Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La traduzione specializzata - Scarpa, Traduzioni di Teoria delle Traduzioni

Riassunto capitoli 3 e 4 sulla traduzione specializzata

Tipologia: Traduzioni

2017/2018
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 24/06/2018

Silviaaasss
Silviaaasss 🇮🇹

4.6

(78)

11 documenti

1 / 23

Discount

In offerta

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La traduzione specializzata - Scarpa e più Traduzioni in PDF di Teoria delle Traduzioni solo su Docsity! La traduzione specializzata – Scarpa Capitolo 3 – Caratteri generali della traduzione e preparazione dell’attività traduttiva Traduzione specializzata: 1. Comunicazione interlinguistica mediata di documenti redatti nelle lingue speciali e avente come obiettivo principale la comunicazione di informazioni a gruppi più o meno ristretti di destinatari. 2. Mediazione linguistica e socioculturale orientata da uno o più obiettivi comunicativi e avente la funzione di mettere in comunicazione i membri di lingue/culture diverse che altrimenti avrebbero difficoltà a comprendersi. La tipologia testuale dei documenti tradotti: 99% testi informativi (di ambito tecnico, commerciale, giuridico, medico, amministrativo e, infine, scientifico); 1% costituito dalla cosiddetta “traduzione editoriale” (guide turistiche, libri di cucina, enciclopedie varie, testi scolastici, biografie ecc.). Traduzione specializzata VS traduzione letteraria: La traduzione letteraria è la tipologia traduttiva a cui si è stati inevitabilmente esposti tramite non solo la lettura di autori stranieri ma anche quelle traduzioni “di supporto” all’apprendimento di una lingua straniera che di norma vengono impiegate nella scuola media superiore. La traduzione ha una natura interdisciplinare: La natura interdisciplinare della traduzione ha dato luogo ad una varietà di prospettive che sono correlate ai diversi approcci dei diversi settori di studio (linguistica, glottodidattica, critica letteraria, storia, filosofia, psicologia, studi culturali ecc.), contribuendo a creare il quadro d’insieme della complessa disciplina dei “Translation Studies”. I due principali paradigmi/approcci(che rappresentano le prospettive all'interno dei Translation Studies): 1. l’approccio empirico-didattico: improntato all'essenzialismo, in quanto considera la traduzione come il trasferimento di significati oggettivi e stabili da parte di un traduttore che deve rimanere “invisibile”; 2. l’approccio post-modernista: improntato al “non-essenzialismo” (relativismo), in quanto considera la traduzione come l’interpretazione di significati intrinsecamente non stabili (all’interno di contesti unici e irripetibili) da parte di un traduttore che è inevitabilmente “visibile”. Le priorità di un linguista, di un professionista della traduzione e di uno studioso della traduzione: 1. Per un linguistica la traduzione è considerata un’operazione linguistica di transcodificazione e trasferimento (fondata su un approccio contrastivo) l’obbiettivo principale è quello di studiare i testi specialistici in un’ottica funzionale, testuale, contrastiva ecc. Tende a considerare le traduzioni come non rappresentative della lingua in oggetto e i testi nativi sono visti come superiori. 2. Per un professionista della traduzione la traduzione è un’operazione di riformulazione di un testo in una lingua A in un altro testo in una lingua B (dopo aver stabilito una gerarchia tra le diverse soluzioni traduttive possibili e aver scelto quella più adatta alla specifica situazione comunicativa in cui avviene la traduzione). Di conseguenza, la lingua non è il fine ultimo ma soltanto uno strumento per la riformulazione. L’’obiettivo è, ovviamente, quello di tradurre concretamente il testo. L’aspetto della traduzione che riveste maggiore importanza è la prassi della traduzione e le attività connesse ad essa. Considera la traduzione una fonte meno attendibile dei testi nativi. 