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LE storie di Erodoto, Sintesi del corso di Letteratura Greca

introduzione alle Storie per esame di storia greca o letteratura greca, anche per licei classici

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
In offerta
30 Punti
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Caricato il 07/04/2018

alessandra-roggi
alessandra-roggi 🇮🇹

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Scarica LE storie di Erodoto e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! ERODOTO E “LE STORIE” Erodoto nacque ad Alicarnasso verso il 490 a.C., una città nel sud ovest dell’Asia Minore, già colonia dorica ma anche in contatto con ambienti ionici. La famiglia era antipersiana e si schierò contro il tiranno Ligdami perciò Erodoto fu costretto all’esilio a Samo. Nel 454 a.C. Alicarnasso però entrava nella Lega Delio Attica, motivo per cui Erodoto iniziò a viaggiare spinto dalla tipica curiosità legata alla logografia ionica. Certamente visse ad Atene dove fu amico di Pericle e di Sofocle. Sappiamo che nel 443 ricoprì un ruolo nella fondazione di Turii, colonia ateniese di cui prese anche la cittadinanza, dopo la distruzione di Sibari. Una leggenda racconta che sarebbe sepolto là, ma certamente è falso. Morì probabilmente ad Atene dopo il 430, poiché nelle Storie racconta un episodio avvenuto quell’anno. LE STORIE Sono suddivise in 9 libri da Aristarco, grammatico alessandrino; ogni libro ha il nome di una musa, mentre Erodoto li aveva chiamati lògoi, cioè “discorsi”, dedicando ciascuno al racconto di un popolo diverso. Dalla logografia alla storia il passaggio è lento, per finalità, metodo e stile. _Nel proemio coniò il termine historìe che non significa “storia, ma allude al lavoro preliminare di stesura (prima divergenza con Ecateo e la logografia). _ Sono 3 le fasi del metodo di ricerca: opsis che rimanda alla necessità della visione diretta (autopsia), akoè, ovvero ascolto di chi è stato diretto testimone dell’evento raccontato (anche se Erodoto raccolse diverse versioni orali per suffragare le ipotesi e verificare quanto scritto, infine gnòme cioè l’intervento del raziocinio. In questa tripartizione necessaria e costante della storiografia erodotea rimane comunque una certa arbitrarietà nella scelta delle fonti primarie, tuttavia la metodologia seguita resta una grande novità. _ La finalità delle “Storie” è impedire che il tempo distrugga tutto, perché la storia è sopravvivenza della memoria (historia vita memoriae) mentre la logografia aveva fini utilitaristici e ludici. Erodoto vuole che il passato entri a far parte del patrimonio della grecità, sia un possesso orgoglioso dello spirito greco per sempre. ATENE E LE GUERRE PERSIANE Il passo che differenzia la logografia dalla storiografia vera e propria sta nella scelta di cogliere nelle Guerre Persiane non un evento bellico all’interno del lògos persiano, ma il prodotto della rivalità ancestrale tra Asia ed Europa, non insomma un momento episodico perduto nel passato fumoso del mito, ma il risultato di una concatenazione stringente di accadimenti la cui origine non si perde nella narrazione favolistica, ma ha la causa sua nella imposizione di tributi alle città greche asiatiche della Ionia, da parte del re Creso di Lidia. Ponendo le battaglie di Maratona, Platea e Salamina come avvenimenti essenziali per la creazione dello spirito panellenico, Erodoto assurge a nuovo aedo, nuovo Omero cioè, colui che canta le imprese davvero realizzate dal proprio popolo in un passato assai recente: per questo motivo la figura di Erodoto è assimilabile a quella di cantore epico moderno. 1 Il passaggio dalla LOGOGRAFIA alla STORIA sta anche nel riconoscimento del ruolo storico svolto da Atene, del compito di guida che la città attica assume nei confronti dell’intera Grecia dopo la battaglia di Salamina: la Grecia è tutta debitrice della propria libertà ad Atene, ma nell’affermare ciò Erodoto non allude al regime coevo che dà lustro ad Atene in quel frangente, cioè quello di Pericle, tantomeno vuol essere mentore di una propaganda filopericlea. Erodoto è convintamente persuaso che la Grecia abbia un debito storico verso Atene che l’ha salvata dalla schiavitù persiana, tuttavia ammonisce contemporaneamente Atene a non cadere nell’errore del Gran Re, cioè quello di un imperialismo ipertrofico ed autodistruttivo che ha rovinato la Persia e che potrebbe rovinare adesso anche Atene la quale esercita ormai un’egemonia esagerata nel Mediterraneo. Erodoto instaura anche un diverso rapporto con il pubblico: quando riferisce qualcosa di strano, di inusitato, avverte gli uditori che il racconto trascritto ha del prodigioso; al contrario, quando afferma di credere a quanto ha riportato, è evidente che ha ravvisato congruenze forti tra le fonti messe a confronto e perciò il pubblico può stare tranquillo. Quando tocca la sfera del divino, però, la sua pietas è totale anche se capita che metta in dubbio alcuni episodi molto strani o straordinari rispetto agli uomini o ai semidèi; in altri termini Erodoto è del tutto ligio alla religione tradizionale, ma non crede alle superstizioni e a quella realtà misterica e semidivina sospesa tra l’umanità e la divinità. Se Cicerone coniò per Erodoto l’epiteto di pater historiae ciò è dovuto non ai risultati della ricerca, ma al riconoscimento di aver fondato l’idea scientifica di storia e di storiografia. LA QUESTIONE ERODOTEA Due sono le ipotesi circa la stesura delle Storie: 1. ipotesi che la svolta dell’impianto delle Storie sia avvenuto ad Atene poiché i primi lògoi riguardanti i popoli venuti in contatto con i Persiani secondo un principio associativo sono in numero eccessivo rispetto a quello che è l’argomento principale, cioè le guerre persiane. Le guerre persiane infatti occupano meno della metà dei 9 libri come se Erodoto avesse cambiato in itinere l’argomento. 2. Erodoto già da principio voleva fare delle guerre persiane il fulcro delle Storie che forse sarebbero un’opera incompleta: la conclusione delle Storie è difforme da quanto atteso dall’uditorio perché si finisce con la battaglia di Sesto nell’Ellesponto che avrebbe avuto una certa importanza negli anni a venire, ma che nell’immediato non ha grande significato, per cui tale finale aperto che narra un evento avvenuto nel 478 a.C. dopo Salamina non si comprende se non si ipotizza un finale aperto dovuto ad un’opera non finita, inconclusa, oppure, secondo altri critici questo finale rimanderebbe volutamente alla tradizione rapsodica cui Eordoto era ancora vicino culturalmente. Tuttavia nonostante queste due ipotesi, di certo si può affermare che i lògoi sono scritti per essere narrati e letti in pubblico separatamente e già da vivo Erodoto potè dare una sistemazione ai lògoi, così come è certo che ad Atene si facessero spettacoli pubblici con la narrazione delle Storie, fatto per il quale Erodoto ricevette anche una somma di denaro cospicua di molti talenti come pagamento. IL PENSIERO DI ERODOTO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE 2