Il Caso dei Dogon e del Movimento N'Ko
In questa video lezione parleremo del caso dei Dogon e del movimento n’ko.
In particolare vedremo la teoria della parola dei Dogon, quindi una popolazione orale, e il movimento n’ko, che è un esempio di come la scrittura sia stata un mezzo per l'affermazione politica.
Il popolo Dogon del Mali ha una vera e propria teoria della parola.
La parola per loro rappresenta la proiezione sonora nello spazio della personalità dell'uomo ed è costituita da quattro elementi l'acqua che inumidisce, l'aria grazie alla quale si trasforma in vibrazione sonora,
la terra che dà peso alle parole, quindi, rappresenta il suo significato, e infine il fuoco che dà calore la parola e quindi riflette lo stato d'animo della persona che parla.
La parola ha anche un kikinu, ovvero il tono con cui si manifesta e costituisce il nesso diretto con la struttura psichica, non è solo, ma è un coniugato, quindi non è un'entità a sé, ma deve essere combinata con la voce, dando vita a tante diverse combinazioni, tra cui troviamo, per esempio, una voce debole, una voce irritata, una voce chiara, una voce alta, eccetera.
Parliamo ora del movimento n’ko, sviluppato in Mali nella seconda metà del Novecento questo movimento rivendica per gli africani una propria identità storica e culturale, in contrapposizione alle identità europea e araba.
La guida del movimento propone un'iniziativa politica che ha per oggetto la scrittura.
Infatti, per distinguersi il movimento adotta un nuovo alfabeto, simile a quello latino, quindi con vocali e con lettere uguali in diverse posizioni, ma viene mantenuta la lettura da destra a sinistra tipica della lingua araba, quindi si colloca tra due tipi di scrittura e questo significa anche porsi tra due identità, che sono sì assimilate ma dalle quali allo stesso tempo si vuole prendere le distanze.