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La letteratura in volgare nel Medioevo, Schemi e mappe concettuali di Lingua Italiana

Le origini della letteratura in volgare nel XIII secolo, causata dalla frantumazione delle originarie unità linguistiche e culturali create dall'Impero Romano. Si parla delle modificazioni del latino che portano allo sviluppo delle lingue locali e delle letterature romanze. In Italia, la letteratura in volgare nasce nel Duecento a causa della crisi del feudalesimo e della nascita della borghesia mercantile urbana. i generi della letteratura in volgare delle origini: poesia religiosa, genere didattico-allegorico, poesia lirica, poesia burlesca e prosa. Inoltre, viene presentato Dante Alighieri e la sua opera La Divina Commedia.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 08/05/2022

Camillaa2003
Camillaa2003 🇮🇹

4.8

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45 documenti

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Scarica La letteratura in volgare nel Medioevo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Lingua Italiana solo su Docsity! MEDIOEVO LE ORIGINI DELLA LETTERATURA IN VOLGARE La letteratura in volgare (cioè lingua parlata dal volgo o popolo) nasce nel XIII secolo a causa di rivoluzione culturale, che risale alla frantumazione delle originarie unità linguistica e culturale creata dall’Impero Romano. Le modificazioni del latino portano allo sviluppo delle lingue locali-lingue neolatine: come i 'volgare d'oil' della Francia settentrionale, 'volgare d'oc' della Provenza, portoghese, castigliano e catalano. Nei secoli XI e XII cominciano a svilupparsi le letterature romanze, come in 'lingua d'oil' del ciclo carolingio (imprese di Carlo Magno), 'ciclo bretone', in 'lingua d'oc' si ebbe la poesia cortese. Letteratura volgare in Italia a partire dal Duecento In Italia c'era una notevole frazionamento politico: -nelle regioni centro-settentrionali si erano sviluppati i comuni approfittando della crisi . dell'impero Germanico . -nell'Italia centrale si era affermato lo Stato della Chiesa . -nell'Italia meridionale uno stato accentratore non tollerava le autonomie cittadine, il Regno, prima Normanno e poi Svevo, di Sicilia. Nell'Italia dei comuni con la crisi del feudalesimo si sviluppò una nuova classe sociale, la borghesia mercantile urbana, costituita da artigiani, mercanti e banchieri. Divenne infatti necessario utilizzare volgare anche per iscritto nelle transazioni commerciali. Perciò accanto ai tradizionali intellettuali della chiesa (i chierici) che scrivevano al latino, si affermarono i nuovi intellettuali laici di estrazione borghese che scrivevano in volgare, ma conoscevano al latino. La letteratura in volgare delle origini si esprime in alcuni generi: poesia religiosa, genere didattico allegorico, poesia lirica, poesia burlesca e prosa. POESIA RELIGIOSA Tutta la letteratura in volgare del Duecento e del Trecento contiene riferimenti religiosi, dato che la religione è preminente nella vita degli uomini. Per poesia religiosa si intende quella che stimola ad una condotta di vita più morale e ammoniva che non si comportava da buon cristiano. In particolare, in Umbria abbiamo due figure San Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi. San Francesco d'Assisi (1881-1226) abbandona gli agi della casa del padre Bernardo, facoltoso mercante, per dedicarsi ad una vita unicamente spirituale seguendo l'esempio di Gesù Cristo nella povertà. Il componimento poetico più famoso è il 'Cantico delle creature' scritto in volgare umbro ed è un invito a lodare Dio attraverso le sue creazioni ringraziandolo per ciò che ha dato agli uomini. IL GENERE DIDATTICO-ALLEGORICO La sua finalità era diffondere verità di fede e progetti morali, ma anche in azioni di vario sapere, spesso ricorrendo alla figura retorica dell'allegoria. Ricordiamo tra gli autori il fiorentino Brunetto Latini, maestro di Dante. POESIA LIRICA Annovera i poeti della Scuola Siciliana e della Scuola Toscana e del Dolce Stil Novo. Scuola siciliana: è la corrente letteraria che si sviluppa alla corte di Palermo, era basata sul modello della poesia provenzale, venne data vita ad una lirica amorosa raffinata raccogliendo il tema dell'amore