Il Bilancio d'Esercizio per Determinare il Capitale di Funzionamento
Lo stato patrimoniale è disciplinato dagli articoli del codice civile, in particolare dall'articolo duemilaquattrocentoventiquattro che ne indica il contenuto; dall'articolo duemilaquattrocentoventitre ter che ne indica la struttura, e dall'articolo duemilaquattrocentoventiquattro bis che dà le varie disposizioni in merito alle voci dello stato patrimoniale.
Lo stato patrimoniale è quel documento di derivazione contabile che è deputato a rappresentare la composizione quantitativa del capitale di funzionamento alla data a cui si riferisce il bilancio.
Il bilancio e lo stato patrimoniale in particolare, evidenzia le attività, le passività ed il patrimonio netto, e si configura con due sezioni divise e contrapposte.
La gerarchia delle voci è presente e ci sono quattro livelli di gerarchia.
In primis le macroclassi che sono caratterizzate da delle lettere maiuscole.
Poi ci sono le classi che hanno dei numeri romani, le voci che hanno dei numeri arabi e le sotto-voci che hanno delle lettere minuscole.
Lo stato patrimoniale è formato dal attivo e dal passivo.
Le voci che compongono l'attivo sono i crediti verso soci, le immobilizzazioni, l'attivo circolante e i ratei risconti attivi, mentre dalla parte del passivo abbiamo il patrimonio netto, i fondi per rischi e oneri, i TFR, i debiti e i ratei e risconti passivi.
L’attivo dello stato patrimoniale sono i cosiddetti impieghi, mentre il passivo sono le fonti.
Secondo l'articolo duemilaquattrocentoventitre ter del codice civile, per ogni voce deve essere indicato il valore dell'anno precedente nello stato patrimoniale.
In più sono vietati i compensi di partite.
Per quanto riguarda il criterio di classificazione delle poste nella parte attiva dello stato patrimoniale, possiamo dire che è un criterio misto.
Per quanto riguarda le macroaree, infatti le poste sono classificate in base alla destinazione economica.
E all'interno delle macroaree si segue il criterio
finanziario a liquidità crescente.
Analizziamo ore le varie macro classi della parte attiva dello stato patrimoniale: nella macro classe A c’è l'attivo circolante, che evidenzia i crediti verso i soci che derivano dalle sottoscrizioni del capitale sociale.
Ma questo conferimento non è ancora stato integralmente effettuato e va indicata separatamente la parte già richiamata del credito.
La macro classe A possiamo dire che rappresenta quindi il capitale sociale che non è stato ancora versato.
C'è poi la macroclasse B che riguarda le immobilizzazioni, e ci sono le immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie.
Le immobilizzazioni in generale sono degli elementi ad uso durevole, quindi delle attività che sono destinate a rimanere all'interno del patrimonio aziendale anche dopo la chiusura degli esercizi.
Secondo il codice civile i cespiti devono essere iscritti in bilancio con il loro valore netto e le informazioni sui vari fondi ammortamento devono essere inserite nella nota integrativa.
Nella macro classe C della parte attiva c’è quello che è l'attivo circolante, che accoglie le varie voci secondo il criterio di destinazione economica, e contiene tutte quelle attività che non sono destinate ad un utilizzo durevole all'interno dell'azienda.
La macroclasse si articola in rimanenze, crediti, attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni, quindi per esempio le partecipazioni, oppure le disponibilità liquide.
Per completare la parte attiva c’è la macroclasse D, ratei e risconti attivi.
La voce comprende i crediti presunti, che sono i ratei e misurano i ricavi di competenza dell'esercizio, ma che hanno una manifestazione numeraria posticipata, e i costi sospesi, che sono quei costi che hanno avuto una manifestazione numeraria nell'esercizio, ma che poi sono stati rettificati e rinviati all'esercito successivo, e sono i riscontri attivi.
Per quanto riguarda la parte passiva, il criterio di classificazione delle poste, possiamo dire che è un criterio misto, che si basa su una classificazione principale che è quella della natura delle fonti di finanziamento, quindi l'origine, e che divide la voce in capitale proprio e capitale di credito.
Analizziamo anche qui le varie voci presenti nella parte passiva dello stato patrimoniale.
La prima macroclasse è A, il patrimonio netto.
Il patrimonio netto è la fonte di finanziamento dei mezzi propri ed è composto da sottoclassi che sono: il capitale sociale, dalla sottoclasse due alla settima ci sono le varie riserve, c’è poi l'utile o la perdita che sono portati a nuovo, e l'utile o la perdita dell'esercizio.
C’è poi la macro classe B, fondi per rischi e oneri, che rappresenta tutta quella ricchezza che l'impresa trattiene al fine di poter far fronte ad eventuali perdite future.
Questi fondi si originano in sede di scritture di assestamento per applicare il principio della prudenza.
La tipologia di fondi sono: per trattamento di quiescenza e obblighi simili; per imposte anche differite; oppure altri fondi.
Esiste poi all'interno del codice civile l'obbligo di iscrivere in bilancio anche le perdite presunte.
Secondo l'articolo duemilaquattrocentoventiquattro bis gli accantonamenti devono poi essere destinati a coprire le perdite e i debiti di natura determinata, quindi devono riguardare dei rischi specifici e non generici.
Devono avere una esistenza certa o probabile e devono essere incerti nell'ammontare e o nella data in cui si verificheranno.
Le altre macro classi della parte passiva dello stato patrimoniale sono il TFR, la macro classe C, che è il trattamento di fine rapporto, ossia alla fine di un tipo di lavoro subordinato i lavoratori hanno il diritto di ricevere una somma a titolo proprio di trattamento di fine rapporto, in base al tempo in cui sono stati in azienda, e quindi un onere dell'azienda di futura manifestazione.
Ed è un vero e proprio debito che l'azienda matura a favore dei dipendenti.
C’è poi la macro classe D che riguarda tutti i debiti.
E la macro classe E che riguarda i ratei risconti passivi.
I ratei e risconti passivi si generano in sede di scritture di assestamento e la voce comprende i debiti presunti, che misurano i costi di competenza economica dell'esercizio ma che hanno una manifestazione numeraria posticipata, e quindi sono ratei passivi, e i ricavi sospesi, che sono quei ricavi che hanno avuto delle manifestazioni numerarie nell'esercizio ma che sono stati rettificati e rinviati all'esercizio successivo, sono quindi dei risconti passivi.