Scarica LETTERATURA GRECA - 5° ANNO e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! ISOCRATE Alla filosofia, secondo Isocrate e contrariamente a Platone, è preferibile la retorica, perché benché non aspira a verità assolute, è capace di avvalersi di opinioni e di farne strumenti di concreta azione politica. Isocrate recupera il valore culturale della tradizione come i classici omerici e fonda la paideia sulla retorica. Isocrate è convinto che l’uomo colto, ben educato, non potrà che elevarsi alla saggezza e alla moralità a vantaggio dello Stato. Nel Panegirico, Isocrate parla di paideia panellenica: il retore mette la sua arte al servizio di un preciso disegno politico: l’unione del mondo greco contro i barbari. Atene non è più soltanto maestra della Grecia, ma di tutta l’umanità, in quanto portatrice di profonda cultura. COMMEDIA DI MEZZO La commedia si può suddividere in tre fasi: la commedia arcaica (Aristofane), la commedia di mezzo e la commedia nuova (Menandro). Della commedia di mezzo ci son giunti pochi frammenti. Possiamo delinearne i caratteri: rinuncia alla tematica politica e ai temi di evasione, parodia mitologica, dimensione privata, riduzione delle parti corali, tipi fissi, assenza di parabasi, presenza di intermezzi interscambiabili chiamati KOROY. COMMEDIA NUOVA La struttura è invece caratterizzata dalla ripetizione della koru in 4 punti della trama, delineando così una struttura in 5 parti, presenza del prologo recitato da divino o da concetto astratto personificato, intreccio di peripezie e riconoscimenti, l’esodo non è sempre presente. Le caratteristiche sono il realismo borghese nel tratteggiare i rapporti interpersonali del nucleo familiare, la dimensione privata e quotidiana dell’esistenza, c’è il passaggio da tipi a caratteri definendo così un realismo psicologico, assenza di parabasi, rinuncia all’oscenità nel linguaggio e nel costume, le maschere non alludono a personaggi reali ma fissi psicologicamente scavati, l’uomo è in rapporto all’umanità e non più alla polis. MENANDRO I temi trattato da Menandro sono: la riflessione sula condizione umana nel contesto familiare e dell’appartenenza al genere umano; la concezione ottimistica dell’uomo e fiducia nella possibilità di comunicare e superare le divergenze in un tipo di relazione improntata alla filantropia; c’è comprensione reciproca e rispetto per l’altro al di là della condizione sociale e etnica; si analizzano i rapporti padre-figli, liberi-schiavi, città-campagna, ricco-povero; la vita si snoda tra la centralità del tropos e della tyche. Il tropos per Menandro non è inteso come autodeterminismo etico (non nasciamo buoni o cattivi), è un’evoluzione in risposta alle esperienze della vita. La tyche è sempre soggetta al tropos: se imprevista, fa crescere nell’uomo nell’evoluzione del tropos migliorando il suo carattere; se c’è un lieto fine, esso è possibile solo grazie alla buona predisposizione del personaggio. Scrive: Il bisbetico, La ragazza tosata, L’Arbitrato, Lo scudo, La ragazza di Samo LA CULTURA ELLENISTICA L’Ellenesimo va dal 323 aC, morte di Alessandro Magno, al 31 aC, battaglia di Azio e conseguente conquista dell’Egitto. E’ il periodo delle conquiste orientali da parte di Roma. 336: morte di Filippo 333: battaglia di Isso - Alessandro VS Dario: si ottiene la Cilicia) 301: battaglia di Ipso - I diadochi fondano i regni ellenistici che sono: • Regno d’Egitto con i Tolomei Letteratura grecaIlaria Genovese 1 • Regno di Macedonia con Antigono • Regno di Pergamo con Attalo • Regno di Siria con Antioco • Regno di Ashoka e di Battriana, di orientamento buddhista, dove incontra la sua futura sposa Roxane 197: battaglia di Cinocefale – Roma VS Macedonia 146: battaglia di Corinto – Roma VS Corinto e distruzione di Cartagine 31: battaglia di Azio – Conquista Egitto L’origine del termine “Ellenismo” vuol dire originariamente “ebreo di lingua greca”: è l’attestazione del sincretismo che caratterizza questo periodo storico. I caratteri principali