Scarica Letteratura greca V anno superiori e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! CALLIMACO III a.C., originario di Cirene. Entra nella cerchia dei Tolomei e scrive la Chioma di Berenice, moglie di Tolomeo III Evergete, che verrà poi tradotta da Catullo. Scrive poi πινακες, ossia le biografie e la lista delle opere degli autori la cui opera era conservata nella biblioteca di Alessandria. E' la figura tipica del letterato dell'età ellenista; era poeta-filologo. In lui creatività e erudizione erano così compenetrate che erano difficilmente distinguibili; applica a se stesso e alle sue opere le cure che dedicava nel suo lavoro in biblioteca sugli scrittori del passato. Per questo pubblica in proprio queste opere. Si crea un suo canzoniere. Scrive su committenza, come i poeti dell'età precedente, ma poi opta per la divulgazione libresca. E' un σοφος, ma è un σοφος perché possiede la τεκνη; non è ispirato dagli dei. L'erudizione diventa in lui poesia; dice infatti ''non canto nulla che non sia testimoniato''. L'ispirazione gli arriva quindi dai libri, e non dalla vita. Qua ci si rifà a Menandro, che nel prologo espositivo raccontava anche la vicenda, perché per gli antichi tutto doveva essere già abbondantemente conosciuto.Rinuncia a essere maestro, a dei contenuti impegnati; vuole l'arte per arte. LE OPERE Tra le opere perdute abbiamo i πινακες, gli epinici e un poemetto ''ιβις''. Tra le opere di cui possediamo il testo abbiamo gli Aitia, l'Ecale, i Giambi, gli Inni e gli Epigrammi. LA POETICA CALLIMACHEA Egli vuole una poesia breve, e per questo opterà per l'epillio invece che per l'epica. ολιγοστικιη: pochi versi. La poesia breve consente il labor limae. E' una poesia che deve essere caratterizzata dal ληπτοτης, levigatezza, che è il contrario della παχυτης. E' una poesia densa di parole rare, γλοσσαι; è allusiva e gioca con i testi del passato; è piena di riferimenti dotti alle opere dei predecessori, e Callimaco sfida il lettore a decifrare queste sue allusioni. Tutta la poesia ellenistica è d'altronde meta-letteratura, ossia letteratura che si ispira alla letteratura stessa. Vorrebbe essere originale, ma non cerca di emulare i modelli del passato, ritenuti inarrivabili. Egli riflette e considera che i cattivi imitatori siano ridicoli ''come degli asini che ragliano''. Callimaco preferisce che il suo canto assomigli alla voce sonora della cicala. E' una poesia per pochi, per i dotti che sanno apprezzare. Lui non è che non apprezzi Omero, ma non apprezza quelli che vogliono mettersi in gara con lui. Rimprovera gli imitatori mediocri. A Callimaco piace molto Esiodo, e soprattutto la natura didascalica e la varietà dei temi. Attinge l'incontro con le Muse proprio dalla Teogonia di esiodo . Apprezza Mimnermo e Ipponatte. Dei contemporanie apprezza Arato di Soli e Filita. Attacca invece i Telchini, ''razza buona soltanto a rodersi il fegato''. GLI AITIA Ne fa due edizioni; sono delle elegie eziologiche (distico elegiaco, come Solone e Mimnermo) cioè che cercano l'aition, la causa di riti, usanze, tradizioni... Sono elegie autonome, ma legate da una cornice. Callimaco immagina di incontrare in sogno (teogonia di Esioddo) le Muse, che soddisfano la sua curiosità erudita, rispondendo alle domande sugli aitia Di situaizoni insolite. Il sogno è preso dalla Teogonia di Esiodo e influirà su Ennio e su Orazio. E' impeccabile, ma proprio per questo risulta freddo. E' la prima deliberata affermazione dell'arte per arte. Il prologo è quello dei Telchini, dei demoni invidiosi. Quando si rivolge ai Telchini non usa l'invettiva che ci aspetteremmo nei confronti dei nemici, ma li prende in giro, segno di non avere paura di loro. Nel terzo libro parla di una storia d'amore tra Aconzio e Cidippe (storia d'amore senza approfondimento psicologico) che piacerà ad Ovidio. Aconzio si innamora di Cidippe, promessa sposa di un altro. Allora getta un pomo con scritto ''giuro per Artemide di sposare Aconzio''. Cidippe legge la scritta ad alta voce, trovandosi vincolata. Artemide farà in modo che Cidippe sposi Aconzio. Lei però