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La mobilità della Terra e la stabilità del Sole - Prof. Castellaneta, Versioni di Letteratura Italiana

Una discussione approfondita sulla questione della mobilità della terra e della stabilità del sole, affrontando il tema dal punto di vista scientifico e teologico. L'autore, presumibilmente galileo galilei, argomenta contro l'interpretazione letterale di alcuni passaggi della sacra scrittura, sostenendo che le verità scientifiche dimostrate dall'esperienza e dalla ragione non possono essere messe in discussione sulla base di tali interpretazioni. Egli sottolinea l'importanza di distinguere tra le verità di fede e le questioni naturali, per le quali è necessario fare riferimento alle prove empiriche e alle dimostrazioni necessarie, piuttosto che alle autorità scritturali. Spunti di riflessione sulla relazione tra scienza e religione, sulla metodologia di indagine scientifica e sulla necessità di un approccio aperto e critico al sapere.

Tipologia: Versioni

2023/2024

Caricato il 11/06/2024

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Scarica La mobilità della Terra e la stabilità del Sole - Prof. Castellaneta e più Versioni in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! LE OPERE DI GALILEO GALILEI EDIZIONE NAZIONALE SOTTO GLI AUSPICII DI SUA MAESTÀ IL RE D'ITALIA. VOLUME V. FIRENZE, TIPOGRAFIA DI G. BARBÈRA. 1895. PROMOTORE DELLA EDIZIONE IL R. MINISTERO DELLA ISTRUZIONE PUBBLICA. DIRETTORE ANTONIO FAVARO. COADIUTORE LETTERARIO ISIDO R O DEL LUNGO. CONSULTORI V. CERRUTI. - G. V. SCHIAP ARELLI. ASSISTENTE PER LA CURA DEL TESTO UMBERTO MARCHESINI. ALLA SERENISSIMA MADAMA LA GRAN DUCHESSA MADRE GALILEO GALILEI. Io scopersi pochi anni a dietro, come ben sa l'Altezza Vostra Serenissima, molti particolari nel cielo, stati invisibili sino a questa età ; li quali, sì per la novità, sì per alcune consequenze che da essi dependono, contrarianti ad alcune proposizioni naturali comunemente ricevute dalle scuole de i filosofi, mi eccitorno contro non piccol nu­ mero di tali professori; quasi che io di mia mano avessi tali cose 10 collocate in cielo, per intorbidar la natura e le scienze. E scorda­ tisi in certo modo, che la moltitudine de' veri concorre all' investi­ gazione, accrescimento e stabilimento delle discipline, e non alla diminuzione o destruzione, e dimostrandosi nell'istesso tempo più af­ fezzionati alle proprie opinioni che alle vere, scorsero a negare e far prova d'annullare quelle novità, delle quali il senso istesso, quando avessero voluto con attenzione riguardarle, gli averebbe potuti ren­ der sicuri ; e per questo produssero varie cose, ed alcune scritture pubblicarono ripiene di vani discorsi, e, quel che fu più grave errore, sparse di attestazioni delle Sacre Scritture, tolte da luoghi non bene 20 da loro intesi e lontano dal proposito addotti: nel qual errore forse non sarebbono incorsi, se avessero avvertito un utilissimo documento 1-3. Il cod. V non aveva originalmente alcuna intestazione: d'altra mano fu poi ag­ giunto: A Madama Serenissima di Toscana G. G. - 4-5. come ben . . . Serenissima manca in V - 8. scuole de' filosofanti -11. in un certo modo -12. delle scienze, e - 14. scorsero a dannare e far - 15. quelle verità delle -17. questo scrissero varie -19-20. da luoghi da loro non bene intesi e addotti lontani dal proposito : nel quale errore - 4. Io scopersi alcuni anni, s - 9-10. cose nuovamente coUocate, s - 13. diminuiione e destrmzione, s - 310 LETTERA che ci dà S. Agostino, intorno all'andar con riguardo nel determi­ nar resolutamente sopra le cose oscure e difficili ad esser comprese per via del solo discorso; mentre, parlando pur di certa conclusione Lib.sec.De Genesi ad naturale attenente a i corpi celesti, scrive così: Nunc autem, servata literarn, in fine. . semper moderatione piae gravitatis, nihil credere de re obscura temere debemus, ne forte quod postea veritas patefecerit, quamvis libris sanctis, sive Testamenti Veteris sive Novi, nullo modo esse possit adversum, tamen propter amorem nostri erroris oderimus. È accaduto poi che il tempo è andato successivamente scoprendo a tutti le verità prima da me additate, e con la verità del fatto la 10 diversità degli animi tra quelli che schiettamente e senz' altro livore non ammettevano per veri tali scoprimenti, e quegli che ali' incre­ dulità aggiugnevano qualche affetto alterato: onde, sì come i più in­ tendenti della scienza astronomica e della naturale restarono per­ suasi al mio primo avviso, così si sono andati quietando di grado in grado gli altri tutti che non venivano mantenuti in negativa o in dubbio da altro che dall'inaspettata novità e dal non aver avuta occasione di vederne sensate esperienze ; ma quelli che, oltre al- 1' amor del primo errore, non saprei qual altro loro immaginato in­ teresse gli rende non bene affetti non tanto verso le cose quanto 20 verso l'autore, quelle, non le potendo più negare, cuoprono sotto un continuo silenzio, e divertendo il pensiero ad altre fantasie, inacerbiti più che prima da quello onde gli altri si sono addolciti o quietati, tentano di progiudicarmi con altri modi. De' quali io vera­ mente non farei maggiore stima di quel che io mi abbia fatto del- 1' altre contradizzioni, delle quali mi risi sempre, sicuro dell'esito che doveva avere 'l negozio, s' io non vedessi che le nuove calunnie e persecuzioni non terminano nella molta o poca dottrina, nella quale io scarsamente pretendo, ma si estendono a tentar di offendermi con macchie che devono essere e sono da me più aborrite che la morte, so nè devo contentarmi che le sieno conosciute per ingiuste da quelli solamente che conoscono me e loro, ma da ogn'altra persona ancora. Persistendo dunque nel primo loro instituto, di voler con ogni immagi­ nabil maniera atterrar me e le cose mie; sapendo come io ne' miei 10. la verità prima da me additata- 24-25. io non farei - 33-34. ogni immaginata maniera -- 7-8. adve,·sum, pmpter, G - IO.fatto si è fatta palese la, s - 17. e da non, s - 21. l'autore di quelle, s - 22.e divertono il, s-27. che doveria avere, s- 32.conoecano,G - 32-33.p,,.sona. Persistendo, s-34. come ne',G- A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 311 studi di astronomia e di :filosofi.a tengo, circa alla costituzione delle parti del mondo, che il Sole, senza mutar luogo, resti situato nel centro delle conversioni de gli orbi celesti, e che la Terra, converti­ bile in sè stessa, se gli muova intorno ; e di più sentendo che tal posizione vo confermando non solo col reprovar le ragioni di To­ lommeo e d' Aristotile, ma col produrne molte in contrario, ed in par­ ticolare alcune attenenti ad effetti naturali, le cause de' quali forse in altro modo non si possono assegnare, ed altre astronomiche, de­ pendenti da molti rincontri de' nuovi scoprimenti celesti, li quali aper- 10 tamente confutano il sistema Tolemaico e mirabilmente con quest' al­ tra posizione si accordano e la confermano ; e forse confusi per la conosciuta verità d' altre proposizioni da me affermate, diverse dalle comuni; e però diffidando ormai di difesa, mentre restassero nel campo :filosofico; si son risoluti a tentar di fare scudo alle fallacie de' lor discorsi col manto di simulata religione e con l'autorità delle Scritture Sacre, applicate da loro, con poca intelligenza, alla con­ futazione di ragioni nè intese nè sentite. E prima, hanno per lor medesimi cercato di spargere concetto nell' universale, che tali proposizioni sieno contro alle Sacre Lettere, 20 ed in consequenza dannande ed eretiche ; di poi, scorgendo quanto per lo più l' inclinazione dell' umana natura sia più pronta ad ab­ bracciar quell' imprese dalle quali il prossimo ne venga, ben che ingiustamente, oppresso, che quelle ond' egli ne riceva giusto solle­ vamento, non gli è stato difficile il trovare chi per tale, ciò è per dannanda ed eretica, l'abbia con insolita confidenza predicata sin da i pulpiti, con poco pietoso e men considerato aggravio non solo di questa dottrina e di chi la segue, ma di tutte le matematiche e de' matematici insieme ; quindi, venuti in maggior confidenza, e va­ namente sperando che quel seme, che prima fondò radice nella mente so loro non sincera, possa diffonder suoi rami ed alzargli verso il cielo, vanno mormorando tra 'l popolo, che per tale ella sarà in breve di­ chiarata dall' autorità suprema. E conoscendo che tal dichiarazione spianterebbe non sol queste due conclusioni, ma renderebbe dan­ nande tutte l' altre osservazioni e proposizioni astronomiche e natu- 14. risoluti di rivolgersi a tentar - 9. molti