dell’Ellenismo sono: l’opposizione tra polis e kora, la varietas, il cosmopolitismo, la dimensione familiare, la koinè dialektos, un pubblico colto, il concetto di arte per arte, l’intento politico e il mecenatismo, la componente realista ed individualista. In questo periodo nasce ad Alessandria la filologia, dettata dalla consapevolezza di un patrimonio culturale da salvare. Vengono create le grandi biblioteche di Alessandria, Pergamo e Antiochia. I precursori della filologia sono Antimaco di Colofone, editore del testo omerico; Aristotele, editore dell’Iliade; Demetrio Falereo, creatore della biblioteca alessandrina per Tolomeo I; Fileta di Cos, il poeta-studioso, che per primo affiancò alla figura del poeta quella dell’erudito. L’Ellenismo spinge anche verso una maggiore autonomia e specializzazione nelle diverse discipline scientifiche: la scienza non sarà più subordinata alla filosofia, come voleva Aristotele. Ma si tratta di una scienza prettamente teorica e non sperimentale, priva di un linguaggio simbolico adeguato e per ciò trascritta in forma verbale e non numerica. C’era dunque un grosso divario tra lo sviluppo della conoscenza scientifica e lo scarso progresso tecnologico della società. I grandi matematici e fisici furono: Euclide, autore degli Elementi, collettore del sapere matematico e geometrico; Apollonio di Perge; Archimede di Siracusa, famoso per il principio della fisica dei galleggianti, del valore pi greco e del volume della sfera; Erone di Alessandria, inventore di macchinari usati nei teatri. Tra gli astronomi e i geografi ricordiamo: Eudosso di Cnido e il suo modello geocentrico; l’eliocentrismo di Aristarco di Samo; Ipparco di Nicea e gli studi sugli equinozi, sul calcolo dell’anno solare e sulla catalogazione delle stelle; Eratostene di Cirene e il calcolo della circonferenza terrestre. Il centro principale della medicina era l’Isola di Cos, sede della scuola ippocratica e di un importante culto del dio-medico Asclepio. Particolare rilievo vien dato a Erofilo e alle sue scoperte in ambito anatomico grazie alla dissezione su cadaveri. Oppositore agli ippocratici, invece, è Erasistrato, che fonda una scuola medica basata sull’atomismo democriteo e epicureo. CALLIMACO Nacque a Cirene, forse è discendente dal mitico Batto fondatore della Città. Cirene gravitava attorno al potente regno egiziano dei Tolomei. Non era un bibliotecario, ma si distinse per i suoi lavori grammaticali e filologi, in particolare scrive le Tavole, una raccolta complessiva di tutta la letteratura greca. Quando Tolomeo III Evergete sposa Berenice lui compone un’elegia e la sua figura acquisisce maggiore rilievo. Della sua produzione ci sono giunti integrali sei Inni e circa 60 Epigrammi appartenenti a un corpus confluito nell’Antologia Palatina. Ciò che abbiamo sono ritrovamenti papiracei scoperti nei primi anni del Novecento; non abbiamo dunque i manoscritti originali. Letteratura grecaIlaria Genovese 2 genere nuovo. E’ un’opera concepita per la lettura privata, destinata a un pubblico colto. E’ un poema del frammento, in quanto la sua grandezza non è dettata dal complesso, ma da una serie di epilli e bozzetti incastonati nel racconto. I personaggi e la loro psicologia: Apollonio dedica molto attenzione all’interiorità dei personaggi. Se il mondo omerico è proiettato verso l’azione, quello dell’alessandrino scava nella vita interiore degli eroi, quasi alla maniera euripidea. - Medea: è consapevole di essere avvolta nella colpa, indelebilmente macchiata di colpe che non la lasceranno più. Può solo continuare su quella strada. Medea vive un conflitto elementare, quello tra la passione e le convenzioni sociali, tra la famiglia e lo straniero, tipico della società della vergogna. E’ lo stadio iniziale di quella che diventerà la Medea nella tradizione seguente: una maga eccellente, una donna istintiva, passionale, capace di assassinare il fratello e i figli, di tradire il padre, per il suo furor violento. Ispirerà la Didone