3. Il terzo approccio è quello dello studioso che, all’interno del paradigma empirico-descrittivo summenzionato, può adottare altri 2 principali paradigmi più specifici: • quello degli “studi descrittivi della traduzione”: L’aspetto qui più rilevante è la descrizione della manifestazione dei fenomeni della traduzione come processo e come prodotto, con particolare riguardo alla natura del processo di traduzione e ai concetti teorici della disciplina. (descrizione analitica dei vincoli sociali, culturali, ideologici e cognitivi che hanno lasciato una traccia nel prodotto della traduzione sotto forma di determinate scelte traduttive); • quello degli “studi applicati della traduzione”: Gli aspetti di maggiore interesse qui sono invece la didattica e la qualità traduttiva, gli strumenti di lavoro del traduttore e gli aspetti etici e professionali della traduzione. (analisi critica di esempi di traduzione da cui poter desumere principi e metodi prescrittivi che sono di immediata utilità per i traduttori con il fine ultimo di innalzare la qualità traduttiva e innalzare lo status professionale dei traduttori). Considera la traduzione e le sue caratteristiche come “genuine istanze di comunicazione”, la cui diversità è dovuta al fatto che questi documenti, anch’essi da considerare autentici, funzionano in un diverso contesto di produzione e ricezione. In definitiva, possiamo dire che c’è chi la traduzione si limita a descriverla, esimendosi il più possibile dall’esprimere giudizi sul risultati ottenuti, e chi, dall’altra parte, la traduzione la descrive per fini strumentali o applicativi concreti (per esempio fornendo un supporto teorico o una guida ai futuri traduttori). L’equivalenza varia al variare dei contesti del testo di partenza e del testo di arrivo o della situazione. Nella traduzione specializzata, l’obiettivo del traduttore e del committente è la produzione di un testo che abbia lo stesso senso e la stessa funzione comunicativa dell’originale. Aspetti culturali della traduzione: In questa sede cultura va intesa nell’ampia accezione di “tutti gli aspetti della vita umana che sono condizionati socialmente”. Tali aspetti culturali possono essere: • visibili: comunicazione verbale; • semi-visibili: appropriatezza (rituali, abitudini, modi e stili di vivere, vestire, parlare ecc.); • invisibili: il livello invisibile è il più importante ed è costituito dagli “orientamenti culturali” (modo di agire, comunicare, controllare l’ambiente, considerare lo spazio e il tempo ecc.) LA NOZIONE DI CULTURA è INSCINDIBILE DA QUELLA DI LINGUA E IL CONCETTO DI TRADUZIONE COME COMUNICAZIONE INTERCULTURALE SOTTENDE QUINDI L’IDEA CHE UN CAMBIAMENTO DI LINGUA RISULTA NECESSARIAMENTE IN UN CAMBIAMENTO DI CULTURA E VICEVERSA. Anche se parecchio vincolanti, in determinate situazioni traduttive, gli aspetti socioculturali contano meno che in altre. Nella traduzione specializzata, occorre fare un’ulteriore distinzione tra: 1. cultura tecnica: scientifica, conscia e universale. A questo livello i testi contengono informazioni esplicite la cui comprensione non è legata ad uno specifico contesto extra- linguistico e che il traduttore può trasferire nel testo di arrivo senza grosse difficoltà; Queste possono essere presenti solo in alcuni casi: pesi, misure, valuta, formato della data e dell’ora diverse. 2. cultura formale: riguarda le preferenze stilistiche che sono appropriate al genere e al registro di un testo: es. le norme e le convenzioni che governano i rapporti interpersonali e la distanza sociale tra emittente e destinatario. Questo è il tipo di problema culturale più comune nella traduzione specializzata, dove la modalità di trasmissione e presentazione dell'informazione specialistica varia da lingua a lingua. Per esempio, in inglese, il registro è molto più informale che quello italiano. 3. cultura informale: costituita da ciò che si presuppone sia già noto e che per questo è lasciato implicito nel testo. Si tratta, quindi, del livello inconscio dei valori legati al background culturale e alle credenze di un individuo che sono stati inculcati dalla famiglia, dalla scuola, dai media ecc, e che permettono l’espressione linguistica. Anche le aspettative, i valori, le norme e le convenzioni del traduttore e dei suoi destinatari sono influenzati da queste pressioni ideologiche. A questo livello non esistono regole che possono guidare il traduttore nelle sue scelte, egli deve quindi essere un esperto dei valori, delle abitudini e delle credenze che caratterizzano le due culture. La cultura informale può avere rilevanza anche nella traduzione specializzata. Nei testi specialistici esistono delle tendenze ai cosiddetti “universalismo culturale” e “neutralizzazione culturale”, che derivano dai processi di internazionalizzazione in atto. Infatti, quel “filtro culturale” che veniva applicato dai traduttori per rendere conto della specificità