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La Ricerca del Senso: Modelli Mentali e la Perdita di Significato - Prof. Vincenzo, Sintesi del corso di Sociologia

Scienza economicaAntropologia socialepsicologia socialeFilosofia della mente

Questo testo di nicolò bellanca esplora il concetto di perdita di senso e la necessità umana di mantenere o ripristinare il significato. Sulla formazione del criterio interpretativo, la ricerca di senso come obiettivo prioritario, e le strategie personali di risposta alla perdita di significato. Anche la concezione della scienza economica e la relazione tra ambiguità dei significati e creatività delle azioni.

Cosa imparerai

  • Come la perdita di significato influenza le reazioni umane?
  • Come si forma il criterio interpretativo?
  • Come la scienza economica spiega la motivazione dell'azione umana?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 25/10/2021

veronica-musumeci-2
veronica-musumeci-2 🇮🇹

4.5

(29)

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Anteprima parziale del testo

Scarica La Ricerca del Senso: Modelli Mentali e la Perdita di Significato - Prof. Vincenzo e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! LE POSSIBILITÀ DEL FUTURO, Nicolò Bellanca Modelli mentali: gli schemi interpretativi del mondo La ricerca di senso Prendendo in considerazione un soggetto poco o per nulla adeguato a decidere autonomamente (una persona ca- ratterialmente debole, plagiata da altro, autistica o addirittura paralizzata dalla paura), bisogna chiedersi se è imma- ginabile una situazione nella quale egli è invariabilmente spinto ad agire, vale a dire una situazione in cui agire, es- sendo una persona con validi motivi per non agire, il cambiamento diventi una situazione obbligata. La risposta al quesito sostiene che vi è un'unica situazione che nessun essere umano può evitare di affrontare: /a perdita di sen- so (meaningless). Quando si perde il significato dello stare-nel-mondo (a breakdown in meaning) e quest’ultimo appare inconsi- stente, futile e minaccioso, non si può che re-agire (an aversive arousal) attivandosi per mantenere o ripristi- nare la propria posizione in mezzo agli altri (a motivation to maintain meaning). Per giustificare l'ipotesi sopra citata, bisogna provare a guardare una superficie perfettamente omogenea che occu- pa l’intero campo visivo: non si è capaci di scorgere alcunché. Questo perché quando vi è mancanza di variazione d’intensità luminosa o qualcosa con cui mettere a confronto determinati oggetti o superfici, l'uomo è come un cieco. Ogni contrasto o taglio che viene aggiunto è un gesto interpretativo, un atto culturale. «Siamo esseri culturali, dotati della capacità e della volontà si assumere consapevolmente posizione nei confronti del mondo e di attribuirgli un senso». Se non vengono gettate delle reti di significati sugli eventi, gli stimoli percettivi rimangono dati sensibili indif- ferenti e muti. Ogni rete di significati è concepita dalla persona nell’ambito della tradizione culturale recepita o articolata; questa stessa fa parte di una precedente rete di significati. Se si volesse cogliere il processo di formazione del criterio in- terpretativo su cui si fonda la visione del soggetto, bisognerebbe risalire ad un'ulteriore rappresentazione dell’indica- lità: ossia inquadrare il significato di un elemento in un contesto, e ad un certo punto, dare per scontato questo con- testo. Se ciascun elemento indica lo sfondo dal quale si staglia, mettere a fuoco tale background equivale a realiz- zare un regresso senza fine. Non si può fare a meno di produrre significati nemmeno se lo si vuole. Un famoso esperimento con un computer programmato per generare sequenze casuali di simboli «0» oppure «1», mostra come i partecipanti cerchino di pre- vedere quale simbolo apparirà la volta successiva formulando le proprie congetture e interpretando la sequenza come se presentasse qualche schema regolare. Non si può conoscere il mondo esterno e interagire con esso se non mediante dei processi di creazione di senso (sensemaking) che coincidono con i processi cognitivi dell'essere umano. | segnali provenienti dall'ambiente scelti dall'uomo sono poi interpretati in base ad un modello mentale (frame of reference). La creazione di senso non è altro che una connessione, sentita dall'uomo come prowvisoria- mente adeguata, tra segnali e frame. Senza cambiamenti