riscontri di nuovi, s - 14. filosofico; per questi, dico, cotali ris;etti si son, s - 24-25. ciò è dan• tianda, s - 34. e proposi:ioni manca nella stampa - 314 LETTERA che sendo tal sua dottrina dimostrata, non poteva contrariare alle Scritture intese perfettamente: e però nel fine della dedicatoria, par­ lando al Sommo Pontefice,· dice così: Si fortasse erunt mataeologi, qui, cum omnium mathematum ignari sint, tamen de illis iudicium assumunt, propter aliquem locum Scripturae, male ad suum propositum detortum, ausi fuerint hoc meum institutum repraehendere ac insectari, illos nihil moror, adeo ul etiam illorum iudicium tanquam temerarium contemnam. Non enim obscurum est, Lactantium, celebrem alioqui scriptorem, sed mathematicum parum, admodum pueriliter de forma Terrae loqui, cum deridet eos qui Terram globi formam habere prodiderunt. Itaqiie non debet miri6m videri 10 studiosis, si qui tales nos etiam ridebunt. Mathemata mathematicis scribun­ tur, quibus et hi nostri labor es ( si me non f allit opinio) videbuntur etiatn Reipublicae Ecclesiasticae conducere aliquicl, cuius principatuni Tua San­ ctitas nunc tenet. E di questo genere si scorge esser questi che s' ingegnano di per­ suadere che tale autore si danni, senza pur vederlo; e per persuadere che ciò non solamente sia lecito, ma ben fatto, vanno producendo alcune autorità della Scrittura e de' sacri teologi e de' Concilii: le quali sì come da me son reverite e tenute di suprema autorità, sì che somma te­ merità stimerei esser quella di chi volesse contradirgli mentre vengono 20 conforme all' instituto di Santa Chiesa adoperate, così credo che non sia errore il parlar mentre si può dubitare che alcuno voglia, per qual­ che suo interesse, produrle e servirsene diversamente da quello che è nella santissima intenzione di Santa Chiesa; però, protestandomi (e anco credo che la sincerità mia si farà per sè stessa manifesta) che io intendo non solamente di sottopormi a rimuover liberamente quegli errori ne' quali per mia ignoranza potessi in questa scrittura incor­ rere in materie attenenti a religione, ma mi dichiaro ancora non voler nell' istesse materie ingaggiar lite con nissuno, ancor che fussero punti disputabili: perchè il mio fine non tende ad altro, se non che, se in queste so considerazioni, remote dalla mia professione propria, tra gli errori che ci potessero essere dentro, ci è qualche cosa atta ad eccitar altri a qualche avvertimento utile per Santa Chiesa circa 'l determinar sopra 'l 15. Di questo genere - esser quelli che - 28. dichiaro non voler - 4. de iù iudicium, s - 25. anca che, s. Tale è altresì la lezione di molti dei codici che fanno famiglia con la stampa, dei quali altri (p. e. il Riccardiano 2146, il Marciitno CL IY, n. LIX, il Parigino Fond italien 150ì, il cod. LVI. 4. 6 della Biblioteca Guarnacci di Volterrn, il Magliabechiano II. IX. 65) leggono anco spero che •- 28. religione, mi dichiaro, G, s - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 315 sistema Copernicano, ella sia presa e fattone quel capitale che parrà a' superiori; se no, sia pure stracciata ed ab bruciata la mia scrit­ tura, eh' io non intendo o pretendo di guadagnarne frutto alcuno che non fosse pio e cattolico. E di più, ben che molte delle cose che io noto le abbia sentite con i proprii orecchi, liberamente ammetto e con­ cedo a chi l' ha dette che dette non l' abbia, se così gli piace, con­ fessando poter essere eh' io abbia franteso; e però quanto rispondo non sia detto per loro, ma per chi avesse quella opinione. Il motivo, dunque, che loro producono per condennar l' opinione 10 della mobilità della Terra e stabilità del Sole, è, che leggendosi nelle Sacre Lettere, in molti luoghi, che il Sole si muove e che la Terra sta ferma, nè potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne séguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesse asserire, il Sole esser per sè stesso immobile, e mobile la Terra. Sopra questa ragione parmi primieramente da considerare, essere e santissimamente detto e prudentissimamente stabilito, non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che si sia penetrato il suo vero sentimento; il qual non credo che si possa negare esser molte volte 20 recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole. Dal che ne séguita, che qualunque volta alcuno, nell' esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contradizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sa­ rebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani ed occhi, e non meno affetti corporali ed umani, come d' ira, di pentimento, d' odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future; le quali proposizioni, sì come, dettante lo Spirito Santo, furono in tal guisa profferite da gli scrittori sacri per accomodarsi alla capa- ao cità del vulgo assai rozo e indisciplinato, così per quelli che meri­ tano d'esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori 4. che non fosse totalmente pio - molte cose - 9-10. I motivi, dunque . . . Sole, sono che. In luogo di sono prima diceva, a quanto pare, è. -14-15. e la Terra mobile - 16-17. essere santissimamente - 18. la Scrittura - 22. suono gramaticale, potrebbe - 28. dettante così lo - 2-3. scrittura, poi che io, s - 3. di guadagnarmi frutto, G, s - 8. quelle opinione, s - 18. La Scritt1<ra Sacra mentire, s - 22. suono grammaticale, potrebbe, s. Oltre che nella stampa e nel cod. Y, grammaticale si legge nel Marucelliano B. 1. 20, nel Marciano Cl. IV, n. CCCCLXXXYII, nel Magliabechiano CL. XI, 139 ecc.; col cod. G invece s'accordano il Casanatense 675 e il Bahlovinetti 236. - 28. proposizioni, •� come dettante COb'Ì lo, S - 316 LETTERA ne produchino i veri sensi, e n' additino le ragioni particolari per che e' siano sotto cotali parole profferiti: ed è questa dottrina così trita e specificata appresso tutti i teologi, che superfluo sarebbe il pro­ durne attestazione alcuna. Di qui mi par di poter assai ragionevolmente dedurre, che la medesima Sacra Scrittura, qualunque volta gli è occorso di pronun­ ziare alcuna conclusione naturale, e massime delle più recondite e difficili ad esser capite, ella non abbia pretermesso questo medesimo avviso, per non aggiugnere confusione nelle menti di quel medesimo popolo e renderlo più contumace contro a i dogmi di più alto misterio. 10 Perchè se, come si è detto e chiaramente si scorge, per il solo rispetto d' accommodarsi alla capacità popolare non si è la Scrittura astenuta di adombrare principalissimi pronunziati, attribuendo sino all' istesso Iddio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza, chi vorrà as­ severantemente sostenere che l' istessa Scrittura, posto da banda cotal rispetto, nel parlare anco incidentemente di Terra, d' acqua, di Sole o d' altra creatura, abbia eletto di contenersi con tutto rigore dentro a i puri e ristretti significati delle parole? e massime nel pronunziar di esse creature cose non punto concernenti al primario instituto delle medesime Sacre Lettere, ciò è al culto divino ed alla salute dell' anime, 20 e cose grandemente remote dalla apprensione del vulgo. Stante, dunque, ciò, mi par che nelle dispute di problemi natu­ rali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scrit­ ture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie : perchè, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima essecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, con­ venuto nelle Scritture, per accommodarsi all'intendimento dell'univer­ sale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al nudo significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all'inconho, essendo la natura inesora- 30 bile ed immutabile, e mai non trascendente i termini delle leggi impo­ stegli, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi d' operare sieno o non sieno esposti alla capacità degli uomini; pare 2. sotto tali parole - 3-4. sarebbe produrne - 5. assai agevolmente e con ragione dedurre - 21. e cose ... vulgo manca in V. - 22. dispv.-te de' problemi - 3-4. il produ,·re attestazione, s - 9. di quello medesimo, G - 11. Perchè (si come . . . scorge) per, s - 22. di­ spute de' problemi, s - A MADAMA CRIS'rJNA DI LORENA. 