delle culture di partenza e di arrivo è diventato molto meno importante, in favore di un modello omologatore anglosassone. E’ vero che tale anglicizzazione può rappresentare un pericolo in relazione all’impoverimento del pluralismo culturale, ma è anche vero che il progresso scientifico e tecnologico globale ha bisogno di una lingua internazionale comprensibile da tutti. Norme e convenzioni: Ad ogni tipo di discorso specialistico corrispondono norme e convenzioni redazionali ben precise, ossia consuetudini testuali standardizzate molto più stringenti di quelle della lingua comune. Questo perché sono funzionali a esprimere un dato contenuto nel modo più efficiente possibile, determinando per ciascuna lingua e per ciascun genere testuale l’appropriatezza linguistica in una data situazione d’uso a livello testuale, sintattico e terminologico. Norme e convenzioni sono considerate categorie sociali in quanto presuppongono la loro condivisione da parte della maggioranza in una determinata comunità e sono soggette a cambiamento nel tempo. Nell’ambito di un approccio empirico-descrittivo alla traduzione, il concetto di “norme” viene applicato per designare le tendenze tipiche che danno luogo alla scelta di determinate strategie al posto delle altre strategie che sono disponibili in una determinata situazione socioculturale. Nel caso del traduttore specializzato, questa scelta ha ben poco di personale ed è quasi totalmente governata dai vincoli imposti dalla specifica situazione traduttiva, ossia i valori e/o le idee condivisi dalla comunità a cui appartengono i destinatari della traduzione. Un esempio di vincoli imposti dalla situazione traduttiva è costituito dalla traduzione dei testi “orientati ai consumatori”, come i manuali di istruzione e i dépliant, che devono essere tradotti rispettando le norme e convenzioni sociali che soddisfano le aspettative ben precise che i destinatari di arrivo hanno nei confronti di questo tipo di testi. Detto questo, occorre fare una distinzione tra i termini “norme” e “convenzioni”: • Per convenzione si intende un’aspettativa di tipo probabilistico che offre al traduttore una determinata opzione come quella da preferirsi nelle circostanze della specifica situazione traduttiva. In generale, la non aderenza ai vincoli non da luogo a sanzioni. Convenzioni “costitutive”: riguardano questioni generali come la natura della traduzione e del suo rapporto col testo di partenza. Convenzioni “regolative”: riguardano, invece, le strategie traduttive usate per risolvere i problemi di traduzione ai livelli inferiori a quello testuale: traduzione dei nomi propri, dei termini culturalmente connotati ecc. • La norma, invece, indica al traduttore una determinata opzione come quella che deve scegliere, in quanto è quella generalmente accettata come appropriata e corretta nelle circostanze della specifica situazione traduttiva. Se non seguita, può dar luogo a sanzioni. 1. Norme dell’accettabilità di una traduzione (qualitative o quantitative): la soddisfazione delle aspettative del destinatario. Le qualitative riguardano lo stile “trasparente” (good style) che rispetta i canoni redazionali specifici di un determinato genere testuale e ambito disciplinare. Le quantitative: riguardano la distribuzione delle caratteristiche in un testo a livello lessicale (densità e varietà lessicale, lunghezza delle parole ecc), sintattico (lunghezza media e complessità delle frasi, classi delle parole, verbi stativi e verbi dinamici ecc.) e testuale/discorsivo (caratteristiche macro- strutturali, posizione del focus informativo, grado e tipo di coesione, progressione tematica ecc.) Alla norma dell’accettabilità è legata la questione della cosiddetta visibilità del traduttore. Nella traduzione specializzata il traduttore deve rimanere “invisibile” perché altrimenti distoglierebbe l’attenzione dei destinatari dai contenuti del testo di arrivo. 