di prospettiva, l’uomo non cambierebbe le sue conoscenze e di conseguenza la sua osserva- zione rimarrebbe ferma, immutata. La conoscenza non è guidata soltanto dalla teoria (deduttivismo) o da dati em- pirici (induttivismo), ma dai problemi, ossia la ricerca del significato. La ricerca di senso 6. Con il termine «significato» si intende un contenuto espressivo (linguistico o figurale) su entità (persone, oggetti, eventi ecc.) del mondo (esperito o possibile) e sulle loro relazioni. In breve i/ significato è un contenuto espressi- vo sul mondo, legato a un'aspettativa di conferma. Viene chiamato modello mentale o frame of reference un sistema di significati per un ambito dell’esperienza o per un mondo possibile. Un requisito fondamentale della condi- zione umana è quindi /a ricerca senza fine del significato. Il modo più efficace per cogliere l'importanza prioritaria del significato sta nel chiedersi perché si agisce. E la rispo- sta si dirama in due opzioni: si agisce o per perpetuare a arricchire significati esistenti o per fronteggiare situazioni di vuoto di significati. La perdita, temuta o effettiva, del significato dell’esistenza sociale è la motivazione più potente che spinge l'essere umano. Il significato che una persona attribuisce ad una cosa dipende dal modo in cui le altre persone interagiscono con la cosa stessa. L'essere umano è mosso, in maniera prioritaria e decisiva, dalla ricerca del significato minacciato o perduto, anche se secondo l’ambito delle scienze sociali, in special modo della psicologia, l’uomo è spinto da altre motivazioni fon- damentali, come il senso di appartenenza, l'autostima, la reazione a finitudine e morte ecc. La concezione della scienza economica 10. La scienza economica avanza una prospettiva alternativa sulla condizione umana. Essa sostiene che la fondamen- tale motivazione dell’azione umana si basi sulla ricerca di beni utili a rispondere ai propri bisogni, ossia, il soggetto cerca i mezzi migliori che siano in grado di esaudire i propri stati d’insoddisfazione. Gòssen sostiene che il piacere procurato dalla soddisfazione di un bisogno, se viene ottenuto in modo continuo, porterà ad uno stato di sazietà 11 relativa; quando il soddisfacimento del bisogno si ripete, non soltanto si riduce la grandezza del piacere che se ne ricava, ma ogni sensazione piacevole nuova è sempre più piccola e breve. Accanto a questa ipotesi della saturazio- ne relativa si sviluppa quella dell’impossibilità della saturazione assoluta: i bisogni non si saziano mai, perché l'uomo preferisce avere maggiori quantità di qualsiasi bene; questo perché ad una maggiore quantità di bene corrisponde un piacere sempre più elevato, seppur di intensità e durata sempre minore. Solo i bisogni di ordine inferiore (fisiolo- gici e di sicurezza per esempio) riescono ad incontrare un limite, mentre quelli di autorealizzazione sono potenzial- mente infiniti. La scienza economica appartiene alla concezione teleologica dell’azione umana, e afferma che ogni persona di- sporrebbe, in una determinata situazione, di un insieme stabile di credenze e desideri. L'azione umana scaturisce dall'interazione tra una situazione e un «portafoglio» di credenze e desideri, che può cambiare nel tempo ma viene concepito come fisso in ogni dato momento. L’agire umano si crea nel processo di selezione e organizzazione dei significati: qualunque cosa va interpretata nell’ambito di un modello mentale affinché l’azione si compia. Scopi e mezzi si trovano in un quadro di significato, senza il quale non sarebbero intellegibili e si distinguono solo per il po- sto che occupano nel quadro di significato personale (se si scambiano continuamente di posto, il soggetto non rie- sce ad individuare una relazione stabilmente ottima fra certi fini e certi mezzi, quindi non riesce a massimizzare i propri fini preferiti con i mezzi a cui ha accesso). Creatività e ambiguità 12. 