze. La nozione di natura si divide in fenomeni imponderabili. Nel celebrato artificio della vita mondana, tutta presa da convenzioni e formalismi, rifulge l'esaltazione della vita semplice, il piacere della natura selvaggia. La natura come spiega Ferriolo, è un concetto complesso che comprende sia il trascendente, ciò che va oltre i limiti di ogni conoscenza possibile, sia l'immanente, ciò che inerisce alla sostanza. Il paesaggio invece ha bisogno di una certa percezione dei confini e deve essere compreso in un orizzonte momentaneo o durevole. NATURA E ARCHITETTURA La natura è legata ad un immagine di strutture ARCHITETTONICHE. Paesi, villaggi, borghi appartengono al nostro repertorio di viaggiatori, esploratori, guerrieri eccetera. Dai vari diari di guerra o di viaggio si trae un immenso catalogo di immagini del mondo. La natura dunque è indirettamente o direttamente legata all'architettura. Ma, alla vista, le forme dell'architettura si mescolano o si distaccano dal materiale assetto del territorio, dalla sua conformazione. Luci, superfici e vento compongono una liturgia del disporsi delle cose nella quale, anonimi spettatori, possiamo ammirare Stonehenge, le piramidi Egitto, i templi greci e indù eccetera. Nel 700 troviamo una visione neogotica. Attraverso alcuni studi si è notato come gli effetti dei vari elementi mescolati insieme mostrano la relazione tra architettura e natura che ha la nozione di paesaggio, con la sua derivazione originale da pagus, villaggio. La parola paesaggio illustra la presenza dell uomo, porta i segni dell antropizzazione della terra. Osservare il paesaggio fa parte dell’esperienza estetica perché si impara a sentire ed interagire con esso. AMBIENTE Il termine estetica ambientale è ampiamente diffuso. Con esso si intende la difesa e la valorizzazione della bellezza naturale nei confronti della sua negazione data dall’industrializzazione. Più che ripristinare l'idea di bello naturale nel segno di una manifestazione del divino e nella prospettiva di un recupero della tradizione, si vuole puntare alla tutela della natura, ad un corretto rapporto uomo ambiente. L’idea di bellezza naturale viene riletta e rimodellata negli ultimi decenni. La natura viene considerata oggettivamente. Per Hargrove la bellezza naturale è legata all’esistenza dell’oggetto bello, indipendentemente dalla percezione del soggetto. In generale non si cerca di creare delle equivalenze con il mondo dell’arte o con la filosofia. L’ESTETICA AMBIENTALE che sembra tenersi separata dall’arte, nel momento in cui ricerca idee e strutture per descrivere il bello naturale è costretta a ricorrere al modo in cui l’arte traduce il nostro percepire la natura, sia sul piano delle convenzioni e dei canoni (giardino, parco, pittura di paesaggio) che sul piano di nuove, provocatoria formulazioni (Land Art, art in nature, Earth Art). Un tema centrale per l’ecologia e l’estetica dell’ambiente è la domanda: esiste un sentimento autentico della natura e del paesaggio? L’ecologia propone questo sentimento in modo drammatico. L’uomo sembra possedere un sentimento per la natura che sorge spontaneo. Abbiamo l'impressione che questo sentimento sia originario e che l'uomo si compiaccia da sempre di essere al centro di uno spettacolo I primitivi, gli antichi,e chi ci ha preceduto ha trasformato la nostra capacità di vedere e sentire partendo da un comune riconoscimento ossia la partecipazione alla vita del mondo. Simmel ha chiamato questa tonalità spirituale STIMMUNG del paesaggio. Il paesaggio viene compreso e interpretato prendendo l’avvio dalla nostra formazione dell’immagine del mondo. La Stimmung del paesaggio ha una doppia evoluzione moderna: - l’ideale dell’infinito nell intuizione dei romantici e -l’esplorazione scientifa di Humboldt. La stimming del paesaggio muove dalla nostra sensibilità, nella nostra epoca sembra essere una cosa moderna e antica nello stesso tempo. Il paesaggio è un invenzione moderna in modo relativo. Da sempre ammiriamo la bellezza del cosmo; l uomo diventa artista già quando accetta la natura dentro un disegno di immaginazione e contemplazione. Il paesaggio esprime una realtà etica appartenente alla vita umana, al mondo dll’accidentale a quella realtà che possiamo cambiare. La natura è l’infinita connessione delle cose, l’ininterrotta nascita e distruzione delle forme che si esprime nella continuità dell’esistenza temporale e spaziale. Un unico atto del sentimento e della visione unisce profondamente paesaggio naturale e paesaggio artistico: si può aggiungere che la sua scoperta estetica precede i moti della pittura e della poesia. È attraverso la scoperta, che, come ci ha insegnato Assunto, trasformiamo in oggetti estetici quelle che prima erano pure e semplici cose di natura. La costituzione del paesaggio naturale A oggetto estetico è opera dell'uomo e della sua storia. È l'uomo a trasformare il paesaggio in un'idea estetica. Allo stesso tempo anche quella che possiamo chiamare l'arte del paesaggio è il risultato dell'uomo, oppure è un'immagine, un sogno dell'uomo. per questi motivi ne denunciamo ogni alterazione morfologica come una mutilazione irreparabile della natura divenuta oggetto estetico. In Klages troviamo un messaggio accorato in difesa della natura, contro il progresso distruttore della vita, in cui si auspica un cambiamento che può accadere soltanto con una svolta interiore dell'uomo, non dipendente dal potere politico. Egli deplora la fine dell'incanto