319 utrum stet an moveatur: quia si movetur, inquiunt, quomodo firmamentum est ? si autem stat, quomodo sydera, quae in ipso fixa creduntur, ab oriente usque ad occidentem circumeunt, septentrionalibus breviores gyros iuxta car­ dinem peragentibus, ut caelum, si est alius nobis occultus cardo ex alio vertice, sicut sphera, si autem nullus alius cardo est, veluti discus, rotari videatur? Quibus respondeo, multum subtilibus et laboriosis rationibus ista perquiri, ut vere percipiatur utrum ita an non ita sit; quibus ineundis atque tractan­ dis nec mihi iam tempus est, nec illis esse debet quos ad salutem suam et Sanctae Ecclesiae necessariam utilitatem cupimus in{ or mari. 10 Dalle quali cose descendendo più al nostro particolare, ne séguita per necessaria conseguenza, che non avendo voluto lo Spirito Santo insegnarci se il cielo si muova o stia fermo, nè se la sua figura sia in forma di sfera o di disco o distesa in piano, nè se la Terra sia contenuta nel centro di esso o da una banda, non avrà manco avuta intenzione di renderci certi di altre conclusioni dell' istesso genere, e collegate in maniera con le pur ora nominate, che senza la deter­ mimizion di esse non se ne può asserire questa o quella parte; quali sono il determinar del moto e della quiete di essa Terra e del Sole. E se l' istesso Spirito Santo a bello studio ha pretermesso d' insegnarci 20 simili proposizioni, come nulla attenenti alla sua intenzione, ciò è alla nostra salute, come si potrà adesso affermare, che il tener di esse. questa parte, e non quella, sia tanto necessario che l'una sia de Fide, e l' altra erronea? Potrà, dunque, essere un'opinione eretica, e nulla concernente alla salute dell' anime? o potrà dirsi, aver lo Spirito Santo voluto non insegnarci cosa concernente alla salute? Io qui direi quello che intesi da persona ecclesiastica costituita in eminentissimo grado, Cardinal Baronia. ciò è l'intenzione dello Spirito Santo essere d'insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo. Ma torniamo a considerare, quanto nelle conclusioni naturali 30 si devono stimar le dimostrazioni necessarie e le sensate espe­ rienze, e di quanta autorità le abbino reputate i dotti e i santi teo­ logi; da i quali, tra cent' altre attestazioni, abbiamo le seguenti: 10. al particolare - 16. con le già nominate - 17. di quelle non - 23. una proposizione eretica- 25-28. Io qui direi . . . cielo manca in V. - 2-3. ab orfonte in occidentem, s - 8-9. suam e Sanctae Ecclesiae necessaria utilitate cupimus, s - 12. cielo muova, s - 21-22. di essere questa, s - 32. abbiamo le presenti, G. La lezione •eguenti è non solo del cod. V e della stampa, ma anche dei cod. Marucelliano B. 1. 20, Marciano Cl. IV, n. CCCCLXXXVII, Magliabe­ chirrno Cl. XI, mo, Casa1rntcnse 675, Baldovinetti 236, Parigino Fond italien 212, ecc. - 320 LETTERA Peret'ius,InGenesim, fllud etiam diligenter cavendum et omnino fugiendum est, ne in tractanda circa principium. Mosis doctrina quidquam af firmate et asseveranter sentiamus et dicamus, quod repugnet manifestis experimentis et rationibus philosophiae vel aliarum disci­ plinarum: namque, cum verum omne semper cum vero congruat, non potest veritas Sacrarum Literarum veris rationibus et experimentis humanarum In Episto_la septima, doctrinarum esse contraria. Ed appresso S. Agostino si legge : Si mani- ad Marcellmum. festa e certaeque rationi velut Sanctarum Scripturanem obiicitur authoritas, non intelligit qui hoc f acit; et non Scripturae sensum, ad quem penetrare non potuit, sed suum potius, obiicit veritati; nec quod in ea, sed in se ipso, velut pro ea, invenit, opponit. 10 Stante questo, ed essendo, come si è detto, che due verità non possono contrariarsi, è officio de' saggi espositori affaticarsi per pe­ netrare i veri sensi de' luoghi sacri, che indubitabilmente saranno concordanti con quelle conclusioni naturali, delle quali il senso ma­ nifesto o le dimostrazioni necessarie ci avessero prima resi certi e sicuri. Anzi, essendo, come si è detto, che le Scritture per l'addotte cagioni ammettono in molti luoghi esposizioni lontane dal significato delle parole, e, di più, non potendo noi con certezza asserire che tutti gl' interpetri parlino inspirati divinamente, poi che, se così fosse, niuna diversità sarebbe tra di loro circa i sensi de' medesimi luoghi, 20 crederei che fosse molto prudentemente fatto se non si permettesse ad alcuno impegnare i luoghi della Scrittura ed in certo modo obligargli a dover sostener per vere queste o quelle conclusioni naturali, delle quali una volta il senso e le ragioni dimostrative e necessarie ci potessero manifestare il contrario. E chi vuol por ter­ mine alli umani ingegni? chi vorrà asserire, già essersi veduto e saputo tutto quello che è al mondo di sensibile e di scibile? Forse quelli che in altre occasioni confesseranno (e con gran verità) che ea quae scimus sunt minima pars eorum quae ignoramus? Anzi pure, se Ecclesiast., cap.• s.• noi abbiamo dalla bocca dell'istesso Spirito Santo, che Deus tradidit 30 mundum disputationi eorum, ut non inveniat homo opus quod operatus est Deus ab initio ad finem, non si dovrà, per mio parere, contradicendo a tal sentenza, precluder la strada al libero filosofare circa le cose 13. che indubitatamente saranno - 15. ci averanno prima - 7. Sanctarum Litterarum obiieitur, s - 9. nec id quod in ca, sed quod in, s - 14-15. manifesto e le, s - 16. essendo che le Scritture (come si e detto) per, s - 22. alcuno l'impegnar, s - 25. potessero dimost1'ltre ma· 'nifestare il contrario, G - 28. in altra occasione confesse'ranno, s - 29. scimus sint minima, s - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 321 del mondo e della natura, quasi che elleno sien di già state con cer­ tezza ritrovate e palesate tutte. Nè si dovrebbe stimar temerità il non si quietare nelle opinioni già state quasi comuni, nè dovrebb' esser chi prendesse a sdegno se alcuno non aderisce in dispute naturali a quell'opinione che piace loro, e massime intorno a problemi stati già migliaia d'anni controversi tra filosofi grandissimi, quale è la stabilità del Sole e mobilità della Terra: opinione tenuta da Pittagora e da tutta la sua setta, e da Eraclide Pontico, il quale fu dell' istessa opi­ nione, da Filolao maestro di Platone, e dall' istesso Platone, come ri- 10 ferisce Aristotile, e del quale scrive Plutarco nella vita di Numa, che esso Platone già fatto vecchio diceva, assurdissima cosa essere il tenere altramente. L'istesso fu creduto da Aristarco Samio, come abbiamo appresso Archimede, da Seleuco matematico, da Niceta filosofo, refe­ rente Cicerone, e da molti altri ; e finalmente ampliata e con molte osservazioni e dimostrazioni confermata da Niccolò Copernico. E Se­ neca, eminentissimo filosofo, nel libro De cometis ci avvertisce, doversi con grandissima diligenza cercar di venire in certezza, se sia il cielo o la Terra in cui risegga la diurna conversione. E per questo, oltre a gli articoli concernenti alla salute ed allo 20 stabilimento della Fede, contro la fermezza de' quali non è pericolo alcuno che possa insurgere mai dottrina valida ed efficace, non saria forse se non saggio ed util consiglio il non ne aggregar altri senza necessità: e se così è, disordine veramente sarebbe l' aggiugnergli a richiesta di persone, le quali, oltre che noi ignoriamo se parlino in­ spirate da celeste virtù, chiaramente vediamo che in esse si potrebbe desiderare quella intelligenza che sarebbe necessaria prima a capire, e poi a redarguire, le dimostrazioni con le quali le acutissime scienze procedono nel confermare simili conclusioni. Ma più direi, quando mi fusse lecito produrre il mio parere, che forse più converrebbe al de- so coro ed alla maestà di esse Sacre Lettere il provvedere che non ogni leggiero e vulgare scrittore potesse, per autorizzar sue composizioni, 8-9. da Eraclide ... opinione manca in V.-10-12. e del quale ... fu creduto manca in V.- 15-18. E Seneca ... conversione manca in V. - 8. setta, da, s - 12-13. abbiamo da Archimede, G. La lezione appresso è confermata anche dai cod. Ma­ rucelliano B. 1. 