virgiliana. - Giasone: è un eroe anepico, incerto, amecanos; è un eroe bellissimo ma non valorosissimo, eroico solo in apparenza grazie a magie e incantesimi; è senza contendente, freddo e razionale, pianificatore ed abile nella parola in modo diplomatico e mai violento, consapevole della sua assenza di aretè. Contrariamente all’eroe omerico, dove virtù ed eloquenza sono sempre insieme. L’eloquenza non è mai sostitutiva all’assenza di virtù. Tutto parte dalla divinità: dalla volontà di Apollo al sostegno di Era verso Giasone. Sembra che la vicenda sia determinata dagli dei, ma in realtà c’è una totale autonomia dell’uomo. Gli dei sono sullo sfondo solo per onorare la tradizione. Tutto si gioca nell’animo dell’uomo. Spesso le divinità vengono descritte con il realismo borghese callimacheo (es. libro III). ARATO DI SOLI Arato di Soli, seguace dello stoicismo, è un poeta e filologo che scrive i Fenomeni, poemetto didascalico che descrive le costellazioni e i segni meteorologici. Il lontano modello dell’opera è Esiodo. Il suo poema è concepito come una severa opera di divulgazione scientifica rivolta a un pubblico erudita. NICANDRO DI COLOFONE Scrive i Rimedi contro gli animali velenosi e i Contravveleni, poema che tratta nozioni tecniche dalla manualistica di un certo Apollodoro. Parla delle origini mitiche dei veleni, degli animali velenosi e delle sostanze venefiche con i relativi antidoti. L’ELEGIA ELLENISTICA Possediamo solo pochi frammenti, ma possiamo ricostruire grazie ad essi i caratteri fondanti dell’elegia di età ellenistica: domina il tema amoroso, eziologico, il mito erotico e i riferimenti autobiografici a contorno del mito, che svolge un ruolo centrale. FILETA DI COS Opera a Cos e ad Alessandria. E’ il primo esponente della nuova poesia dotta. Scrive una raccolta di elegie dedicate a una donna chiamata Bittide. E’ autore anche dell’elegia Demetra. Non sono donne amate, ma solo i titoli di un’unione di argomenti vari. A contrario dell’elegia latina, che invece intitolerà le opere col nome dell’amata. FANOCLE Scrive Gli Amori o i Belli, una raccolta che narra di amori omoerotici. Vuole raggruppare le composizioni con uno stile raffinato, dotto e con intento eziologico. Il richiamo a Callimaco è evidente, e anche al Catalogo delle Donne di Esiodo. Letteratura grecaIlaria Genovese 5 LICOFRONE Appartiene alla cerchia Pleiade. Ad Alessandria in questo periodo c’è un grande interesse verso Roma, perché è il periodo delle guerre puniche. Opera ad Alessandria presso la corte di Tolomeo Filadelfo. Scrive l’Alessandra (altro nome di Cassandra), una tragedia in trimetri giambici, anche se in realtà c’è lo sviluppo di un solo elemento strutturale della tragedia: il racconto del messaggero, la resìs, è dilatata fino a avere l’estensione di un’intera opera tragica. E’ un manifesto del gusti alessandrini per un’arte così astratta ed elitaria, da risultare comprensibile ed accessibile al solo autore. PARTENIO Partenio di Nicea fu condotto a Roma come prigioniero. Esercitò una grande influenza sui poetae novi, come Catullo, e su Virgilio e Cornelio Gallo. Virgilio gli rende omaggio nelle Georgiche. Scrive una raccolta in prosa, le Sofferenze d’amore, comprendente 36 storie d’amore, mitiche o a sfondo storico, accomunate dalla conclusione tragica. ERODA Fu scoperto nel Naturalismo Francese e letto come un poeta sociale attento ai ceti in bassi: in realtà è un esercizio virtuosistico letterario. Noto vagamente tramite citazioni indirette. Scrive 8 mimi composti in giambi scazonti o coliambi, da cui il nome mimiambi. Sono brevi composizioni in dialetto ionico che delineano bozzetti di realtà quotidiana. Ne esce fuori il quadro di un’umanità descritta alla maniera greca comico-realistica. Polemizza socialmente a favore dei ceti diseredati. Il pubblico è raffinato. E’ incerto se le composizioni fossero destinate alla recitazione o alla lettura. Il suo modello è Ipponatte. L’ANONIMO DEL FRAGMENTUM GRENFELLIANUM Appartiene al genere letterario