originario, quando terra, nubi, acqua, flora e fauna formavano un tutto suggestivo che avvolge la vita individuale come in un'arca. Nasce una critica del guardare. È una critica legata a un'interrogazione: sono io a far agire la bellezza delle cose attorno a me ho solo le cose rivelarsi belle indipendentemente da me? Ogni paesaggio appartiene all'uomo, alla sua attività, alla sua libertà, al suo essere artefice che crea, modifica, costruisce e trasforma attraverso il talento, l'immaginazione, è la tecnica. Inteso come luogo del contemplare, il paesaggio può essere considerato esso stesso risultato dell'arte, effetto del fare, dell'agire e del sentire dell'uomo attraverso la libertà: esso è manifestazione della libertà umana nella natura, dichiara Ritter. Il paesaggio per Ritter è un concetto universale fuso con la teoria del consumo. Si può comprendere che la realtà che appare non è soltanto estetica ma anche etica. SPRANGER ha dichiarato che il paesaggio è un opera d’arte paragonabile a qualunque creazione umana ma molto più complessa: Un pittore dipinge un quadro un poeta scrive una poesia un intero popolo crea il paesaggio. E’ opinione comune che il paesaggio sia una nozione moderna legata all’evoluzione della pittura a partire dal rinascimento, alle scoperte scientifiche e all’esperienza estetica del viaggio. In base a questo si individua un paesaggio pittorico, letterario, geografico, fantastico. Il paesaggio è un’entità relativa e dinamica dove fin dai tempi antichi natura e società, sguardo e ambiente sono in costante interazione. Per Venturi Ferriolo il paesaggio è l’esempio d’armonia tra uomo e natura, appartiene all’insieme dell’attività umana. Il paesaggio è natura trasformata dall’uomo nel corso della storia. La scoperta del paesaggio scaturisce dal rapporto tra teoria e tradizione. Per PETRARCA la natura si fa paesaggio a chi contempla con SENTIMENTO. La riflessione filosofica apre a un’estetica del paesaggio da intendersi come frutto di risultati della civiltà e dell’arte. CULTO DI LUOGHI ANTICHI E MODERNI E’ il paesaggio creato dall’uomo che, attraverso il lavoro, la libertà è il gioco dell'immaginazione, modifica il mondo circostante manipolando l'ambiente reale. Il paesaggio è da intendersi, in relazione al fatto che sia stato modificato dall uomo come parte estrapolata alla totalità della natura. La produzione umana si presenta in due sensi: -da un lato espressione del gusto; nell'assetto dei luoghi, a seconda dei vari ideali culturali e sociali -dall’altro espressione delle attività, coltivazioni, E insediamento urbano. Il primo è estetico, il secondo produttivo. I greci non avevano una parola per indicare il paesaggio, ma ricorrevano a vari espressioni e termini rivelando un amore profondo per la natura in rapporto al genio del luogo. Da Omero ricaviamo la percezione della bellezza del paesaggio e l'idea che il luogo potesse essere inteso anche come spazio paesaggistico, da cui poter avere un'ampia vista. Non crediamo che si possa denominare il paesaggio della Grecia antica protopaesaggio. Bisogna comprendere la differenza tra paesaggio che deriva da paese e paesaggismo pittorico. Per quanto quest'ultimo sia importante nella sua definizione in senso moderno, è necessario prendere coscienza del paesaggio anche indipendentemente dalle scoperte tecniche della dislocazione visiva nel piacere dell'osservazione. La trasformazione della natura in paesaggio è parallela all'immagine nostalgica di unità la cui perfezione è ritenuta irripetibile. Si può dire che ogni forma del paesaggio e specchio del mondo, riflesso degli dei. PLUTARCO ci illustra che la natura è viva quando Pan è vivo: lo stridio della civetta è Atena, il mollusco sulla riva è Afrodite, gli dei vivono nelle loro forme biologiche: ma avverte anche di un cambiamento: pietre, alberi, luoghi diventeranno simboli. Nelle rappresentazioni mentali degli antichi troviamo una mescolanza di religione e natura. VARIETÀ DI PAESAGGI Si può dire che ad ogni scrittore e ad ogni pittore corrisponde un paesaggio: lo stesso monte o anfratto marino per esempio, può essere descritto ritratto a seconda degli artisti e degli scrittori. Si delineano registri di investigazioni poetica e scientifiche e vari ideali estetici in corrispondenza dei luoghi amati. La scoperta di tipi sempre nuovi paesaggi è ulteriore prova di come l'uomo umanizza la natura. Un processo attraverso il quale le Alpi deserte non sono apparsi più inospitali ma sede di nuove bellezze. Il paesaggio sin dall'origine della nostra civiltà, è collegato alle immagini della pittura o della letteratura, secondo suggestioni legate alla mitologia delle narrazioni. A partire dall’800 il giardino perde importanza e viene relegato tra le arti minori. Secondo l’insegnamento di Assunto il giardino è paesaggio ideale. PAESAGGIO URBANO Anche la città è paesaggio, da essa possiamo uscire nella natura in uno scambio tra la città e la campagna ma possiamo anche entrare nella città per vivere dentro la contemplazione. Il nostro sguardo e il nostro corpo praticano una contemplazione tra l’interno e l’esterno. Le città antiche medievali rinascimentali, barocche ci danno il conforto di una realtà umana e utopica delle forme urbane in cui possiamo calarci. Abitare esteticamente una città vuol dire comprendere le caratteristiche visibili e strutturali delle case, degli edifici collettivi. Possiamo considerare la città un testo fatto di pietre, una trama di simboli e