Costanze Percettive
Il tema della videolezione di oggi sono le costanze percettive.
I nostri sistemi percettivi hanno una caratteristica fondamentale ovvero il mantenimento della costanza.
Questo significa che manteniamo la percezione di ciò che è un oggetto realmente, piuttosto che una percezione basata sull’immagine che arriva alla retina.
Facciamo alcuni esempi.
Per esempio lo schermo di un cinema è rettangolare, ma se ci sediamo sul lato della sala e non al centro, l'immagine sulla retina sarà trapezoidale.
Ma questo non compromette la visione degli elementi sullo schermo.
Un altro esempio è dato dalla visione di un elefante da lontano, che appare più piccolo di un topo visto da vicino.
Eppure conserviamo la percezione di un elefante come più grande rispetto a un topo.
O ancora un gatto nero illuminato sembra più luminoso, quindi riflette più luce di un gatto bianco in una luce fioca, ma sappiamo che il gatto nero è nero e il gatto bianco è bianco.
Quindi differente angolazione di visione, condizioni di illuminazione e distanza non influenzano la costanza della percezione.
Parliamo ora della costanza di colore.
Un pezzo di carta rossa viene percepito rosso sia che sia illuminato da una lampadina, sia che sia illuminato dalla luce naturale quindi dal sole.
Questo perché il colore si basa sulle lunghezze d'onda che riflette e ha questa caratteristica chiamata caratteristica di rifrazione, proprio perché il colore che noi percepiamo è dato dalla lunghezza d'onda che viene riflessa dall’oggetto in questione.
Ma ogni fonte luminosa ha un certo tipo di lunghezza d'onda chiamata lunghezza d'onda di fonte.
La costanza di colore quindi è la capacità di percepire la caratteristica di rifrazione indipendentemente dalla lunghezza d'onda di fonte.
Quindi noi riusciamo a vedere questo pezzo di carta rosso indipendentemente che sia illuminato da una fonte di luce naturale o artificiale.
La costanza di luminosità si comporta in modo simile a quella del colore.
Si riferisce infatti al fatto che la luminosità percepita non cambia anche quando cambia l’intensità della fonte luminosa, quindi anche in differenti condizioni di illuminazione.
Quindi per riprendere l'esempio di prima, un gatto nero continuerà a essere nero sia che viene illuminato da un'intensa luce sia che viene illuminato da poca luce, e lo stesso per il gatto bianco.
Ma nell’illusione di Adelson, della scacchiera di Adelson, tutti scommetteremmo che il quadrato A è diverso dal quadrato B, e che il quadrato A è grigio e il quadrato B è bianco.
In realtà se mettiamo due sbarre laterali a questi due quadrati vediamo che hanno lo stesso colore e sono entrambi grigi.
Questo perché l'ombra proiettata dal cilindro ci spinge a modificare la percezione del quadrato B, che ci appare più chiaro, perché dobbiamo in qualche modo giustificare il fatto che sia colpito da un'ombra.
Passiamo ora alla costanza di forma.
Una porta che si apre conserva la forma percepita rettangolare, mentre l’immagine retinica cambia da trapezoidale fino a diventare una sottile linea verticale quando è completamente aperta, e questo è un esempio di costanza della forma perché noi continuiamo a percepire la porta come rettangolare.
Passiamo ora alla costanza di grandezza.
La costanza di grandezza si riferisce al fatto che la dimensione di un oggetto rimane costante.
Noi percepiamo costante la dimensione di un oggetto indipendentemente dalla sua distanza, quindi anche se la distanza da noi cambia.
Infatti quando percepiamo la grandezza di un oggetto non prendiamo in considerazione solo la dimensione dell’immagine ma anche la distanza percepita, quindi mettiamo insieme due informazioni.
Hemmert, grazie a un esperimento, introdusse il principio dell’invarianza grandezza- distanza, ovvero la grandezza percepita di un oggetto aumenta sia in base alla grandezza retinica sia in base alla distanza percepita, come abbiamo detto prima.
Infatti nel suo esperimento si faceva fissare i soggetti il centro di un'immagine per un minuto, poi guardavano uno schermo bianco e vedevano un'immagine postuma di cui dovevano valutare la grandezza.
Variava però la distanza dallo schermo e, proprio perché la dimensione dell’immagine postuma sulla retina era la stessa, il cambiamento di grandezza percepita doveva essere riconducibile alla distanza dello schermo.
Infatti se lo schermo era lontano l’immagine postuma sembrava più grande, se invece lo schermo era vicino l'immagine postuma risultava più piccola.
E come spiega tutto questo la costanza di grandezza?
Quando la distanza di un oggetto aumenta da noi, le dimensioni della retina diminuiscono, ma se ci sono degli indicatori di distanza, la distanza percepita di questo oggetto aumenterà, quindi la grandezza percepita poi totale rimane approssimativamente costante.
La costanza percettiva però è responsabile anche di alcune illusioni.
Ad esempio percepiamo la luna più grande se è vicina all’orizzonte, e più piccola se è in alto nel cielo.
Un'altra illusione è la camera di Ames.
Questa consiste in una stanza trapezoidale che viene vista però attraverso uno spioncino, quindi l'immagine sulla retina appare rettangolare.
Il suo angolo sinistro però è due volte più lontano dell’angolo destro.
Quindi in questa stanza vediamo due persone che però la ragazza, quindi a sinistra, è inserita nel punto più lontano, e il ragazzo nel punto più vicino, nell'angolo destro, e questo fa sì che il ragazzo, che è nell’angolo destro e quindi più vicino, è molto più alto della ragazza perché quest’ultima proietta un'immagine retinica più piccola perché è più lontana.
Questo però non viene corretto proprio perché le linee della stanza ci portano a credere che sia di forma rettangolare e quindi le due persone dovrebbero essere ad una stessa distanza, e questo è un esempio di come la costanza di grandezza scompare perché viene bloccato proprio il principio di invarianza grandezza-distanza proposto da Emmert.
Per concludere, abbiamo visto che i nostri sistemi visivi godono di diverse costanze percettive che ci permettono di non cadere negli inganni delle immagini proiettate sulla retina ma ci consentono di continuare a percepire un oggetto in quanto tale.
Per esempio abbiamo la costanza di colore che ci permette di vedere lo stesso colore anche se illuminato da diverse fonti di luce, e la costanza di luminosità per cui vediamo lo stesso colore sia che sia illuminato da più luce sia da meno luce.
Ma qui abbiamo visto un esempio in cui siamo tratti in inganno per esempio nella scacchiera di Adelson.
Poi abbiamo la costanza per la forma per cui vediamo una porta rettangolare anche se sulla retina cambia la sua immagine man mano che si apre, diventando trapezoidale e infine una barra verticale.
E infine abbiamo visto la costanza di grandezza.
Abbiamo visto l’esperimento di Emmert sull’invarianza grandezza-distanza per cui percepiamo più grande un'immagine lontana, ma sulla retina appare un'immagine più piccola, e quindi la grandezza rimane costante.
Infine abbiamo visto alcune illusioni in cui si può cadere, in cui la costanza fallisce, tra cui la camera di Ames.