Scarica La ROBA di Giovanni Verga e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! La ROBA di Verga - La ROBA è una novella di Giovanni Verga pubblicata nel 1883 e fa parte delle Novelle Rusticane, in particolare è la prima di questa raccolta. La novella rappresenta il nucleo del futuro Mastro Don Gesualdo. - Si possono individuare 3 nuclei narrativi: 1. LE TERRE DI MAZZARÒ: un viandante, che viaggia in provincia di Siracusa, attraversa una terra dove si trovano innumerevoli possedimenti terrieri, che, chiedendo ai contadini, scopre essere tutti di Mazzarò, un uomo che aveva accumulato tante ricchezze durante la sua vita e non aveva una famiglia. 2. LA CONQUISTA DELLA ROBA: Mazzarò, per conquistarsi la roba aveva lavorato tutta la vita, con fatica e impegno. Era stato raccolto, “nudo e crudo” dal barone, che prima era il suo padrone, e aveva ottenuto poi, con il lavoro e l’ostinazione tutte le ricchezze del padrone, tranne lo scudo di pietra. 3. LA VECCHIAIA DI MAZZARÒ: Mazzarò vive la sua vita cercando di ottenere sempre più ricchezze, mangiando pane e cipolla e disinteressandosi del denaro; infatti, a lui interessano solo le terre e il suo obiettivo è di averne più del re. Tuttavia, con la vecchiaia si accorge che, quando lui morirà, prenderà tutta la roba accumulata. Così quando viene il momento di pensare all’anima e non più alla roba, si dirige nel cortile urlando alle sue ricchezze di andarsene con lui. L’inizio della novella è in medias res e l’esordio si può collocare nel momento della scoperta, da parte del viandante, di chi possiede tutte le terre che vede; lo spannung, dopo le peripezie, si trova nel momento della vecchiaia di Mazzarò- lo scioglimento consiste in un finale inaspettato. - Il tema della novella, il mito della roba, dato nel titolo, è assunto in chiave negativa per dimostrarne l’inconsistenza e il fallimento totale, in un mondo dove non ci sono valori alternativi che si salvino. A questo proposito, è stata osservata la contraddizione dello scrittore che si serve del metodo scientifico di matrice positivista per rappresentare una realtà a cui si nega qualsiasi speranza di cambiamento. - AMBIENTAZIONE STORICA= la novella, come si desume da riferimenti storici espliciti diretti ( il, il 12 tarì d’argento come moneta di scambio) e indiretti, deducibili dallo sviluppo della narrazione, è ambientata in Sicilia, nell’ultimo periodo della dominazione borbonica, quando anche nell’arretrato sud si verifica l’alienazione del latifondo e il declino dei tradizionali ceti dominanti, l’aristocrazia fondiaria e i proprietari terrieri, qui rappresentati nella decadenza del barone e dei “galantuomini”, le “eccellenze del paese”, divenuti debitori di un villano arricchito e costretti a parlargli “col berretto in mano”. - TEMPO, SPAZIO E MESSAGGIO= tempo del racconto e tempo della storia non coincidono, come fabula e intreccio, infatti è presente un’analessi, quella in cui si narra come Mazzarò ottenne la roba. Il ritmo del racconto è lento, con molte sequenze descrittive e analisi, ma anche qualche sommario che rende il ritmo più scorrevole e serve per far giungere, alla sua conclusione, la vicenda. L’ambiente è aperto: le campagne, le terre e i possedimenti di Mazzarò, e ha funzione sia mimetica, in quanto rappresenta con realismo il lavoro dei braccianti, sia simbolica, poiché definisce il concetto di “roba” di Mazzarò; non tanto il denaro, ma le terre. L’ambiente interpreta quindi l’ossessione di Mazzarò stesso. Con questa novella, Verga vuole rappresentare, nella sua concezione di cupo pessimismo e con un tono a volte drammatico, che la ricchezza e il possesso della roba non soddisferanno mai appieno l’uomo, perché, rispetto ai valori umani e all’affetto delle altre persone, non seguono l’uomo quando la morte lo coglie. Mazzarò è perciò un “vinto”, vinto dalla sua stessa avidità, dal suo ideale, che non è altro che pura e mera illusione. - FOCALIZZAZIONE E STILE= il narratore è