significati. Come spiega Le Goff, l’immaginario urbano contiene il meraviglioso, se pensiamo alle città del medioevo e del rinascimento. L’immaginario è un insieme di rappresentazioni, di idee, di immagini attraverso le quali una società urbana esegue per se stessa un autoritratto. CAPITOLO 3 Il viaggio sentimentale LUOGHI DESCRITTI DAGLI ARTISTI AMATEURS Il viaggio, qualunque sia la destinazione reale è uno strumento di esplorazione estetica, per una ricerca dell'autentico e dell'inviolato, in opposizione all'immagine sfigurata della terra. Si può affermare che i viaggiatori siano tutti dei sentimentali. Lo sono maggiormente i viaggiatori della seconda metà del settecento che non quelli più descrittivi della prima metà del secolo. La carica sentimentale era una qualità tipica del viaggiatore, il sostegno interiore, promuoveva la ricerca dell'altro e dell'altrove. Era una qualità corrispondente alla figura del connosieur e del dilettante. Il dilettante viveva a metà tra la creatività e l sconfortante miseria umana. La figura del dilettante entra nelle poetiche dei romantici con posizioni favorevoli e non. La letteratura del Grand Tour si compone di una descrizione di dati e osservazioni riferibili ad un manuale turistico ante litteram e di una proiezione psicologica di stati d’animo e riflessioni mosse dalle seduzioni dei luoghi incontrati. I diari di viaggio della prima metà del 700 mostrano un’estetica illuminista che prevede ordine e selezione nella mente del viaggiatore. Sarà propriamente Laurence Sterne a inaugurare la moda del viaggiatore sentimentale con il suo viaggio sentimentale attraverso italia e Francia. Qui vengono esaltati la sensibilità del narratore e l’aspetto soggettivo. Secondo Brilli, il viaggiatore sentimentale partecipa al fluire degli eventi accidentali, così si modifica l’idea illuminista e si viaggia nella natura umana. Stern aveva infatti spostato l'attenzione dall'esterno, il panorama degli usi e dei costumi, all'interno, proiettando sul mondo aspetti emotivi, arguzie, malinconia. Assistiamo per questo cambiamento dell'atteggiamento narrativo, alla frammentazione interiore dell'individuo, è a un accavallamento di stati d'animo. Nel corso di quel secolo, la natura, anche quella più selvaggia viene ad addomesticarsi. Il paesaggio come si è detto si sintonizza con gli umori dei viaggiatori. Contemporaneamente osserviamo il delinearsi di un rapporto inedito tra uomo e natura attraverso la riformulazione del concetto di sublime e l'evoluzione del pittoresco. Il viaggiatore si sente attratto dall'irriducibilità delle differenze ambientali, storiche, etniche, artistiche dei vari paesi. Il sentimento del paesaggio è in generale l’espressione degli affetti secondo un principio di commozione e partecipazione. Attraverso l’atto del contemplare. Il viaggiatore non sfugge al fascino dei luoghi. Alla figura del pellegrino si sostituisce quella del viaggiatore interessato alla morfologia dei luoghi, alle leggende, ai costumi, all’arte. VEDUTISTI E VIANDANTI Rousseau nella ‘’settima passeggiata’’ scrive che un contemplatore ha l’anima più sensibile quanto più si abbandona all’estasi e all’armonia che si trova in lui. Così il viandante si perde alla vista del paesaggio mentre lo ricerca. William Gilpin nelle sue note sul viaggio dice che la scoperta della natura muove da descrizioni che mutano con lo spostamento dell’osservatore. La visione cambia indipendentemente dall’uomo, in questo modo lo sguardo del viaggiatore sia relazionato con gli eventi atmosferici e in rapporto con indicazioni di forme colori ecc. l’occhio di questi osservatori favorisce scene naturali contro quelle artificiali. Il viandante predilige la relazione tra occhio fisico, immagine mentale con adattamento al paesaggio , ha un gusto pittoresco. Osservare la natura vuol dire, nella visione di un primo turismo aristocratico, anche immaginarla: renderla per immagini attraverso disegni o immaginarla con la mente. L’esperienza dei viaggiatori può essere letta come tratto fondante di una storia della coscienza europea in cui modalità letterarie si mescolano a a quelle iconografiche. Tra la seconda metà del 500 e l’inizio del 600 la pratica del viaggio diventa un istituzione per la formazione della classe dirigente inglese, poi ad essi si affiancano francesi, fiamminghi. Nascono i turisti e nasce nello stesso tempo un sentimento comune che prende forma nonostante i contrasti religiosi. Ogni viaggiatore sente il sui viaggio come l’evocazione di un mito che si mescola alle memorie del passato. Si è parlato dei vedutisti ma non bisogna dimenticare i visionari, questi permettono di visualizzare il paesaggio con una descrizione romantica. De Seta ci dice che esiste una corrispondenza tra immagine verbale e visiva. Il viaggiatore pittoresco diventa viaggiatore romantico. SORPRESA DELLO SGUARDO MOBILE Bernando di Chiaravalle ci spinge a capire che possiamo comprendere molto di più con la natura piuttosto che con i libri, in questo modo ci porta a contemplare la natura. La natura copre d’eleganza le proprie forme per il fascino degli occhi e lo stupore dell’immaginazione. Il piacere dell’osservazione estatica di cui parla Roussou si fonda sulla sorpresa di uno sguardo mobile, sulle qualità del vedere nei dettagli. Si comprende da qui l’impulso a fuggire dalla città e dai luoghi caotici. Il movimento afferma l'esperienza corporea: coinvolge altri sensi, non soltanto la vista ma anche l'udito, odorato, il