2. Norme della relazione: determina la natura del rapporto di equivalenza che deve esistere tra testo di partenza e testo di arrivo, che viene determinata dal traduttore sulla base dell’intenzionalità dell’emittente del testo di partenza e/o del committente. • I fattori intratestuali, cioè semantici e sintattici, vanno identificati durante la lettura del testo e, quindi, nella seconda fase preparatoria dell’attività traduttiva. Essi sono: 1. l’argomento e il contenuto cognitivo – cosa contiene?; 2. il livello di conoscenze specifiche presupposto dall’emittente nei destinatari – cosa non contiene?; 3. la strutturazione del testo – in che ordine?; 4. gli elementi visivi di accompagnamento al testo (tabelle, grafici figure ecc.), 5. le caratteristiche lessicali e sintattiche del testo – con che tipo di parole?, con che tipo di frasi?; 6. i tratti soprasegmentali prosodici e dell’intonazione – con che tono?. La correlazione tra fattori extratestuali e intratestuali costituisce la risposta all’ultima domanda globale – per quale scopo?; in base alla quale il traduttore può dare inizio alla vera e propria attività traduttiva: la fase di produzione o riformulazione o generazione della traduzione. Tutti questi parametri vengono ridotti a 3: i primi 2 di natura intertestuale e il terzo di natura extratestuale. Essi sono: 1. la tipologia del testo di partenza; 2. il modello redazionale nella cultura di arrivo a cui fare riferimento; 3. l’uso che verrà fatto della traduzione. Lettura e identificazione dei problemi traduttivi: Nella seconda fase preparatoria del processo traduttivo, il traduttore legge attentamente il testo di partenza per comprenderne tutto il potenziale di significato, identificare i problemi traduttivi legati alla sua riformulazione anche a livello terminologico e programmare di volta in volta il modo più adatto per risolverli e per adeguare il futuro testo di arrivo alla sua nuova situazione comunicativa. La lettura del testo di partenza può essere di due tipi: una “contestuale- globale”(il traduttore elabora le informazioni in modo intuitivo e inferenziale e la lettura è mirata ad avere un quadro di insieme del compito traduttivo, rimandando l’eventuale approfondimento dei dettagli soltanto a un secondo momento. È preferita, ad esempio, nella traduzione dei testi pubblicitari); una “sequenziale-dettagliata” (il traduttore elabora le informazioni in modo analitico, logico e sequenziale e vuole concentrarsi su un compito alla volta. È preferita nella traduzione dei testi tecnico-scientifici). In ogni caso, la lettura del testo di partenza deve essere una “lettura produttiva” che è finalizzata a ben 5 obiettivi: 1. comprendere il significato del testo nel suo contesto socioculturale, a livello sia globale sia dei suoi contenuti; 2. individuarne le caratteristiche inter- e intratestuali e pragmatiche (livello di tipicità testuale, intenzione comunicativa, registro, livello di formalità, livello specialistico dei destinatari ecc.); 3. riconoscere e valutare quei tratti di superficie del testo che vanno poi riprodotti nel testo di arrivo; 4. identificare i segmenti testuali che sono problematici in sede di riformulazione; 5. programmare le strategie più adatte per risolvere tali problemi di traduzione e per adeguare il testo di arrivo alla sua nuova situazione comunicativa. Problemi traduttivi versus difficoltà traduttive: problemi oggettivi soggettive, in quanto il singolo traduttore può incontrarle nella traduzione per carenze nella sua competenza o perché non ha accesso a alle fonti documentali appropriate. Problemi pragmatici, culturali, linguistici e cognitivi: I problemi pragmatici e culturali sono connessi rispettivamente alla variazione della situazione comunicativa tra testo di partenza e testo di arrivo (diversità di destinatari, canale di comunicazione, intenzione comunicativa ecc.) e alla diversità tra le norme e le convenzioni generalmente accettate nell’ambito del discorso specialistico e dei suoi specifici generi discorsivi nella lingua/cultura di partenza e in quella di arrivo. Tra i problemi pragmatici rientrano quelli socioretorici (che riguardano la diversità delle norme relative al registro oppure alle aspettative legate alle convenzioni diverse in relazione alle tipologie testuali). Tra i problemi culturali, invece, rientrano le difficoltà di traduzione legate ai termini che si riferiscono ad aspetti e istituzioni tipici della cultura di partenza e che quindi richiedono adattamenti nella lingua/cultura d’arrivo). I problemi linguistici sono connessi sia al testo specifico da tradurre (linguaggio figurato, qualità linguistica ecc) sia agli aspetti sistematici delle lingue su cui lavora. I problemi linguistici possono essere di tipo lessicale ( “falsi amici”, fenomeni di polisemia e quei termini di significato poco preciso che non hanno (ancora) un corrispondente nella lingua di arrivo ma che sono di moda e vengono usati negli