Scarica L'arte etrusca: il paesaggio urbano, le città dei morti e la scultura e più Sintesi del corso in PDF di Arte e territorio solo su Docsity! L’ARTE ETRUSCA IL PAESAGGIO URBANO Durante il periodo di massima espansione della civiltà etrusca, tra il VI e il V secolo a.C., le città vennero dotate di imponenti fortificazioni costruite con blocchi parallelepipedi (tecnica isodoma) o con blocchi sagomati a forma di poligoni irregolari (opera poligonale). Inoltre le porte di accesso assunsero dimensioni enormi grazie all’uso dell’arco; per costruire gli archi i blocchi trapezoidali venivano disposti a semicerchio, e il loro peso veniva scaricato o sul piano d’imposta o sui piedritti. A partire dal VI secolo a.C. gli Etruschi iniziarono a fondare nuove città, ognuna dalla struttura regolare. La costruzione di nuove città era per questo popolo sensibilmente legata alla religione, e infatti era segnata da una serie di rituali, descritti nei testi sacri, volti a definire i suoi confini. Erano i buoi che con l’aratro tracciavano i limiti delle mura, e internamente il centro urbano veniva diviso attraverso una griglia geocentrica regolare. L’impostazione tipica della città etrusca è ben visibile nel sito di Marzabotto, fondata alla fine del VII secolo a.C. La strada maggiore della città, che la attraversa da nord a sud, era ampia 15 metri e si divideva nella carreggiata centrale e nei marciapiedi laterali. Le necropoli sorgevano invece fuori, ma non troppo lontano, dalle città. Le prime abitazioni etrusche si presentavano come capanne con pareti a graticcio (intreccio di pali di legno e canne) coperte da tetti displuviati in legno e paglia. Le case di Marzabotto sono più complesse: - Un corridoio immetteva in un cortile centrale cruciforme, sul cui fondo si apriva l’ambiente di rappresentanza. - I muri erano realizzati con mattoni crudi e i tetti erano rivestiti di tegole. - Il giardino centrale era coperto da falde spioventi, mentre al centro un’apertura consentiva la raccolta di acqua piovana. LA LINGUA DEGLI DEI Anche i templi etruschi erano strutture piuttosto semplici, in legno o mattoni con decorazioni in terracotta. Normalmente il monumento si innalzava su un alto podio in muratura, cui si accedeva attraverso una gradinata frontale. Da questa gradinata si giungeva ad un ampio pronao colonnato (le colonne erano di ordine tuscanico: base,fusto liscio e basamento verso l’alto). Inoltre il tempio era impreziosito da decorazioni in terracotta colorata: ● santuario di Portonaccio, a Veio Le estremità dei coppi dei lati lunghi degli spioventi erano rivestiti da antefisse entro cornici a conchiglia (le antefisse rappresentavano teste di Gorgone, un menade e un sileno). Inoltre sempre sul tetto, si trovano statue di terracotta a mo’ di acroterio. La statua che si è conservata meglio è quella di Apollo che avanza rapidamente, ma il dinamismo della figura e la superficie morbida della scultura sono elementi tipicamente etruschi. LE CITTÀ DEI MORTI Le tombe degli Etruschi erano realizzate in pietra e normalmente si trovavano raggruppate in necropoli fuori dalle città. Esse erano realizzate sul modello delle città dei vivi, sia per l’organizzazione dell’area che per quella degli edifici. Le tombe infatti somigliavano a delle accoglienti dimore: ● tomba dei rilievi, Cerveteri Qui la decorazione ricorda un ambiente familiare: la copertura ricorda un tetto di legno e i rilievi dipinti rappresentano utensili casalinghi appesi alle pareti. TOMBE IN SUPERFICIE E TOMBE IPOGEE ● tombe a edicola: 1. interamente costruite in superficie 2. tetto a doppio spiovente ● tombe a tumulo - tombe ipogee (scavate sottoterra) - venivano ricoperte da un tumulo di terra contenuto da un anello in muratura detto tamburo. Il tumulo serviva sia per identificare il luogo della sepoltura che per proteggere la camera sotterranea. - la Montagnola: è possibile accedere a questa tomba attraverso un corridoio scoperto che porta a un tumulo che ha un diametro di 70 metri. All’interno, un vestibolo rettangolare porta a 2 cellette laterali e alla camera funeraria. I CICLI PITTORICI DELLE NECROPOLI DI TARQUINIA Sono le necropoli di Tarquinia ad aver restituito i cicli pittorici più significativi del VI secolo a.C. Alle scene legate alla vita quotidiana (caccia, pesca, corse con i carri, musica) sono talora abbinati episodi del mito greco, tratti da Omero. Nella tomba dei Tori, la parete di fondo è decorata da un ricco ma sobrio apparato pittorico, con personaggi e scene. Al centro della zona superiore vi è un frontone che rappresenta: sulla sinistra una sfinge e un leone alato, sulla destra un toro e un cavaliere. Sotto, vicino all’architrave delle due porte, corre un fregio figurato con due scene erotiche. Fra le porte vediamo un episodio della guerra di Troia, l’agguato teso da Achille, armato e nascosto dietro a una fontana, a Troilo, figlio di Priamo. Il ragazzo cavalca sul suo cavallo ignaro del destino che lo attende: il tema del mito, incentrato sulla morte ingiusta di un giovane eroe, ben si addice al contesto di una tomba. GLI AFFRESCHI DELLA TOMBA FRANÇOIS DI VULCI Molto complesso è il programma degli affreschi della Tomba di François di Vulci, situata in provincia di Viterbo. Il sepolcro, che prende il nome dall’archeologo che ha scoperto la tomba, è una struttura molto vasta e ramificata. Gli affreschi, realizzati intorno alla metà del IV secolo a.C, coniugano eventi storici ed episodi mitologici. Sulle pareti del vano in fondo all’atrio vediamo: da un lato il sacrificio di alcuni prigionieri troiani a opera di Achille, dall’altro uno scontro fra etruschi e romani. Al centro della prima scena, Achille, assetato di vendetta per la morte di Patroclo, affonda la lama nel collo di un prigioniero nemico. Il sangue scorre copioso, mentre incombono sullo sventurato Vanth e Charun. di fronte, infuria la battaglia tra guerrieri etruschi e romani. Un ricco corredo di iscrizioni identifica i personaggi: gli eroi vulcenti, comandati da Mastarna, massacrano senza pietà un gruppo di soldati romani e di altre città alleate. In questa scena quindi mito e storia diventano una cosa sola. Avvolto in un mantello rosso scuro, ornato da girali e danzatori, l’uomo è pronto a seguire il volo di un picchio, trattenuto da un giovane inserviente, nel quale saprà leggere un presagio di gloria per la sua città.