tatto. Si aprono continui giochi sensoriali e di conoscenza nel tempo e nello spazio. Camminare, nuotare, cavalcare, andare in bicicletta, sono modi di sperimentare esteticamente il paesaggio. Le forme intorno annoi si organizzano in seguenze dotate di ritmi diversi. Nell’ambito della visione troviamo il punto di vista come fondamento per cogliere la bellezza varia della natura. - Il PELLEGRINAGGIO: consiste nel recarsi ad un santuario o in un luogo sacro per compiervi atti rituali, un modo per osservare paesi, ambienti. Le maggiori testimonianze sono legate alla fede se si escludono quei casi in cui si costruisce un risultato dell’arte letterario o dell’arte pittorica. Qui il pellegrinaggio ha una funzione metaforica. Ai giorni nostri, il pellegrinaggio cambia un po' e possiamo visualizzarlo nella Via Lattea di Bunuel in cui si ha una visione surrealista, ironica. Nel nostro secolo dobbiamo basarci maggiormente su un’idea scientifica che ci porti a far emergere il lato estetico. In generale dobbiamo considerare il pellegrinaggio come un'antica via del sapere, libero incontro di culture e linguaggio. C'è una solennità del viaggio collettivo o singolo dei pellegrini, protesi a raggiungere luoghi rivelatori di misteri. Forse anche percorsi delimitati che possiamo ritrovare in Bretagna erano degli itinerari sacri per i pellegrini dell'età della pietra. -Gli ESPLORATORI geografici: hanno dato un contributo alla descrizione scientifica e estetica del paesaggio, ad esempio Xu Xiake che introduce importanti notazioni sulla bellezza dei luoghi. Le sue descrizioni della montagna sono una curiosità intellettuale, una relazione tra dati ed emozioni queste producono una nuova forma d’arte. CAPITOLO 4 L’ARTE DEL PAESAGGIO A partire dalla Grecia antica si dava una maggiore contemplazione della natura, Il paesaggio si separa dalla teoria del cosmo, la natura viene percepita attraverso di esso. Nel 700 dopo un processo di trasformazione del gusto assistiamo alle riflessioni sul sublime e sulla grazia. Come ci ha insegnato Cassier nel suo saggio sull’uomo, la bellezza dev’essere definita in termini di un’attività dello spirito riferendosi ad un orientamento speciale della funzione del percepire, è una delle condizioni per l’intuizione di un metodo oggettivo. L’occhio artistico è un occhio costruttivo che può innalzare la bellezza delle cose. Sin dalle origini della nostra civiltà il paesaggio è collegato alle immagini create dalla pittura, alle teorie della filosofia. La vista di un bel paesaggio ci affascina da sempre, ma è il giudizio su di esso che cambia, insieme al linguaggio usato per descriverlo. Ogni riflessione estetica sul paesaggio mostra una relazione tra la realtà dei luoghi e le determinazioni offere dalle categorie estetiche che si configurano con la teoria del paesaggio stesso. Siamo tutti coinvolti in ciò che appare di fronte a noi. MERAVIGLIA La visione è ricca di cose belle e brutte ma anche di cose straordinarie. Un’esaltazione spira il nostro stato d’animo. E’ la MERAVIGLIA il rapimento emotivo degli uomini. Pseudo Longino avvertiva che le cose utili e necessarie sono sempre accessibili agli uomini mentre alle cose straordinarie si accende con la meraviglia. Basti pensare alla descrizione che Omero fa dell’isola di Ogigia, qui unisce la natura naturans e natura naturata. L’immagine di bellezza nasce dalla sorpresa. La realtà paesaggistica mostrata viene ripresa da Ovidio il quale userà la parola ingenium per descrivere la valle Gargafia ricca di pini e cipressi. Qui nulla è creazione dell’arte, anzi si vuole dire che la natura ha simulato l’arte grazie all’ingegno. Però bisogna tenere anche in considerazione la relazione tra architettura natura, scultura e ambiente ad esempio le 7 meraviglie del mondo: La piramide di Cheope in egitto, la statua di giove ad olimpio, il tempio di artemide ad efeso, il colosso di rodi, il faro di alessandria, il mausoleo di alicarnasso. La contemplazione come teoria del cosmo può essere interpretata come una stato di meraviglia. COME SPIEGA VENTURI FERRAIOLO, C'È UNA RELAZIONE TRA THEA (VISTA) E THAUMA (STUPORE). IL PROCESSO DI CONOSCENZA SI ACCORDA CON LO STATO DI MERAVIGLIA CHE LO HA INNESCATO. PLUTARCO RICONOSCEVA CHE IL PRINCIPIO STA NELL'INDAGINE, E QUELLO DELL'INDAGINE NELLO STUPORE E NEL DUBBIO, E CHE PERCIÒ TUTTE LE QUESTIONI RIGUARDANTI IL DIO SONO A VOLTE DA ENIGMI E RICHIEDE UNA SPIEGAZIONE RAZIONALE DEL FINE DELLA CAUSA. LA MERAVIGLIA È NELLA STORIA DEL PENSIERO, UN POSSIBILE STRUMENTO DI MEDIAZIONE TRA LO SGUARDO DEL SOGGETTO E LA CONTEMPLAZIONE INTELLETTUALE. La meraviglia rientra nell’area del non verosimile ma anche del mostruoso. Il ruolo del meraviglioso è ricordato anche da Aristotele per i suoi caratteri dell’inaspettato, del sorprendente. La meraviglia si presta anche a paesaggi mirabili, tra questi primeggia il giardino e il paesaggio intesi come luogo d’illusione. Accanto all’estetica del paesaggio come bellezza e arte di una rappresentazione libera e spontanea della natura che ci circonda, troviamo un estetica del paesaggio come MACCHINA DELL’ILLUSIONE. In questa descrizione il paesaggio è un’immagine del mondo in un disegno di totalità, di bellezza secondo commozioni di nostalgia e malinconia. Per Johann Zahn, il giardino si mostra come un’architettura fantastica, una visione onirica. Dunque ci troviamo difronte a diverse idee dunque per far si che non si mescolino bisogna pensare: all’inno alla natura di Shaftesbury