13. L'azione umana, nel rispondere a determinate problematiche, può rivelare un’alternanza di abitudine e creatività. Come le persone ripetono molte volte le stesse azioni, altrettante volte possono proporre le medesime interpreta- zioni, ma talvolta la routine può, improvvisamente, aprirsi a nuovi punti di vista. L'aspetto creativo, seppur marginale, è sempre presente nell'azione umana: poiché la persona, di volta in volta, cosa è mezzo e cosa è fine, arrivando a far comprendere le ragioni della scelta. AI modificarsi del punto di vista, cambia il senso della cosa e il suo statuto (se mezzo o fine). Ogni modello mentale è necessariamente incompleto. Non può esistere lo sguardo a 360 gradi e quindi occorre selezionale i segnali dell'ambiente. Ciò provoca due distinti fenomeni: l'incertezza, ossia situazioni in cui la gran- dezza o il valore di un risultato è sconosciuto, e l'ambiguità, che riguarda situazioni nelle quali è possibile più di un significato. Per mettere a fuoco il nesso tra ambiguità dei significati e creatività delle azioni, è utile contrapporre due concezioni del linguaggio umano: la prima riconduce a un codice Morse, ossia un insieme di regole grammaticali e un vocabo- lario che, insieme, determinano in modo univoco i significati. L'uso di queste regole dissolve ogni controversia inter- pretativa. La seconda sostiene che regole e vocabolario creano uno spazio che delimita i significati possibili, ma il significato di ogni singola conversazione si costruisce mediante l'interazione dei partecipanti. Non si tratta solo di codificare e decodificare messaggi, in quanto il linguaggio è aperto e incompleto e crea ambiguità. L'ambiguità, quindi, è la risorsa critica da cui emergono nuove idee e nuovi comportamenti. Le strategie personali di risposta alla perdita di senso 15. Quando le persone si preoccupano di eventi ambigui che non possono integrare nelle loro rappresentazioni, speri- mentano minacce al loro senso di significato. Queste minacce possono essere fronteggiate, in maniera diretta, gra- zie a due strategie. La prima, detta «assimilazione», consiste nel reinterpretare gli eventi così che essi non appaia- no più incoerenti con le rappresentazioni mentali. La seconda, invece, detta «accomodamento», implica che la persona riesamini le proprie rappresentazioni mentali, affinché sia in gradi di incorporare i nuovi eventi. Il soggetto può elaborare anche delle risposte indirette, di particolare rilevanza. Esse possono rimpiazzare una rap- presentazione mentale sotto minaccia con un quadro alternativo, il cui contenuto può avere caratteristiche comuni con il sistema di aspettative sotto attacco, ma in può anche non averne. Per il soggetto è prioritario avere un quadro di relazioni accessibile e stabile, anche qualora esso sia del tutto distaccato dall'ambito di esperienze che motivano le sue reazioni. Questo tipo di compensazione si limita a spostare l’attenzione del soggetto verso un frame che non soffra l'impatto con l'anomalia percepita (ha carattere palliativo). Una minaccia al significato può avere diverse pro- venienze ed essere innescata, di volta in volta, da situazioni diverse. Anche in questo caso vi sono due strategie per affrontare la situazione. La prima, detta «affermazione», sta nel compensare la perdita di senso in un certo ambito dell'esperienza con il recupero di senso di un altro ambito, che non è imparentato col primo. La seconda invece, detta «astrazione», cerca la compensazione di significato in un frame of reference inventato (quando qualcuno si identifica solo nella propria fantasia con qualcun altro), immaginato (quando si costruisce un'identità fittizia) o subì to (quando qualcuno si identifica con un flusso di eventi nel quale depersonalizzarsi e deresponsabilizzarsi). Queste tre modalità dell’«astrazione» segnalano la portata di risposa nelle vicende contemporanee. Quando il modello mentale che lo riguarda è minacciato o frantumato, il soggetto reagisce sempre, ma una risposta paradossale, nell’ambito dell’astrazione, consiste nel negare ogni azione. Egli si lascia scivolare nel «flusso della corrente» evitando di agire in qualsiasi modo per «salvarsi la vita». Questa variante dell’astrazione, detta dell’«ab- bandonarsi», è la strategia più difficile da riconoscere, perché spesso viene confusa con un atteggiamento di pura inerzia. Il concetto dell’impotenza appresa (learned helplessness), viene definito come un atteggiamento rinun- ciatario del soggetto che, in seguito alla ripetuta esposizione a situazioni che gli sembrano incontrollabili, smette di agire pure quando il cambiamento torna ad essere alla sua portata. In molti casi essa non sembra essere un’accura- ta descrizione di quello che succede perché il soggetto è animato dalla motivazione di cercare un senso nell’am- biente che lo avvolge, ma si dedica a comportamenti di rinuncia e sottomissione. Egli può creare un modello menta-