si ammala ogni volta che si preparano le nozze con l'altro uomo, perchè è ormai vincolata dal giuramento ad Artemide. La Chioma di Berenice chiude l'ultimo libro. Berenice offre al tempio di Afrodite delle ciocche della sua bellissima chioma, per favorire il ritorno di Tolomeo III, che era in guerra con la Siria. Le ciocche scompaiono, e si diffonde la voce che le ciocche siano state trasportate in cielo dagli dei, e che siano diventate delle stelle (catasterismo). Questa storia influenza Catullo e Foscolo. GLI INNI Gli inni callimachei sono sei: A Zeus, Ad Apollo, Ad Artemide, A Delo, Per i lavacri di Pallade, A Demetra. Questi sono ordinati secondo un'architettura che molto probabilmente risale allo stesso Callimaco: come primo l'inno a Zeus, signore degli dei e protettore dei sovrani; poi una triade di componimenti (Ad Apollo, Ad Artemide, A Delo) collegata ad Apollo; dopo questi quattro inni cletici (di invocazione) troviamo due inni mimetici o drammatici, dove l'oggetto del canto sembra essere la rievocazione di un rito, nel quale la divinità viene celebrata. I primi quattro inni presentano un colorito linguistico ionico, che richiama quello degli Inni omerici; per i restanti due è adottata una veste dialettale dorica, che ricorda gli inni della melica corale, come ad esempio quelli pindarici. Cinque inni sono in esametri, e soltanto il V, Per i lavacri di Pallade, è in distici elegiaci. Sono presenti elementi che ricordano quelli della traduzione innica greca, con però la tipica originalità di questo periodo. La lingua ionica, l'esametro, la successione tematica (apostrofe al dio, celebrazione delle sue prerogative, invocazione finale) richiamano gli Inni omerici. La lingua dorica e il riferimento all'occasione rituale degli ultimi due inni ricordano il genere innico della grande melica corale, anche se Alcmane, Pindaro e Bacchilide lodavano il dio e i loro componimenti erano eseguiti in un contesto celebrativo reale; questi invece cantano, più che il dio, il contesto celebrativo, poiché non sono destinati a una vera forma di culto. L'incipit dell'inno a Zeus, infine, sembra alludere al contesto che faceva da cornice agli inni simposiali di Alceo. All'interno degli inni callimachei troviamo molti elementi caratteristici della sua poetica, in quanto si possono definire veri e propri esempi di docta poesis. Spicca il procedimento della contaminazione dei generi letterari. Il lessico, la struttura sintattica e la scelta dei miti sono frutto di una raffinata ricerca e di un'accuratissima elaborazione. Callimaco attinge da storie non conosciute, arricchendo il componimento con narrazioni inconsuete. Caratterizzante della poetica callimachea è l'eziologia, presente non solo negli Aitia, ma anche negli Inni. Tutti questi elementi devono essere pensati come messi insieme da un poeta-filologo, e destinati non all'ascolto, bensì alla lettura. Questi impeccabili componimenti alessandrini sono ben lontani dagli inni della tradizione rapsodica, melica, e corale, ma anche lo scopo era ben diverso. I GIAMBI I 13 giambici callimachei si differiscono dai giambi arcaici per diversi motivi. Primo tra tutti è il contenuto: qua è improntato a una grande varietà, che comprende la satira riguardante le persone, aitia, un propemptikon, un epinicio, canti in onore di divinità e di personaggi di rango. Il secondo motivo riguarda il tono dei componimenti: Callimaco sceglie di astenersi dall'aggressività e dallo ψογος, caratteristici dei giambi arcaici; preferisce invece mescolare al registro della satira stili espressivi diversi e in particolare il tono moraleggiante (tono che Orazio recupererà nella satira). Sul piano linguistico egli adotta il dialetto proprio della poesia giambica, ovvero lo ionico, ma non esita a mescolarci anche degli elementi dorici. Nei Giambi I e XIII Callimaco ci offre un esempio di metaletteratura: i due giambi diventano quindi per noi una sorta di manifesto programmatico. Nel Giambo I Callimaco immagina che Ipponatte ritorni dall'Ade manifestando i suoi proppositi non aggressivi agli studiosi del Museo di Alessandria, per indurli ad un atteggiamento più moderato. Il poeta racconta anche la storia della coppa, che Baticle volle donare all'uomo più saggio della terra, e quindi, secondo lui, Talete. Talete però riteneva che un atro tra i sette sapienti la - impedisce all'anima di Asclepiade di godere Asclepiade è tra i poeti che conoscono la tradizione poetica del passato. La semplicità è ottenuta con fatcia, percorsa da ironia sottile. Frammento: si rivolge a una ragazza ''perchè risparmi la tua verginità?''