dove si parla dell’arte che si rivela in tutte le opere della natura, nell’inno della terra di Goethe si dichiara che nel suo petto si aprono meraviglie, il preludio di Wordsworth nel quale il poeta parla di pace e tumulto,luce e oscurità. PITTORESCO Negli ultimi anni si è cercato di mettere a fuoco l’importanza che il pittoresco ha avuto nel gusto del 700. L’ideale estetico del pittoresco si è definito in modo esplicito verso la fine del 700. In una contesa con il classicismo il pittoresco aveva attraversato il barocco e il rococò condividendone gli eccessi dell’immaginazione, il pittoresco era stato il gusto del viaggiatore sentimentale, del pittore capace di indagare la varia bellezza dei paesaggi. Il pittoresco si era posto nel fervore dell’estetica del 700 tra emozione per le rovine e la gioia per le curiosità più bizzarre. Inizialmente con il Vasari si ha una tecnica pittorica, in seguito all’ industralizzazione giungendo ad uno sguardo moderno sul mondo. Questo modo di pensare ci porta ad un’estetica sul paesaggio la cui validità, urgenza e necessità vengono ribadite da un’immagine viva di una natura sofferente e moribonda. Il pittoresco ha avuto un coinvolgimento più ampio e un intreccio con la vita sociale. Lo stupore del pittoresco trasferisce emozioni romantiche e sublimi. Gilpin diceva che non c'è progresso se l'immaginazione non si infiamma alla sua vista; partiva così dall'interesse per una vocazione armonica della pittura di paesaggio, nel segno di uno scambio tra occhio naturale e occhio pittorico. Voleva in sostanza precisare come l'uomo di gusto pittoresco avesse una vera esperienza della natura perché è capace di cogliere il genio intimo. In questo modo consideriamo l’immaginazione in rapporto alla percezione si intrattiene in un gioco calcolato di diversificazioni, tra graziosità profana e grazia teologica, ricorrendo però al filo esistenziale essenziale della bellezza assoluta capace di tenerle insieme, pur vivendo il rapporto con la libertà della natura. Egli denuncia anche una GRAZIA DELLA NATURA e una NATURA SUBLIME GRAZIA DELLA NATURA = attinge a un repertorio che dal Paradiso dantesco arriva fino al neoclassicismo passando per il tardo gotico 400esco. in tal modo la natura viene condotta alla grazia perché essa perfeziona la natura e fa trasparire il sacro dal profano. NATURA SUBLIME = è invece rappresentata da Ossian, Roussou, Schiller in un gioco di passione, sentimento, fantasia. Assunto analizza l’intreccio tra grazia e sublime nel neoclassicismo attraverso la teoria di Bertolà e di Cicognara. per Bertolà la grazia è misura di finezza, delicatezza e si oppone al barocco. Per Cicognara unisce grazia e semplicità: La grazia dell’essere umano e della natura sono fuse insieme in un’unica immagine simbolica per la quale il finito e l’infinito si scambiano con dolcezza. La grazia in quanto partecipazione e movimento appare come un dono contro il dolore. Il paesaggio, ammantato di grazia è un rifugio. BELLEZZA Burke distingue tra bello e sublime: IL BELLO = risveglia l’amore agendo attraverso i sensi, IL SUBLIME = ciò che è vasto, una tranquillità tinta di terrore. Nel 700 KANT distingue tra bellezza naturale e artistica, nella prima vi è autonomia mentre nella filosofia idealistica prevarrà la seconda. Ci troviamo di fronte al contrasto arte e natura: la natura può essere rappresentata come un fatto innato del manifestarsi dell’arte che si relaziona al genio dell’artista, oppure può essere interpretata come superiore o inferiore. Hegel dice che il bello in natura esiste ma lo vede nel senso di liquidazione, perché l’arte idealizza i contenuti e materiali, li modifica e li ricompone con le proprie forze apportatrici di libertà, autonomia, infinità. La bellezza della natura allora, nella sua tensione vitale verso un luogo armonico, viene considerata imperfezione. Hegel dice che i”l bello artistico sta più in alto della natura, la bellezza artistica è la bellezza generata e rigenerata dello spirito.” L’ideale della bellezza che nasce da una teoria estetica del paesaggio è oggetto di una contemplazione attraverso la quale l’uomo comprende ed è compreso dalla natura. Quando ci commuoviamo e ammiriamo tutto ciò che è bello, ci sentiamo quasi fossimo noi stessi infiniti, al pari della natura cui sentiamo di appartenere. Allo stesso tempo sentiamo che la fatica dell'uomo si unisce a questo ideale. Venturi Ferriolo considera particolarmente la relazione del paesaggio con il giardino ricordando l’affermazione di Kant secondo la quale una bellezza naturale è una cosa bella: la bellezza dell’arte è rappresentazione bella di una cosa. La bellezza che ispira l’osservatore nel giardino classico-antico è una bellezza ideale composta da ordine, eleganza, simmetria. Il tema della bellezza ideale modellata come bellezza reale ritornerà nel periodo romantico. Nell’idealismo tedesco in cui si riconoscono anche schelling, hegel, holderin , l’idea di bellezza unifica tutte le altre, per una fusione tra l’io e la natura. L'essere stesso e la bellezza; dalla natura viene vista sprigionarsi la poesia. CAPITOLO 5 LA CONTEMPLAZIONE DEL PAESAGGIO Contemplare è diverso dal fare arte, nella mia mente posso produrre immagini del paesaggio secondo ai modelli offerti dalla civiltà. L’arte del paesaggio è già fatta anche se in trasformazione. Il paesaggio si presenta come un oggetto estetico, La piena valorizzazione estetica del paesaggio scaturisce da un’esibizione intenzionale