Scarica La povertà, com'è suddivisa e quali sono le sue funzioni e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! LA POVERTA’ Fin dal 19 secolo i ricercatori hanno tentato di stabilire un metro di misura unico con il quale misurare la povertà. Tale misura, dovrebbe potersi applicare a tutte le società e stabilire un limite, definito come soglia della povertà, al di sotto del quale la povertà inizia e al di sopra del quale finisce. Questo concetto è conosciuto con il termine di povertà assoluta. Esso implica un giudizio sui bisogni umani fondamentale e viene misurato in termini di risorse necessarie per mantenere la salute e l’efficienza fisica. La maggior parte delle misure della povertà assoluta tendono a stabilire le qualità e quantità di cibo, vestiario, alloggio e sono ritenute necessarie per una vita sana. La povertà assoluta viene spesso definita povertà di sussistenza, perché si basa su valutazioni delle esigenze minime che devono essere soddisfatte per sopravvivere, si misura stabilendo il costo totale delle fondamentali necessità della vita, tracciando una linea corrispondente a questo valore, che definisce la soglia della povertà e definendo povero chi ha un reddito al di sotto della cifra stabilita. Alcuni concetti di povertà assoluta trascendono la nozione di povertà di sussistenza, introducendo l’idea dei bisogni culturali fondamentali, ciò amplia l’area dei bisogni umani , al di là della sopravvivenza. il concetto di povertà assoluta è stato criticato ampiamente. Esso si basa sul presupposto che esista un minimo di bisogni fondamentali per tutte le persone e per tutte le società, mentre tali bisogni variano da sia tra società che al loro interno. In considerazioni ai problemi che essa comporta, molti ricercatori hanno abbandonato l’idea della misura assoluta della povertà, basata sui bisogni fisici e/o culturali ed è stata sviluppata l’idea delle misure relative, cioè di standard che si riferiscono ad un particolare luogo o periodo di tempo. L’idea di povertà assoluta è stata sostituita pertanto dall’idea della povertà relativa. Questa si misura in base ai giudizi dei componenti di una particolare società e su ciò che secondo le convinzioni del momento deve essere considerato un ragionevole e accettabile tenore di vita. In un mondo che cambia rapidamente, anche le definizioni di povertà fanno altrettanto. Ma questo concetto presenta dei problemi poiché non è possibile che vi siano misure uniche di tenori di vita ragionevoli e validi per l’intera società. Entro ogni società, l’etnia, la religione e molti altri fattori possono far variare i giudizi sul tenore di vita. Ai concetti di povertà assoluta e relativa è stato aggiunto un terzo concetto: quello di povertà soggettiva che si riferisce al fatto che gli individui o i gruppi si sentono poveri o no. La povertà soggettiva è in stretta relazione con la povertà relativa, poiché coloro che vengono considerati poveri in base agli standard del momento, naturalmente si sentono e si vedono poveri. Il concetto di povertà soggettiva è importante poiché le persone agiscono a seconda di come si percepiscono. I tumulti nei ghetti negri delle città americane negli ultimi anni 60 furono dovuti più alla crescente intensità della povertà soggettiva che a effettivi peggioramenti nelle condizioni dei poveri. Uno dei più famosi studi sulla povertà venne effettuato da Rowntree, il quale condusse un’indagine a York nel 1899,usando il concetto di povertà di sussistenza. Egli fissò una soglia della povertà in base alla somma di denaro settimanale minimo necessaria per rendere possibili a una famiglia di assicurarsi ciò che è indispensabile per una vita sana. In riferimento a questo esperimento, il 33% della popolazione viveva in povertà. Nel 1936 era scesa dell’8% e dell’1% nel 1950. La causa della povertà erano cambiate anche grazie all’espansione economica degli anni 50. Teoria della povertà come circolo vizioso afferma che le varie condizioni in cui vivono i poveri si combinano insieme e li mantengono nella povertà, prigionieri di una situazione che offre ben poche possibilità. Molti ricercatori hanno notato che le condizioni dei poveri, nelle diverse società, sono simili. Questa linea di pensiero ha portato al concetto di una cultura della povertà o subcultura della povertà: una subcultura relativamente distinta, dei poveri, con propri valori e proprie norme. Venne introdotta verso la fine degli anni ’50 dall’antropologo Oscar Lewis. Affermò che fosse un progetto di vita che si trasmette di generazione in generazione. Questa cultura è vista come una reazione dei poveri alla loro posizione nella società, infatti: • a livello individuale (senso di emarginazione, d’inferiorità e di impotenza, sentimento di rassegnazione e fatalismo) • a livello della famiglia (percentuale abbastanza alta di abbandoni, abbondanza di divorzi) • a livello comunitario(non partecipano alla vita politica e associativa) Le funzioni della povertà Nell’opera “More equality” Gans afferma che “la povertà esiste perché è utile ad alcuni gruppi della società” nella società i poveri fanno comodo allo Stato che guadagna attraverso la presenza di strutture che aiutano i più bisognosi. I poveri costituiscono l’esercito di braccia di lavoro di riserva. (capitalismo)