slogan) o di tipo morfosintattico (il diverso ordine dei costituenti della frase e la necessità di specificare le relazioni tra i costituenti di un sintagma nominale complesso lasciate implicite nel testo di partenza). Sempre all’interno dei problemi linguistici, è opportuno evidenziare la presenza dei problemi cognitivi, che danno poi luogo alle difficoltà traduttive più comuni fra i traduttori meno esperti, legate alla natura del testo e alla comprensione da parte del traduttore dell’argomento specialistico da tradurre (difficoltà nell’interpretazione del contenuto concettuale). Inoltre, essi vanno estesi anche a quelle parole della lingua comune che hanno una diversa accezione in un contesto specialistico e ai termini utilizzati da un autore in modo idiosincratico. Dopo aver identificato i problemi di traduzione, il traduttore formula ipotesi sulle strategie da adottare per risolverli alla luce della macrostrategia* che si è prefissato nella prima fase preparatoria del compito traduttivo. Cos’è la macrostrategia: Essa consiste nell’obiettivo che il traduttore si prefigge sul piano teorico generale in base alle istruzioni del committente e alle nuove circostanze in cui andrà a situarsi il testo di arrivo. Questo obiettivo complessivo domina a sua volta un certo numero di strategie (o microstrategie) traduttive più specifiche e di livello più basso, ossia soluzioni standard consce alle quali il traduttore ricorre per risolvere un problema. In questa sede, le strategie considerate sono unicamente testuali, che implicano la manipolazione di unità traduttive e suddivise in: sintattiche, semantiche e pragmatiche. Metodi ≠ procedure (secondo la suddivisione operata da Newrnark) sono le strategie sono le strategie traduttive a livello che si riferiscono alle più generale del testo unità frastiche o di livello inferiore Le strategie traduttive vanno analizzate con una procedura di tipo top- down: dal livello testuale più alto e del discorso (registro, connettivi ecc.), al livello testuale intermedio della morfosintassi (periodo, sintagma, voce e tempi verbali, modalità ecc.) a quello più basso del lessico (prestiti e calchi, linguaggio figurato ecc.). Fine capitolo 3 3. Adattamento: è la parafrasi pragmatica, per risolvere un problema pragmatico o culturale. Esso include: l’equivalenza descrittiva e l’equivalenza funzionale, dove quest’ultima implica un cambiamento del contenuto cognitivo del testo di partenza. Un altro tipo di adattamento può riguardare la collocazione temporale di eventi, dove la traduzione ha dovuto tener conto del fatto che, ad esempio, i progressi tecnologici descritti nel testo di partenza (statunitense) si sono verificati nella realtà d’arrivo (italiana) molto più tardi. 4. Esplicitazione: è la procedura di spiegazione di quello che è stato lasciato implicito nel testo di partenza, per esempio: - la sostituzione di un pronome con il sostantivo a cui si riferisce; - l’aggiunta di connettori per esplicitare i collegamenti logico- semantici tra frasi diverse; - l’aggiunta esplicativa che si rende necessaria quando il testo di partenza presenta informazioni legate al suo contesto culturale generico o tecnico-professionale che possono interessare anche il destinatario del testo d’arrivo. 5. Espansione, riduzione ed eliminazione: 3 procedure (strutturali) che riguardano la variazione del numero dei costituenti di una frase. - Ad esempio, in una traduzione specializzata dall’inglese all’italiano, si può riscontrare una tendenza all’espansione (aumento dei costituenti rispetto alla lingua di partenza), piuttosto che alla riduzione. - La procedura dell’eliminazione, invece, viene applicata nel caso in cui un segmento testuale non sia pertinente al contesto culturale della lingua d’arrivo e/o non sia di interesse per i destinatari della traduzione. Strategie testuali: L’impianto testuale del testo specialistico è culturalmente marcato. Tuttavia, i testi tradotti dall’inglese in italiano tendono a riprodurre la stessa suddivisione in paragrafi. Questo perché, di norma, al traduttore non viene chiesto di intervenire sulla macrostruttura cognitiva del testo bensì sulle differenze tra le singole lingue, ai livelli della struttura retorica sottostanti. - L’adattamento del modello testuale inglese-americano, che prevede una serie di frasi semplici e chiare, al modello testuale latino e tedesco prevede una strutturazione più complessa basata sulla