della serenata, come Aristofane (Donne in assemblea), Teocrito (Incantatrice) e i notturni di Saffo: una donna abbandonata si lamenta, rimproverando il suo insensibile e infido innamorato. E’ un genere popolare che rievoca non l’innamoramento deluso, ma i momenti della passione e dell’abbandono. ERINNA Di lei ci restano 3 epigrammi e un poemetto in esametri chiamato la Canocchia (parte del fuso per filare la lana), gravemente lacunoso. E’ impossibile ricostruirne il contenuto. I pochi versi che abbiamo rievocano i giochi infantili che la poetessa condivideva con l’amica Bauci, morta prematuramente. ANTOLOGIA PALATINA L’esistenza dell’epigramma greco dipende dall’Antologia Palatina, scritta intorno all’anno 1000 e riscoperta nel 1600 nella Biblioteca Palatina di Heidelberg. Comprende 15 libri suddivisi in base agli argomenti degli epigrammi. Recentemente si aggiunge un 16mo libro, trasmesso in una seconda raccolta, l’Antologia Planudea, dal nome del monaco Massimo Planude. Le raccolte precedenti all’Antologia Palatina sono: lo Stefanos di Meleagro; lo Stefanos di Filippo di Tessalonica; il Kuklos di Agatia Scolastico. LA SCUOLA DORICO-PELOPONNESIACA: LEONIDA, NOSSIDE E ANITE La scuola dorico-peloponnesiaca ha la tendenza alla descrizione realistica, al paesaggio agreste e all’infanzia. Leonida è un poeta di committenza. La maggior parte dei suoi epigrammi sono di carattere dedicatorio o sepolcrale. Descrive situazioni orrorifiche e macabre. Ha un forte interesse per la filosofia cinica. Letteratura grecaIlaria Genovese 6 Nosside di Locri è la novella Saffo. Scrive su committenza. E’ poetessa d’amore, legata alla comunità femminile della sua città, direttrice di un tiaso e poetessa delle varie situazioni caratteristiche di questo ambiente. Anite scrive su committenza. Descrive scene intime, private, spesso legate al mondo infantile, con una grande sensibilità. LA SCUOLA IONICO-ALESSANDRINA: ASCLEPIADE E POSIDIPPO E’ una cerchia di dotti legati all’ambito cortigiano. Scrivono temi metaletterari, simposiali ed erotici. Tra questi vi fu anche Callimaco. Asclepiade e Posidippo sono i due Telchini designati da Callimaco. Sono due poeti che descrivono un amore leggero e disimpegnato. Il primo esibisce edonismo e al tempo stesso malinconia dell’attimo che deve essere vissuto intensamente, ma sembra che un totale abbandono ai piaceri sia impedito. Posidippo è autore del Papiro Milanese che lo descrive come un poeta originale per argomenti e per l’alto livello di versificazione. LA SCUOLA FENICIA: ANTIPATRO DI SIDONE, MELEAGRO E FILODEMO DI GADARA La scuola presenta uno stile sfarzoso, con caratteri barocchi e di maniera. Meleagro oscilla tra lievità e passionalità: il suo tema principale è quello erotico, ambientato nella cornice del simposio. C’è leggerezza, ironia ed autoironia anche nel parlare di amori delusi o di piaceri rinviati e smarriti. Filodemo è un filosofo epicureo. E’ poeta d’amore, ma in lui l’amore appare come un’esperienza della ragione e non dei sensi, in sintonia con la concezione epicurea che predicava l’imperturbabilità del sapiente, che deve evitare di abbandonarsi alle passioni. L’EPIGRAMMA DI PRIMA ETA’ IMPERIALE: CRINAGORA, ANTIPATRO DI TESSALONICA, LUCILLIO In questo periodo si sviluppa anche il mondo satirico, che afferma in particolar modo con Lucillio. Lucillio dà all’epigramma la connotazione pungente, che ispirerà Marziale: in comune hanno l’epigramma, il pointe e la satira. Il suo scopo è produrre il sorriso con la stoccata finale. E’ contemporaneo e protetto di Nerone. Crinagora scrive epigrammi encomiastici per la famiglia Giulio-Claudia: un esempio è l’epigramma scritto per l’eroe Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Augusto; oppure l’epitafio scritto per la principessa Cleopatra Selene. Antipatro ha un gusto quasi preromantico per la contemplazione delle rovine e per le riflessioni sulla decadenza dell’opera umana. Scrive epigrammi dedicati all’isola di Delo, ormai deserta, e alle