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La storiografia greca (Erodoto, Tucidide, Senofonte), Dispense di Greco

Tratta della storiografia in generale e dei suoi maggiori esponenti (Erodoto, Tucidide e Senofonte) con la loro biografia e le loro opere. Vi sono anche delle note che fanno riferimento alle tematiche principali (in vista anche della Maturità) e dei passi importanti tratti dalle loro opere.

Tipologia: Dispense

2023/2024

Caricato il 16/06/2024

esterzan_
esterzan_ 🇮🇹

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La storiografia greca (Erodoto, Tucidide, Senofonte) e più Dispense in PDF di Greco solo su Docsity! STORIOGRAFIA La storia raccontata in dimensioni eroiche per intrattenimento. Racconta la storia delle comunità (chi fa questo è il logografo, raccontatore di storie legate a particolari luoghi). Nasce l’esigenza di più scientificità e nell’Asia Minore nasce la storiografia a opera di Ecateo di Mileto, autore della Περιηγησις, “Descrizione della terra”, che conteneva il resoconto dei suoi viaggi in varie zone del Mediterraneo, con la descrizione dei luoghi e degli usi dei popoli. Compose anche quattro libri di Genealogie, in cui raccontava fatti storici secondo ordine cronologico, per generazioni successive. Ecateo prende posizione contro i discorsi fantasiosi dei suoi predecessori (poeti dell’epica e della poesia cosmogonica), ma mostra affinità con una maggiore scientificità, usando la propria γνωμη, dove lo storiografo stesso è responsabile di quanto racconta perché verifica di persona come stanno le cose. Il mito occupa una parte sempre meno rilevante; Il mito conteneva la storia delle origini delle piccole comunità locali, la loro storiografia invece riporta le storie di un mondo che amplia i suoi orizzonti. La Grecia infatti si stava allargando e i logografi erano interessati all'etnografia e l'analisi di costumi di popoli diversi. Mentre le cronache orientali sono redatte da scrivi per glorificare le imprese del sovrano, la storiografia greca si sviluppa dall'osservazione degli eventi, l'analisi della realtà. Il dibattito culturale contemporaneo è posto in contrapposizione a quello dei Barbari, la concezione della politica, la riflessioni sulle forme di governo e sulle leggi. I persiani pongono la storia del sovrano al centro, mentre i Greci pongono al centro dell'indagine se stessi. Lo storico sa che la sua visione è soggettiva e che non potrà raccontare la vera realtà. ERODOTO Vita: nato ad Alicarnasso nel 484 a.C., la sua famiglia tenta colpo di stato ma fallisce quindi viene esiliato. Anche lui come Ecateo di Mileto fa uso della γνωμη per raccontare, ma anche dell’οψις, la vista, e dell’ακοη, l’udito, per ascoltare cose raccontate. Viaggia in Egitto, Fenicia, Mesopotamia e nel Mar Nero, a contatto con le popolaziooni nomade degli Sciti. Storiografia erodotea: da ιστορια, forse dalla radice -ιδ, vedere (οιδα, sapere). Erodoto seleziona gli aspetti dei costumi, leggende, racconti folklorici di un popolo che possono colpire il pubblico. Per Erodoto l’ιστορìη è l’indagine di tutto ciò che è degno di memoria e osservazione, spiegando grandi eventi come guerre ma anche vicende private, usanze e aneddoti delle civiltà, in particolare vuole spiegare l’alternanza di fortuna e sventura di un individuo o popolo, alle conseguenze della violazione del νομος. Ricorre a idee della morale tradizionale come υβρις, “eccesso”, φθονος θεων, “invidia divina”, gli dei non vogliono che gli uomini arrivino in alto; ha interesse per il νομος, le leggi e i costumi, proponendo una visione policentrica della storia. Destinato a un uditorio generico, usa lessico omerico. La novella ha origine orientale e il mito ha funzione eziologica. Fonti di Erodoto: i dotti persiani, non i Greci perché non sono attendibili. Le storie Raccontano le guerre persiane. Nei primi tre libri di storie, le novelle occupano un grande spazio: il materiale di queste deriva soprattutto dalla tradizione orale e popolare e le novelle sono racconti di informatori locali che consentono di interrompere l’azione creando effetti di suspense, tenendo alta l’attenzione dell’uditorio. Tucidide ha visto negli storiografi precedenti, dunque anche in Erodoto, un elemento favoloso, το μυθωδες, nel quale rientrano racconti di sogni, oracoli, prodigi. Sono organizzate in modo circolare e le scrive perché meritano ricordo e gloria. Come in Omero, non c’è frattura tra Greci e barbari. Scontro politico Greci e barbari: le guerre persiane avevano accentuato l’antitesi che c’era tra Greci