dell’oggetto naturale vagheggiato come luogo ideale del fare o dell’immaginare. I luoghi vivono nelle nostre rappresetazioni attraverso il piacere della contemplazione. Goethe nella teoria dei colori diceva che il semplice guardare una cosa non ci permette di progredire. LA contemplazione appartiene ad un modo sensibile di teorizzare. Simmel riconoscerà che il paesaggio è natura che si rivela esteticamente in forma spirituale. Il sentimento del paesaggio è spesso legato alla pittura; il pittoresco e il sublime sono stati nel 700 le categorie più perfette per descriverlo. Ogni riflessione estetica sul paesaggio nasconde un rapporto tra realtà del luoghi e le determinazioni offerte dalle categorie estetiche le quali, nel loro fare riferimento alle cose, si configurano come teoria del paesaggio di cui i paesaggi reali sono, proprio in virtù del fatto che vengono giudicati, espressioni pratiche di quella teoria. L’idea di paesaggio trova la sua esposizione nell’arte e, prima ancora, nel nostro animo. Si spalanca una visione della natura fondata sulla bellezza a seconda delle diverse poetiche. Il paesaggio può essere considerato oggetto estetico e può favorire anche una critica, come se fosse un opera prodotta dall’arte. Esso è il risultato del lavoro dell'uomo e della sua immaginazione creatrice; La natura modella delle forme nella mente e nella fantasia umana e tra gli oggetti della natura si crea una specie di coreografia della conoscenza sensibile. Gli interventi sul territorio possono rivelare strategie estetiche che hanno radici settecentesche. Assunto sostiene la legittimità di una vera e propria critica del paesaggio in quanto i paesaggi naturali possono essere inclusi nel novero delle cose belle. I paesaggi, in realtà in quanto cose belle in senso materiale sono PRODUZIONE UMANA alla stessa stregua dei quadri, delle statue. E’ necessario comprendere l’analogia tra opera d’arte e paesaggio, quest’ultimo è prodotto dell’uomo, anche se può essere indipendente dal processo operativo in senso stretto. Siamo portati a pensare che i concetti di pittoresco, grazia e sublime appartengano alla strategie del vedere e del sentire che appaiono molto tempo prima nella nostra civiltà. Si rivela già in epoca antica un gusto per la bellezza del paesaggio nel segno della diversità dell’oggetto e contemporaneamente dell’impressione soggettiva del soggetto. Lo attestano le decorazioni a Roma del triclinio estivo della Villa Livia a Prima Porta. La maniera del pittore risulta da un modello di osservazione e contemplazione che vive di un precetto allora in voga: la CONCORDIA DISCORS, e noi dietro questo precetto siamo indotti a ritrovare una cura del l’uomo può inseguire il sogno di diventare lui stesso artista in quanto contemplatore attivo, interprete dello scambio tra la bellezza dell’arte e della natura. Nella concezione estetica di Schopenhauer mette la sensibilità per la natura sullo stesso piano della sensibilità musicale. In uno dei suoi testi: “Mondo come volontà e rappresentazione” si discuteva del sublime e della varietà della natura nella rappresentazione della nostra mente: noi siamo un tutt’uno con il mondo, come una goccia d'acqua nel oceano. Schophenhauer considera gli elementi della natura come elementi capaci di far nascere in noi delle emozioni rilegate al sublime. L’effetto catartico e il principio di annullamento sono validi nel mirare alla vera qualità del sentimento e della contemplazione. Egli fa notare come il pensiero cerchi di seguire il metodo della natura dopo che da esso ha ricevuto il giusto slancio. Si tratta di un’osservazione che ci riporta alla relazione o allo scambio tra forme della natura e rappresentazioni della mente umana, fondamento di un’estetica del paesaggio. In questo caso troviamo la natura paragonata alla musica. Per Shopenahauer la musica, nelle arti tiene il posto più alto perché sta sullo stesso piano delle idee. La visione della natura come catartico dello spirito deriva dal fatto che schophenahuer descrive l’esperienza del mondo delle idee che è allo stesso tempo esperienza estetica e artistica, questo ruota attorno al rapporto di contemplazione. L'individuo si libera di tutti i vincoli derivanti dal muoversi normalmente nel mondo fenomenico, spinto dalla volontà e munito del principio di ragione: rispetto a un oggetto, per esempio il paesaggio, quasi si annulla come individuo fenomenico soggetto alla volontà, per rimanere nient'altro che soggetto puro. In tal modo sia il soggetto che l'oggetto di sciolgono ogni relazione con gli altri oggetti. E ciò che allora si conosce non è più la singola cosa come tale ma è l'idea, l'eterna forma. Colui che contempla e intuisce non è più individuo, ma puro soggetto del conoscere, fuori dalla volontà, del dolore, del tempo. !!!!!!!!!!! Il riferimento alla musica pone in primo piano scansioni e ritmi, forme somiglianti e dissimili, modi alternati di comporre e scolpire il tempo attraverso cui la morfologia del territorio rivela meraviglie paesistiche. Dall'epoca barocca fino a romanticismo, si compose "musica dal giardino": non soltanto musica da concerto, ma anche arpe eoliche e fontane sonore che, con i loro oggetti mormoranti e con il loro sciacquio armonioso servivano a dare sensazioni acustiche parallele a quelle della vista. I suoni prodotti dal flusso naturale dell'acqua, ad esempio campanelli di vetro che cominciavano a suonare quando la fontana zampillava, effetti di eco, meccanismi capaci