rovine di Anfipoli. L’EPIGRAMMA DI TARDA ETA’ IMPERIALE: PALLADA, AGATIA, PAOLO SILENZIARIO L’epigramma mantiene il suo carattere di composizione occasionale legata a temi quotidiani. Pallada era un grammatico di religione pagana. Visse in un’epoca di intolleranza religiosa, per questo i suoi epigrammi hanno un tono cupo e disincantato di fronte a un mondo che gli sta diventando sempre più estraneo. Letteratura grecaIlaria Genovese 7 invece Leopardi descrive una Natura bella ma terribile, senza componente morale, in Dialogo con la Natura e un Islandese. PLUTARCO Nasce a Cheronea, in Beozia , intorno al 50 d.C. Studia ad Atene, all’Accademia, dove trova un punto di riferimento fondamentale nella filosofia platonica. Nel corso della vita viaggia molto, in particolare in Egitto e in Italia fino a ottenere la cittadinanza romana. Nonostante il suo prestigio, Plutarco torna sempre alla sua città natale, dove ricompre modeste cariche locali e riunisce una cerchia di intellettuali intorno alla sua casa, cerchia in cui ha un ruolo centrale la moglie. Per lungo tempo è sacerdote di Apollo a Delfi, centro del mondo religioso ellenico che stava vivendo in quel tempo il suo ultimo periodo di fioritura. Plutarco è autore molto prolifico: di lui si conservano 54 Vite di uomini illustri greci e romani, generalmente in coppia (per questa ragione sono state tramandate come Vite parallele), e un corpus di circa ottanta opuscoli di vario carattere, i Moralia, alcuni dei quali spuri. Tutto ciò costituisce però solo una parte della produzione plutarchea, infatti gli vengono attribuiti circa 260 scritti. Le Vite Parallele: Nella struttura delle Vite parallele, non a caso dedicate al due volte console Sosio Senecione, amico di Traiano e Plinio il Giovane, le biografie che costituiscono il nucleo dell’opera sono raggruppate a coppie, in genere formate da un illustre personaggio greco e un illustre personaggio romano; ciascuna coppia è conclusa con una valutazione comparativa dei due, secondo parametri etici. L’intento di Plutarco è infatti educativo: propone biografie esemplari di uomini che incarnano certi principi morali, al di là dei condizionamenti della storia, individuando le costanti dell’agire umano nell’infinita varietà degli eventi, riconoscendo in ambienti diversi, dalla Grecia arcaica alla Roma repubblicana, la stessa forza morale e psicologica, fornendo un modello di umanità in cui tutti, in ogni tempo, si possono riconoscere. Nel contempo, egli esprime la possibilità di conciliazione tra due mondi, quello romano e quello greco, mettendone in luce le analogie, contribuendo all’edificazione di una cultura greco-romana unitaria. Le Vite parlano di grandi uomini in ragione del loro ruolo attivo nella società . La virtù è dunque per Plutarco innanzitutto virtù politica e i personaggi da lui scelti offrono un modello etico da seguire. Infatti, come l’autore stesso specifica nell’incipit delle Vita di Alessandro, la sua volontà è quella di scrivere biografie, non storie. Gli eroi plutarchei possiedono una forte individualità, con le quali il lettore deve confrontarsi, perché, facendo i conti con loro, in realtà si misura con i confini della sua stessa umanità, qualunque sia la contingenza storica in cui si trova a operare. Componenti essenziali delle biografie plutarchee sono il “carattere”, e le “imprese”, nella misura in cui esse siano testimonianza dell’indole del personaggio. Non vengano riportate le imprese gloriose dei condottieri durante un’epocale battaglia, ma detti memorabili, battute, aneddoti, più efficaci a delineare lo spirito del personaggio di cui si sta trattando. Plutarco non vuole indagare le cause profonde degli eventi, ma delineare l’indole del personaggio nei suoi aspetti più luminosi e inquietanti, quel “carattere” che poi ne determina l’agire. I grandi uomini diventano così esemplari di quelle virtù e di quei vizi che anche l’uomo comune deve sforzarsi di imitare o di respingere. Tuttavia, accanto alla buona o alla