Scarica L'arte del paesaggio e più Sintesi del corso in PDF di Arte solo su Docsity! L’arte del paesaggio di Raffaele Milani Capitolo 1 - Estetica dell'ambiente La bellezza naturale, essendo qualcosa che appare, è già di per sé immagine. Il paesaggio, nel momento in cui esprime l'assoluta immensità delle forme naturali sembra essere un enigma. Da un lato l’avvertimento di un’estraneità, di una lontananza; dall'altro il sentimento di questa estraneità è ciò che è massimamente proprio. La lontananza si traduce in interiorità: un sentimento non umano viene accostato alla nostra essenza. Così si è spinti dal visibile all’invisibile, perché tutti i paesaggi vivono di un’estasi visionaria e perché noi contemplatori miriamo a perderci in esso, tra i domini del sentire e del percepire. Capitolo 2 - Che cos'è il paesaggio Il paesaggio, esso è più della somma delle parti dei singoli frammenti del nostro sguardo dispersi lungo il tempo della sensibilità, più dell'attrazione dei processi psichici: è anima di un'infinita e magica concatenazione delle sue forme. La sua idea si sviluppa nella storia, ma anche nel singolo individuo, attraverso effetti di tempo e di spazio uniti nel ritmo di linee e superfici che l’uomo sa comporre come per istinto. Il paesaggio è una forma spirituale che fonde visione e creatività, perché ogni sguardo crea un “paesaggio ideale” dentro di noi. | primitivi, gli antichi, chi ci ha preceduto ha trasformato la nostra capacità di vedere e sentire partendo da un comune riconoscimento: la partecipazione alla vita del mondo. Il paesaggio viene compreso e interpretato prendendo l’avvio della nostra formazione dell'immagine del mondo. La costituzione del paesaggio naturale a oggetto estetico è opera dell’uomo e della sua storia. E' l’uomo a trasformare il paesaggio a un’idea artistica. Allo stesso tempo, anche quella che possiamo chiamare “l’arte del paesaggio” è risultato dell'umano, oppure è un’immagine o un sogno dell’uomo; per questi motivi ne denunciamo ogni alterazione morfologica come una mutilazione irreparabile della natura divenuta oggetto estetico. Distruggere un paesaggio vuol dire distruggere tutto ciò che è stato detto di esso dalla poesia e tutto ciò che è stato fatto per esso dalla cultura dell’uomo e della civiltà artistica. Ogni paesaggio appartiene all'uomo, alla sua attività, alla sua libertà, al suo essere artefice che crea, modifica, costruisce, trasforma attraverso il talento, l'immaginazione e la tecnica. Inteso come luogo da contemplare, il paesaggio può essere considerato esso stesso risultato dell’arte, effetto del fare, dell’agire e del sentire dell’uomo attraverso la libertà; il paesaggio è manifestazione della libertà umana nella natura. Bisogna tenere conto del rapporto uomo-natura nella complessità dell'esperienza umana. Il paesaggio è un'entità relativa e dinamica, dove sin dai tempi antichi natura e società, sguardo e ambiente sono in una costante interazione. Coloro che parlano della natura sono anche coloro che “si raccolgono intorno al divino”, è ciò che avviene con Petrarca, quando appunto la natura si fa paesaggio a chi contempla con sentimento, quando le cose appaiono all'uomo senza uno scopo pratico, quando l’unità di uomo e natura si smarrisce. La riflessione filosofica apre a un'estetica del paesaggio da intendersi come frutto dei risultati della civiltà e dell’arte. Un’estetica che è allo stesso tempo storia, critica, cultura, un lungo percorso che dalla Grecia antica giunge fino a noi. Un’estetica che trasforma l'uomo affinché, sapendo vedere, rispettare, contemplare, promuovere, egli possa essere ricondotto dal paino di una semplice ricezione a quello di una viva, profonda partecipazione. Varietà di paesaggi: ® GIARDINO: Il giardino rinvia a un luogo di quiete, al silenzio della meditazione e dalla alla bellezza del guardare. E’ la natura modellata dell’uomo per manifestare il suo spirito, ruolo di Dio ordinatore. Gli uomini imparano a mettere in ordine la loro dimora e con l'imitazione rendendo più bella la terra che è già così ricca di specie di ogni genere. Entrare in giardino ispira bellezza ma anche meraviglia. Il giardino è l’arte