subordinazione di diverse frasi dipendenti. Registro: I testi specialistici in inglese sono di più facile lettura rispetto a quelli in italiano. Ad esempio, i manuali di studio inglesi hanno un taglio più pedagogico e meno scientifico-teorico rispetto ai loro corrispettivi in italiano. Questi testi, dunque, sono più orientati ai lettori (in questo caso principianti) rispetto ai testi in italiano, i quali sono caratterizzati da continue digressioni e sono di più difficile lettura. Tuttavia, ora c’è la tendenza dei testi inglesi a migliorare e formalizzare la loro scrittura, mentre, dall’altra parte, i testi italiani cercano a loro volta di semplificarla (anglicizzazione). Ripetizioni lessicali: Le diverse lingue differiscono tra loro per il diverso grado di tolleranza nei confronti delle ripetizioni lessicali. Da una parte l’inglese tende alla ripetizione (per motivi di univocità referenziale – monoreferentiality* e chiarezza espositiva), mentre l’italiano privilegia la variazione lessicale e evita le ripetizioni (per ragioni di ordine stilistico). Connettivi: Una seconda differenza tra italiano e inglese specialistici nel modo di costruire la testualità risiede nell’uso dei connettivi. - L’italiano (della stampa) tende a impiegare un numero maggiore di segnali superficiali per orientare e guidare l’attenzione del lettore. - In inglese, invece, c’è un impiego minore di operatori logico- grammaticali. Di conseguenza, la traduzione dall’inglese all’italiano implica spesso strategie di esplicitazione dei collegamenti logico-semantici che sono stati lasciati impliciti nel testo di partenza, dove la coesione viene creata tramite la giustapposizione degli enunciati. Esempi: la congiunzione inglese “and” viene esplicitata in italiano rispettivamente tramite: congiunzione avversativa, dichiarativa, comparativa e causale. Strutturazione dell’informazione: L’organizzazione dell’informazione al livello microstrutturale dell’enunciato (dispositivo di coesione* e coerenza* testuale) presenta delle differenze tra italiano e inglese. In generale, l’italiano tende a dislocare a fine frase le informazioni nuove, mentre l’inglese tende a dislocare a fine frase le informazioni periferiche o gli elementi considerati “ingombranti” in termini di complessità e/o lunghezza. L’inglese, quindi, ha una struttura tematica più lineare e compatta* (premodificazione*) rispetto all’italiano, che presenta invece un’organizzazione dell’informazione più varia e complessa. Ora vediamo le strategie più ricorrenti per adattare la frammentazione sintattica del testo di partenza alla maggiore complessità ed esplicitazione del periodare italiano e le diverse procedure con cui inglese e italiano realizzano l’espressione dell’impersonalità e della modalità (verbi modali): Stile nominale: Oltre alla terminologia, per un traduttore la difficoltà principale della traduzione dall’inglese specialistico in italiano risiede nell’interpretazione e riformulazione di quei complessi sintagmi nominali tipici dell’inglese, i quali vengono realizzati tramite la premodificazione * e la giustapposizione degli elementi e che sono più frequenti nei testi di livello specialistico più alto. Poiché l’italiano privilegia la postmodificazione, il traduttore si trova spesso costretto a grammaticalizzare le giustapposizioni nominali del testo di partenza e a esplicitarle (mediante l’inserimento di preposizioni, participi passati ecc.). Come regola generale, prima di tradurre un sintagma nominale complesso occorre prima identificare il “sostantivo testa” e poi stabilire l’ordine e l’importanza relativa di ciascun elemento modificatore (tradurre per primo il premodificatore più vicino alla testa e continuare a tradurre nell’ordine ciascun elemento procedendo da sinistra a destra). Sebbene lo stile nominale sia un tratto comune sia all’inglese che all’italiano, nella traduzione specializzata dall’inglese all’italiano sembra esistere un’ulteriore tendenza alla nominalizzazione*, un processo che presenta il doppio vantaggio di evitare il ricorso alla subordinazione* e di elevare il grado di formalità del registro. Numerose sono le procedure traduttive che comportano la sostituzione delle forme verbali del testo di partenza con forme nominali nel testo di arrivo: sintagmi nominali e preposizionali, aggettivi, participi presenti e passati, infiniti e gerundi. Esempio: Forma in -ing → Sintagma nominale “Opening a