Caratteristiche della Cultura
Benvenuti in questo video in cui trattiamo le caratteristiche della cultura, vediamo un po' la lezione in breve: la cultura è operativa, la cultura è selettiva, è dinamica, è differenziata, è stratificata ed è olistica.
Queste sono le cinque caratteristiche che andremo a vedere in questo video.
Partiamo proprio da la cultura è operativa.
Bronislaw Malinowski vede la cultura come un sistema complesso per affrontare le sfide della vita quotidiana.
Ciò significa che qualunque atto umano finalizzato a uno scopo è guidato dalla cultura.
È proprio questo che significa che la cultura è operativa.
Cioé il fatto che l'atto umano finalizzato a uno scopo è operato e guidato dalla cultura e quindi è operativo.Vediamo meglio: il fatto che la cultura è operativa mette l'essere umano nella condizione di agire in base ai propri obiettivi, adattandosi sia all'ambiente naturale che a quello sociale e culturale che lo circonda; è come quindi se fossimo predisposti operativamente ad affrontare il mondo che ci circonda.
Questa predisposizione è stata chiamata habitus dal sociologo P.
Bourdieu.
Habitus significa un sistema durevole di disposizioni, disposizioni è proprio la predisposizione, sistema durevole che quindi dura nel tempo.
Queste disposizioni, indicazioni, sono il risultato dell'interiorizzazione di modelli di comportamento e pensiero elaborati dalla cultura in cui viviamo proprio i modelli apprendimento.
Vediamo cosa significa che la cultura è selettiva.
La cultura, abbiamo detto, è un complesso di modelli che sono tramandati, acquisiti ma anche selezionati.
Ciò cosa significa?
Che le nuove generazioni possono prendere i nuovi modelli, modelli culturali, o dalle generazioni precedenti.
Quindi ereditano questi modelli culturali oppure li acquisiscono, per esempio, dall'influenza di altre culture oppure tramite l'esperienza.
Quindi abbiamo due modi uno interno e uno esterno in cui vengono acquisiti i modelli culturali.
Inoltre possiamo dire che la selettività ha l'obiettivo di accogliere gli elementi culturali che si sposano bene con quelli attualmente in atto, quindi quelli che si integrano bene,
(ricordiamo sempre la coerenza) e al tempo stesso può bloccare l'intrusione di modelli che non sono compatibili con quelli in vigore.
Quindi da un lato accoglie dall'altro blocca.
La cultura è anche dinamica.
Cosa significa?
Che le culture sono complessi di idee e comportamenti che mutano nel tempo.
Dinamica perché cambia, si trasforma con il tempo.
Ma questi cambiamenti non avvengono in modo casuale.
Piuttosto ci sono due dinamiche, due logiche con cui le culture si trasformano, secondo George Balandier: la prima, il primo modo è secondo logiche proprie e questa è proprio la dinamica interna.
Il secondo modo riguarda gli elementi esterni, quindi le culture si possono trasformare anche in relazione agli elementi esterni con cui vengono in contatto, e questa è la dinamica esterna.
Vediamo quindi che la cultura è differenziata e stratificata.
Cosa significa?
Che quando parliamo di due culture siamo portati a vedere le due culture come diverse tra di loro, ma omogenee al loro interno.
Facciamo un esempio: cultura italiana, cultura giapponese nell'ambito del cibo.
A tutta l'italia piace la pizza, tendenzialmente in tutta Italia si mangia la pizza.
Tendenzialmente in tutto il Giappone si mangia il sushi.
Tuttavia queste differenze che ci sono tra le due culture non significano omogeneità all'interno, anzi anche all'interno della stessa comunità esistono diversi modi di percepire il mondo, di rapportarsi con gli altri, di esprimersi e così via.
Se facciamo l'esempio del cibo, possiamo pensare che ogni regione ha dei piatti tipici differenti, in Italia come in Giappone.
In passato queste differenze, anche all'interno della stessa cultura, erano così evidenti che si parlava di cultura colta, intendendo scienze, arti e lettere, e cultura popolare, intendendo con questo le feste popolari e rituali, la cultura.
Quindi abbiamo detto che è differenziata, come abbiamo già capito tra le due culture diverse e anche all'interno della stessa cultura.
Ma è anche stratificata.
Cosa significa?
Antonio Gramsci coniò due termini cultura egemonica, cioè la cultura dei ceti dominanti, la cultura subalterna che la cultura dei ceti subordinati più poveri, coloro che non prendono le decisioni.
Quindi la cultura è stratificata perché anche all'interno della stessa zona, persone che hanno un potere maggiore hanno una cultura diversa da quelli dei ceti più poveri.
Non solo, in realtà, secondo Roger Keesing, lui introduce il concetto di controllo culturale.
Secondo lui le idee e i comportamenti che ci sembrano ovvie e naturali, tipici di una cultura, sono di fatto idee, comportamenti di coloro che sono socialmente prevalenti.
Quindi in realtà la cultura dei ceti dominanti che sono socialmente prevalenti viene anche interiorizzata poi dai ceti più poveri, quindi dei comportamenti che ci sembrano naturali sono, diciamo, partiti proprio da coloro che sono socialmente prevalenti.
E questo è molto vero oggi nell'epoca dei social nell'epoca degli influencer in cui in effetti ci sono proprio delle influenze in comportamenti, atteggiamenti e modi di percepire il mondo che vengono interiorizzati da molte persone perché vengono proposti prima da persone che secondo loro sono socialmente prevalenti.
Dobbiamo inoltre fare attenzione alla distribuzione della cultura.
Anche in questo caso abbiamo la stratificazione, perché sempre all'interno della stessa zona, della stessa tipologia di prevalenza sociale e così via, ci sono culture diverse.
Renato Rosado spiega che i processi eterogenei alla base della cultura sono di solito conseguenza di differenze di età, genere, classe, etnia e orientamento sessuale.
Ed è proprio così tutte queste differenze, queste categorie tra diverse generi, diversi classi diverse e così via, fa sì che ci siano dei processi che sono eterogenei all'interno della cultura e quindi, nonostante ci sia magari una cultura generale ci sono tante piccole sottoculture.
La cultura è olistica.
Cosa significa?
Che i modelli culturali interagiscono sempre con altri modelli, sempre, ed è la loro capacità di unirsi in un insieme complesso, più o meno coerente che dà vita a quello che noi chiamiamo cultura.
La cultura quindi è un'entità olistica perché è complessa e integrata ed è formata da elementi che sono interdipendenti tra loro.
Questa interdipendenza reciproca è molto importante nella concezione della cultura come olistica.
Alcune culture, poi sono più olistiche di altre perché i loro elementi costitutivi hanno un rapporto di integrazione maggiore rispetto ad altre, quindi sono più integrati.
Un esempio è quello della società indù, in cui le persone si considerano parte di un sistema in cui tutte le componenti sono considerate necessarie per la sua rappresentazione.
Senza una di queste componenti non c'è la rappresentazione del sistema, quindi tutte le componenti sono necessarie, sono integrate, perciò il rapporto di integrazione maggiore, perciò la società indù e più olistica di altre.