Disturbi del Linguaggio Orale: l'Afasia
L'argomento di questa videolezione saranno i disturbi del linguaggio orale, l'afasia.
Innanzitutto, definiamo il linguaggio.
Vediamo un po’ di cosa si tratta.
Il linguaggio è un sistema di comunicazione, grazie al quale possiamo trasmettere o ricevere delle informazioni e delle conoscenze.
In particolare, ci permette di trasmettere dei significati attraverso dei segnali convenzionali.
Ecco quindi che, significati più segnali ci danno il linguaggio, come lo conosciamo.
L'afasia, invece, è un disturbo dei sistemi necessari a comprendere e/o a formulare, quindi a produrre il linguaggio.
La causa è un danno e una disfunzione conseguente di regioni specifiche dell'encefalo, che vedremo tra pochissimo.
Grazie al linguaggio, le rappresentazioni mentali possono essere tradotte in simboli e in un'organizzazione grammaticale, in modo poi da diventare il linguaggio.
Ma può avvenire anche il contrario, nel momento in cui comprendiamo il linguaggio, qualcuno ci parla e trasformiamo quei simboli e quell'organizzazione grammaticale, del linguaggio che stiamo udendo, in rappresentazioni mentali, in idee in concetti.
Ecco che l'afasia può intaccare questo processo, non permettendoci di produrre il linguaggio oppure di comprenderlo.
Molto spesso si fa confusione tra cosa è e cosa non è l'afasia.
Vediamo che cosa non è la l’afasia.
L'afasia non è un disturbo percettivo, l'udito è a posto.
Quindi se la persona non comprende il linguaggio, non è perché c'è un problema di udito.
L’afasia non è un disturbo motorio.
L'articolazione del linguaggio quindi l'articolazione, gli atti motori sono a posto, non c'è niente che non va a questo livello.
Se il soggetto non riesce a produrre il linguaggio non è per un disturbo nell'articolazione, quindi un disturbo motorio.
L'afasia, infine, non è un disturbo primario del pensiero.
Il pensiero è a posto, non c' è una difficoltà a questo livello.
Cerchiamo di comprendere meglio l'afasia, andando a vedere storicamente in che modo è stata studiata e quali sono i modelli teorici che cercano di spiegarla.
Allora, la prima descrizione di afasia risale al 1861 grazie a Broca, che descrisse appunto l'afasia
di Broca.
In quegli anni, si era diffusa enormemente l'approccio cosiddetto localizzazionista, secondo il quale le funzioni cognitive sono localizzate in aree cerebrali precise.
Dicevamo che Broca fu il primo a individuare la cosiddetta afasia di Broca.
Si tratta, appunto, di un disturbo di produzione linguistica.
In particolare, Broca localizzò la capacità di produzione linguistica nell’Area 44 di Broadman.
Una lesione, quindi, a questo livello provocherebbe l'afasia di Broca.
Poco più tardi, Wernicke fece una cosa simile, cioè individuo l'afasia di Wernicke.
Si tratta, in questo caso, di un disturbo di comprensione linguistica.
Quindi ecco la differenza, mentre Broca ha individuato un disturbo di produzione, Wernicke un disturbo di comprensione, quindi il soggetto non comprende ciò che gli si dice.
Wernicke, in particolare, individuo la sede della comprensione linguistica, per così dire, nell’Area 22 di Breadman, a livello più temporale.
Ecco che una lesione quindi a questo livello provocherebbe l'afasia di Wernicke.
Proseguendo negli anni, Lichtein propose poi un modello un po’ più complesso.
Vediamolo, poiché è importante.
Il modello di Lichtein può essere schematizzato in questo modo.
Diciamo che all’apice, Lichtein individuò un centro per i concetti.
Sarebbe un centro dove si formano le idee, i pensieri, appunto, i concetti.
Questo centro per i concetti è collegato sia con l’area di Wernicke, che si occupa della comprensione, sia con l'area di Broca, che si occupa della produzione.
Nel caso della comprensione, le parole arrivano attraverso le aree uditive primarie e procedono fino all'area di Wernicke che si occupa, appunto, della comprensione, fino a raggiungere il centro per i concetti, quindi ci facciamo un'idea di ciò che la persona ci ha detto.
Nel caso in cui invece vogliamo produrre delle parole, si parte dal centro per i concetti in cui, appunto, si formano le idee, ciò che vogliamo trasmettere agli altri; questi concetti passano poi all'area di Broca, che si occupa della produzione, che manderà quindi le informazioni alle aree motorie primarie, che si occuperanno di articolare le parole.
Un danno che va a scollegare il centro per i concetti con l'area di Broca, deputata alla produzione, causerebbe la cosiddetta afasia transcorticale motoria, in cui risulterebbe compromesso il linguaggio spontaneo, ma la ripetizione e la comprensione sarebbero preservate, poiché il resto del circuito è attivo e funziona.
Nel caso in cui, invece, la lesione si colloca tra l'area di Wernicke, deputata alla comprensione, e il centro per i concetti, Lichtein prevede una cosiddetta afasia transcorticale sensoriale, in cui a essere compromessa è la comprensione linguistica, mentre la ripetizione risulta preservata, poiché l’informazione non avrebbe necessità di raggiungere il centro per i concetti, passerebbe dalle aree uditive primarie, all'area di Wernicke, all'area di Broca, fino alle aree motorie primarie.
Una lesione, invece, che si colloca tra l'area di Broca, deputata alla produzione, e le aree motorie primarie causerebbe un’ afasia subcorticale motoria, in cui sarebbe compromessa la produzione linguistica orale, mentre non ci sarebbero difficoltà nella produzione scritta.
L'ultimo caso è quello in cui la lesione si colloca tra le aree uditive primarie e l’area di Wernicke.
In questo caso la lesione provocherebbe afasia subcorticale sensoriale, in cui sarebbe compromessa la comprensione orale, appunto, la ripetizione anche, ma la comprensione scritta e la produzione linguistica sarebbero intatte poiché il resto del circuito resta funzionante.
Il modello di Lichtein ha sia dei meriti, sia dei limiti.
Per quanto riguarda i meriti, aveva previsto delle tipologie di afasia che effettivamente si possono riscontrare nella clinica.
Per quanto riguarda i limiti, invece, il centro per i concetti non viene mai localizzato, non gli si trova appunto la sua localizzazione anatomica e la purezza dei disturbi, che potevano essere o motori o sensoriali, viene messa in discussione.
Proseguendo nella storia, anche la Scuola Noetica ha fornito un modello di afasia.
In particolare, vedeva l'afasia come un disturbo linguistico unico, legato a una perdita generale delle facoltà intellettive.
Lurija si oppose a questa visione e affermò che una funzione tanto complessa, non potesse dipendere da un'unica zona dell’encefalo, ma doveva essere garantita da una cooperazione tra regioni, quindi creando un sistema funzionale.
Geshwind, invece, attribuì un ruolo fondamentale ai fasci di sostanza bianca, che connettono le varie regioni e quindi interpreta l'afasia come un disturbo da disconnessione di aree.
Il merito di Geshwind è anche quello di aver categorizzato l'afasia in: fluente, quel tipo di afasia in cui c'è un minimo di produzione linguistica e, invece, afasia non fluente, dove non ce n'è neanche un minimo di produzione linguistica.
In questa videolezione abbiamo parlato di afasie, abbiamo visto cosa sono e cosa non sono le varie teorie e modelli esplicativi.