Scarica La storiografia ( Erodoto e Tucidide ) e più Appunti in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! La storiografia Erodoto “Erodoto e le fonti | logografi ionici non hanno una forma di storiografia vera e propria anche perché le Genealogie di Ecateo sono un tentativo di razionalizzare il mito. In Ecateo abbiamo anche la tendenza all'interesse etnografico che fa parte di una tendenza ionica coloniale e commerciale. Erodoto se da una parte si richiama a questi precedenti, fa anche un vero salto. Per quanto riguarda il richiamo ai predecessori, in particolare Ecateo, abbiamo l'utilizzo dello ionico e l'interesse per l'etnografia. Erodoto non è ionico di madre lingua, era di Alicarnasso, città dorica, caduta per di più sotto il controllo dei Cari, però fu esiliato a Samo, in ambiente ionico. Quando Alicarnasso entra nella lega Delio-Attica voluta dagli ateniesi allora è quasi naturale che un intellettuale come Erodoto si sposti ad Atene dove fece anche parte dell'esperienza coloniale di Atene con la fondazione di Turi in Magna Grecia, dove Atene prova a fondare una città con regole nuove, e dove l'esperienza di legislazione venne affidata a un sofista come Protagora. Questo ambiente nuovo in cui si trova ad operare finisce per indirizzarne anche la produzione letteraria: Erodoto costruisce le sue Storie impostandole come una serie di ricerche, dal momento che iotopia significava propriamente “ricerca”. Il suo lavoro si addensa sul problema fondamentale dell’inimicizia tra greci e barbari e questo viene affrontato guardando in particolare avvenimenti recenti come le Guerre Persiane. Questo è uno dei punti di maggior passaggio fra la vecchia logografia e la nuova storia: non raccontare fatti mitici, ma episodi recenti; concentrarsi su un fatto principale; dare una lettura delle Guerre Persiane facendo analisi critica delle fonti. La vera novità è la sua capacità di distinguere tra le singole fonti. È interessante che non sempre il suo metodo di lavoro coinciderebbe con il moderno: oggi si tende a privilegiare la fonte scritta, mentre Erodoto privilegia l'autopsia (quello che ha visto lui in prima persona), e se non è lui stesso un testimone diretto degli eventi preferisce interrogare un testimone dei fatti più che affidarsi a un testo scritto. Questo ci riporta in un'epoca in cui c’era una diffidenza nei confronti del libro scritto: la tradizione era ancora aurale. Un testimone lo si può interrogare, mentre la testimonianza scritta è fissa: Socrate stesso non lascia nulla di scritto perché ciò che è scritto dà una risposta definitiva. A parte questa classifica delle fonti Erodoto può accumulare più fonti per uno stesso fenomeno. La tecnica di accumulo, ancora arcaica, favorisce la giustapposizione di interpretazioni che Erodoto spesso tratta come se fossero dei fatti: lascia all'ascoltatore la scelta di quale interpretazione seguire. Di tanto in tanto esprime la sua preferenza, ma in genere lascia la scelta al lettore. -Caratteristiche dell’opera erodotea Erodoto parla al suo ascoltatore perché la sua opera ha una veicolazione che dipende soprattutto da pubbliche letture. Erodoto raccontava come fosse un rapsodo le storie e aveva un pubblico, per questo motivo fu premiato dalla città di Atene che ne incoraggiò il lavoro soprattutto perché la storiografia erodotea era funzionale a un punto cruciale dell'ideologia periclea: Atene vera vincitrice delle Guerre Persiane. Se oggi abbiamo un'idea molto atenocentrica di come andarono le guerre persiane questo è dovuto ad Erodoto. Plutarco invece nei suoi Moralia dedica un opuscolo al De malignitate Erodoti, in cui affronta vari punti delle Storie dimostra che Erodoto è di parte: quando tratta della battaglia di Maratona Erodoto afferma che avrebbero combattuto di 10000 ateniesi con solo 1000 opliti di Platea, racconta di come fu chiesto aiuto a Sparta la quale però temporeggia; ma Plutarco dice che a Maratona combatterono anche i Beoti, e Erodoto non li inserisce per porre in risalto il ruolo di Atene. Per questo tipo di lavoro Erodoto ottiene 10 talenti che è una cifra abbastanza ingente. Questo è un altro esempio di come la città di Atene finanziasse le opere letterarie che le interessavano. Un altro aspetto importante è che la narrazione di Erodoto è molto piacevole: lo stile ionico è uno stile che richiama in molti casi Omero, per esempio, lo ionico contemporaneo di Erodoto abbraccia già la contrazione, ma Erodoto scrive uno ionico non contratto e anche il suo stile paratattico è facile da seguire. Nella sua opera accenna anche alla guerra del Peloponneso e questo suo raccontare questi fatti in pubblico mostra anche tracce di un dibattito politico: uno degli esempi è nel III libro in cui si racconta la situazione della Persia