. C'è il motivo del carpe diem e un intento protrettico, esortativo: non lasciarsi sfuggire il piacere. POSIDIPPO Nato a Pella, in Macedonia, si trasferisce in Egitto, dove si dedicherà alla poesia cortigiana per Tolomeo, formalmente ineccepibile, ma fredda. Poeta dell'eros e del simposio, con qualche propensione per la descrizione ecfrastica di statue e monumenti. Ricordiamo i lithikà (pietre e gioielli), epigrammi trattanti il tema della divinazione, dei presagi augurali, epigrammi votivi, mentre ricordiamo una ventina di epitafi, che costituiscono una sezione assai pregevole nella produzione posidippea. Un gruppo di componimenti sono dedicati alla descrizione di statue, mentre altri ancora, gli hippikà, sono epigrammi celebrativi di vittorie con cavalli da corsa. Sei componimenti sono classificati come naugikà, e trattano il tema del naufragio, mentre altri sette quello della guarigione miracolosamente ottenuta per intervento divino. Si dedica inoltre alla poesia amorosa del simposio, e qua presenta tratti comuni con Asclepiade, come per esempio la scuola, che per entrambi si tratta di quella ionico-alessandrina. A noi è arrivato il Papiro Milanes, che ci consente di considerarlo in maniera diversa, ossia come un corteggiatore. Gli vengono commissionati epigrammi da dare alla sua amata. - miracolato: vuole epigrammi come ex voto - indovino: insegne pubblicitarie pag. 229 antologia MELEAGRO DA GADARA Meleagro nasce a Gadara, ma vive a Tiro e poi a Cos. Scrisse epigrammi erotici, autobiografici, sepolcrali. Realizzò una delle prime raccolte antologiche, la cosiddetta Corona: in un lungo epigramma introduttivo, i poeti che sarebbero stati ospitati nell'antologia venivano accostati ciascuno a un fiore (antologia: ανθος + λεγειν); seguivano gli epigrammi di quarantasette autori anteriori a Meleagro, ordinati secondo un criterio tematico. E' un autore del II-I secolo a.C., e possiamo definirlo cinico grazie al contenuto leggero dei suoi dialoghi. Meleagro è un poeta in proprio; scrive epigrammi simposiali, dove invita a bere, a corteggiare, parla di amicizie, di sofferenze e d'amore. Il tema principale è l'amore non disimpegnato, ma visto come un vincolo spirituale. pag. 233 antologia FILODEMO Primo secolo, trovava un sicuro protettore in Pisone, suocero di cesare. Pisone gli dona la lussuosa villa a Ercolano in cui insegna filosofia epicurea. Ercolano diventa infatti il centro dell’epicureismo, insieme a Napoli. Non un pensatore originale ma poeta che scrive epigrammi di grande gusto. No eccesso di manierismo che appesantisce un po’ la poesia di Meleagro. Epigramma caratterizzato sempre da equilibrio formale. Epicureismo predicava imperturbabilità (atarassia), niente vita politica, niente amori passionali. Escursioni galanti. Orazio cita Filodemo e parla nella seconda satira di “parabilem venerem facilemque”, fanciulla, ”prostituta che costi poco e che non faccia la schizzinosa” cosa simile in Seneca (cibi parabilia). Galante elogio di una 60enne che conserva la sua bellezza Karito (nome parlante, karis grazia). Un altro è un Dialogo tra io narrante e fanciulle una deve preparare la lucerna (testimone dei misteri d’amore) e l’io narrante dice, prepara la lucerna poi vattene. In un epigramma c’è il tema simposiaco che assume la forma di un invito a cena per pisone suo protettore. “Casa mia è modesta, frugalità del cibo, ma troverai amicizia”, Orazio quando scrive a Tiubullo e Catullo quando invita il suo amico. ANTOLOGIA PALATINA Due antologie famose, planudea e palatina. La prima improntata da massimo planude, fine del 1200, stata fondamentale per conoscere la storia dell’epigramma prima che venisse ritrovata l’antologia palatina. Questa conserva 3700 epigrammi, 23000 versi. Ritrovata perché contenuta in un codice Palatino 23 scritto nel 1000. Antologia riscoperta ad Heidelberg. 