cortese Scuola toscana: quando la scuola siciliana decade, i loro motivi vennero ripresi da alcuni poeti toscani nel loro volgare, ai tradizionali motivi dell'amore cortese vennero aggiunti temi, morali civili e politici Dolce stil novo: è l'esperienza letteraria che si manifesta in Toscana nella seconda metà del Duecento. Venne chiamato così da Dante 'dolce' per la delicatezza e 'nuovo' perché doveva trascrivere lo stato d'animo del poeta. I motivi del genere sono: - nuova concezione di nobiltà: ovvero nobiltà di stirpe/d'animo -il legame tra amore e cuore gentile: solo un animo gentile può provare amore -idealizzazione della donna: la quale suscita l'amore nel cuore del poeta e lo guida fino al perfezionamento morale e spirituale (donna angelo) POESIA REALISTICA E BURLESCA I poeti si divertivano produrre versi scherzosi e spesso caricaturali che avevano come temi gli aspetti della vita quotidiana principalmente l'intrattenimento nell'osteria e l'amore inteso in modo venale PROSA Nella letteratura in volgare delle origini la prosa è un incidenza minore della poesia. Merita di essere ricordato 'Il Novellino' e 'Il Milione' il noto racconto del mercante veneziano Marco Polo. DANTE ALIGHIERI 1265-1321 Nasce a Firenze nel 1265 da una famiglia di piccola nobiltà. La sua ispiratrice fu Beatrice e le fasi di questo amore spirituale sono raccontate nella 'Vita nova'. Dopo la morte di Beatrice e l'instaurarsi dell'esperienza politica stilnovista Dante partecipa attivamente alla vita politica di Firenze. Nel 1301 con l'appoggio di Papa Bonifacio VIII, i Guelfi neri si impadronirono del potere a Firenze e cacceranno bianchi. Dante fu processato per baratteria e condannato all'interdizione dei pubblici uffici e al pagamento di una multa comincia così sul lungo esilio non essendosi presentata a Firenze. Venne processato una seconda volta e condannato a morte. Esperienze minori: la prima esperienza poetica è legata al "dolce stil novo". Le 'Rime' giovanili e la 'Vita nova' vennero scritte in volgare fiorentino e secondo i canoni dello stilnovismo. 'La vita nova' è la storia d'amore spirituale di Dante per Beatrice. Il 'De vulgari eloquentia' è un trattato latino lasciato interrotto che esalta l'importanza del volgare, invita gli intellettuali a scrivere in latino. Il 'De monarchia' è un trattato in latino in cui vengono esposte le idee politiche di Dante, egli sostiene la funzione universale di pari dignità e reciproca autonomia dei due grandi istituti medievali: l'Impero guida politica e terrena dei cristiani e la Chiesa guida spirituale. LA DIVINA COMMEDIA È il capolavoro di Dante scritto durante gli anni dell'esilio e fino alla sua morte. La 'Commedia' ("Divina" venne aggiunta da Boccaccio) è divisa in tre cantiche 'Inferno', 'Purgatorio' e 'Paradiso' ciascuna formata da 33 canti, più un canto introduttivo per l'Inferno per un complessivo di 100 canti. Dante immagina un viaggio compiuto nell'aldilà, guidata da Virgilio, il maggior poeta latino e simbolo della ragione nell'Inferno e nel Purgatorio e da Beatrice che simboleggia la teologia, nel Paradiso. Il poeta immagina di essersi smarrito in una selva oscura, allegoria della perdizione del peccato e di essere rimasto atterrito dalla vista di tre fiere: un leone (simbolo della superbia), una lince cavalleresco ‘Orlando innamorato’ rimasto incompiuto e Jacopo Sannazaro che visse alla corte di Napoli, fu autore dell' ’Arcadia’ romanzo pastorale in prosa e versi. IL CINQUECENTO RINASCIMENTO fu un periodo di grande splendore, l'Italia del Rinascimento potè annoverare un'incredibile varietà di artisti, scrittori e poeti di fama universale: da Brunelleschi a Michelangelo, da Tiziano a Raffaello, da Leonardo al Bramante, da Ariosto al Bembo, da Machiavelli a Guicciardini. I centri propulsori furono i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara, i Visconti e Sforza a Milano, i Medici a Firenze e la Repubblica di Venezia e pontefice di Roma. La Corte diventò così il luogo privilegiato della produzione della fruizione artistica e letteraria. Il classicismo, la visione laica della realtà, l'autonomia dell'uomo, l'individualismo e l'orientamento naturalistico-realistico furono i caratteri della civiltà rinascimentale. PIETRO BEMBO