Identità, Corpi e Persone
In questa video lezione parleremo di identità, corpi e persone.
In particolare vedremo la categorizzazione dell'umanità, l'identità individuale e collettiva, il ruolo del corpo, il corpo come strumento di risposta, il concetto di salute e malattia e, infine, persone e individui.
Gli esseri umani, attraverso gli strumenti forniti dalle rispettive culture di appartenenza, percepiscono e organizzano il mondo naturale.
Questo vale anche per l'umanità stessa, quindi il sé e l'altro sia a livello individuale che collettivo.
In tutte le culture presenti il problema è di sapere chi siamo noi e chi sono loro di cogliere le differenze tra uomo e donna adulto e bambino, ma anche tra persone e piante.
Il senso comune tende a suddividere l'umanità in categorie.
Ma tale suddivisione non deriva da fattori oggettivi, ma è frutto di costruzioni culturali permeate spesso da stereotipi e pregiudizi.
L'appartenenza di un individuo o un gruppo è resa possibile dalla condivisione di determinati modelli culturali.
La nostra identità è costituita sia da ciò che siamo come individui, ma anche dall'appartenenza a un se collettivo, tanto che quando siamo esclusi da un gruppo a cui pensavamo di appartenere o subiamo un'ingiustizia, da questo ne risente il nostro equilibrio psichico.
In un'epoca in cui i contatti tra gruppi umani si intensificano, gli spostamenti sono più frequenti, i confini tra sé e l'altro diventano sempre più grandi e si sviluppa sempre più chiaramente la dimensione dell’io e la dimensione del noi.
Questi incontri con la differenza riguardano non solo gli individui ma anche le culture e la cultura occidentale è quella che più ha enfatizzato la dimensione dell'identità contrapposta ad altre identità.
L'espansione coloniale ha contribuito a vedere l'occidente come contrapposto ad altri mondi Ma se la nostra cultura ha un'idea rigida dell'identità, questo non vale per altri popoli.
Infatti esistono dei gruppi che sono coscienti di come la loro identità derivi da un incontro con gli altri, non sempre come contrasto, ma anche come scambio.
Un aspetto particolare della dimensione identitaria è il corpo.
Questo diventa il mediatore tra noi e il mondo un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l'ambiente circostante.
Attraverso
il corpo infatti, noi sentiamo, comunichiamo, percepiamo e capiamo il mondo proprio perché il nostro corpo è sempre stato esposto alle regolarità del mondo e questa esperienza è chiamata a conoscenza attraverso il corpo.
La conoscenza attraverso il corpo è una conoscenza incorporata, quindi una comprensione immediata del mondo.
E questo è dato dalla incorporazione di strutture cognitive con le strutture del mondo in cui si agisce e anche dal fatto che gli strumenti impiegati per conoscere il mondo sono costituiti da e attraverso il mondo stesso.
Questi principi, poi sono costruiti a partire dall'esperienza di situazioni incontrate con una certa frequenza, che però sono anche suscettibili di revisioni e rifiuti in caso di fallimenti ripetuti.
Tutto questo dà vita all’habitus, ovvero un complesso di atteggiamenti psicofisici mediante cui gli esseri umani stanno nel mondo e anche le emozioni che vengono espresse attraverso il corpo lo fanno proprio secondo un modello culturale.
Si dice che il corpo è culturalmente disciplinato, quindi segue dei modelli culturali.
Questo non soltanto in base ai comportamenti che la società ritiene corretti in pubblico e in privato, ma la società cerca di imprimere anche nel corpo i segni della propria presenza.
Per fare un esempio, pensiamo al culto per la magrezza, quindi le società cercano di plasmare i loro membri secondo il proprio modello ideale.
E questo processo si chiama antropopoiesi.
Il corpo può essere anche uno strumento di resistenza e di risposta, sia coscientemente che inconsciamente.
Per questo gli antropologi si focalizzano su come gli individui esprimono il disagio attraverso il corpo, manifestando per esempio patologie in apparenza organiche ma che derivano in realtà da una componente psicologica.
Per esempio in Brasile, durante la repressione militare degli anni settanta e ottanta, le famiglie degli uomini fatti sparire dai militari iniziano a manifestare su larga scala crisi nervose e attacchi di panico, paralisi nervose.
E queste manifestazioni possono essere lette come un modo per esprimere la resistenza, senza che fosse perseguibile dalle autorità, per esprimere pubblicamente il disagio proprio di essere vittime di repressione.
Parliamo ora di salute e malattia.
Termini come salute e malattia possono essere usati con diversi approcci: stare bene e stare male possono riferirsi però a condizioni diverse a seconda dell'elaborazione culturale, così come diversi sono i metodi di cura e le cause che si ritiene provocano lo stato di sofferenza.
Quindi in antropologia, salute e malattia sono visti in una prospettiva relativista.
Due sotto discipline che studiano la salute, la malattia fisica e psichica sono l'etnomedicina e l'etnopsichiatria, che sottolineano proprio come gli stati del corpo si intrecciano ai vari piani di vita e anche gli stati della mente, e quindi rimandano alla concezione locale del corpo della persona.
Per esempio il popolo Ndembu della Zambia crede che certe malattie derivino da un antenato irato con l'individuo per qualcosa.
Per liberarlo da questa sofferenza praticano un rito chiamato ihamba, per cui ogni parente del paziente deve esprimere pubblicamente il suo contrasto, il suo risentimento verso l'individuo e quindi la sofferenza fisica, in questo caso, è interpretata come effetto del disordine sociale che si ricompone solo con il coinvolgimento di tutta la famiglia.
In occidente prevale il paradigma biomedico per cui la malattia fisica deriva da cause di tipo organico, biologico, e quindi la cura dipende solo dall'assunzione di farmaci.
In questo si concentrano solo sulla parte del corpo colpita, senza tener conto delle interrelazioni con altre parti del corpo.
A questo è legato il concetto di medicalizzazione del paziente, che quindi il suo corpo non è più un sé, ma è il luogo dove il sistema medico opera, distinguendo quindi tra corpi malati e corpi sani.
Tralasciando la dimensione delle persone in quanto tali.
Questa visione della medicina ha certamente i suoi limiti e possiamo dire che in parte si sta tentando di superarla.
Infatti il contesto sociale può influenzare fortemente la manifestazione e il decorso di una malattia, così come anche la dimensione psicologica e affettiva.
E oggi infatti si parla sempre di più, di approccio biopsicosociale che appunto considera queste tre diverse componenti di fronte alla manifestazione e alla cura di una patologia.
Vediamo ora la differenza tra persone e individui.
L'individuo non è svincolato dal contesto anzi dipende talvolta dalla società.
Infatti le parole individuo e persona non sono sinonimi.
L'individuo si riferisce al singolo nella sua unicità e diversità; persona invece fa riferimento all'individuo che entra in relazione con il mondo sociale di cui fa parte.
Persona, è un insieme di elementi costitutivi che si integrano tra di loro.
Facciamo un esempio: per esempio il popolo Samu del Burkina Faso ritiene che l'essere umano sia costituito da nove componenti, ovvero corpo, sangue, ombra, sudore eccetera.
A queste si aggiungono i cosiddetti attributi che, a differenza delle precedenti, sono delle componenti sociali, come per esempio il nome.
Tutti questi elementi interagiscono tra di loro in modo armonico o conflittuale e determinano quindi l'individualità proprio del soggetto.