dopo la morte di Cambise e l'avvento al potere di Dario: dopo Cambise regna in Persia un usurpatore che viene scoperto e privato del potere e a quel punto i Persiani si domandarono che tipo di governo dovessero avere e Erodoto dà vita a un dibattito conosciuto come Adyog tputoAttIKÒg (discorso sulle tre costituzioni), in cui tre personaggi difendono tre forme di costituzione diversa: Otane la democrazia, Megabizo l'aristocrazia, Dario una monarchia, e alla fine il suo partito ha il sopravvento. Sembra curioso ambientare in Persia un dibattito sulle forme di governo e lo stesso Erodoto sottolinea che l'ascoltatore lo troverà incredibile: sembra che in realtà Erodoto abbia voluto ambientare in Persia un dibattito ideologico contemporaneo dell’Atene di quegli anni. Con Pericle è al potere il partito democratico affermatosi con Efialte dopo che Cimone era andato in declino, e quindi questo dibattito che ad alcuni sembra ripercorrere idee sofistiche, sembra molto più adatto ad Atene e forse era frutto del dibattito che si svolgeva in quegli anni. -La questione erodotea Nell’800 ha creato molto scalpore la questione erodotea: la domanda che ci si poneva era come l’opera di Erodoto fosse stata composta, questo perché l’opera è particolare: la conosciamo divisa in 9 libri: questa ripartizione è alessandrina. Quello che fa Erodoto è creare una serie di monografie sue singole regioni del mondo: Lidia (1), Egitto (II), Persia e Arabia (III), Scizia (IV), a partire dal V si raccontano i fatti più recenti della Persia e dal VI al IX si raccontano le Guerre Persiane. Abbiamo un'impostazione molto particolare, che gli studiosi hanno cercato di rendere comprensibile. All’inizio quella che domina è la posizione analitica di studiosi come Scholl, Bauer e Jacoby, che affermano che Xéyot (approfondimenti) dovevano essere delle monografie separate; in un secondo momento poi Erodoto avrebbe scritto delle Guerre Persiane e unificato il tutto. Questa visione analitica viene con il tempo modificata da Gaetano de Sanctis, il quale credeva che Erodoto, dopo aver scritto i A6yot, avesse pensato di fare una grande storia della Persia perché i Aòyot hanno una caratteristica: tranne quello della Lidia, i paesi che descrive vengono presentati nell'ordine in cui i Persiani li hanno conquistati. Questa storia poi viene riunita con i fatti greci attraverso il racconto delle guerre persiane. La questione è stata abbandonata dopo l'intervento di un’altra serie di studiosi: Myres, Immerwahr e Waters che decidono di dare credito ad Erodoto il quale dice nel proemio dell’opera di voler dare conto delle inimicizie tra greci e persiani. Il logos della Lidia è particolare all’interno del testo erodoteo in quanto nonostante racconti eventi recenti rispetto agli altri approfondimenti viene comunque posto all’inizio dell'opera. Questa collocazione è importante perché la Lidia è anche il luogo che origina il problema tra greci e persiani perché dopo la Lidia sulla costa turca ci sono le città ioniche e alla fine l'impero persiano assoggetta anche le città ioniche creando motivo di conflitto con la madrepatria greca. -Riflessioni dell’opera Erodoto ha una sua religiosità che gli permette di spiegare l'andamento dei fenomeni umani. La sua riposta è tendenzialmente arcaica perché tira in ballo la volontà degli dèi e in particolare un concetto caro alla poesia arcaica dello p8dvog tw B£tv: l'invida degli dèi. L'episodio da un punto di vista morale chiave del primo libro è l’incontro tra Solone e Creso: dopo che Pisistrato aveva preso il controllo di Atene Solone vaga per tutto il mondo arrivando anche alla reggia lidica di Creso, il quale sapendo che Solone è molto saggio lo invita ad ammirare la sua ricchezza; dopo che lo ha fatto portare in giro per i tesori gli chiede di dirgli chi è la persona più felice del mondo pensando di essere lui; Solone invece nomina Tello di Atene che era un contadino che aveva combattuto per la sua patria e che era morto con l'affetto della sua famiglia in una Atene prospera; Creso accusa il colpo e chiede che gli venga detto chi dopo Tello è l'uomo più felice e Solone dice Cleobi e Bitone che sono i figli di una sacerdotessa di Argo, che doveva fare la processione di Era con una coppia di buoi che ritardava, così Cleobi e Bitone presero il posto dei buoi, per cui la sera la madre chiese ad Era di donare ai figli la cosa più preziosa: la mattina dopo i due furono trovati morti; così creso di arrabbia e vuole sapere a che posto sta nella classifica di Solone e questo risponde Solone non saperlo perché solo quando si muore si sa se si è stati felici. Allora Creso crede che Solone non sia affatto sapiente e così congeda il suo ospite e non ci pensa. Quando poi dichiara guerra alla Persia e Ciro conquista