15 libri divisi per argomento, all’inizio del 900 un avvocato statunitense ha ricevuto in dono una copia, completamente stregato dal 7 libro, epigrammi di natura sepolcrale. Raccolta che raccontava la vita. A partire dal 1914 i giornali erano inondati di queste liriche che parlavano di morti sepolti nel cimitero di spoon river. Nell’anno successivo le raccoglie nell’antologia. AP su basa sulle raccolte precedenti La corona di meleagro di Gadara (ordine alfabetico) Corona di Filippo di Tessalonica (ordine alfabetico) Ciclo di agazia (secondo il contenuto) Costantino Cefala (secondo il contenuto) APPUNTI IPAD Epica didascalica non narrativa (Apollonio Rodio) Mette in versi contenuti scientifici, lo scopo è quello di stupire, meravigliare, non necessariamente istruire. Pubblico colto. Docta poesis. Modelli: Esiodo e i filosofi come Parmenide di Elea, che aveva raccontato nel viaggio nell’oltretomba tramite l’esametro (ha il suo apice ella divina commedia). Lucrezia aveva tenuto presenti questi poeti epico-didascalici, come il de rerum di Lucrezia ARATO DI SOLI Ciclicia, si parlava greco scorretto, per questo si usa il termine solecismo per indicare un errore grossolano. Maturità sotto i diadochi, successori di Alessandro. È uno dalla produzione variegata, commento all’Odissea, poeta filologo come Callimaco. Scrive i fenomeni. Le costellazioni nella I parte, con intento eziologico mentre nella II parte pronostici. Vuole dimostrare l’abilità di mettere in versi argomenti scientifici difficili. Il suo scopo è di dimostrare quanto riesca a rendere avvincente in poesia una materia che è scientifica (Lucrezio con la filosofia, epicureo contro perché la filo muoveva emozioni). Cerca l’eleganza nel proporre i temi scientifici, termini preziosi e neologismi con cui cerca di variare la monotonia dell’argomento. Inno a Zeus, somiglianza, Zeus qui sembra il legos stoico. Nella prima parte dei fenomeni abbiamo Esiodo della teogonia mentre nella seconda riferimento a opere e giorni. NICANDRO II secolo a.C. Scrive due opere zeriaka e alexifarmaca Rimedi conto i veleni e altra gli antidoti. Linguaggio delle prescrizioni mediche: imperativo e ipotetiche (se stai male…). Tentativo di rendere attraente la materia con neologismi che però non facilitano la lettura. ERONDA/ERODA Fino al 1891 era uno sconosciuto ma fu trovato un papiro e vennero fuori 8 mimiambi. Vive ad Alessandria e Kos, sono luoghi cari ai poeti ellenistici della I generazione. Teocrito: Siracusa, Kos e Alessandria. Scrive mimi, genere popolare, codificato da Sofrone e da Epicarmo; Sofrone aveva scritto mimi in prosa piaciuti a Platone. Teocrito scrive mimi in esametri, Eronda invece scrive in giambi. I protagonisti si arrabattano nella vita quotidiana, sono dei poveracci, sembra volesse costruire delle macchiette alle cui spalle il pubblico colto potesse ridere. Ci sono elementi che ci fanno propendere a una possibile lettura con voci per vari personaggi, che sono un po’ cialtroneschi. Vedi contenuti sul libro 389. Poeta doctus, ricercatezza linguistica, contamina il modo col giambo, ekfrasis dei quadri che vedono presso il tempo di Asclepio, c’è molto sperimentalismo linguistico, apax legomena, mette in bocca a personaggi umili forme sofisticate. Pubblico colto, non comunità dei cittadini che andavano a teatro ma pubblico che sa leggere e apprezzare illusioni. LA STORIOGRAFIA ELLENISTICA Molto apprezzata, periodo ricco di avvenimenti che colpiscono la fantasia, ascesa di Alessandro, diadochi e regni ellenistici. La storiografia del periodo ellenistico vuole produrre gli stessi effetti di commozione prodotti dal teatro tragico, scopo è quello di commuovere. Storiografia drammatica. Produzione ampia e variegata, Polibio, Diodoro, Maccabei (ebrei insorti contro i Seleucudi, imposta un’ellenizzazione