Scarica "La grammatica del lessico: un'applicazione all'italiano" di M.C. Gatti e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LA GRAMMATICA DEL LESSICO: UN’APPLICAZIONE ALL’ITALIANO M.C. Gatti La parola organizzazione se per un verso è percepita come un “un che di positivo”, per un altro “appare come una minaccia e un limite”. Nel senso sia di “far esistere con ordine” sia di “portare o l’ordine in qualcosa di già esistente”, di “mettere in atto una ratio in una realtà che in origine ne era sprovvista, rendendola funzionale a un compito” l’organizzazione è positiva, essendo “la risposta umana a un compito complesso, a una domanda che non consente risposta individuale e immediata, ma chiede l’elaborazione di una ratio”. La nozione di organizzazione in veste a ben vedere ogni campo del sapere e della vita dell’uomo. In ambito linguistico l’analogo dell’organizzazione e il codice. Fra i vari ambiti della lingua il lessico risente, non meno degli altri, di una forte riduzione o di concentrica. Ciò si vede tra l’altro in particolar modo nel momento del suo apprendimento, che viene ridotto perlopiù ad addestramento al codice, quasi non fosse altro che è uno scotto da pagare per poter parlare quella data linguA. Organizzazione e sistematicità non significano però, come abbiamo visto, disancorar Joe dalla realtà. Proprio in ambito lessicale, dove è così alto il grado di organizzazione, si manifesta con particolare evidenza il fenomeno della dessi, ossia di quella modalità di significazione aperta, in attesa di ricevere il compimento dall’aggancio all’hic et nunc della situazione comunicativa. 1. Aspetti sistematici del corpus lessicale La presenza di un’organizzazione, e finanche di una certa sistematicità, nel corpus lessicale non è sfuggita alla riflessione lessicologica. Un’attenta analisi del lessico, non solo italiano, mette in luce una sorprendente sistematicità al suo interno. La padronanza attiva e di questi frasi costituisce un aspetto rilevante della competenza linguistica in campo lessicale, trascurato perlopiù nella didattica della L1 e ridotto in genere, nella didattica della L2, ad un semplice apprendimento mnemonico di espressioni a sé stanti, senza cogliere appieno la natura profonda di tali fatti di lingua. Si considerino le espressioni bagnato come un pulcino, sano come un pesce, nuovo di zecca, lavorare come un negro, piovere a catinelle. Anche qui non si tratta che di varianti di un medesimo significato di “intensità, altro grado” (ossia dell’invariante corrispondente alle l’attivo), le cui differenze espressive sono di natura puramente combinatoria. Il linguista russo Mel’cuk ha individuato una quarantina di invarianti a livello lessicale – che chiama funzioni lessicali – e ha costruito con esse un modello che permette di analizzare e di organizzare il lessico secondo rapporti concettuali ben precisi. 1 La variante combinatoria è sostanzialmente convenzionale entro una certa lingua, anche se in certi casi trova spiegazione o giustificazione nella cultura dei parlanti. L’individuazione delle funzioni lessicali offre una seconda indicazione metodologica per la didattica dell’lessico, valida sia per la lingua prima sia per la lingua seconda. L’organizzazione sistematica del corpus lessicale secondo una rete di rapporti concettuali ben precisi apre infatti la possibilità di un approccio sistematico nell’apprendimento dell’lessico, mediante l’uso di paradigmi strutturati. Come in morfologia apprendiamo secondo paradigma e strutturati di tipo grammaticale il modo con cui vengono espressi determinati significati grammaticali standard in rapporto ad una radice assunta come punto di partenza, analogamente il lessico può essere appreso con l’ausilio di paradigmi anch’essi strutturati di tipo lessicale, che determinino come vanno espressi certi significati standard in relazione ad una le sei ma assunto come punto di partenza. 2. Semantica della grammatica del lessico Quando parliamo di grammatica del lessico, non intendiamo solo la riconducibilità della fraseologia e del corpus lessicale in generale ad una sistematica ma ci riferiamo ad un secondo aspetto. Possedere una competenza lessicale in una certa lingua significa, oltre che a conoscere le sue parole e la loro combinabilità, avere padronanza dei procedimenti di formazione lessicale, ossia delle regole con cui essa costruisce nuove unità lessicali a partire da quelle date. Per la formazione dei lessemi il sistema linguistico opera su una radice, facendo intervenire procedimenti di diverso tipo. Questi preocessi utilizzano strumenti di vario genere, detti formativi, che includono prefissi, suffissi e suffissoidi. I processi di formazione delle parole hanno anch’essi natura endolinguistica e vanno quindi precisati lingua per lingua. In quanto fenomeni endolinguistici, i processi di formazione lessicale vanno precisati lingua per lingua. L’italiano ne prevede 4 (composizione, combinazione, derivazione e alterazione), con una prevalenza della derivazione. Non è difficile notare che le nominalizzazioni “caduta, corsa, arrivo” non aggiungono nulla ai verbi originari “cadere, correre, arrivare”. Si tratta di derivati che potremmo dire a semantica fredda, di prue e semplici nominalizzazioni, che non comportano alcun incremento semantico. Rispetto al verbo di partenza, che grazie al morfema del tempo descrive l’evento nella sua processualità, queste nominalizzazioni non fanno altro che ipostatizzare l’accadimento, presentandolo non più nel suo poter esserci o meno, quanto piuttosto conferendogli una sorta di oggettualità. Se consideriamo invece i deverbali “bevuta, dormita, mangiata, camminata” questi dicono di più rispetto alle forme verbali “mangiare, bere, dormire, camminare”. I deverbali includono infatti un valore di durata e/o intensità; sono pertanto dei derivati a semantica calda, cioè portatori di un incremento semantico. Nei derivati a semantica calda l’incremento semantico può essere sistematico. Un incremento semantico sistematico interviene nei nomina agentis (scrittore, lavoratore ecc.), caratterizzati tutti dal tratto dell’agentività. A questo punto l’italiano scrittore e l’inglese writer aggiungono un tratto ulteriore di attività professionale; ma mentre l’italiano scrittore veicola esclusivamente il significato di “colui che scrive per professione”, l’inglese writer designa indistintamente sia chi scrive per professione, sia colui che scrive occasionalmente una lettera o un documento. 2