e barbari; i Greci vinsero e se ne trovarono le ragioni in campo politico: i Greci erano superiori in quanto avevano un regime politico libero, mentre i barbari erano sottomessi e in servitù. Erodoto è imparziale sui barbari, non fa caricature crudeli di loro, Erodoto analizza solamente il rapporto tra due popoli retti da sistemi politici differenti. Stile: prosa ionica, mescola espressioni e mischia diverse combinazioni (anche l’attico). Frasi ampie. Le guerre persiane nascono con la rivolta ionica nelle città greche dell’Asia Minore contro i persiani. Trama: sono 9 libri, ciascuno intitolato al nome di una Musa. Le storie sono unite dal λογος, una sezione omogenea riservata alla trattazione di un personaggio importante o un popolo straniero. - Proemio: Erodoto dichiara la volontà di esporre le cause del conflitto Greci-barbari, facendo riferimento al mito per cui anticamente vi erano già stati dissidi tra Greci e barbari, come Giasone che ha rapito Medea, o Paride e Elena. Quindi Erodoto torna a raccontare di Creso, re dei Lidi, che volle sottomettere i Greci dell’Asia Minore. - 1 libro: Creso sfida i Persiani di Ciro il Grande, ma perde, ingannato da un oracolo. La capitale Sardi cade e Creso viene catturato, ma riesce a salvarsi e a diventare consigliere di Ciro. Erodoto adesso racconta la storia della dinastia dei persiani, dal fondatore a Ciro. Ciro conquista le città greche dell’Asia Minore e l’impero babilonese; dopo una descrizione di Babilonia e abitanti, Ciro muore in battaglia contro i primitivi Massageti. - 2 libro: Cambise, successore di Ciro, invase l’Egitto. Erodoto ne descrive usi e costumi (studio: tutti gli uomini fanno riti funerari. Lo fa per comprendere le diversità di usanze e l’unità di φυσις: i primi a dibatterne sono i sofisti (1. cos’è la mente?, 2. cosa fare coi morti? (elemento del νομος)). - 3 libro: digressione su Samo, in cui il tiranno si poneva come sentinella del mondo greco verso oriente. Erodoto inizia a tratteggiare le vicende di Sparta e Corinto. Morto Cambise, Dario prende potere con una congiura. Erodoto affida la discussione sulla migliore forma di governo (monarchia, democrazia e oligarchia). - 4 libro: Dario invade gli Sciti e l’armata persiana deve ritirarsi. - 5 libro: dopo una parentesi sull’espansione persiana in Tracia, Erodoto si concentra sulla rivolta delle città greche sotto la guida di Aristagora di Mileto contro i persiani. Fa digressioni sulla storia di Sparta e Atene. I persiani alla fine riprendono Cipro e le colonie greche della costa mentre Aristagora fugge. - 6 libro: di fronte al rifiuto dei Greci di sottomettersi, Dario invia spedizioni navali ma i persiani vengono sconfitti (battaglia di Maratona, 490, con gli Ateniesi di Milziade); Milziade prova a attaccare i persiani alle Cicladi ma fallisce. - 7 libro: morto Dario, Serse deve vendicare la sconfitta. I Greci riescono a resistere (sacrificio degli Spartani di Leonida alle Termopili). - 8 libro: sono descritti il sacco di Atene e la battaglia di Salamina. Sotto Temistocle, gli spartani vincono i persiani. Serse rientra in Asia mentre Mardonio cerca di convincere Atene alla resa. - 9 libro: gli Spartani nella battaglia di Platea (479) vincono su Mardonio, che aveva saccheggiato Atene. Il racconto si conclude con la presa della città di Sesto, nell’Ellesponto.. - Proemio: Lo storico fornisce la materia e il fine della sua indagine storica: impedire che le imprese grandi compiute dai greci e dai barbari rimangano prive di gloria. L'altro obiettivo è indagare le cause di un evento. ricerca delle cause, destinato a coloro che vogliono indagare la verità. Destinato alla lettura, a un pubblico colto. Democrazia ateniese: per la democrazia ateniese gli avversari devono essere abbattuti: Tucidide si mostra contrario allo strapotere del δημος. Visione: ha una visione laica e razionale, crede nella legge del più forte. Ha una visione antropocentrica, fa uno studio scientifico dei procedimenti che inducono un gruppo umano a prevalere. Porre l’uomo al centro della storia è infatti tipico dei sofisti, dove Tucidide aveva studiato. All’interno dei suoi discorsi penetra la soggettività dello storico. A determinare il corso degli eventi c’è la τυχη, “sorte”, poi il potere e la ricchezza, la paura, l’odio e forze irrazionali. Tucidide come psicologo dei fenomeni di massa. Stile: linguaggio complesso e denso, ricco di παθος, linguaggio tecnico. Lo storico deve ascoltare, non solo vedere, avere fonti. ERODOTO TUCIDIDE Storia l’indagine di tutto ciò che è degno di