forzata). Perché abbiamo così poco? Ha pesato il giudizio negativo espresso dagli atticisti (ultimi anni II a.C, fino alla caduta di Costantinopoli) , devoti ad autori del IV secolo come Lisia (avevano voluto reagire contro una prosa chiamata Asiana, gonfia tumida, che usava la koine inficiata da correnti dell’Asia). Non sopportano opere scritte non tenendo conto di queste parole attiche e afelia (semplicità). Cesare e Ottaviano avevano la predilezione verso lo stile attico. STORICI (alessandro) Calliste di Corinto Scrive le elleniche e poi un’opera dedicata alle gestae di Alessandro Magno. Nell’opera dedicata ad Alessandro si lascia prendere la mano e ha ceduto all’adulazione. Nella vita reale non aveva fatto la proskunesis ed era stato ritenuto complice della congiura dei paggi e mandato a morte. Clitarco Iniziatore storiografia romanzesca. Queste edizioni che ci hanno consentito di leggere il romanzo di Alessandro erano plasmate su un modello dell’età ellenistica, gradevole, attraente ma non attendibile. Inizia il filone romanzesco. È come l’Iliade e l’odissea, ha radici nell’oralità (infatti numerosi racconti sono contradditosi tra loro) e contiene i valori fondamentali di una civiltà, con la differenza però che la bibbia è un testo sacro. Da questo omento comincia una produzione in greco, per esempio abbiamo la tragedia exagogè (esodo), che racconta un momento fondamentale della storia ebraica. Il sincretismo è tale descrivere direttamente in greco (II libro dei accabei, romanzo di Giuseppe -> sul modello del romanzo greco, dalla bibbia e poi rimaneggiato). Filone I secolo dc, Alessandria, integrazione fallita. Ebreo di alessandria, buona famiglia e ottima educazione Studia la sacra scruta per affermare che la filosofia greca deriva dall’ebraismo. Nel frattempo i romani non riescono ad essere equidistanti nei rapporti tra greci ed ebrei. Caligola decide che sia messa una sua statua nel tempio ebreo di Alessandria e così gli ebrei si asserragliano in un quartiere di Alessandria, riconosciuto come il primo ghetto e furono massacrati tra l’indifferenza del prefetto d’Egitto Flacco. Gli ebrei andarono perciò a Roma da Caligola con delegazioni di ebrei e greci; questi ultimi screditarono gli ebrei. Opere: -Ambasceria a Gaio, dipinge Caligola come un mostro -Opera contro Flacco, afferma che arriverà una punizione divina per Flacco. Flavio Giuseppe -I secolo dc, Gerusalemme -Integrazione riuscita -Deve il suo nome alla dinastia Flavia. -Era un bambino prodigio, a 14 anni fu interpellato dai sommi sacerdoti, fu incaricato di recarsi a Roma per ottenere la liberazione di alcuni sacerdoti arrestati al tempo di Nerone e grazie all’amore di poppea (moglie di Nerone) per il giudaismo furono rilasciati. -nel 66 a.C a Gerusalemme, la frangia estrema degli Zeloti, si schiera contro i romani, nel 70 d.C. i romani distruggono il tempio, la Giudea è un in subbuglio e i romani vogliono coinvolgere anche la Galilea. Flavio Giuseppe si nasconde insieme ad altri dato l'accanimento dei romani. Decide poi di arrendersi ed ha un colpo di genio, chiese di essere portato da Vespasiano e gli disse che sarebbe diventato imperatore; così fu e Flavio Giuseppe guadagnò punti e così a Roma gli fu assegnato il nome Flavio al suo nome originale Giuseppe . Opere: -antichità giudaiche, contro appione, calunnie contro i greci. -guerra giudaica, un'edizione in aramaico e uno in greco; difende se stesso e come Polibio affronta un problema Roma-ebrei assolvendosi. ASIANESIMO Asia minore, eresia di magnesia Frasi brevi e dense di concetti. tendenza ad una … Contaminano la koine con termini ionici, all’asianesimo si collega la teoria dell’anomalia. Gli asiani ritenevano che la lingua fosse una libera creazione dell’uso. Devi accettare neologismi e variazioni perché è l’uso che fa la lingua. La lingua è legata alla varietà dei sentimenti e refrattaria a ogni rigida precettistica. La lingua cambia. I parlanti commettono errori che diventano la norma. ATTICISMO Nasce alla fine del periodo ellentistico e trova a Roma un’ottima accoglienza, reazione allo stile