20, Marciano Cl. IV, n. CCCCLXXXVII, Casanatense 675, Baldovinetti 236, Parigino Fond italieii 212, ecc. - 13. da Seleuco matematico ò lezione del solo cod. V, nel quale queste parole furono so• stituite di mano di GALILEO ad e forse dall'istesso Archimede, che è accuratamente cancellato. Tutti gli altri codici e la stampa leggono e forse dall'istesso Archimede. - 14. altri; finalmente, s - ampliata con molte, G - 22. non aggregar, G - V. 41 324 LETTERA solvere le ragioni o esperienze in contrario. In esplicazione e con­ firmazione del qual lor parere, dicono che essendo la teologia regina di tutte le scienze, non deve in conto alcuno abbassarsi per accomo­ darsi a' dogmi dell' altre men degne ed a lei inferiori, ma sì ben l' altre devono referirsi ad essa, come a suprema imperatrice, e mutare ed alterar le lor conclusioni conforme alli statuti e decreti teologi­ cali: e più aggiungono che quando nell' inferiore scienza si avesse alcuna conclusione per sicura, in vigor di dimostrazioni o di espe­ rienze, alla quale si trovassi nella Scrittura altra conclusione repu­ gnante, devono gli stessi professori di quella scienza procurar per 10 sè medesimi di scioglier le lor dimostrazioni e scoprir le fallacie delle proprie esperienze, senza ricorrere a i teologi e scritturali; non convenendo, come si è detto, alla dignità della teologia abbassarsi all'investigazione delle fallacie delle scienze soggette, ma solo ba­ stando a lei il determinargli la verità della conclusione, con l' asso­ luta autorità e con la sicurezza del non poter errare. Le conclusioni poi naturali nelle quali dicon essi che noi doviamo fermarci sopra la Scrittura, senza glosarla o interpetrarla in sensi diversi dalle pa­ role, dicono essere quelle delle quali la Scrittura parla sempre nel medesimo modo, e i Santi Padri tutti nel medesimo sentimento le 20 ricevono ed espongono. Ora intorno a queste determinazioni mi acca­ scano da considerare alcuni particolari, li quali proporrò per esserne reso cauto da chi più di me intende di queste materie, al giudizio de' quali io sempre mi sottopongo. E prima, dubiterei che potesse cader qualche poco di equivoca­ zione, mentre che non si distinguessero le preminenze per le quali la sacra teologia è degna del titolo di regina. Imperò che ella po­ trebbe esser tale, o vero perchè quello che da tutte l' altre scienze viene insegnato, si trovasse compreso e dimostrato in lei, ma con mezi più eccellenti e con più sublime dottrina, nel modo che, per essem- so pio, le regole del misurare i campi e del conteggiare molto più emi­ nentemente si contengono nell' aritmetica e geometria d'Euclide, che 31-32. più eccellentemente si - 1. ragioni ed esperienze, s - 5. come supremo, s -- 17-18. La stampa e tutti i codici, eccettuato il solo V, leggono sopra la pura autorità della Scritturn; o tale ora altresì la lezione originaria del cod. V, ma in questo le parole pur« m,torità della furono cancellato con ogni cura, probabilmente dall'istesso GALILEO, - 23-24. intende queste ... quali Bemprc, G. Le lozioni di queste e io sempre sono, oltre che del cod. V e della stampa, anche di altri codici autorevoli. - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 325 nelle pratiche degli agrimensori e de' computisti ; o vero perchè il suggetto, intorno al quale si occupa la teologia, superasse di dignità tutti gli altri suggetti che son materia dell' altre scienze, ed anco perchè i suoi insegnamenti procedessero con mezi più sublimi. Che alla teologia convenga il titolo e la autorità regia nella prima ma­ niera, non credo che poss' essere affermato per vero da quei teologi che avranno qualche pratica nell' altre scienze; de' quali nissuno cre­ derò io che dirà che molto più eccellente ed esattamente si contenga la geometria, la astronomia, la musica e la medicina ne' libri sacri, che 10 in Archimede, in Tolommeo, in Boezio ed in Galeno. Però pare che la regia sopreminenza se gli deva nella seconda maniera, ciò è per l'altezza del suggetto, e per l' ammirabil insegnamento delle divine revelazioni in quelle conclusioni che per altri mezi non potevano dagli uomini esser comprese e che sommamente cqncernono all' acquisto dell' eterna beatitudine. Ora, se la teologia, occupandosi nell' altissime contemplazioni divine e risedendo per dignità nel trono regio, per lo che ella è fatta di somma autorità, non discend_e alle più basse ed umili speculazioni delle inferiori scienze, anzi, come di sopra si è dichiarato, quelle non cura, come non concernenti alla beatitudine, 20 non dovrebbono i ministri e professori di quella arrogarsi autorità di decretare nelle professioni non essercitate nè studiate da loro ; perchè questo sarebbe come se un principe assoluto, conoscendo di poter liberamente comandare e farsi ubbidire, volesse, non essendo egli nè medico nè architetto, che si medicasse e fabbricasse a modo suo, con grave pericolo della vita de' miseri infermi, e manifesta rovina degli edifizi. Il comandar poi a gli stessi professori d'astronomia, che procu­ rino per lor medesimi di cautelarsi contro alle proprie osservazioni e dimostrazioni, come quelle che non passino esser altro che fallacie 30 e sofismi, è un comandargli cosa più che impossibile a farsi ; perchè 20. quella arrogersi autorità -· 24-25. a suo modo - 7-8. de' quali nessuno (crede,·ò io) dirà, s - 9. ne' libri sacri apparentemente, che, G. Così leggono anche i cod. Marucelliano B. I. 20, Casanatense 675, Baldovinotti 236, Parigino Fond italien 212; il Marciano Cl.IV, n. CCCCLXXXVII ha sacri appartatamente che; e nel cod. V si leggeva pure come in G, ma apparentemente fu poi cancellato. - 10. Boe•io, in Galeno, s - 20. mini•tri e manca nella stampa. - quella arrogcrsi anto· rità, G - 21. essei-citate e studiate, G, s. Nella lezione di G concordano gli altri codici; e studiate si leggeva altresi nel cod. V; ma in questo fu corretto, forse dalla mano di GALILEO, in ne studiate. - 23. volesse si legge nel cod. G dopo m·cl,itetto (!in. 24), nella quale trasposizione non concordano nè gli altri codici nè la stampa. - 326 LETTERA non solamente se gli comanda che non vegghino quel che e' veg­ gono e che non intendino quel che gl' intendono, ma che, cercando, trovino il contrario di quel che gli vien per le mani. Però, prima che far questo, bisognerebbe che fusse lor mostrato il modo di far che le potenze dell'anima si comandassero l'una all'altra, e le infe­ riori alle superiori, sì che l'immaginativa e la volontà potessero e volessero credere il contrario di quel che l'intelletto intende (parlo sempre delle proposizioni pare naturali e che non son de Fide, e non delle sopranaturali e de Fide). Io vorrei pregar questi pru­ dentissimi Padri, che volessero con ogni diligenza considerare la 10 differenza che è tra le dottrine opinabili e le dimostrative ; acciò, rappresentandosi bene avanti la mente con qual forza stringhino le necessarie illazioni, si accertassero maggiormente come non è in po­ testà de' professori delle scienze demostrative il mutar l' opinioni a voglia loro, applicandosi ora a questa ed ora a quella (l), e che gran differenza è tra il comandare a un matematico o a un filosofo e 'l disporre un mercante o un legista, e che non con l' istessa facilità si possono mutare le conclusioni dimostrate circa le cose della na­ tura e del cielo, che le opinioni circa a quello che sia lecito o no in un contratto, in un censo, o in un cambio. Tal differenza è stata benis- 20 simo conosciuta da i Padri dottissimi e santi, come l'aver loro posto 1-2. che ei non vegghino quel che veggono e che non intendino quel che intendono - 5-7. si comandino l'una ... volontà possino e voglino credere - 19. circa quello - 20. censo in - 1-2. che e' non vegghino quel che e' veggono e che e' non intendi no q«ello che egli intendono, s - 9-10. pru­ dent·issirni e sapient-iss·im'i Padr1:, s - 13. illazioni, acccrtaBsero, s - 14. l'opinione a, s - 19. circa quello che C lecito, s - (Il Quanto segue, da « e che gran dif­ ferenza » sino a « e ciò par » (pag. 327, lin. 25 ), nel cod. V si legge aggiunto su di un foglio a parte e con segno di richiamo. Le ultime tre parole di questo brano, « e ciò par », sono scritte di mano di GALI­ LEO. Prima che fosse introdotta tale ag­ giunta, di séguito a « ora a questa ed ora a quella», continuava, come si distingue sotto le cancellature, così: « e che ciò apparisca molto ragionevole e conforme alla natura, si vede; perchè molto più facilmente si posson trovar le fallacie in un discorso µa quelli che lo stiman falso, che da quelli che lo reputan ecc. », proseguendo poi con quello che ora si legge a pag. 327, lin. 27. Nel cod. G, dopo « ora a questa ed ora a quella » sé­ guita : « e ciò par molto ragionevole ecc. » (pag. 327, lin. 25); ma una nota marginale, che dice .: vedi nel fine », scritta d'altra mano, rimanda all'ultima carta del fasci­ colo contenente la presente Lettera, sulla qual carta è scritto, della medesima mano della nota citata, il tratto che non si legge al suo posto. Di questa stessa mano sono sparse nel codice alcune poche correzioni e postille, ed è quella altresì la quale esem­ plò i codici da noi chiamati con la sigla G della lettera al CAST�;1,1,1 e della lettera a Mons. Drn1 in data 23 marzo 1615. A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 329 osservazioni e per l' applicazione di molti literati alla sua lettura si va di giorno in giorno scoprendo più vera la sua posizione e ferma la sua dottrina, avendol' ammesso per tanti anni mentre egli era men