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Lettera a una Professoressa: La Scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani, Sintesi del corso di Psicologia dello Sviluppo

Storia della scuola primaria e secondaria in ItaliaStoria dell'educazione in ItaliaStoria della pedagogia

"Lettera a una professoressa" è un libretto del 1967 scritto dagli allievi della scuola di Barbiana sotto la guida di don Lorenzo Milani. Riflette l'esperienza sociale e didattica di don Milani, che ha creato una scuola popolare senza giorni di festa, impegnando i ragazzi in attività tutto il giorno. La lettera denuncia la selezione nella scuola dell'obbligo, che colpisce soprattutto i figli degli operai e dei contadini, e critica gli esami e le modalità con cui si svolgono. Propone una nuova scuola basata su uno scopo e sull'uguaglianza socio-culturale, evidenziando le carenze della scuola italiana e i rimedi necessari.

Cosa imparerai

  • Quali sono le carenze comuni della scuola italiana denunciate nella 'Lettera a una professoressa'?
  • Perché i ragazzi di Barbiana pubblicarono la 'Lettera a una professoressa'?
  • Che scopo aveva don Milani con la creazione della scuola di Barbiana?

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 03/01/2022

cristina-loia
cristina-loia 🇮🇹

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Scarica Lettera a una Professoressa: La Scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! RIASSUNTO LETTERE A UNA PROFESSORESSA. Lettera a una professoressa è un libro collettivo pubblicato a Firenze nel 1967 e composto dagli allievi della scuola di Barbiana sotto la guida di don Lorenzo Milani, il quale aveva intenzione di avvicinarsi alla gente ed aiutare i meno fortunati. Per questo, in breve tempo diventò un prete scomodo per molti, infatti, fu mandato in esilio a Barbiana. Questo esilio, per lui non rappresentò assolutamente una punizione, al contrario, un'esperienza che egli considererà come la realizzazione dei propri desideri. L'opera riflette l’esperienza sociale e didattica di don Milani che, nel 1954, si era dedicato attivamente all’organizzazione di una scuola popolare, una scuola che non aveva giorni di festa, 365 giorni all'anno, e impegnava i ragazzi dalla mattina alla sera in varie attività finalizzate a dargli una vera e propria VOCE. | ragazzi dunque pubblicarono la “Lettera” (grazie all'aiuto di don Milani), che si presenta come un'accusa contro la scuola selettiva che, pur essendo "scuola dell'obbligo", determina una grande ingiustizia sociale. La lettera è indirizzata ad un'insegnante che ha bocciato alcuni ragazzi di Barbiana. Da questa occasione nasce una immagine amara e realistica del mondo della scuola, segnata da profonde contraddizioni sociali, una scuola che sembra "tagliata su misura dei ricchi". La vera piaga delle scuole era, secondo don Milani, l'esame e le modalità con cui esso si svolgeva, infatti uno studente di don Milani scriveva “gli esami vanno aboliti, ma se dovete farli, siate almeno leali”. Nella lettera, arricchita da dati statistici e documenti come prova delle affermazioni contenute nel testo, i ragazzi descrivono la cosiddetta scuola dell'obbligo dove si verifica la selezione che, naturalmente, colpisce con maggior frequenza i figli degli operai e dei contadini. Questi ragazzi vengono classificati come “diversi” perché privati di un patrimonio culturale che è a disposizione dei ricchi e subiscono profonde umiliazioni anche a scuola, dove le differenze sociali e culturali vengono messe in evidenza. Anche perché i metodi di valutazione, eguagliano tutti, generando la più grande ingiustizia. La proposta è quella di una scuola nuova dove non si bocciano quelli che sembrano cretini perché come riportato nell'opera agli “svogliati” basta dare uno scopo. Questo metodo, già attuato a Barbiana, dovrebbe produrre una scuola veramente giusta dove si realizzi un'uguaglianza socio - culturale, in cui rientrino anche i ragazzi diversi. A Barbiana, nella scuola fondata da don Milani, lo studio si svolge in modo collettivo e tutti gli allievi vengono responsabilizzati, mentre l'insegnante, diviene la guida di un più efficace lavoro. Spesso, a prendere il posto di insegnante sono proprio i ragazzi più grandi che insegnano ai più piccoli. La lettera evidenzia le carenze più comuni della scuola italiana e i rimedi da attuare come la mancanza di volontà politica per realizzare le riforme. La lettera, infine, è rivolta ai genitori dei ragazzi bocciati perché si organizzino, e perché non si limitino a tenere i propri figli in casa per lavorare senza andare a scuola, solo perché essa prevede determinati meccanismi che non fanno per loro.