E LA QUESTIONE DELLA LINGUA Pietro Bembo nacque a Venezia nel 1470 e morì a Roma nel 1550, soggiornò presso molti corti rinascimentali, egli scrisse molte opere in latino e in volgare, ma più di tutto fu un orientatore culturale e un formatore del gusto contribuendo all'affermazione di uno stile letterario raffinato ed elegante. Egli scrisse in volgare ‘Gli Asolani’, dialoghi ambientati in una villa d'Asolo aventi per tema la concezione platonica dell'amore. Scrisse ‘Le prose della volgar lingua’ dove interveniva nella cosiddetta questione della lingua. In Italia già dal Cinquecento c'erano due correnti: i sostenitori della fiorentinità e quelli dell’italianità, cosiddetto ‘volgare illustre’. Alla corrente fiorentinità apparteneva Machiavelli e il Bembo, quest'ultimo sosteneva inoltre che il volgare illustre doveva essere unico, e i letterati italiani dovevano sceglierlo come prima lingua, mentre il latino poteva essere la seconda. LUDOVICO ARIOSTO fu la più alta personalità poetica del nostro Rinascimento. Nacque a Reggio Emilia nel 1474 e visse a Ferrara al servizio degli Estensi, tra le sue opere minori ricordiamo ‘Le Rime’, ‘Satire’ e ‘Carmina’. Il suo capolavoro fu l’ ‘Orlando Furioso’, un poema in ottave scritto tra i 1506 e i 1516, il contenuto riprende la materia dell' ‘Orlando Innamorato’ di Matteo Maria Boiardo tra i protagonisti e gli eventi salienti del poema è necessario ricordare: • Angelica che si innamora del giovane saraceno Medoro • Orlando e Rinaldo, i due i più valorosi Paladini di Carlo Magno • Ruggero, guerriero saraceno che si innamora di Bradamante, sorella di Rinaldo • Rodamonte, guerriero saraceno che accusa Ruggero di aver tradito la sua fede e viene da questo ucciso in duello • Agramante, il re dei musulmani • La battaglia finale si svolge fra tra cavaliere musulmani, Agramante, Gradasso e Sobrino e tre cavalieri cristiani Orlando, Oliviero e Brandimarte • il poema si chiude con la vittoria dei cristiani e la morte di Brandimarte NICCOLO MACHIAVELLI 1469-1527 Fu un politico che visse direttamente gli avvenimenti burrascosi della fine del Quattrocento e dei primi decenni del Cinquecento. Le sue opere più importanti sono ‘Il Principe’ e ‘I discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio’. Nella sua poetica si può notare un pessimismo riguardo alla natura umana, individua le leggi dell'agire politico aventi carattere universale e mediante le quali poter interpretare la realtà politica italiana. Machiavelli è pertanto ritenuto il fondatore della scienza politica, il cui prerequisito è l'affermazione dell'autonomia dell'azione politica da ogni elemento etico e religioso, ciò comporta una distinzione netta tra politica e morale. ‘Il Principe’ è un piccolo trattato diviso in 26 capitoli, nella prima parte elenca e spiega i vari tipi del principato, in seguito evidenza il problema delle milizie sostenendo la necessità di costituire eserciti cittadini al posto delle malfidate compagnie di ventura. Negli altri capitoli esamina la questione del rapporto tra il principe e i suoi sudditi, il principe deve essere virtuoso, cioè abile politicamente e deve possedere le qualità del leone -forza- e della volpe - astuzia-. Il suo modello di principe moderno, è Cesare Borgia, il duca Valentino, che con una condotta spregiudicata si è ritagliato un potere personale nelle Romagna e nelle Marche. Negli ultimi tre capitoli esamina le ragioni della decadenza dell'Italia, individuate nella debolezza e caduta dei principi locali, e si pone il problema del superamento del frazionamento in tanti principati, così da unificare la penisola e instaurare la pace. ‘I discorsi sopra la prima deca di Tito Livio’ propone alcune osservazioni sulla base del testo del famoso storico romano, è composto da tre libri, il primo tratta la formazione dello stato, il secondo degli eserciti e il terzo degli elementi essenziali dello Stato e delle cause che ne determinano la forza o la caduta. FRANCESCO GUICCIARDINI 1483-1540 E’ di nobile famiglia, si dedica alla carriera politica, fu Ambasciatore di Firenze in Spagna e stretto collaboratore dei Medici e fu anche il servizio di Papa Leone V e Clemente VIII. Nelle sue opere politiche ‘Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli’ e ‘Ricordi civili e politici’ indica come preferibile un sistema oligarchico di governo che gestito dai migliori possa garantire la continuità e l'efficienza dello Stato. Diversamente dal Machiavelli egli non credeva nella possibilità di raggiungere l'unità nazionale. L’ETA DELLA CONTRORIFORMA Comprende la seconda metà del Cinquecento, è caratterizzata in Italia dal dominio politico della Spagna e da quello culturale della chiesa, uscita controriformata dal Concilio di Trento, che determinano il rapido declino del Rinascimento. TORQUATO TASSO 1544-1595 Nasce a Sorrento, soggiornò nei presso molte corti, soprattutto Mantova e Ferrara. La sua più grande opera è ‘La Gerusalemme Liberata’, ma tormentato dai dubbi sulla correttezza dello scritto inizia a manifestare disturbi psichici tanto da chiedere di sottoporre sé stesso e la sua opera al giudizio del Tribunale dell'Inquisizione. Fu rinchiuso nell'ospedale psichiatrico di Sant'Anna dove stette sette anni, durante i quali continuò la sua attività da scrittore. Egli interiorizzò la contraddizione fondamentale dell'età della Controriforma, tra l'aspirazione ad una vita libera e gli scrupoli religiosi e letterari indotte dal clima oscurantista del suo tempo. ‘La Gerusalemme Liberata’ è un grande poema eroico incentrandosi sul tema della prima crociata, un epica Cristiana che gli fu suggerita dalla minacciosa espansione dei Turchi nel Mediterraneo. IL SEICENTO IL BAROCCO la decadenza dell'Italia cominciata nella seconda metà del Cinquecento, continua nel Seicento perdurando il diffuso clima di conformismo e di oscurantismo culturale, indotto dalla dominazione spagnola e dalla Controriforma. Nel Seicento si afferma la civiltà del Barocco, il termine ‘barocco’ originariamente dispregiativo che significava ‘stravagante’ e ‘bizzarro’, inizialmente fu attribuito alle opere figurative plastiche e architettoniche del Seicento e poi esteso all'intera civiltà. Nella letteratura così come nelle arti, si rinuncia all'equilibrio e all'armonia che erano stati propri del classicismo rinascimentale per inseguire lo stupore e la meraviglia. IL MARINARISMO la più evidente espressione del Barocco nella poesia fu il Marinarismo, dal nome del poeta napoletano Giambattista Marino. Tre fattori caratterizzano il Marinarismo: il concettismo consistente nella compiaciuta abilità di usare abbondantemente analogie e metafore, il descrittivismo consistente nella descrizione minuziosa e particolareggiata di aspetti della realtà, la musicalità consistente nello scegliere e disporre le parole in modo da riprodurre particolarità sonore. L’ANTIMARINARISMO Essi furono i sostenitori del classicismo, ricordiamo: Fulvio Testi e Gabriello Chiabrera, la prosa scientifica del Galilei e quella del Sarpi, il poema eroicomico del Tassoni. Galileo Galilei scienziato e letterato, promosse una rivoluzione culturale e scientifica, basata sulla libertà della ricerca e sul metodo sperimentale. Scrisse una prosa scientifica antitetica ai canoni del Barocco, fu processato per le sue idee sulla autonomia della scienza, che come lui sosteneva, non doveva lasciarsi condizionare dalle Sacre Scritture. In realtà fu messo sotto accusa, perché riproponeva la teoria di Copernico, introducendo un relativismo pericoloso per la centralità della chiesa sostenitrice di una visione statica del mondo. Nel 1633 fu condannato al carcere a vita, poi trasformato in un domicilio coatto nella sua villa di Arcetri presso Firenze. Galileo fu anche un inventore e un valido scrittore, espose le sue idee e i risultati dei suoi studi in una prosa essenziale, lineare discorsiva. Paolo Sarpi fu un ingegno libero dei pregiudizi, per nulla timoroso di allacciare relazioni culturali con gli esponenti di paesi aderenti alla Riforma Protestante, per cui fu più volte bollato dagli ambienti più conservatori della chiesa. Alessandro Tassoni egli fece un nuovo genere letterario il poema eroicomico, un ibrido derivato dalla fusione del genere cavalleresco con quello comico caricaturale. IL SETTECENTO Fu il secolo dell’avvio di un rinnovamento culturale nel segno del razionalismo e della laicità del sapere. Si afferma una nuova figura intellettuale che aveva l'obiettivo di educare le coscienze orientandole