Definire la Personalità
In questa video lezione parleremo di come definire la personalità.
La personalità può essere definita come il modo di pensare e comportarsi e sentire di un individuo.
Esistono quattro approcci per la comprensione della personalità: un approccio biologico che fa riferimento ai tratti di personalità, un approccio psicodinamico, un approccio umanistico-esistenziale e un approccio socio-cognitivo.
I primi studi sulla personalità si concentrano sulle differenze psicologiche individuali in determinate caratteristiche, per esempio l’onestà, l’apprensività, l'instabilità di umore.
Le spiegazioni di questa differenza derivano da due tipi di eventi ovvero gli antecedenti che possono forgiare la personalità di un individuo, e le anticipazioni che possono spingere la persona a manifestare le particolari caratteristiche della personalità.
Gli antecedenti quindi possono essere di natura biologica, mentre le anticipazioni derivano dall'ambiente, dall'esperienza e dalle aspettative degli obiettivi della persona.
Allport fu uno dei primi a sostenere la teoria dei tratti di personalità, che sostiene appunto che la personalità sia data da una combinazione di tratti.
Un tratto è una disposizione relativamente stabile di un individuo di comportarsi in un certo modo in una particolare situazione.
Ciò vuol dire che di fronte a determinate situazioni la persona ha una tendenza stabile a comportarsi sempre in un certo modo.
Per esempio se una persona ha un tratto di ordinato, avrà la tendenza a mettere sempre i libri in libreria in ordine alfabetico, le magliette piegati ordinatamente nell'armadio, a notare tutti gli impegni in agenda, e quindi il tratto ordinato si manifesta in tante situazioni diverse.
Infatti secondo Allport i tratti sono disposizioni preesistenti e stabilì, che quindi causano una certa affidabilità sul tipo di comportamento che venne messo in atto da queste persone.
Tornando all'esempio di prima quindi essere ordinati è una proprietà intrinseca della persona e quindi si manifesta in una serie di situazioni diverse.
Secondo Harry Murray invece i tratti riflettono
bisogni e desideri e quindi hanno a che fare con la motivazione, ovvero è la motivazione che determina uno specifico tratto di personalità.
Per esempio un bisogno d'ordine potrebbe spiegare l'armadio in ordine.
I ricercatori che hanno considerato i tratti come cause del comportamento usano gli inventari di personalità per misurarla, mentre chi come Murray considera i tratti come motivazione hanno utilizzato i test proiettivi.
Ma quali sono i tratti essenziali della personalità?
Lo studio con i tratti essenziali cominciò con l’indagine sulla personalità rappresentata attraverso il linguaggio, ovvero come le persone descrivono se stessi.
Attraverso la narrazione della propria personalità si possono riconoscere alcuni tratti essenziali dati dai temi principali usati in queste descrizioni.
Però furono mosse diverse critiche perchè questo portò ad individuare 18.000 tratti potenziali e inoltre il processo era troppo soggettivo perché si possa individuare una serie di caratteri proprio essenziali.
Più recentemente quindi i ricercatori hanno utilizzato l'analisi fattoriale ovvero hanno selezionato i termini che descrivono i tratti in modo da definire delle dimensioni sottostanti chiamate fattori, in base al modo in cui le persone utilizzano i tratti per classificare se stesse e ciascun fattore giace lungo un continuum, quindi che va da un estremo al suo opposto.
Cattel propose una teoria della personalità che considerava 16 fattori, mentre Eysenck ridusse a queste dimensioni fondamentali a 2, ovvero la dimensione dell’estroverso-introverso e la dimensione della stabilità-instabilità emotiva.
Secondo Eysenck infatti la personalità di ogni individuo deriva dalla posizione lungo questi due continuum e quindi, per esempio, una persona può essere più socievole quindi collocarsi di più verso il polo dell’estroversione, o essere più introspettiva e tranquilla, quindi collocarsi verso il polo dell’introversione, e allo stesso tempo può collocarsi più vicino al polo dell' instabilità emotiva oppure avere la tendenza alla stabilità emotiva.
Ad oggi con l'analisi fattoriale si è arrivati a un modello chiamato big five, un modello quindi a cinque fattori che sono coscienziosità/negligenza, ovvero scrupolosità, perseveranza, affidabilità e all' opposto negligenza, labilità e inaffidabilità.
Poi gradevolezza/sgradevolezza, ovvero cortesia, altruismo cooperatività, ma anche ostilità, insensibilità, indifferenza.
Nevroticismo/stabilità emotiva ovvero vulnerabilità, insicurezza sul polo positivo e all'opposto sul polo negativo.
Apertura e chiusura mentale ovvero creatività e anticonformismo, originalità e il contrario per il polo opposto.
E poi estroversione/introversione ovvero socialità, amicalità oppure introspezione e tranquillità.
Questo diventa il modello predominante perchè tecniche di analisi fattoriale confermano che questi cinque fattori sono un buon compromesso tra la descrizione quanto più esauriente di tutta la varietà della personalità ma anche l’evitamento della sovrapposizione tra i tratti.
Inoltre i big five sono universali e si presentano in un'ampia gamma di partecipanti, tra cui bambini, adulti e anche a livello transculturale.
Inoltre la personalità identificata da big fivi rimane stabile per tutta la vita.
Infatti il punteggio ottenuto in un certo momento della nostra vita al test dei big five mostra una forte correlazione con il punteggio ottenuto in momenti successivi.
In conclusione abbiamo visto nella lezione per definire la personalità, che può essere definita attraverso dei tratti.
I tratti sono disposizioni stabili a comportarsi in un certo momento ma per alcuni tra cui al Allport, sono le cause del nostro comportamento, quindi ci dicono con grande affidabilità come una persona si comporterà in determinate situazioni.
Ma Murray invece sostiene che i tratti sono delle motivazioni, quindi sono derivanti da desideri e bisogni.
Per definire quali sono i tratti essenziali della personalità inizialmente si guardò alla narrazione che si fa della propria personalità e quindi attraverso il linguaggio, quali sono i tratti essenziali che emergono, ma questo portò alla definizione di troppi tratti essenziali, tra l'altro con un criterio molto soggettivo.
Quindi interviene l'analisi fattoriale che identifica delle dimensioni sottostanti alla personalità e quindi riesce a ridurre i tratti essenziali.
Se Cattel aveva individuato 16 dimensioni, Eysenck invece riduce a 2 dimensioni fondamentali la personalità, ovvero introversione/estroversione e stabilità emotiva/instabilità.
Con recenti studi attraverso il modello dei big five si arriva a cinque fattori essenziali che includono l’introversione/estroversione, la stabilità emotiva e l'instabilità, chiamata nevroticismo, a cui si aggiungono la coscienziosità e la negligenza, l'apertura e la chiusura mentale, e la gradevolezza e sgradevolezza.