di imitare i suoni e così via, accompagnavano la visita ai giardini. EPIFANIE DELLA VISTA La grazia ed il bello ideale mostrano la meraviglia della hyle, lo splendore della materia. E’ lo stupore che incontriamo nelle opere di Poussin e Lorrain. Per descrivere questo possiamo usare anche un’altra parola: ‘’Arcadia’’, ossia EMANAZIONE DEL PAESAGGIO SPIRITUALE. Divenuta in epoca moderna un mito letterario e artistico, è il paese dell’amore, della poesia. Così nasce l’immagine di Arcadia, quieta. Nell’opera di Virgilio i pastori appaiono uomini raffinati che si distinguono per garbo e delicatezza, è un’Arcadia immaginaria in cui si esalta la vita campestre abbellita da un buon gusto. Vi sono immagini oniriche e dell’abbandono amoroso. I dipinti dei primi decenni del 600 di Guercino e di Poussin hanno conquistato le menti di artisti ed intellettuali. Per tutto il 700 risuona il motto ‘’Et in Arcadia Ego’’ (Anche in Arcadia io) che si ritrova in Goethe. Anche la poesia arcadica aveva coinvolto la cultura italiana. Si potrebbe sostenere, come ha detto Panofsky che esistono 2 arcadie: una dolce e mite, l’altra aspra oscura. La prima è soggetta al ritiro bucolico, alla quiete all’amore, la seconda alla paura,al primitivo, alla morte. Nel 700 ingese questo ideale estetico ha un grande successo. I giardini e i paesaggi di gusto pittoresco risentono di questo clima culturale. Ritorna l’esibizionismo dei tempi e dell’anima come un’ossessione CAPITOLO 6 MORFOLOGIA DELLE BELLEZZE NATURALI L’acqua, scientificamente è un liquido trasparente e insapore. L’esperienza creativa dell’arte dimostra che l’acqua ha una propria bellezza, fatta di luci colori sapori, suoni e profumi. Nell’orientamento del cosmo e nel suo valore simbolico l’acqua viene associata all’inverno, alla linfa vitale, alla combinazione di umido e freddo, al colore bianco. L’acqua offre un onda di vibrazioni è di qualità: vapore, fiume, lago, pioggia, cristallina, sporca. Offre gioia e turbamento dell’animo. Accanto e insieme alla presentatività morfologica ritorna sempre la simbologia che l’acqua sia benedetta. Esiste un culto dell’acqua di quella che affiora dalle profondità o dalla roccia e agisce come dono delle divinità. L’acqua è sorgente di vita nei diversi miti di creazione ma anche principio di perdita, annullamento. Ed è così anche per la terra ed il cielo. Tra 500 e 600 si era diffusa una vera e propria ossessione dell’acqua una ricerca spasmodica nell’allestire i suoi spettacoli, considerati non soltanto ricami e ornamenti dei giardini. Come ha osservato G.Bachelard in L’eau et les reves il destino umano trae la sua immagine del destino delle acqua quando vuole esprimere la profondità o l’infinità. La cascata ha sempre affascinato. I colori traducono la sfera percettiva e affettiva di singoli individui e di popoli secondo un ampio spettro fisico, culturale e simbolico. I colori di un paesaggio dipendono in gran parte dalla luce, dalla stagione, dalla situazione metereologica. Le osservazioni che su di essi vengono fatte sono perciò dipendenti, più di tutte le altre, dall'interpretazione soggettiva in quanto l'occhio, guidato da esigenze estetica, sceglie modi che ritiene caratteristici ed è portato ad assolutizzarli. Dal punto di vista fisico, i colori sono gli elementi che costituiscono la luce, che suscitano in noi differenti sensazioni. Fontane ninfei erano già presenti nell'antichità greca. La fontana è l'incontro tra la scultura e l'architettura: riconosciamo ornamento, funzione, esaltazione della vitalità della natura. Per Starobinski l’immagine pittoresca dell’acqua che precipita tra le rocce mostra un valore emblematico che s’apparenta con il tema delle rovine. Il diluvio era interpretato come una frattura spazio-temporale e allo stesso tempo come itinerario di salvezza dell’umanità. LE acque del diluvio, che siano apparenti al gusto arcaico del mosaico dell’atrio di San Marco a Venezia, l’affresco di paolo Uccello, il quadro di leonardo, tutte queste restituiscono il dramma di una teologia dell’acqua. TRASPARENZA E OSCURITÀ DEL CIELO Si consacra la terra e si consacra l’acqua. Il cielo invece è un dono, una grazia che non ha bisogno dell’intervento umano. Nel suo concetto si uniscono meteorologia, astronomia, astrologia e vi La grotta artificiale si afferma nel tardo 500 sull’onda del manierismo. La grotta riporta all’immagine dell’inferno sotterraneo dantesco. Come diceva E. Battisti nel suo ‘’Antirinascimento’’ essa appare come una cupola capovolta, puntata verso la terra. Le GROTTE sono i più antichi santuari dell’umanità con graffiti o pitture alle pareti. Nei testi di Omero, Ovidio, Apuleio la grotta è simbolo di totalità della natura. D’altra parte il paesaggio è evocatore di miti come il mito stesso è paesaggio perché si rivela a noi in ogni manifestazione della natura. Ovidio, nelle Metamorfosi ce lo mostra chiaramente, egli racconta l’armonia del mondo mitico, le mutazioni di corpi e fenomeni. Dal Rinascimento in poi tutto ciò non è più oggetto di culto ma di piacere estetico. Nel 500 le grotte artificiali dei giardini venivano progettate come cabinet di meraviglie in corrispondenza di fantasie alchemiche. OMBRE DI FUOCO E VERTIGINE DELLE CATASTROFI Il fuoco ha un’immagine segreta nel sangue, nel cuore nei colori sfavillanti. Nel 700 è associato al desiderio di vedere i vulcani. Bernardin de Sain-Pierre dice che il vulcano di Napoli attira più visitatori dei giardini deliziosi, le campagne