verso valori etico civili. A caratterizzare l'insieme della cultura e della letteratura c’è l’opposizione al barocco e la ritorno alla grande tradizione classica, sulla base del primato della ragione. Un interesse strumento culturale che si afferma nel Settecento fu il giornale, il più importante di tutti fu ‘Il Caffè’ (1766), che usciva a Milano ogni lapidi uguale. Tale legge ispirò una discussione in un salotto letterario, egli pensava che gli uomini avessero bisogno di illudersi che anche dopo la morte si continua a vivere nella memoria dei propri cari, i quali attraverso la cura delle tombe tengono una viva "corrispondenza d'amorosi sensi". ‘Le grazie’ sono tre inni di evidente ispirazione neoclassica che rappresentano la contemplazione della bellezza ed ai quali l'autore attese per molti anni senza dare una sistemazione conclusiva. Nel primo inno dedicato a Venere, viene celebrata a Zacinto, la nascita delle Grazie. Nel secondo inno dedicata a Vesta, l'Antica dea romana del focolare domestico, della patria, mentre l'ambientazione si sposta dalla Grecia all'Italia e viene esaltata la danza, la musica e la poesia. Nel terzo in dedicato a Pallade, lo scenario è la mitica Atlantide, dove per proteggere le grazie dalle insidie delle passioni umane viene fatto tessere un velo. OTTOCENTO ROMANTICISMO Il Romanticismo si contrappone di netto al Neoclassicismo e alla sua pretesa di fissare un canone estetico valido per sempre e fondate sulle esemplarità dell'arte greca. Non ci devono essere regole nell'arte, ma l'ispirazione doveva lasciarsi andare dai sentimenti. Il Romanticismo si diffuse in tutta Europa nella prima metà dell'Ottocento, in Germania con Goethe, in Inghilterra con Coleridge, Byron e Wordsworth, in Francia con Madame de Style, Stendhal e Victor Hugo e in Russia con Puskin. In Italia il romanticismo fu osteggiato a lungo perché considerato qualcosa di rozzo e di nordico, finché Madame de Style con una lettera invitava gli italiani a guardare anche fuori dal loro paese invitandoli al rinnovamento culturale e letterario. L'iniziativa ha aperto un acceso dibattito per gli intellettuali italiani, si schierandosi su due fronti: da una parte i classicisti, che considera l'intervento della de Style un'offesa alle lettere italiane e dall'altra parte i romantici, che giudicarono quest’articolo un giusto atto d'accusa al provincialismo della letteratura italiana chiusa in se stessa e per nulla interessata ai fermenti culturali e artistici che si formano nel resto dell'Europa. ALESSANDRO MANZONI (1785-1873) Nasce a Milano, è nipote dell’Illuminista Cesare Beccaria, la sua formazione è illuminista. Le sue opere sono segno dell'adesione all’Illuminismo e al Neoclassicismo. Il 1810 è un anno importante per Manzoni, egli maturò la conversione al cattolicesimo ed una nuova concezione dell'arte, non più destinata a pochi ma a tutti. Le sue opere principali sono ‘Gli Inni Sacri’ scritti con l'entusiasmo dopo la conversione e dovevano essere tanti quante le festività religiose. Le due tragedie storiche ‘Il Conte di Carmagnola’ e ‘Adelchi’, nel quale sono abolite le unità di tempo e di luogo, secondo l'ordine romantico. Infatti, il romanticismo rinnovò la tragedia anche nella scrittura, abolendo le cosiddette unità aristoteliche di tempo e di luogo. ‘I Promessi Sposi’ è il suo capolavoro, ebbe una prima stesura con il titolo ‘Fermo e Lucia’, poi una seconda che fu definitiva. Attraverso il suo romanzo, il Manzoni volle suggerire un parallelismo tra la Lombardia sotto il dominio austriaco dell'Ottocento e la Lombardia sotto la denominazione spagnola nel Seicento. Il romanzo si configura come un romanzo storico sullo sfondo della grande storia (eventi reali degli anni 1628-30 come la guerra per il possesso di Mantova, il tumulto del pane e la peste). L'autore restituisce tante piccole storie di gente umile, tra cui Renzo e Lucia, due giovani promessi che don Abbondio, il curato del paese, minacciato da Don Rodrigo si è rifiutato di sposare. Trovando rifugio su consiglio di Fra Cristoforo, Renzo va a Roma e Lucia a Monza. Ma don Rodrigo riesce a far rapire Lucia dall'Innominato, un criminale che poi si converte. Infine, Don Rodrigo muore di peste i due giovani possono sposarsi.