esterno, on focalizzazione interna variabile, e narra le vicende come se fossero una fotografia, caratteristica propria del Verismo. La costruzione dei periodi è prevalentemente paratattica, soprattutto nelle descrizioni in cui l’autore fa uso dell’asindeto. Il registro è medio e Verga fa uso del discordo diretto slegato e del discorso indiretto. Nella novella sono presenti anche il linguaggio connotativo e le figure retoriche: similitudine, personificazione, iperbole e asindeto. - PERSONAGGI= la novella può essere analizzata sia dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio protagonista, che dei ruoli assunti dai personaggi (attanti) nello svolgimento dell’azione. La caratterizzazione del personaggio è a tutto tondo, in quanto è possibile coglierne l’evoluzione: dalla condizione iniziale di povero derelitto, accolto per pietà a lavorare nelle terre del barone, a quella di ricco latifondista sfruttatore e cinico, alla negazione di sé stesso nel gesto finale il cui significato simbolico, già sottolineato, costituisce una smentita di sé stesso e del suo precedente sistema di vita. Il protagonista del racconto è Mazzarò, il quale ritratto emerge nelle sue caratteristiche fisiche e psicologiche in forma indiretta attraverso la meditazione del narratore popolare e dei vari punti di vista, e in forma diretta, attraverso le parole del protagonista. Nella novella, Mazzarò viene presentato attraverso la personificazione, ossia i suoi stessi possedimenti e le sue stesse terre sembrano prendere forma da lui. Altri personaggi sono quelli del VIANDANTE, che svolge la funzione di presentare al lettore la roba di Mazzarò, il BARONE, che era una volta il suo padrone, e i CONTADINI che lavorano le sue terre. ANALISI ASPETTI TEMATICI E FORMALI: - Mazzarò, un contadino analfabeta ma astuto, riesce a riunire una grande fortuna, frutto di un0’avarizia ossessiva. - La novella inizia con un periodo piuttosto lungo, una scelta inconsueta per Verga che solitamente predilige periodi più concisi. Si tratta però di una precisa OPZIONE STILISTICA da parte dell’autore che, presentando una scrittura di così ampio respiro, vuole dare l’idea dell’immensità dei territori di proprietà di Mazzarò. - Il lettore è chiamato ad immaginare la vastità dei possedimenti di Mazzarò proprio come il viandante che li sta osservando nella narrazione, spostandosi su una lettiga tirata da muli. Il territorio dunque non può essere poi così vasto, ma l’impressione di immensità è data dall’uso di precise scelte stilistiche: l’ACCUMULAZIONE (MARE MORTO, E LE STOPPIE…E GLI ARANCI…E I SUGHERI…E I PASCOLI) e l’ITERAZIONE con ripresa anaforica all’inizio e alla fine di ogni periodo, che danno un tono quasi fiabesco. - La lunga introduzione del testo crea nel lettore un’inevitabile attesa di conoscere il protagonista che, ragionevolmente, è immaginato come una persona importante. Verga usa significativamente la congiunzione INVECE funzionale ad introdurre un’antitesi tra la grandezza dei possedimenti e la piccolezza della persona di Mazzarò (ERA UN OMICIATTOLO). L’antitesi è resa ancora più forte ed esplicita dalla proposizione appena precedente, che aveva prefigurato un Mazzarò GRANDE PER QUANTO ERA GRANDE LA TERRA. - Se per tutta la lunga parte iniziale, Verga ha mostrato il punto di vista del viandante, ora con uno spostamento della prospettiva, ci dà il punto di vista del lettighiere, che l’effetto di creare un efficace contrappunto alla direzione presa finora dalla narrazione. Il punto di vista del lettighiere è espressionistico (evidente nella similitudine ERA RICCO COME UN MAIALE) e presenta il dato storico di Mazzarò: UN UOMO SEMPLICE, DALLA VITA FRUGALE, MA DALLA TESTA FINA (COME UN BRILLANTE). - Mazzarò si sostituisce a poco a poco al barone. La finzione della novella è rivelatrice di una realtà storica, ossia il passaggio attuatosi nel secondo Ottocento dal latifondo di proprietà nobiliare all’azienda di tipo nuovo guidata dalla borghesia.