della Grecia e d Italia coperte di rovine attraggono più delle coltivazioni inglese. E Jean Houel narra di una sua passeggiata sul cratere di Stromboli, dell’orrore misto a piacere che egli prova esaminando un luogo terribile ed elogia la bellezza di questo spettacolo di fuoco. Come si può capire nel 700 si è sviluppato il piacere estetico in relazione a catastrofi e tragedie umane. Nel 700 classicismo e rococò hanno disseminato rovine ovunque immaginando un futuro nello stile dell’antico. Il passato ritorna, il piacere dettato dalla bellezza delle rovine risale alla tradizione greca e romana. Diderot, dichiara che l’effetto delle composizioni rovinate procura una dolce malinconia. Il nostro sguardo ci invita a ritornare su noi stessi. Il piacere delle rovine come ha sintetizzato Simmel consiste nel fatto che un’opera dell uomo viene sentita come un prodotto della natura. E’ un processo tragico perché la distruzione non proviene dall’esterno ma dallo strato d’esistenza più profondo di ciò che è stato distrutto. La rovina da pace perché si pensa che con essa si ritorni alla natura. LA rovina, dice Simmel s inserisce nel paesaggio, vi aderisce come l’albero e il sasso. Questo legame tra natura e rovine si fa chiaro nel clima culturale del XVIII secoo tra la sensibilità e la ragione. L’amore per castelli abbandonati avvolti dalla vegetazione s’intreccia al collezionismo esotico al gusto antiquariato. Il ROVINISMO è quella stravaganza che porta nostalgia di verità sulla memoria dell’uomo. Petrarca e Leonardo amarono la montagna: l’ascensione al monte ventoso e le rocce dipinte nelle loro configurazioni lo testimoniano. Le montagne hanno piano piano ceduto alle ascensioni degli esporatori, da Petrarca fino a Ruskin che comincia a lamentare lo sfruttamento delle alpi. Nel 700 in una maggiore valorizzazione estetica delle ragioni alpine, non pochi viaggiatori continuano a reagire con giudizi negativi al rigore del clima e a quelle irregolarità del territorio che sembrano offrirsi soltato per lo spavento. Montesquieu li ha espressi nel suo viaggio del 1713, Goethe non ha gioito di quei panorami impressionanti. Il processo era inarrestabile. LE alpi non saranno più luoghi inospitali ma sedi di una novella arcadia. Haller fu tra i primi ad esaltare la bellezza delle alpi ed era avverso a Rouseau ma entrambi, additarono quelle bellezze all’ammirazione che diverrà comune alla cultura europea. Haller aveva una visione idilliaca. Da qui si ha lo svilupparsi di un certo vedutismo, l’allestimento di belvedere fino alla recente trasformazione del paesaggio in oggetto di consumo estetico. A questo punto comprendiamo che le alpi sono il prodotto di una cultura legata al gusto e alla realtà filosofica, la visone del mondo è divenuta ideale estetico. Il paesaggio le scene pastorali e di campagna vivono nella moda del 700 della poesia ispirata alla descrizione delle stagioni secondo modi di sentire non diversi da quelli con cui S. Gessner avrebbe poi immaginato sulle alpi svizzere scene di pastori ispirate a Teocrito. CONCLUSIONE Lo sguardo sul paesaggio ho spinto tanti scrittori e pittori ad immergersi in una visione facendo incontrare il mondo della realtà con quello del sogno. Accanto alla realtà e al sogno potremmo trovare anche i miragi. Come ad esempio la Grecia di Holderin in Iperione, in giardino di Alcinoo nell’odissea. Sorge spontanea la domanda se esista o possa esistere un’estetica del paesaggio e quando essa sia nata. La domanda va posta in relazione ad un sentimento ed an giudizio di gusto che hanno per oggetto in comune la natura. Alla base di esse vi è una critica del guardare. Tutti questi temi compongono, soprattutto a partire dal 700 un intreccio sistematico al cui interno troviamo lo spettro catagoriale della bellezza, della grazia, del sublime, del pittoresco. Il valore estetico della natura in quanto tale, cioè l’arte del paesaggio reale è stato l’oggetto della nostra ricerca. La contemplazione invita alla trascendenza. Come diceva Emerson:’’L’aspetto della natura è devoto, come la figura di Cristo, esso sta con il capo piegato e le mani raccolte sul petto. L’uomo più felice è colui che apprende dalla natura la lezione dell’adorazione’’. Possiamo ribadire con Novalis che per alcuni la natura è una festa, un banchetto, per altri un intimo culto religioso. LA bellezza del paesaggio ha una sua sacralità anche in altre culture. E’ lo spirito della forma a venir catturato nell’atto della contemplazione. Nella bellezza del paesaggio ci scopriamo pellegrini del sogno e della luce. LE illustrazioni forniscono esempi di come il paesaggio sia stato rappresentato nell’arte. Il paesaggio viene restituito come incontro del soggetto e dell’oggetto. C’è un modo naturale che precede il lavoro dell’arte, di scivolare nella sua essenza attraverso un occhio diretto che sembra coinvolgerci in un condizioni di instantaneità. L’esplorazione sentimentale rispecchia la varietà strutturale del paesaggio. Durante il rinascimento si assiste ad una trasformazione della sensibilità che esplora la diversità delle bellezze naturali. Il modo di entrare nei dettagli del paesaggio per descriverne la bellezza naturali. Il paesaggio diffonde i suoi caratteri nella rappresentazione visiva attraverso il gioco degli elementi: acqua, terra, fuoco, aria. I caratteri del paesaggio esprimono i caratteri dell’animo umano, della solitudine e della disperaione. La natura si dispiega come uno spettro sentimentale.