di produrre artificialmente un paesaggio naturale. Il giardino ha il suo archetipo nell’Eden, discendenza che ci fa capire la sua importanza simbolica rinviando all'unione tra mito e poesia. ® PAESAGGIO URBANO: Anche la città è paesaggio, da essa possiamo “uscire” nella natura in uno scambio tra la città e la campagna ma possiamo anche “entrare” nella città, per vivere dentro la contemplazione delle strutture architettoniche. La città è principio di organizzazione e rappresentazione dello spazio e obbedisce a criteri sociali e ideali. Capitolo 3 - Il viaggio sentimentale Il viaggio qualunque sia la destinazione, reale o immaginaria, è stato uno strumento di esplorazione estetica per una ricerca dell’autentico e dell’inviolato, in opposizione all'immagine sfigurata della terra. Si può affermare che i viaggiatori siano tutti dei sentimentali. La carica sentimentale era una qualità tipica del viaggiatore, era il suo sostegno interiore, promuoveva la ricerca dell’altro e dell’altrove. Il paesaggio si sintonizza con gli umori dei viaggiatori. Il viaggiatore si sente attratto dell’irriducibilità delle differenze ambientali, storiche, etniche, artistiche dei vari paesi. | luoghi si dispongono dinanzi a noi per una pluralità di punti di vista e il viaggiatore è un “amateur”, un cultore, un praticante del disegno, dell’acquarello, della fotografia, secondo un diletto attento a rapire l’anima dei luoghi. II sentimento del paesaggio è l’espressione degli affetti secondo un principio di commozione e partecipazione. Attraverso l’atto del contemplare, il sentimento fa voga: la concordia discors. E noi, dietro questo precetto, siamo indotti a ritrovare, nonostante tutte le differenze, una cura del mondo che appartiene al nostro attuale, naturale sentire. Riconosciamo aspetti di affinità, ci vediamo riflessi in quei modelli lontani. Scopriamo che essi ci appartengono. Nel contemplare il cambiamento della via cosmica e umana, gli antichi e i moderni sembrano condividere uno stesso destino estetico. Per i greci natura e paesaggio sono rappresentati e vissuti nella totalità del cosmo che può essere descritto secondo una gamma di sensazioni capaci di rivelare lo spirito del luogo: il genius loci. Il genius loci è, nella cultura moderna e contemporanea, un’idea secondo la quale la natura infonde nell’artista il proprio ingenium; ed è anche teoria della natura che imita l’arte con il suo ingegno. Nella natura, è lo spirito a formare la bellezza, è il genius loci a fornire l'incanto delle aggregazioni plastiche, lineari e coloristiche. La materia è formata dallo spirito che percepiamo e di cui avvertiamo in anticipo, quando esso appare nel suo ordine superiore, gli interni elementi: la figura, il colore, il movimento. Entriamo nel “divino” immanente al paesaggio. Il genius loci è segno di una più ampia sacralità. Capitolo 6 - Morfologia delle bellezze naturali MORFOLOGIE: ® COLORI DELL'ACQUA: L'acqua è un liquido trasparente e insapore. Questa formula non si addice però alla percezione estetica che attinge alla forza delle sensibilità e dell’immaginazione; l’esperienza creativa dell’arte dimostra che l’acqua ha una sua bellezza, fatta di luci, colori, sapori, suoni anche profumi. L'acqua viene associata all'inverno, alla linfa vitale, alla combinazione di umido e freddo, al colore bianco. Vapore, pioggia, ghiaccio, neve, fiume, lago, mare ecc, offre un'onda di vibrazioni e di qualità: chiara, cristallina, fresca ma anche fangosa, torbida, salata ecc. Un’insieme di descrizioni, un’infinità di sensazioni e impressioni se ne contemplino anche l’azione, dall’increspatura all’ondeggiamento. L'acqua è sorgente di vita nei diversi miti di creazione, ma è anche principio di dissoluzione, perdita, smarrimento, annullamento. | colori traducono la sfera percettiva e affettiva di singoli individui e di popoli secondo un ampio spettro fisico, culturale, simbolico. I colori di un paesaggio dipendono in gran parte dalla luce, dalla stagione, dalla situazione meteorologico. Dal punto di vista fisico, i colori sono gli elementi che costituiscono la luce, che suscitano in noi diverse sensazioni. ® TRASPARENZA E OSCURITA’ DEL