seguito e confermato, parrebbe, a mio giudizio, un contravvenire alla verità, e cercar tanto più di occultarla e supprimerla, quanto più ella si dimostra palese e chiara. Il non abolire interamente tutto il libro, ma solamente dannar per erronea questa particolar proposi­ zione, sarebbe, s' io non m'inganno, detrimento maggior per l' anime, lasciandogli occasione di veder provata una proposizione, la qual fusse 10 poi peccato il crederla. Il proibir tutta la scienza, che altro sarebbe che un reprovar cento luoghi delle Sacre Lettere, i quali ci insegnano come la gloria e la grandezza del sommo Iddio mirabilmente si scorge in tutte le sue fatture, e divinamente si legge nell' aperto libro del cielo? Nè sia chi creda che la lettura de gli altissimi concetti, che sono scritti in quelle carte, finisca nel solo veder lo splendor del Sole e delle stelle e 'l lor nascere ed ascondersi, che è il termine sin dove penetrano gli occhi dei bruti e del vulgo ; ma vi son dentro misteri tanto profondi e concetti tanto sublimi, che le vigilie, le fa­ tiche e gli studi di cento e cento acutissimi ingegni non gli hanno 20 ancora interamente penetrati con l' investigazioni continuate per mi­ gliaia e migliaia d'anni. E credino pure gli idioti che, sì come quello che gli occhi loro comprendono nel riguardar l'aspetto esterno d'un corpo umano è piccolissima cosa in comparazione de gli ammirandi artifizi che in esso ritrova un esquisito e diligentissimo anatomista e filosofo, mentre va investigando l'uso di tanti muscoli, tendini, nervi ed ossi, essaminando gli offi.zi del cuore e de gli altri membri princi­ pali, ricercando le sedi delle facultà vitali, osservando le maravigliose strutture de gli strumenti de' sensi, e, senza finir mai di stupirsi e di appagarsi, contemplando i ricetti dell'immaginazione, della memoria 5. occultarla e opprimerla, quanto - 22. nel risguardar - 25. investi_qando gli usi- 1-2. si w ... più vere le s11e posizioni e vera la 8'Ua, G, s - 4-6. Il cod. Marciano Cl. IV, n. CCCCLXXXVII, legge: parrebbe, a mio giudizio, che si volesse occ11ltare quello che ei va scoprendo e manifestando, e, più, fa• ,·ebbe più c11rio•i gli uomini allo st11dio di esso. - 7-8. In lnogo di proposizione, il cod. G, gli altri codici e la stampa leggono opinione; e così era pure scritto originariamente nel cod. V, ma GALILEO corresse di suo pugno proposizione. - 9. In luogo di proposizione, che è del cod. V, gli altri codici e la stampa leggono po­ sizione. - 18-19. che le voglie, le fatiche, gli studi, G - 20. ancora penetrati interamente, G. Nè gli altri codici nè la stampa concordano in questa trasposizione. - 20-21. I codici, tranne V, e la stampa leggono: per migliaia d'anni. - 24. e diligente anatomista, s - 27. vitali, ,·iBecando ed o•servando, G, s. Si avverta però che ,·isecando, che manca nel cod. V, non è stato tradotto nella versione latina la quale accompagna il testo italiano nella stampa. - V. 42 330 LETTERA e del discorso; così quello che 'l puro senso della vista rappresenta, è come nulla in proporzion dell' alte meraviglie che, mercè delle lun­ ghe ed accurate osservazioni, l'ingegno degl' intelligenti scorge nel cielo. E questo è quanto mi occorre considerare circa a questo par­ ticolare. Quanto poi a quello che soggiungono, che quelle proposizioni na­ turali delle quali la Scrittura pronunzia sempre l'istesso e che i Padri tutti concordemente nell' istesso senso ricevono, debbino esser intese conforme al nudo significato delle parole, senza glose o interpetra­ zioni, e ricevute e tenute per verissime, e che in conseguenza, per 10 esser tale la mobilità del 0 e la stabilità della Terra, sia de Fide il tenerle per vere, ed erronea l' opinion contraria ; mi occorre di considerar, prima, che delle proposizioni naturali alcune sono delle' quali, con ogni umana specolazione e discorso, solo se ne può conse­ guire più presto qualche probabile opinione e verisimil coniettura, che una sicura e dimostrata scienza, come, per esempio, se le stelle sieno animate; altre sono, delle quali o si ha, o si può credere ferma­ mente che aver si possa, con esperienze, con lunghe osservazioni e con necessarie dimostrazioni, indubitata certezza, quale è, se la Terra e 'l 0 si muovino o no, se la Terra sia sferica o no. Quanto alle prime, 20 io non dubito punto che dove gli umani discorsi non possono arri­ vare, e che di esse per consequenza non si può avere scienza, ma solamente opinione e fede, piamente convenga conformarsi assoluta­ mente col puro senso della Scrittura. Ma quanto alle altre, io crederei, come di sopra si è detto, che prima fosse d' accertarsi del fatto, il quale ci scorgerebbe al ritrovamento de' veri sensi delle Scritture, li quali assolutamente si troverebbono concordi col fatto dimostrato, ben che le parole nel primo aspetto sanassero altramente ; poi che due veri non possono mai contrariarsi. E questa mi par dottrina tanto 4. circa questo - 7-8. i Padri Santi tutti- 9. conforme a che suonano le parole - 11. sia di Fede - 21-22. non possano arrivare -- 24. Scrittura Sacra. Ma - 25-26. del fatto, e poi, bi­ sognando, ricercare i veri sensi delle - 4. <JÌrca questo, s - 6. a quelli che, s - 14. In luogo di specolazione, che nel cod. V è scritto di mano di GALILEO in sostituzione d'una parola eh' è impossibile più distinguere, gli altri codici e la stampa leg­ gono scienza, - 18. con esperienze e con, s - 19-20. se la Terra e 'l cielo Bi muovino, G, s; e cosi leggono tntti i codici, tranne V, - 20. se 'l Cielo sia sferico o no, G, s; e cosi leggono tutti i codici, tranne il cod. V, nel quale questa lezione, che prima vi era stata scritta, fu corretta di mano di GALILEO in se la Terra s·ia sferica o no. -. 23-24. fede, pienamente con·venga conformarsi ed assolutamente, G, s - 24. senso verbale della Scr-itt1tra, s - 28. ben che ... alt·1·amente si legge soltauto nel cod. Y, dove è aggiunto di mano ùi GALILEO. - 28-29. Tn luogo di poi che ... 7,ossono, il e.od. G legge che ... pos,ino. - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 331 retta e sicura, quanto io la trovo scritta puntualmente in S. Agostino, il quale, parlando a punto della figura del cielo e quale ella si deva credere essere, poi che pare che quel che ne affermano gli astronomi sia contrario alla Scrittura, stimandola quegli rotonda, e chiamandola la Scrittura distesa come una pelle, determina che niente si ha da curar che la Scrittura contrarii a gli astronomi, ma credere alla sua auto­ rità, se quello che loro dicono sarà falso e fondato solamente sopra conietture dell' infirmità umana; ma se quello che loro affermano fusse provato con ragioni indubitabili, non dice questo Santo Padre che si 10 comandi a gli astronomi che lor medesimi, solvendo le lor dimostrazioni, dichiarino la lor conclusione per falsa, ma dice che si deve mostrare che quello che è detto nella Scrittura della pelle, non è contrario a quelle vere dimostrazioni. Ecco le sue parole: Sed ait aliquis: Qu01nodo In Genesim ad lite- 1·am, c. 9. non est contrarium iis qui figuram spherae caelo tribuunt, quod scriptum est in libris nostris, Qui extendit caelu,,m sicut pellem? Sit sane contrarium, si f alsum est quod illi dicunt; hoc enim verum est, quod divina dicit authoritas, potius quam illud quod humana infirmitas coniicit. Sed si forte illud talibus illi documentis probare potuerint, ut dubitari inde non debeat, demonstran­ dum est, hoc quod apud nos est de pelle dict·um, veris illis rationibus non 20 esse contrarium. Segue poi di ammonirci che noi non doviamo esser meno osservanti in concordare un luogo della Scrittura con una pro­ posizione naturale dimostrata, che con un altro luogo della Scrittura che sanasse il contrario. Anzi mi par degna d'esser ammirata ed immitata la circuspezzione di questo Santo, il quale anco nelle conclu­ sioni oscure, e delle quali si può esser sicuri che non se ne possa avere scienza per dimostrazioni umane, va molto riservato nel de­ terminar quello che si deva credere, come si vede da quello che egli scrive nel fine del 2° libro De Genesi ad literam, parlando se le stelle sieno da credersi animate: Quod licet in praesenti facile non possit 30 compraehendi, arbitrar tamen, in processu tractandarum Scripturarum op­ portuniora loca posse occurrere, ubi nobis de hac re secundum sanctae authoritatis literas, etsi non ostendere èertum aliquid, tamen credere, licebit. Nunc autem, servata semper moderatione piae gravitatis, nihil credere de re obscura temere debemus, ne forte quod postea veritas patefecerit, quam- 1. puntalmente - 11. ma che - 22. della Scrittura manca nel cod. V. - 