Agnosia Associativa
In questa videolezione parliamo di di agnosia associativa.
L’agnosia associativa è un disturbo del riconoscimento dovuto a una disconnessione tra la rappresentazione percettiva dell’oggetto e le conoscenze relative agli oggetti conosciuti che sono immagazzinate in memoria.
Viene cioè a mancare il confronto tra ciò che si è percepito e le conoscenze semantiche relative a quel tipo di oggetto percepito, che sono immagazzinate appunto in memoria.
Immaginiamo quindi un paziente, un ipotetico paziente che percepisce visivamente l'immagine di un tavolo, e internamente si chiede a quale categoria appartiene quell’oggetto, quindi qual è la sua funzione, il suo significato.
In realtà l’agnosia associativa è un disturbo molto raro, soprattutto nella sua forma pura, cioè quella forma che non è associata ad altri disturbi cognitivi, cioè il caso di un paziente che presenta solo agnosia associativa e nessun'altra tipologia di disturbo.
Ecco, è molto difficile riscontrarlo.
Tuttavia in letteratura qualche caso viene descritto.
Per esempio, il caso di un paziente che, bevendo il tè chiedeva in continuazione lo zucchero, nonostante avesse la zuccheriera davanti, quindi lo zucchero lo avesse davanti a sè.
Questo perché non riconosceva le proprietà funzionali della zuccheriera, quindi non riusciva a operare quel confronto tra la percezione e appunto il significato a livello funzionale di ciò che stavo percependo.
Un altro tipo di manifestazione di questo disturbo sono gli errori di denominazione.
Questi errori sono rari su somiglianze visive.
Sono più frequenti errori di tipo semantico, come ad esempio dire “cucchiaio” anziché “forchetta”, o per categorie sopra ordinate, quindi
dire “animale” anziché “cane”, ad esempio.
Un modello che ha tentato di spiegare l’agnosia associativa è quello di Humphreys e Riddoch, che adesso vediamo.
Secondo questi due autori il riconoscimento degli oggetti avviene in questo modo: la struttura percettiva dello stimolo è il primo step e deve essere confrontata, quindi è da confrontare con le conoscenze immagazzinate in memoria, che quindi sono il secondo step.
Quindi non solo percepisco l'immagine di uno stimolo, ma lo devo anche confrontare con le conoscenze immagazzinate.
Queste conoscenze possono essere di due tipi secondo i due autori.
Conoscenze di tipo strutturale e riguardano, cioè, quegli elementi di un oggetto e le loro relazioni spaziali.
Quindi da quali elementi è composto un oggetto?
A quale distanza questi elementi sono posti tra loro all'interno di quell’oggetto?
E poi l’altro magazzino è quello delle conoscenze semantiche, che racchiude appunto il significato funzionale degli oggetti, quindi proprio il loro significato e la loro funzione a livello di vita quotidiana.
Possiamo fare l'esempio di una caffettiera.
Gli elementi della caffettiera sono vari: c’è il filtro, c’è il serbatoio dell’acqua.
Il significato funzionale è che la caffettiera serve per fare il caffè.
Quindi, secondo questo modello abbiamo due magazzini con il quale la percezione visiva deve essere confrontata, quello strutturale, chiamato anche pre-semantico e quello semantico, che appunto viene chiamato semantico.
Questi due magazzini sarebbero separati dal punto di vista anatomico e funzionale e quindi provocherebbero dei disturbi dissociabili.
Ci sarebbero cioè dei pazienti che hanno una lesione semplicemente al magazzino strutturale e quindi non riescono a operare un confronto a livello pre-semantico, e invece pazienti che hanno un danno solo al magazzino semantico e quindi non riescono appunto a operare un confronto a livello semantico, quindi a dedurre le caratteristiche funzionali degli oggetti che però arrivano a percepire nella loro struttura Ci sarebbero delle dissociazioni anche a livello semantico.
Per esempio, ci sarebbero dei pazienti che hanno difficoltà a riconoscere gli oggetti viventi, come ad esempio le piante e gli animali, ma nessuna difficoltà a riconoscere quelli non viventi e viceversa, pazienti che hanno il disturbo opposto.
Questo farebbe capire che anche all'interno del magazzino semantico ci sarebbero più categorie, ognuna per le varie tipologie di oggetti di questo mondo, della realtà, quindi viventi e non viventi, e così via.
Gli autori di questo modello si sono chiesti se il disturbo del magazzino semantico fosse un disturbo di accesso oppure un disturbo di deterioramento del magazzino.
Nel caso in cui fosse un disturbo di accesso, il riconoscimento degli oggetti dovrebbe essere favorito dai prime, cioè dalla presentazione preliminare di oggetti, di stimoli di categoria e simili, che quindi dovrebbe favorire il riconoscimento, ed effettivamente è così.
Quindi ci sono dei pazienti che presentano questo miglioramento della prestazione in seguito alla presentazione dei prime, e quindi fa pensare che si tratti, nel loro caso, di un disturbo di accesso.
Esistono però dei pazienti che non presentano nessun miglioramento anche dopo che vengono presentati i prime.
In questo caso, allora, viene interpretato il disturbo come disturbo di deterioramento del magazzino.
Cioè il problema sta proprio a livello di magazzino, internamente, e nessun suggerimento esterno può migliorare la prestazione.
Vediamo a che livello si colloca la lesione, quindi in che area cerebrale si colloca la lesione dell’agnosia associativa.
Si tratta perlopiù di regioni occipito-temporali dell'emisfero sinistro.
In questa videolezione abbiamo parlato dell’agnosia associativa, abbiamo visto che cos'è, abbiamo visto un modello interpretativo di questo disturbo, le varie dissociazioni possibili e a che livello si colloca la lesione che provoca questo disturbo.