memoria e osservazione la narrazione critica di un evento descritto in modo scientifico Argomenti - idee della morale tradizionale - interesse per il νομος, le leggi e i costumi - la storia politica e militare Pubblico Destinato a un uditorio generico. Destinato alla lettura, a un pubblico colto Visione Policentrica (interesse per leggi, nomos e costumi) Antropocentrica Stile prosa ionica, mischia diverse combinazioni Linguaggio complesso e denso, ricco di παθος, linguaggio tecnico Le storie/ guerra del Peloponneso (431-411 a.C.) Un resoconto della guerra tra Atene e Sparta diviso in otto libri che va in retrospettiva sulle cause profonde del conflitto, ma si interrompe senza giungere alla conclusione della guerra. Trama: Tucidide tratteggia una storia della Grecia dalle origini mitiche fino alle guerre persiane e individua nella causa del conflitto il timore di Sparta per l'ascesa di Atene. Gli scontri sono iniziati perché gli ateniesi hanno cominciato a interferire nei rapporti tra Corinto e le sue colonie. Il racconto lascia spazio al periodo della pentecontaetia, il cinquantennio che intercorre tra la presa di Sesto del 478 (l'ultimo episodio narrato nelle Storie di Erodoto) e l'inizio delle guerre del Peloponneso del 431. L'ultima parte del libro è occupata dal discorso di Pericle che espone la propria strategia per il conflitto (libro I). Nel primo anno di guerra gli Spartani invadono l’Attica e gli ateniesi fanno incursioni navali sul Peloponneso. Pericle fa un discorso per i caduti che esalta le strategie politiche ateniesi. Descrive la peste scoppiata in Atene nella quale muore Pericle. (libro II) Mentre l’Attica è invasa dai peloponnesiaci scoppia una ribellione a Mitilene. Platea si arrende dopo l'assedio di Sparta. Nell'isola di Corcira si scatena una guerra civile tra democratici e oligarchici e da questo aneddoto Tucidide mostra di cosa è capace la natura umana quando prevale l’odio (libro III). Durante la guerra un contingente spartano viene catturato dagli ateniesi alla cui testa c'è Cleone, il bersaglio di Aristofane, ma nonostante questo gli Spartani riescono a cogliere di sorpresa gli ateniesi (libro IV) Morto Cleone, prevale la volontà di finire la guerra, che si conclude con la pace di Nicia (421). La parte restante del libro riassume il massacro degli abitanti dell'isola di Melo che non volevano essere assoggettati agli ateniesi, da cui Tucidide dà vita a un dialogo fittizio fra Melii e gli ambasciatori ateniesi, riflettendo sulle leggi del potere e della politica (libro V). Alcibiade vuole intervento ateniese in Sicilia (libro VI), ma l’esercito ateniese viene massacrato. (libro VII). Si affaccia una nuova potenza, la Persia, che si schiera con gli Spartani. Un colpo di Stato porta alla formazione del consiglio dei Quattrocento, poi Teramene instaura la democrazia. Alcibiade torna ad Atene acclamato come un salvatore. (libro VIII) - L’archeologia della Grecia: Tucidide mette in evidenza la storia che andrà a trattare, narrando di come i Peloponnesiaci e gli Ateniesi combatterono tra loro: confronta la città e gli alleati. Afferma di non avere strumenti adatti per risalire indietro nel tempo e di non poterne parlare. Parla dei Greci che avevano un'economia di sussistenza e non erano forti. Dice che si può dimostrare come gli antichi Greci vivevano in maniera simile ai barbari del tempo. I pirati avevano iniziato a colonizzare le isole. Riferimento a Sparta, costituita da villaggi, κατα κωμας (mentre ad Atene c'era stato il sinecismo, συνοικισμος, il riunire i villaggi). - Il metodo dello storico: Tucidide si sofferma a dichiarare i metodi e i limiti della propria indagine e le fonti che sceglie per ricostruire la storia: decide di parlare della guerra del Peloponneso perché è importante e ne può parlare, basandosi su testimonianze prese da altri, prese difficilmente perché parlavano o secondo la loro simpatia o secondo la loro memoria. Tucidide vuole creare qualcosa che duri per sempre. La causa della guerra è che Atene e Sparta erano grandi potenze a confronto. Tucidide vuole distanziarsi da Erodoto e lo fa scambiando i significati di due parole: αιτια, che in Erodoto era la causa vera, per Tucidide è solo la causa apparente, mentre usa προφασις per indicare la causa profonda e reale (ossia l’egemonia sulla Grecia). - Il discorso di Pericle4: Nel 431 a.C. fu chiamato Pericle a celebrare pubblicamente le esequie dei caduti per la patria, un epitaffio dettico che ha funzione politica. Gli epitaffi generalmente sono incentrati sull'antichità ma