8, che a,ffcrmano, G - 5, Sc,-ittura co111e, � - 334 LETTERA super vacuum, et appendit Terram super nihilum, nota che la Scrittura chiama vacuo e niente lo spazio che abbraccia e circonda la Terra, e che noi sappiamo non esser vòto, ma ripieno d' aria : nulla dimeno, dice egli che la Scrittura, per accomodarsi alla credenza del vulgo, che pensa che in tale spazio non sia nulla, lo chiama vacuo e niente. Ecco le parole di S. Tommaso : quod de superiori hemisphaerio caeli nihil nobis apparet, nisi spatium ai3re plenum, quod vulgares homines reputant vacuum : loquitur enim secundum existirnationem vulgarium homi­ nuni, pro ut est mos in Sacra Scriptum. Ora da questo luogo mi pare che assai chiaramente argumentar si possa, che la Scrittura Sacra, 10 per il medesimo rispetto, abbia avuto molto più gran cagione di chiamare il Sole mobile e la Terra stabile. Perchè, se noi tenteremo la capacità de gli uomini vulgari, gli troveremo molto più inetti a restar persuasi della stabilità del Sole e mobilità della Terra, che dell' esser lo spazio, che ci circonda, ripieno d' aria : adunque, se gli autori sacri in questo punto, che non aveva tanta difficoltà appresso la capacità del vulgo ad esser persuaso, nulla dimeno si sono astenuti dal tentare di persuaderglielo, non dovrà parere se non molto ragio­ nevole che in altre proposizioni molto più recondite abbino osservato il medesimo stile. 20 Anzi, conoscendo l'istesso Copernico qual forza abbia nella nostra fantasia un' invecchiata consuetudine ed un modo di concepir le cose già sin dall'infanzia fattoci familiare, per non accrescer confusione e difficoltà nella nostra astrazione, dopo aver prima dimostrato che i movimenti li quali a noi appariscono esser del Sole o del firmamento [il ms.: nihili], si legge, esponendo le parole super vacuum, « ita appellari spatium aere plenum, quod vulgares homines reputant vacuum », soggiugnendo: « loquitur enim secun­ dum extimationem vulgarium hominum, prout est mos in Sacra Scriptura ,,. Onde io per necessaria conseguenza deduco che se la Scrittura Sacra, per accomodarsi alla capacità del vulgo, chiama vacuo lo spazio ripieno d'aria, che pure con assai facili esperienze si potrebbe persuadere esser pieno a gente che non fusse più che stolida, con quanto maggior ragione per il medesimo rispetto dev' ella chiamar mobile il Sole 'e stabile la Terra, che tali appariscono non solo alle genti vulgari, ma anco a moltissimi che assai si elevano dalla vulgare capacità? Aggiungasi finalmente che la medesima Scrittura Sacra per la medesima ragione non si è anco talora aste­ nuta di produr detti favolosi: onde appresso il medesimo lob si legge, al cap. 21, le. 2, Ipse ad sepulcra ducetur, et in congerie mortuorum vigila bit; dulcis fuit glareis Cocyti, et post se omnem hominem trahet etc.: dove S. Tommaso, esplicando tal luogo, dice: « Veritatem de poenis malorum post mortem proponit sub fabula quae vulgariter ferebatur. » 25. Nel cod. V prima diceva Sole o del, poi o fu corretto in e. - 19. Nel cod. G manca molto, che si legge però negli altri codici e nella stampa. - 23. infanzia fatteci familiari, G - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 335 son veramente della Terra, nel venir poi a ridurgli in tavole ed all' ap­ plicargli all' uso, gli va nominando per del Sole e del cielo superiore a i pianeti, chiamando nascere e tramontar del Sole, delle stelle, mu­ tazioni nell'obliquità del zodiaco e variazioni ne' punti degli equinozii, movimento medio, anomalia e prostaferesi del Sole, ed altre cose tali, quelle che son veramente della Terra. Ma perchè, sendo noi congiunti con lei, ed in conseguenza a parte d' ogni suo movimento, non gli possiamo immediate riconoscere in lei, ma ci convien far di lei rela­ zione a i corpi celesti ne' quali ci appariscono, però gli nominiamo 10 come fatti là dove fatti ci rassembrano. Quindi si noti quanto sia ben fatto l' accomodarsi al nostro più consueto modo d' intendere. Che poi la comun (1) concordia de' Padri, nel ricever una propo­ sizione naturale dalla Scrittura nel medesimo senso tutti, debba auten­ ticarla in maniera che divenga de Fide il tenerla per tale, crederei che ciò si dovesse al più intender di quelle conclusioni solamente, le quali fossero da essi Padri state discusse e ventilate con assoluta diligenza e disputate per l' una e per l' altra parte, accordandosi poi tutti a reprovar quella e tener questa. Ma la mobilità della Terra e, stabilità del Sole non son di questo genere, con ciò sia che tale opi- 20 nione fosse in quei tempi totalmente sepolta e remota dalle questioni delle scuole, e non considerata, non che seguita, da veruno ; onde si può credere che nè pur cascasse concetto a' Padri di disputarla, avendo i luoghi della Scrittura, la lor propria opinione, e l' assenso de gli uomini tutti, concordi nell'istesso parere, senza che si sentisse 3-4. mutazioni dell' [ dell' è sostituito, di mano di GALILEO, ad una parola che non è più possibile leggere] obliquità del zodiaco e variazione de' punti - 10-11. Nel cod. V le parole Quindi ... intendere si leggono cancellate; e dopo intendere continua, pur sotto le cancel­ lature: come connmemente avertisce S. Tommaso, cap. 26 In Iob, lec. 1, fa la Sacra Scriptura, ove dice queste parole: Hoc spacium vulgares homines vacuum reputant: loquitur enim Scriptura secundum extimationem vulgarium hominum, prout est mos eius. Attamen multo facilius poterat persuaderi vulgus, hoc spacium esse plenum ai!re quam Terram moveri etc. Videte hunc locum. [Cfr. pag. 333, lin. 30 e seg., e la lezione di questo passo secondo il cod. V, riportata tra le va­ rianti.] -15. dovesse intender al più di quelle - 22-24. disputarla, poi che i luoghi, uomini ... tutti si trovavano concordi - 13. naturale della Scrittura, s - 15. dovesse int�nder, G - (t) Nel cod. V il tratto da < Che poi la comun » a « abbino fatto» (pag. 336, lin. 14) è scritto su di un foglio che fu aggiunto più tardi, e da « Anzi, dopo » a « alla Scrit­ tura» (pag. 336, lin. 14-19) manca: così che dopo « rassembrano » (pag. 335, lin. 10; vedi ciò che è notato tra le varianti del cod. V a proposito delle lin.10-11) originariamente nel cod. V continuava: « Oltre che io averei ecc. » (pag. 336, lin. 20). 336 LETTERA la contradizione di alcuno. Non basta dunque il dir che i Padri tutti ammettono la stabilità della Terra etc., adunque il tenerla è de Fide; ma bisogna provar che gli abbino condennato l'opinione contraria : imperò che io potrò sempre dire, che il non aver avuta loro occa­ sione di farvi sopra reflessione e discuterla, ha fatto che l' hanno lasciata ed ammessa solo come corrente, ma non già come resoluta e stabilita. E ciò mi par di poter dir con assai ferma ragione : im­ però che o i Padri fecero reflessione sopra questa conclusione come controversa, o no : se no, adunque niente ci potettero, nè anco in mente loro, determinare, nè deve la loro non curanza mettere in 1b obligo noi a ricevere quei precetti che essi non hanno, nè pur con l' intenzione, imposti ; ma se ci fecero applicazione e considerazione, già l' averebbono dannata se l'avessero giudicata per erronea; il che non si trova che essi abbino fatto. Anzi, < 1 > dopo che alcuni teologi l' hanno cominciata a considerare, si vede che non l' hanno stimata erronea, come si legge ne i Comentari di Didaco a Stunica l:.lopra lob, al c. 9, v. 6, sopra le parole Qui commovet Terram de loco suo etc.: dove lungamente discorre sopra la posizione Copernicana, e conclude, la mobilità della Terra non esser contro alla Scrittura. Oltre che io averei qualche dubbio circa la verità di tal determi- 20 nazione, ciò è se sia vero che la Chiesa obblighi a tenere come de Fide simili conclusioni naturali, insignite solamente di una concorde inter­ petrazione di tutti i Padri : e dubito che poss' essere che quelli che stimano in questa maniera, possin aver desiderato d'ampliar a favor della propria opinione il decreto de' Conciliì, il quale non veggo che in questo proposito proibisca altro se non lo stravolger in sensi con­ trarii a quel di Santa Chiesa o del comun consenso de' Padri quei luoghi solamente che sono de Fide, o attenenti a i costumi, concer- 1-2. i Padri amettano -4-5. non aver loro auta occasione- 11. oon ci hanno - 1. In luogo di Non basta dunque il dir, che è la lezione del cod. V, gli altri codici e la stampa leg­ gono: J,. oltre non basta (basti, G) il dir. Anche nel cod. V era stato scritto In oltre 110n basta, ma GALH,EO corresse di suo pugno No" basta dunque. - 2-3. e d·i Fede; ma, G - 3. eh' eg li abbin, s - 5. ,·cficssione o discussione, ha Jàtto, G; ma la lezione e discuterla, del cod. V e della stnmpa, è altresì degli altri codici. - 27. o del consenso comune, G; ma nè gli altri codici nè la stampa concordano in questa trasposizione. -- <11 Il tratto da « Anzi » a « Scrittura ,. (lin. 19), che manca nel cod. V (cfr. pag. 335, n. 1), non si legge neppure nel Casanat. 