CIELO: Il cielo è un dono, una grazia che non ha bisogno dell'intervento umano. Il cielo è la volta aerea che circonda la terra: è una cupola di colore azzurro, chiaro di giorno, scuro di notte e punteggiato di stelle; al di là di tutti i possibili significati religiosi e metaforici, è soggetto di infinite rappresentazioni. Non è mai un colore piatto ma un corpo trasparente che vibra di profondità che possiamo penetrare. Vi troviamo grandezza della materia e dello spazio, potenza, virtù, bellezza; la percezione estetica del cielo corrisponde a questa idea dell’elevatezza e dello stupore. Bisogna guardare lontano, in profondità, a partire dal fatto che non esiste una pozza o una nuvola dentro il quale non si possa trovare un paesaggio altrettanto complesso di quel che si distende intorno a noi. CARATTERISTICHE LUMINISTICHE DELLA TERRA: La terra per una trasposizione simbolica e architettonica è tempio degli uomini; essa è sacra per fertilità, splendore di cose, vivente divinità. La terra, percepita e pensata nel disegno della realtà cosmica, natura dell’origine e paesaggio, è per lo più manifestazione di serenità e gioia ma in essa può celarsi anche l'angoscia. Gioia e tormento, la terra è madre del destino umano ed anche i disastri, come la desolazione, le appartengono. OMBRE DI FUOCO E VERTIGINE DELLE CATASTROFI: Il fuoco ha un'immagine segreta nel sangue, nel cuore. La sua stagione è l’estate, il suo carattere la bile gialla, il suo organo il fegato, il suo personaggio il collerico. Il fuoco, elemento del cosmo, è distruttore micidiale; il suo avanzare improvviso e inarrestabile sconvolge le menti. ROVINE: Il piacere dettato dalla bellezza delle rovine risale all'epoca del Rinascimento, il passato ritorna, si veste del presente. Il nostro sguardo, catturato dal fasciano che emana dai resti di un arco di trionfo, tempio o palazzo, ci invita a ritornare su noi stessi, a meditare sul nostro presente come fosse già futuro. Di fronte a uno spettacolo delle rovine si protende al presente, ci coglie appunto uno stato malinconico da cui fiorisce una poetica. La memoria insita in quelle pietre si perde nel tempo per poi svanire in un culto sentimentale e in uno smarrimento del senso. Questo tema del ricordo e dell’oblio è ricorrente quando si parla di rovine. VALORIZZAZIONE ESTETICA DELLE ALPI: Le Alpi sono il prodotto di una cultura legata al gusto e alla realtà filosofica. Simmel, nel suo scritto sulle Alpi, sostiene che è la loro massa schiacciante a soggiogarci, a suscitare il nostro interesse, a fornire la nostra esaltazione estetico-sentimentale. L'impressione estetica, in questa visione, supera i limiti del prevedibile, è afferrata in un caos di profili rocciosi; allo stesso tempo le cime ci appaiono simboli del trascendete, rinviano all’ultraterreno. L'altezza, la sparizione del rapporto tra basso e alto, ci conduce a qualcosa senza limiti, a un non formato, a un sentimento che vive del distacco dalla vita, al Trascendente appunto che è oltre le forme. Mentre il mare è empatia della vita, si fonda sull’uguaglianza simbolica delle forme stesse, si mostra gioco incessante del suo ritmo, un alternarsi di calma e agitazione. Ma è il tema dell’ascensione che Simmel vuole tradurre nella sua teoria; è il tema dell'altezza, una volta che sono scomparse ai nostri occhi, lungo il cammino, la valle e le rocce. Il tema cui giunge è quello di una “mistica sublimità”, non apparente alla rappresentazione del “bel paesaggio alpino”, a un ritratto edulcorato delle sue componenti. L'immagine dell'ambiente prende sempre la forma della nostra esistenza psichica e quando Simmel parla di una Stimmung del paesaggio montano si vuole riferire a un sentimento simile a quello della catarsi di cui aveva parlato Schopenhauer, o a una specie di Nirvana. Il paradosso della montagna, egli dice, è l'altezza come assoluto; ciò che conta è il sentirsi con la massima energia di fronte alla vita, in una sensazione di salvezza. La massima sublimità si avrebbe nella contemplazione del paesaggio nevoso, quando non esistono più né valli, né vegetazione, né abitazioni. E’ una sparizione delle forme nella quale la vita si redime.