document” → “Apertura di un documento”; “Borrowing money” → “Accensione di debiti”. Sintassi dell’enunciato: La maggiore informalità del registro dei testi specialistici in inglese si concretizza, al livello della sintassi dell’enunciato, in un periodare “staccato”, caratterizzato da un ampio utilizzo di periodi molto brevi e semplici costituiti spesso da una sola proposizione principale che si susseguono l’uno all’altro senza alcun tipo di collegamento formale. Al pari di quanto succede in altre lingue romanze, come il francese e lo spagnolo, le aspettative retoriche dei destinatari del testo di arrivo in italiano richiedono, invece, un’esplicitazione dei connettivi tra i diversi enunciati e una correlata maggiore complessità del periodo. Nella maggioranza dei generi specialistici, la strategia traduttiva “non marcata” per aumentare la fruibilità dell’esposizione e agevolare il percorso interpretativo del testo di arrivo da parte del lettore rimane, tuttavia, quella della fusione di due o più proposizioni del testo di partenza in un unico periodo più lungo e articolato tramite rapporti di tipo paratattico o, più spesso, ipotattico, esplicitando i connettivi e, laddove necessario, eliminando le ridondanze del testo originale. Ci sono altre procedure, dette “hedging”, che servono ad attenuare la validità di affermazioni che l’emittente non si sente di sottoscrivere in modo assoluto. Un tipico esempio di hedging è il verbo “suggest”. Per quanto riguarda l’espressione “to be likely”, essa è traducibile attraverso il ricorso ad espressioni come “essere probabile che”, “può darsi che” oppure trasformarla, tramite trasposizione, in un avverbio: “presumibilmente”. (La stessa procedura può essere utilizzata con l’espressione “to be thought”) Strategie lessicali: Gli aspetti lessicali del testo da tradurre sono l’ostacolo più comune. Infatti, è il lessico a riflettere in maniera più vistosa il modo diverso che due lingue hanno di concettualizzare sia la realtà in generale sia le diverse realtà storiche e sociopolitiche a esse sottese. Ci può quindi essere una mancanza di congruenza semantica tra due lingue che può causare problemi in sede di traduzione. - Il secondo problema è costituito dalla specificità linguistica e culturale del modo di distinguere i diversi aspetti di un processo, ossia quello che alcuni studiosi chiamano il “focus lessicale restrittivo”. Terminologia: Uno degli aspetti fondamentali che caratterizzano l’attività del traduttore è la ricerca delle corrispondenze terminologico-concettuali nelle lingue di partenza e di arrivo, che diventa più laboriosa quanto maggiore è il livello di specializzazione del testo da tradurre. 1. Uno dei problemi riguarda quei termini specifici di una disciplina che sono usati normalmente dai soli specialisti; 2. Un altro riguarda le preferenze semantiche delle parole a combinarsi in fraseologismi, in quanto una traduzione dove non venga rispettata la fraseologia standard del settore specialistico a cui afferisce viene valutata negativamente dai destinatari esperti; 3. Un altro problema è rappresentato dalle parole provenienti dal lessico di base della lingua comune che vengono usate anche in ambito specialistico con un’accezione diversa, non sempre nettamente distinta da quella comune. Esiste quindi il continuo pericolo che il traduttore confonda l’accezione specialistica di un termine con la sua accezione comune più diffusa, o che ne colga solamente in modo parziale il significato specialistico, rischiando così di trasferire un concetto nella lingua d’arrivo in modo impreciso o addirittura del tutto scorretto. Esempio: l’aggettivo uniform può essere tradotto in due modi diversi: come uniforme (accelerazione angolare uniforme, incremento uniforme della velocità, moto uniforme ecc.), o come omogeneo (trave omogenea, tubo omogeneo, disco o cilindro omogeneo). Le possibili situazioni in cui può trovarsi il traduttore specializzato dall’inglese quando non via sia una totale corrispondenza monosemica tra concetto e termine nelle due lingue sono le seguenti: • MONOSEMIA NELLA LINGUA DI PARTENZA (ITA) → POLISEMIA NELLA LINGUA D’ARRIVO (INGL): in inglese esistono più termini per designare concetti diversi che però vengono espressi in italiano tramite un unico termine. • POLISEMIA NELLA LINGUA DI PARTENZA (ITA) → MONOSEMIA NELLA LINGUA DI ARRIVO (INGL): in italiano esistono più termini per designare concetti diversi