675 nè nel Corsin. 701; nel cod. G e nell'Ambros. H. 226. Par. Inf. è aggiunto in margine, e nel Corsin. 1090 in margine e d' altra mano ; e nel Parig. Fond ital. 212 è scritto nel testo, ma fuori di posto ( dopo .. contraria•, lin. 3). A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 339 nan le nude parole, sono andati non solamente circospettissimi, ma hanno, per ammaestramento de gli altri, lasciati i seguenti precetti: In rebus obscuris atque a nostris oculis remotissimis, si qua inde scripta, D. Augusti1111s, lib.p.0 . De Genesi ml literam, etiam divina, legerimus, quae possint, salva fide qua imbuimur, aliis atque ""P· 1&, 111. aliis parere sententiis, in nullam earnm nos praecipiti affirmatione ita proiiciamus, ut, si forte diligentius discnssa veritas eam recte labef actaverit, corruamus; non pro sententia divinarum Scriptura.rum, sed pro nostra ita dimicantes, ut eam velimus Scripturarum esse, quae nostra est, cum potius eam, quae Scripturarum est, nostram esse velle debeamus. Soggiugne poco 10 di sotto, per ammaestrarci come nissuna proposizione può esser contro la Fede se prima non è dimostrata esser falsa, dicendo: Tamdiu non est contra Fidem, donec veritate certissfrna refellatur: quod si factum fuerit, non hoc habebat divina Scriptura, sed hoc senserat humana ignorantia. Dal che si vede come falsi sarebbono i sentimenti che noi dessimo a'luoghi della Scrittura, ogni volta che non concordassero con le verità dimo- strate: e però devesi con l'aiuto del vero dimostrato cercar il senso sicuro della Scrittura, e non, conforme al nudo suono delle parole, che sembrasse vero alla debolezza nostra, volere in certo modo sforzar la natura e negare l' esperienze e le dimostrazioni necessarie. 20 Ma noti, di più, l' A. V., con quante circospezzioni cammina que- sto santissimo uomo prima che risolvers1 ad affermare alcuna in­ terpetrazione della Scrittura per certa e talmente sicura che non si abbia da temere di poter incontrare qualche difficoltà che ci apporti disturbo, che, non contento che alcun senso della Scrittura concordi con alcuna dimostrazione, soggiugne : Si autem hoc verum esse certa ratio demonstraverit, adhuc incertum erit, utrum hoc in illis verbis sanctorum librorum scriptor sentiri voluerit, an aliquid aliud non minus verum: quod si caetera contextio sermonis non hoc eum voluisse probaverit, non ideo f alsum erit aliud quod ipse intelligi voluit, sed et verum et quod 30 utilius cognoscatitr. Ma quello che accresce la meraviglia circa la cir­ cospezzione con la quale questo autore cammina, è che, non si assi­ curando su 'l vedere che e le ragioni dimostrative e quello che suo­ nano le parole della Scrittura ed il resto della testura precedente o 20. In luogo di l' A. V. nel cod. V si legge la P. V. - 33. ed il restante della - 12. est e.rtm Fidem, s - 11. si vede quanto falsi, G; ma gli altri codici e la stampa leggono come. - 17. nndo, che manca nel cod. G e in altri codici, come pure nella stampa, è stato aggiunto nel cod. V di nrnno di GALruw. - 26. esse vera ratio, G, s. Ma il testo di S.AGOSTINO qui citato (Dc Genesi ad literam, I, 19) legg·o, d' acconlo col cod. V, certa. - 340 LETTERA susseguente cospirino nella medesima intenzione, aggiugne le seguenti parole : Si auteni contextio Scripturae, hoc voluisse intelligi scriptorem non repugnaverit, adhuc restabit quaerere, utrum et aliud non potuerit; nè si risolvendo ad accettar questo senso o escluder quello, anzi non gli parendo di potersi stimar mai cautelato a sufficienza, séguita: Quod si et aliud potitisse invenerimus, incertum erit, qitidnam eorum ille voluerit; aut utrumque voluisse, non inconvenienter creditur, si utrique sententiae certa circumstantia suffragatur. E finalmente, quasi volendo render ra­ gione di questo suo instituto, col mostrarci a quali pericoli esporreb­ bono sè e le Scritture e la Chiesa quelli che, riguardando più al man- 10 tenimento d'un suo errore che alla dignità della Scrittura, vorrebbono estender l'autorità di quella oltre a i termini che ella stessa si pre­ scrive, soggiugne le seguenti parole, che per sè sole doverebbono ba­ stare a reprimere e moderare la soverchia licenza che tal uno pretende di potersi pigliare : Plerumque enim accidit, ut aliquicl de Terra, de eaelo, de caeteris lmius mundi elementis, de 1not'lt et conversione vel etiam ma­ gnitudine et intervanis siderum, de certis clefectibus Solis et Lunae, cle circuitibus annorum et temporurn, cle nafuris animalium, fruticum, lapi­ d·wm, atque huiusmodi caeteris, etiam non Christianus ita noverit, ut cer­ tissima ratione vel exper-ientia teneat. Turpe autem est nimis et pern-icioszmz 20 ac maxime cavenclum, ut Christianum cle his rebits quasi secunditm Chri­ stianas Literas loquentem ita rlelirare quilibet infidelis audiat, ut, quem­ admodum dicititr, toto caelo errare conspiciens, riszon tenere vix possit; et non tam molestum est quod errans ho1no dericleretnr, sed quocl authores nostri ab eis qui foris sunt talia sensisse crecluntur, et, cum 1nagno e.xitio eorum de quorum salute satagimus, tamquam indocti repraehendwntur atque respuun­ t·itr. Cum enim quemquam cle numero Christianor-um ea in re quam ipsi optime norunt errare clepraehenclerint, et vanam sententiam suam de nostris libris asserent, quo pacto illis libris credituri sunt de resurrectione mortuoritm et de spe vitae aeternae regnoqite caeloruni, qnando de his rebus quas iam 30 experiri vel indubitatis rationibus perciperf! potuerunt, fallaciter putaverint esse conscriptos? Quanto poi restino offesi i Padri veramente saggi e prudenti da questi tali che, per sostener proposizioni da loro non 4. risolvendo ancora atl accettar -- 7. utrunique sentiri voluisse - si utriusque sententiae - 11. errore che a quello della dignità della Scrittura - 31. indubitatis nurneris percipere. Sopra nitmeris nel cod. V di mano di GALILEO è scritto: alias « rationibus "· - 6. crit, quod-nam em·um, G - 7. 8Ì utn'.1H·qtte sententiae, U, s. �-la. il te/':ito di S. AGOSTINO legge utr1'.quc. - CJ. col nw8t1'(t1'l'. a, G - 16. motH, conversfonc, n, s - 28. norm1t rlcprclu::nderi'ilt, s - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 341 capite, vanno in certo modo impegnando i luoghi delle Scritture, riducendosi poi ad accrescere il primo errore col produrr' altri luoghi meno intesi de' primi, esplica il medesimo Santo con le parole che seguono : Quid enim molestiae tristitiaeque ingerant prudentibus f ratribus temerarii praesumptores, satis dici non potest, cum si qitando de prava et falsa opinfone sua repraehendi et convinci coeperint ab eis qui nostrorum librorum authoritate non tenentur, ad defendend,um id quod levissima te- meritate et apertissima falsitate dixerunt, eosdem libros sanctos, unde id probent, proferre conantur; vel etiam memoriter, quae ad testimonium va- 10 lere arbitrantur, multa inde verba pronunciant, non intelligentes neque quae loquuntur neque de quibus affirmant. Del numero di questi parmi che sieno costoro, che non volendo o non potendo intendere le dimostrazioni ed esperienze con le quali l'autore ed i seguaci di questa posizione la confermano, attendono pure a portar innanzi le Scritture, non si accorgendo che quante più ne producono e quanto più persiston in affermar quelle esser chia­ rissime e non ammetter altri sensi che quelli che essi gli danno, di tanto maggior progiudizio sarebbono alla dignità di quelle ( quando il lor giudizio fosse di molta autorità), se poi la verità conosciuta 20 manifestamente in contrario arrecasse qualche confusione, al meno in quelli che son separati da Santa Chiesa, de' quali pur ella è zelan­ tissima e madre desiderosa di ridurgli nel suo grembo. Vegga dunque l' A. V. quanto disordinatamente procedono quelli che, nelle dispute naturali, nella prima fronte costituiscono per loro argumenti luoghi della Scrittura, e ben spesso malamente da loro intesi. Ma se questi tali veramente stimano e interamente credono d'avere il vero sentimento di un tal luogo particolare della Scrit­ tura, bisogna, per necessaria conseguenza, che si tenghino anco sicuri d'aver in mano l'assoluta verità di quella conclusione naturale 30 che intendono di disputare, e che insieme conoschino d'aver gran­ dissimo vantaggio sopra l' avversario, a cui tocca a difender la parte falsa; essendo che quello che sostiene il vero, può aver molte espe­ rienze sensate e molte dimostrazioni necessarie per la parte sua, l. delle Sacre Scritture - 16. ne producano e - 23. In luogo di l' A. V. nel cod. V. si legge la P. V. - disordinatamente procedino quelli - 25. spesso male da - 26. e internamente credono - 30. e che insieme insieme si conoschino - 1. della Sc,·ittura, s - 2. errore co 'l produrne altri, s - 5-6. de falBa et prava, G, s - 12. parmi che sicn coloro, che, s - 15. che quanto più, G - 28. che ei si tenyhino, s - 31. tocca difender, G - lii Epistola ad Poly­ carpum. 