quello di Tucidide non è una celebrazione della guerra, ma della città. Sembra che anticipi ciò che succederà. Comincia a ricordare l'onore degli antenati, che ampliarono la città e illustra il loro principi di vita che hanno condotto alla Costituzione. L'ordine politico utilizzato è quello della democrazia che vede l'equità, l'isonomia e l’uguaglianza: tutti i cittadini ad Atene possono partecipare alla vita politica indipendentemente dalla condizione economica. Su ogni cosa dev’esserci un’assemblea e una discussione, perché è una democrazia. Gli ateniesi combattono per se stessi e per la città. Inoltre la città accoglie tutti senza la ξενελασια, ossia la cacciata degli stranieri durante la guerra in caso di spionaggio, come faceva Sparta. La città ha creato molti svaghi e molti prodotti e beni. Ammira il fatto che amino la bellezza, coltivino il pensiero, che ogni cittadino venga educato alla scuola ateniese. La felicità è essere liberi, e la libertà è il coraggio. Manca nell’epitaffio la lode all’onore militare e la celebrazione del passato. 4 Il buon governo e lo Stato - La peste di Atene: Il secondo anno di guerra si abbatte la peste su Atene e Tucidide descrive con efficace drammaticità l’Atene devastata e sofferente. La peste comportò grandi perdite umane e lo stesso Pericle fu ucciso dalla malattia. Tucidide descrive scientificamente i sintomi dell'epidemia e affianca questa descrizione il comportamento degli uomini: il mancato rispetto della legge, capovolgimento dei valori, l'atteggiamento che ogni persona manifesta davanti al terrore del contagio. Questo evento porta a riflettere su tratti della psicologia sociale. Parla di come la peste attaccò il porto e di come vuole descrivere come si è manifestata la peste per avere strumenti utili in caso analogo. Descrive le persone reagiscono alla peste in modi diversi: arrossamenti, infiammazioni agli occhi, lingua sanguinolenta, tosse, vomiti e convulsioni. Nemmeno gli uccelli si avvicinavano agli uomini e se se ne cibavano, morivano. C'era difficoltà nell'assistere i parenti. - Il giudizio su Pericle (in fotocopia)9: Pericle guidò la città in periodo di pace e la mantenne sicura. Quando poi scoppiò la guerra ne previde la gravità: diceva agli Ateniesi che avrebbero vinto se fossero rimasti tranquilli, ma gli ateniesi invece fecero tutto il contrario, perché Pericle dominava il popolo senza limitarne la libertà. I successori di Pericle invece iniziarono ad affidare al popolo il governo dello Stato e in seguito si commisero molti errori. - Il dialogo dei Melii5: Nel 416 a. C. ci fu un dibattito tra gli ateniesi e i rappresentanti dei Melii: questi dopo essersi già opposti al tentativo di costringerli ad aderire alla Lega delio-attica chiedono di rimanere neutrali e fanno appello perfino all'aiuto degli spartani. Ma gli ateniesi temono che acconsentendo alla richiesta dei Melii si dimostrino deboli. Gli ateniesi quindi dicono che la loro opposizione è inutile e fanno leva sulla legge del più forte e sul principio del potere: è forte chi mette paura. I Melii hanno rifiutato perché temono che gli spartani intervengano (gli ateniesi rispondono che non sono mai intervenuti), perché non va bene che un popolo ne invada un altro per giustizia, perché non è negli interessi di Atene fare questo perché un domani loro potrebbero trovarsi nella loro stessa situazione, e alla fine invocano il rispetto degli dèi (gli ateniesi rispondono che gli dèi stanno sempre dalla parte del più forte). SENOFONTE Vita: Atene, 430. E’ aristocratico, un oligarchico convinto. Fa una spedizione in Asia (partecipò alla battaglia di Cunassa) e tornò in Grecia come filospartano. Caratteristiche: è un poligrafo, ha una vita avventurosa, un uomo cerniera tra il mondo classico e quello ellenistico. Stile: medio, senza accensioni ma anche semplice ed elegante, spontaneo. Elleniche Sette libri in cui narra gli avvenimenti dal 410 al 362, il resoconto della supremazia spartana. Ai resoconti dettagliati si affiancano lacune. Genere memorialistico, storiografico e biografico-encomiastico. Si tratta di un'opera storiografica in cui rielabora gli appunti di Tucidide. - Il processo per la battaglia navale delle Arginuse11: Nel 406 a.C. la flotta ateniese subì una sconfitta e molte navi rimasero bloccate a Mitilene: Atene allora voleva coprire le spese di una nuova flotta per andare a prendere i naufraghi. Lo scontro decisivo avvenne nei pressi delle isole Arginuse e vide prevalere gli ateniesi, ma a 5 L’imperialismo e la guerra 11 Il buon governo e lo Stato