che però vengono espressi in inglese tramite un unico termine. • POLISEMIA NELLA LINGUA DI PARTENZA → POLISEMIA NELLA LINGUA DI ARRIVO: per esempio il termine montante ha almeno 3 traducenti in inglese in funzione del concetto a cui fa riferimento: stud, column, strut. • SINONIMIA: esistono varianti all’interno dello stesso settore disciplinare soltanto in una delle due lingue. Le procedure di massima a cui può ricorrere il traduttore specializzato sono: 1. traduzione “analogica”: valida soltanto all’interno del testo di arrivo e quindi non estendibile a un termine in tutte le sue occorrenze; 2. Traduzione descrittiva: più vaga e generica nel designare il concetto corrispondente al termine di partenza; 3. Spiegazione; 4. Prestito: per esempio i termini coach e orchestrator ritenuti assolutamente trasparenti anche in italiano; 5. Neoformazione; 6. Eliminazione. Il problema di trovare le corrispondenze terminologiche non riguarda solamente il singolo termine ma anche i fraseologismi, i cui traducenti non si trovano nei dizionari bilingui ma devono essere estratti da testi paralleli. Prestiti e calchi: i prestiti non adattati e i calchi sono procedimenti linguistici che danno luogo a forestierismi nella lingua di arrivo e nelle lingue speciali danno spesso luogo a fenomeni di sinonimia che vanno contro la tendenza alla monoreferenzialità* delle terminologie specialistiche. Il settore che, in italiano, è aperto di più ai prestiti integrali e ai calchi dall’inglese è quello dell’informatica. Ovviamente, sono le nuove discipline come l’informatica ad essere più esposte agli anglicismi non integrati rispetto a quelle affermatesi da tempo. Questi anglicismi, però, si stanno affermando anche in discipline già affermate come la fisica e la medicina. Esempi di calchi dall’inglese che sono diventati sinonimi del termine già esistente sono: “ventilazione” da “ventilation”, “aerazione”, “orientazione” da “orientation” e “orientamento”, “urbanizzazione” da “urbanisation” e “inurbamento”. Per quanto riguarda invece i prestiti, dal punto di vista formale essi possono essere suddivisi in: • prestiti semplici: (scanner, leasing, management); • forme prefissate: (multitasking); • prestiti composti: (home video, screen saver, turnover); • idiomatismi: (WYSIWYG → What You See Is What You Get); • prestiti adattati: (scatterare, randomizzare ecc.); • prestiti misti: ( hard disk removibile, cache interna, organizzazione non-profit ecc.); • sigle e acronimi: vengono spesso tradotti nella loro forma estesa • prestiti “di lusso”: quando un prestito viene introdotto in alternativa a un termine già esistente creando una situazione di conflitto semantico (mancanza di univocità terminologica). Dal punto di vista grammaticale i prestiti tendono ad essere sostantivi. I principali fattori che determinano la scelta tra maschile e femminile sono il genere del sostantivo italiano che ha una forma e/o significato analogo (il budget/il bilancio, il file/l’archivio, la RAM/la memoria ad accesso casuale), oppure la corrispondenza di determinati suffissi tra le due lingue ((t)-ion/-zione (f.), -ism/-ismo (m.)). Solitamente ai termini informatici presi in prestito dall’inglese viene attribuito il genere maschile (il Web, sebbene in italiano sia la ragnatela). Aspetti lessicali del registro: I continui innalzamenti del registro del testo di partenza operati dal traduttore per adeguare il testo di arrivo alla maggiore formalità e astrattezza dell’italiano tecnico-scientifico sono particolarmente visibili al livello lessicale e terminologico: to sell → collocare sul mercato, to borrow → contrarre un prestito. Nella necessità di adattare il tono a volte enfatico a volte emotivo del testo di partenza alla maggiore neutralità e sobrietà richiesta dal testo di arrivo rientra anche l’attenuazione dell’emotività con cui possono venir espressi dall’emittente eventuali giudizi di valore. Nella funzione espressiva rientrano anche le espressioni figurate, le cui strategie traduttive sono legate alla funzione che esse rivestono nell’economia complessiva del testo. - Si può ricorrere ad un’espressione figurata equipollente, avente la stessa forma e lo stesso significato dell’espressione nel testo di partenza; - ad un’espressione figurata equipollente avente un significato simile ma una forma diversa rispetto all’espressione nel testo di partenza;
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved