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LA SATIRA, PERSIO E GIOVENALE, Sintesi del corso di Latino

In questo documento trovate vita e caratteri di Persio e Giovenale con alcuni testi di Giovenale

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 22/05/2019

camillafattori
camillafattori 🇮🇹

4.2

(13)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica LA SATIRA, PERSIO E GIOVENALE e più Sintesi del corso in PDF di Latino solo su Docsity! LA SATIRA LA TRASFORMAZIONE DEL GENERE SATIRICO Persio e Giovenale mostrano importanti tratti comuni: entrambi dichiarano di ricollegarsi alla poesia satirica di Lucilio e di Orazio ed entrambi imprimono a questo genere letterario un cambiamento piuttosto marcato, soprattutto rispetto all’impostazione oraziana. Le innovazioni sono sia riguardo la destinazione sociale delle opere, sia la forma del discorso satirico. Lucilio e Orazio scrivevano per la loro cerchia di amici, mentre Persio e Giovenale scrivono verso un destinatario singolo, ma i messaggi delle opere sono diretti a un pubblico generico di lettori-ascoltatori. Il poeta è il censore del vizio e dei costumi. La forma del discorso non è più quella oraziana della conversazione “costruttiva”. All’ascoltatore è negata ogni vicinanza e ogni possibile identificazione, la parola del poeta si pone quindi su un piano di comunicazione diverso, distaccato e più alto. La forma dell’invettiva (denuncia impietosa che abbassa e distrugge) prende posto del modo confidenziale e garbato. Il poeta, mentre si erge a correggere gli uomini, fa sue quelle forme di moralismo arcigno che proprio la satira oraziana aveva rifiutato. La satira di Persio e Giovenale è infatti destinata all’esecuzione orale, alla recitazione in pubblico, infatti la retorica ha come scopo di far colpo sull’uditorio. PERSIO: LA SATIRA COME ESIGENZA MORALE Nonostante la sua vita brevissima, Persio, si impose all’attenzione dei contemporanei e dei posteri per la straordinaria tensione etica che seppe riversare nella sua opera. La ricerca morale e la passione filosofica imprimono alla satira trasformazioni di grande rilievo, destinate a influenzare notevolmente la storia di questo genere letterario. LA VITA (Valerio Probo) Aulo Persio Flacco nacque nel 34 d.C. da una ricca famiglia equestre. Orfano di padre fin dall’età di sei anni, fu inviato a Roma intorno ai dodici o tredici anni per formarsi presso le migliori scuole di grammatica e retorica. Il filosofo Anneo Cornuto diede un’influenza decisiva in Persio, trasmettendogli la passione per gli studi filosofici. Persio si dedicò da quel momento a una vita ritirata e concentrata sullo studio e gli affetti familiari e iniziò a frequentare gli ambienti della capitale in cui cresceva l’opposizione del regime neroniano. Persio entrò in contatto con figure di grande rilievo, come Cesio Basso, Lucano, Seneca e Tràsea Peto. Persio è un cliente. Egli morì non ancora ventottenne nel 62. LE OPERE Persio non pubblico nulla in vita e post mortem fu pubblicato il libro delle Satire che fu accolto da immediato successo. Le Satire sono precedute da un componimento con funzione di prologo, formato da 14 choliambi (versi dell’invettiva) in cui l’autore polemizza aspramente contro le mode letterarie del tempo. Il libro è costituito da sei componimenti satirici in esametri dattilici. IL NUOVO PERCORSO DELLA SATIRA: DALL’INVETTIVA ALLA SAGGEZZA L’adesione al genere satirico era una scelta quasi obbligata dato che il poeta era animato dalla forte tensione morale alimentata dallo stoicismo. Il suo spirito polemico e l’entusiastica aspirazione alla verità trovano nella satira lo strumento più idoneo a esprimere il sarcasmo e l’invettiva. La sua poesia, confermemente alla concezione moralistico-pedagogica, aveva la dottrina stoica, ispirata da un’esistenza etica, dalla necessità di smascherare e combattere la corruzione e il vizio. In Persio il maestro che vorrebbe insegnare non riesce mai a trovare una situazione di amichevole equilibrio, di parità con chi lo ascolta. La figura del maestro nelle Satire di Persio deriva piuttosto dal predicatore della diatriba, ossia un maestro arrabbiato, spesso volgare che le Satire oraziana avevano respinto in quanto molto distante dalla loro intenzione educativa. Nelle satira di Persio sembra che questo maestro non sappia farsi ascoltare. Spesso lo vediamo deriso e destinato a non trovare discepoli obbedienti perché destituito a priori di ogni efficacia didascalica, il discorso educativo non si concede, in Persio, prospettive di successo. Il discorso satirico, data la perdita di un destinatario che sia docile agli insegnamenti e dato l’indebolito contatto con l’altro polo della comunicazione, sembra si ripieghi su se stesso divenendo una sorte di “monologo confessionale” o un esame di coscienza. Nell’insegnamento “inutile” svolto dalle Satire si intravede allora lo schema di un itinerario personale verso la filosofia: l’intenzione di insegnare non è più proiettata sugli altri. Persio usa così la scrittura satirica come un esercizio per sé soltanto. Nella quinta satira compare, all’improvviso, il maestro di Persio, Cornuto (destinatario della satira). Rivolgendosi a lui, Persio rievoca il loro rapporto affettuoso di insegnamento e disegna la figura integra e onesta del maestro. Persio dice molto di sé, della sua vocazione alla saggezza stoica. La sesta satira è rivolta in forma letterari all’amico Cesio Basso; qui si capisce che Persio ha finalmente compiuto questo suo cammino di saggezza ed è pronto a raggiungere una meta di serena solitudine (angulus oraziano). UNO STILE DIFFICILE: FRA REALISMO ER ESPRESSIONISMO L’opera di Persio si contrappone polemicamente alla poesia mercenaria e vana dell’epoca. La poesia contemporanea è viziata da una degenerazione del gusto che è anche segno di indegnità morale: egli non esita perciò a rivendicare polemicamente per sé la qualifica di rusticitas, a contrapporsi cioè alla fatua ricercatezza e ad assumersi orgogliosamente il compito di aggredire violentemente le coscienze per tentare di redimerle. Nella descrizione delle molteplici forme in cui il vizio e la corruzione dell’uomo si manifestano, Persio ricorre con frequenza a un particolare campo lessicale, quello del corpo e del sesso, sfruttandone il ricco patrimonio metaforico. L’immagine ossessiva del ventre diventa il centro attorno a cui ruota l’esistenza dell’uomo, e l’emblema stesso della sua ambizione. Il ricorrere di questo tipo di immagini mostra come i versi delle Satire siano animati da una forte esigenza realistica, da una notevole carica di deformazione surreale, “baroccheggiante” ed espressionista. L’esigenza di realismo è all’origine della scelta di un linguaggio spesso ordinario, comune e del rifiuto delle sue incrostazioni retoriche.