cattiva indole degli uomini agisce anche la tychè, la cieca sorte. Il motivo della sorte che agisce mutevolmente nelle biografie esemplifica la generale incertezza che avvolge l’esistenza di tutti gli uomini e offre spunti di riflessione morale in base al comportamento assunto dagli eroi nelle differenti situazioni. Quest’ultimo elemento, poi, contribuisce alla delineazione del carattere dei personaggi, svelando gli aspetti più profondi della loro natura. Tale aspetto si può verificare in particolare nella descrizione della morte dei protagonisti. Letteratura grecaIlaria Genovese 10 Moralia: I Moralia sono una raccolta di molte opere di vario genere, vi sono infatti presenti trattati, saggi, di argomenti vari, quali storia naturale, critica letteraria, etica, retorica, politica, antiquaria, teologia, e di varia estensione, spesso in forma epistolare, ma prevalentemente nella forma di dialoghi di ispirazione platonica, pur con qualche differenza, illustrata nella seguente tabella: Dialoghi platonici Dialoghi di Plutarco Al centro è posta la figura di Socrate, che ha il compito di guidare la conversazione; Tutti i personaggi concorrono in varia misura a delineare gli argomenti della conversazione; Tutto è teso all’esito del discorso, dove si danno un vincitore e un vinto; Si privilegia la dialettica fra le diverse posizioni piuttosto che gli esiti conclusivi del discorso; Vi sono serrati scambi di battute. Vi sono ampie sezioni continuative dello stesso parlante, in cui discussione dotta è stemperata in un discorso vivace, ricco di aneddoti, miti, novelle, esempla . Il titolo della raccolta si deve all’erudito bizantino Massimo Planude, che titolò in questo modo i componimenti di carattere etico-morale: dal momento che questi erano i primi ed erano in maggioranza, il titolo fu poi allargato a tutta la raccolta. Tra le varie opere si ricordino: • De liberis educandis, “L’educazione dei figli”: è un’opera considerata spuria a causa della presenza di alcune considerazioni sugli schiavi che poco si addicono al pensiero plutarcheo, ma è il solo trattato pedagogico in greco pervenutoci per intero; • De audiendis poetis, “Come si studiano i poeti” e De audiendo, “Come si ascolta”: nella prima opera indica in quali modi ed entro quali limiti la poesia possa risultare utile e formativa, mentre nella seconda si rivolge ai discenti fornendo indicazione sul come ascoltare gli insegnamenti delle opere poetiche e dei maestri; - De superstitione: afferma la necessità di diffidare di qualunque forma del divino che non sia di carattere provvidenziale, buono e benefico, nel rifiuto totale dell’idea di una divinità da temere, che possa volere il male, e nella condanna della violenza dei sacrifici umani, arrivando addirittura ad affermare che meglio sarebbe essere atei che superstiziosi; • De Iside et Osiride: Plutarco si dimostra aperto verso le altre religioni e in particolare al culto di Iside e Osiride, diffuso a Roma già a partire dal secolo I a.C. In questo trattato l’autore esamina dettagliatamente questo culto, mostrando interesse profondo verso la cultura egizia, tradizionalmente vista dai greci come una civiltà ancestrale, all’origine di ogni civiltà (si pensi alle pagine di Erodoto e di Platone). Il culto di Iside e Osiride attrae Plutarco per l’intensità del pathos che lo caratterizza, che formula un’idea di religiosità in cui la forma dell’amore e dei sentimenti dà vita alla morte: Iside e Osiride governano sull’Egitto portando prosperità e pace; il loro fratello, Seth, geloso, con uno stratagemma chiude Osiride vivo in un sarcofago e lo getta nel Nilo; alla foce del fiume accorrono i satiri del corteo di Dioniso –vediamo qui un chiaro elemento di sincretismo- alla ricerca del corpo, che però viene fatto a pezzi dall’oscuro Seth e sparso per tutta l’ampiezza dell’Egitto. Iside, in nome dell’amore che la unisce al marito, ne ricompone i pezzi e in ogni modo cerca con le sue arti magiche di ridargli la vita; ma ormai questo non è possibile, non del tutto, infatti Osiride diviene dio dell’oltretomba e riesce, in un ultimo anelito di vita, a fecondare Iside. Il figlio che ne nascerà, Horus, è simbolo dell’amore eterno dei due. Vediamo, in questo racconto, la forza di sentimenti prettamente umani: amore, male, morte, elementi estranei alla religione olimpica tradizionale, che non prevede un dio del male, Seth (identificato con Tifone) né la morte né tanto mento l’amore che Letteratura grecaIlaria Genovese 11 sconfigge la morte. Sulla base di queste osservazioni, si può affermare che in quest’epoca l’uomo senta il bisogno di un’idea di divinità nuova, più vicina all’uomo: per questo il culto di Iside e Osiride, insieme al Cristianesimo e al culto di Mitra, avrà così grande diffusione, perché esprime l’idea di una divinità che parla all’uomo, in cui l’uomo si riconosce, avvicinando la dimensione umana e quella divina. Inoltre, questi nuovi culti prevedono il misticismo, che i Greci conoscevano solo in parte con i misteri e che molto attrae coloro che sentono di bisogno di rinnovamento nella visione del divino; • De E apud Delphos: vengono riportate varie ipotesi sul possibile significato da attribuire alla E presente sul tempio di Delfi. Forse ha significato numerico di carattere misterico, forse indica l’iniziale del nome del dio solare, che anticamente in iniziava per heta, ma per epsilon; • De Pythiae oraculis: tratta le ragioni per cui gli oracoli della Pizia un tempo erano in versi, mentre ora sono in prosa; • De defectu oraculorum: Plutarco, in quest’opera più che in ogni altra, dimostra di avvertire il senso della fine di un mondo, quello antico, ormai così debole che persino gli oracoli tacciono. L’autore si chiede se non siano gli dei a tacere, ad aver perso la loro forza, ma poi chiarisce che gli oracoli non sono dati direttamente dagli dei, la cui eternità deve rimanere indiscussa, bensì dai demoni, divinità intermedie tra dei e uomini, che sono nel tempo e dunque possono morire: se gli oracoli non ci parlano più è perché i demoni sono morti. Di questi fatti vengono riportante poi delle testimonianze, come quella della morte di Pan; • De tranquillitate animi: si afferma il bisogno di mantenere in salute l’anima, liberandosi dalle passioni. L’influsso filosofico è qui quello stoico, benché Plutarco rimanga saldo nel suo essere neoplatonico (di certo rifugge l’epicureismo); • De fato, “Il destino”: opera spuria, di carattere stoico; • De genio Socratis: tratta della voce interiore di Socrate, che guidava il filosofo nella vita dicendogli cosa non fare. Apuleio, poco dopo, scriverà un’opera con il medesimo titolo; • Questionum convivialium libri, “Questioni conviviali”: nella cornice di un banchetto, dotti eruditi discorrono di temi vari. L’opera è modellata sul Simposio platonico e a sua volta sarà modello per i Saturnalia di Macrobio; • Maxime cum principibus philosopho esse disserendum, “Il filosofo deve conversare innanzitutto con i potenti”: si afferma che il filosofo deve guidare l’esercizio del potere; • An seni gerenda sit res publica, “Gli anziani devono fare politica?”: contiene un invito all’impegno civile e politico anche per coloro che sono avanti negli anni; • De tribus rei publicae generibus, “I tre generi costituzionali”; • Aristophanis et Menandri: è un trattato di critica letteraria che mette a confronto i due comici maggiori del teatro greco, esprimendo poi una preferenza per Menandro; • De Herodoti malignitate: l’autore si scaglia contro Erodoto per avere parlato negativamente Beoti, che avrebbero manifestato atteggiamenti filo-persiani. Questo non può essere accettato, dal momento che Plutarco stesso è beota; • De sollertia animalium, “L’intelligenza degli animali”: Per lo scrittore, gli animali provano sentimenti, il che è dimostrato dal fatto che si prendono cura della prole e mostrano solidarietà tra membri della medesima specie, non uccidendosi tra loro per godimento. Particolare è poi la critica Letteratura grecaIlaria Genovese 12