344 LETTERA dente, converrebbe accelerare il suo movimento tanto che pareg­ giasse quel del primo mobile, che sarebbe un accelerarlo circa tre­ cento sessanta volte più del suo consueto. Quando dunque Iosuè avesse avuto intenzione che le sue parole fossero prese nel lor puro e propriissimo significato, averebbe detto al Sole che egli accelerasse il suo movimento, tanto che il ratto del primo mobile non lo por­ tasse all' occaso: ma perchè le sue parole erano ascoltate da gente che forse non aveva altra cognizione de' movimenti celesti che di questo massimo e comunissimo da levante a ponente, accomodandosi alla capacità loro, e non avendo intenzione d'insegnargli la costi- 10 tuzione delle sfere, ma solo che comprendessero la grandezza del miracolo fatto nell'allungamento del giorno, parlò conforme all' in­ tendimento loro. Forse questa considerazione mosse prima Dionisio Areopagita a dire che in questo miracolo si fermò il primo mobile, e fermandosi questo, in conseguenza si fermoron tutte le sfere celesti: della quale Lib. 2 De mirabili- opinione è l'istesso S. Agostino, e l' Abulense diffusamente la con- Quaest.22, bus Sacrae Sc1·ipt1wae. 24 in /;(tjl. X ferma. Anzi, che l'intenzione dell' istesso Iosuè fosse che si fermasse Io.sue. tutto il sistema delle celesti sfere, si comprende dal comandamento fatto ancora alla Luna, ben che essa non avesse che fare nell' allun- 20 gamento del giorno; e sotto il precetto fatto ad essa Luna s' in- tendono gli orbi de gli altri pianeti, taciuti in questo luogo come in tutto il resto delle Sacre Scritture, delle quali non è stata mai intenzione d' insegnarci le scienze astronomiche. Parmi dunque, s' io non m' inganno, che assai chiaramente s1 scorga che, posto il sistema Tolemaico, sia necessario interpetrar le parole con qualche sentimento diverso dal lor puro significato; la quale interpetrazione, ammonito dagli utilissimi documenti di S. Ago­ stino, non direi esser necessariamente questa, sì che altra forse mi­ gliore e più accomodata non potesse sovvenire ad alcun altro. Ma se 30 forse questo medesimo, più conforme a quanto leggiamo in Giosuò, si potesse intendere nel sistema Copernicano, con l' aggiunta di 1-2. che e' pareggiasse - 4. avesse auta intenzione - 16. questo, si ferniorono in consequenza tutte - 20. ben che ella non - 1-2. che e' paregg'Ìa88c, s - 2-3. cii-ca n trecento. Ma" manca negli altri codici e nGlla stampa. - 11. che ci comprendcsso·o, s - 17. � ancora S. Agostino, H. l\ln. gli a.Itri coùici e In. stampa leggono conforme :1.hllinmo dato nel testo. - 20. ben clw ella non, s - 23. mui, che nel cod. V i, aggiunto tra le linee, e, a quanto parn, ili mauo di GALJLF.o, mft.lH',:1. noµ-li altri codici e nP-lla stampa. - A MADAMA CRISTINA DI LORENA. 345 un' altra osservazione, nuovamente da me dimostrata nel corpo so­ lare, voglio per ultimo mettere in considerazione ; parlando sempre con quei medesimi riserbi di non esser talmente affezionato alle cose mie, che io voglia anteporle a quelle degli altri, e creder che di migliori e più conformi all' intenzione delle Sacre Lettere non se ne possino addurre. Posto dunque, prima, che nel miracolo di Iosuè si fermasse tutto 'l sistema delle conversioni celesti, conforme al parere de' sopra no­ minati autori, e questo acciò che, fermatone una sola, non si con- 10 fondesser tutte le costituzioni e s' introducesse senza necessità gran perturbamento in tutto 'l corso della natura, vengo nel secondo luogo a considerare come il corpo solare, ben che stabile nell' istesso luogo, si rivolge però in sè stesso, facendo un' intera conversione in un mese in circa, sì come concludentemente mi par d' aver dimostrato nelle mie Lettere delle Macchie Solari: il qual movimento vegghiamo sen­ satamente esser, nella parte superior del globo, inclinato verso il mezo giorno, e quindi, verso la parte inferiore, piegarsi verso aquilone, nell' istesso modo appunto che si fanno i rivolgimenti di tutti gli orbi de' pianeti. Terzo, riguardando noi alla nobiltà del Sole, ed es- 20 sendo egli fonte di luce, dal qual pur, com' io necessariamente dimo� stro, non solamente la Luna e la Terra, ma tutti gli altri pianeti, nell' istesso modo per sè stessi tenebrosi , vengono illuminati, non credo che sarà lontano dal ben filosofare il dir che egli, come mi­ nistro massimo della natura e in certo modo anima e cuore del mondo, infonde a gli altri corpi che lo circondano non solo la luce, ma il moto ancora, col rigirarsi in sè medesimo; sì che, nell'istesso modo che, cessando 'l moto del cuore nell'animale, cesserebbono tutti gli altri movimenti delle sue membra, così, cessando la conversion del Sole, si fermerebbono le conversioni di tutti i pianeti. E come 30 che della mirabil forza ed energia del Sole io potessi produrne gli assensi di molti gravi scrittori, voglio che mi basti un luogo solo del Beato Dionisio Areopagita nel libro De divinis nominibus; il quale del Sole scrive così : Lux etiam colligit convertitque ad se omnia, qitae 1iidentiw, quae moventur, quae illustrantur, quae calescunt, et uno nomine ea quae ab eius splendore continentur. ltaque Sol llios dicitur, quod omnia 14. par aver- 27, cuore dell'animale, s - 30. potesl!Ì produrre gli, s - 33. Lux eius colligit, s - 35. Sol "HÀLO� dicitur, B - V. 44 34G LETTERA congreget colligatque dispersa. E poco più a basso scrive dell' istesso Sole : Si enim Sol hic, quem videmus, eorum quae sub sensum cadunt essentias et qualitates, quamquam multae sint ac dissimiles, tamen ipse, qui unus est aequabiliterque lumen fundit, renovat, alit, tuetur, perficit, di­ vidit, coniungit, fovet, foecunda reddit, auget, mutat, firmat, edit, movet, vitaliaque f acit omnia, et unaquaeque res huius u,niversitatis, pro captu suo, unius atque eiusdem Solis est particeps, causasque multorum, quae par­ ticipant, in se aequabiliter anticipatas habet; certe maiore ratione etc. Es­ sendo, dunque, il Sole e fonte di luce e principio de' movimenti, vo­ lendo Iddio che al comandamento di Iosuè restasse per molte ore 10 nel medesimo stato immobilmente tutto 'l sistema mondano, bastò fermare il Sole, alla cui quiete fermatesi tutte l' altre conversioni, restarono e la Terra e la Luna e 'l Sole nella medesima costitu­ zione, e tutti gli altri pianeti insieme ; nè per tutto quel tempo de­ clinò 'l giorno verso la notte, ma miracolosamente si prolungò : ed in questa maniera col fermare il Sole, senza alterar punto o confon­ dere gli altri aspetti e scambievoli costituzioni delle stelle, si potette allungare il giorno in Terra, conf orme esquisitamente al senso lite­ rale del sacro testo. Ma quello di che, s' io non m' inganno, si deve far non piccola 20 stima, è che con questa costituzione Copernicana si ha il senso !i­ terale apertissimo e facilissimo d'un altro particolare che si legge nel medesimo miracolo; il quale è, che il Sole si fermò nel mezo del cielo. Sopra 'l qual passo gravi teologi muovono difficoltà: poi che par molto probabile che quando Giosuè domandò l' allungamento del giorno, il Sole fosse vicino al tramontare, e non nel meridiano ; perchè quando fosse stato nel meridiano, essendo allora intorno al solstizio estivo, e però i giorni lunghissimi, non par verisimile che fosse necessario pregar l' allungamento del giorno per conseguir vit­ toria in un conflitto, potendo benissimo bastare per ciò lo spazio di ao sette ore e più di giorno che rimanevano ancora. Dal che mossi gravis­ simi teologi, hanno veramente tenuto che 'l Sole fosse vicino all'occaso; 18-19. esquisitamente a quello che dicono le parole del sacro testo - 21-22. si ha cogni­ zione d'un altro particolare - 29-30. conseguir la vittoria - 1-2. di,persa et paulo inferi11s, de Sole rursu, haec acldit: Si enim, s - 3. qualitates quaeque multae, s - 4. est aequaliterque lnincn, s - !l. Sole fonte, G - p r-incipio di movimento, s - 13. Terra e Luna, G - 30. l,c· nissimo pe r ciò bastare lu spazio, G. Ma in questa trasposizione non concordano nè gli altri codici nè la stampa. -