asiano. Stile semplice, dimesso, che imiti Lisia. Solo parole del dialetto attico, raccolte lessicografiche, solo termini che puoi usare. All’atticismo si collega l’analogia. La lingua si fonda su regole precise e sul rispettare i modelli. RODIESE Quello di Cicerone, stile sobrio, alimentato dalla lettura degli oratori più importanti. Nella critica letteraria distinguiamo due tendenze, una rappresentata da Apollodoro di pergamo secondo cui la retorica è una scienza. Importanti regole e imitazione modelli. Amato da augusto. (Atticisti). Altra è rappresentata da Teodoro di gadara, che sosteneva che la retorica fosse arte e esalta il sentimento. Non può mancare la fantasia. Amato da … (Asiani). Roma culla della retorica. POSIDONIO DI APAMEA -135/130 , Siria -Seguace dello stoicismo di mezzo -Ha interessi variegati tutti collegati con la filosofia (geografia, fisica, astronomia, storia), ora considerato un filosofo. -Ci restano solo frammenti Opera: storie, narra la storia di Roma dal 144 all'86 a.C. (morte di Mario) Tema principale: Roma, posidonio elogia per le sue imprese ma è sincero e esprime anche delle critiche sia sul piano politico che sociale. Condanna: -abbandono degli antichi costumi -Decadenza morale -Avidità di ricchezze -Amore per il lusso -Violenza eccessiva ???? -Cattiva amministrazione delle province -Schiavitù (e disumano trattamento Polibiani) DIODORO SICULO -conosciamo la sua vita grazie a Fazio (patriarca bizantino del I secolo), alla sua opera, al lessico suda. -Agirio (Enna, “Siculo”), I secolo a.C. -Visse a Roma -Viaggia molto per verificare e documentare di persona le proprie conoscenze storiche. -30 a.C./20 a.C. muore -Conosceva bene il latino, cosa di cui si vanta -Scrive Biblioteca storica, 40 libri.ci restano i libri I-V e XI-XX + frammenti + parti tramandate da Fazio, Excepta Costantiniana Contenuto: -I-VI: vicende precedenti alla guerra di Troia e le leggende antiche (I-III antichità dei barbari, IV-VI antichità dei greci) -VII-XVII, vicende della guerra di Troia fino alla morte di Alessandro -XVIII-XI, fino allo scoppio della guerra romani contro i celti, nella quale Giulio Cesare ampliò l'impero fino alle isole britanniche. (Libro XX, ultimo che abbiamo, narra fino al 301 a.C.) Parla fino a Genere Storia universale (Diodoro = iniziatore del genere storia universale). La sua opera ha impostazione ellenocentica (pone l'attenzione sui greci, poi anche sui romani). -Narra avvenimenti anche a lui contemporanei, partendo dalle origini. -Usa narrazione annalistica e anche "a soggetto" (per nuclei tematici). Usa struttura compilativa, il valore dell'opera di diodoro coincide con le opere che usa come fonti, ma a volte le cambia con originalità Es: Tucidide e Polibio (Abbiamo ancora le loro opere) Ctesia, Eforo, Daride, Timeo berta parentesi le loro opere sono perdute “biblioteca storica" è un veicolo di tradizione indiretta. Diodoro = Posidonio -Giudizio morale sulla decadenza di Roma -Critica gli eccessi le brutalità in campo politico e sociale dei romani -Ricarica l'atteggiamento umanitario nei confronti delle classi più deboli. DIONISO DI ALICARNASSO Giunto a Roma nel 30 a.C., visse per molti anni dell'Urbe, dove svolse le sue plurime attività nell'ultimo trentennio del I secolo a.C. filo romano, apparteneva agli intellettuali greci ben integrato nel sistema di Roma. Lo scritto più significativo e originale è il saggio Sulla composizione stilistica. È dedicato alla dispositio verborum, ossia le regole che presiedono alla scelta della corretta collocazione delle parole all'interno della frase. 3 combinazioni: severo, elegante, mediano. Il fulcro del trattato è costituito dal capitolo 10, dove teorizza tratta il fine della dispositio, che egli individua nel raggiungimento del bello per lo stile severo e del piacere per lo stile elegante. Il terzo stile, o mediano, condensa meglio dei due stili maggiori. Dioniso di Alicarnasso: Sulla composizione stilistica Diodoro Siculo: biblioteca storica Posidonio di Apamea: storie Flavio Giuseppe: antichità giudaiche, guerre giudaiche Polibio : storiae