Il Concetto di Cultura in Antropologia
In questa lezione cercherò di esporvi a grandi linee il concetto di cultura secondo l'antropologia.
Nello specifico vedremo la relazione tra cultura ed evoluzione sottolineando il ruolo centrale della prima per la seconda attraverso l'esempio della cooking hypothesis o teoria culinaria; parleremo di cultura, poi come di una bussola con cui orientarsi in un mondo altrimenti estraneo; esamineremo la nozione di stabilizzazione selettiva che Francesco Remotti riprende dal mondo delle neuroscienze; passeremo con Lévi-Strauss all'idea di crescita come di una perdita di possibilità.
Partiamo quindi con il concetto stesso di cultura.
La cultura in antropologia è un insieme di strumenti, una cosiddetta cassetta degli attrezzi mediante i quali affrontiamo il mondo o, in generale, la vita.
Questi strumenti sono di vario tipo: materiali, ad esempio artefatti sociali, ovvero le relazioni sociali a cui ci appoggiamo tutti i giorni e quindi la rete relazionale in cui siamo inseriti per nascita o per scelta; intellettuali, ad esempio le idee simbolici, le lingue, i simboli.
È importante qui ricordare che ogni gruppo umano ha sviluppato nel tempo i propri strumenti a seconda della realtà in cui era inserito.
La cultura può quindi essere intesa come uno dei tasselli alla base della nostra evoluzione biologica.
L'antropologia ha infatti dimostrato che l'essere umano deve in larga parte la propria evoluzione anche in termini biologici alla cultura.
Uno degli esempi più evidenti di ciò è la scoperta del fuoco.
Il fuoco, infatti, secondo recenti scoperte soprattutto in ambito di antropologia fisica, ha svolto un ruolo tanto importante da rendere l'uomo sapiens sostanzialmente vincolato evolutivamente ad una dieta almeno in parte basata su alimenti cotti, più digeribili, nutrienti ed energetici di quelli crudi.
Cosa ti dice quindi l'antropologia fisica?
È qui che facciamo un breve sorvolo sull'ipotesi culinaria che Richard Wrangham, autore di Cooking Hypothesis, ci riporta in un piccolo articolo del 2017.
Wrangham dice che il controllo del fuoco e la scoperta della cottura ebbero numerosi effetti sulla biologia umana e sul comportamento, comprese le dinamiche di cooperazione e apprendimento.
La cultura è quindi il tentativo evolutivo dell'essere umano di dare ordine, un ordine umanamente comprensibile anche se complicato, al mondo naturale, imprevedibile, complesso.
Con Remotti, quindi, possiamo dire che ogni cultura è un tentativo di riduzione della complessità, una bussola con la quale muoversi all'interno di un mondo altrimenti estraneo.
Proprio Remotti, infatti, ci dice che le culture umane sono tentativi di riduzione della complessità, più che essere complesse sono tentativi di decomplessificazione.
Le culture offrono infatti delle mappe per orientarsi nel mondo, e le mappe inevitabilmente semplificano, decomplessificano, riducono.
Ogni cultura può quindi essere intesa come una sorta di lente focale.
Essa dà forma alla nostra realtà, vincolando ci tuttavia ad essa.
Ogni cultura, fornendoci dei mezzi per orientarsi, vincola però allo stesso tempo chi ne fa uso inserendolo in un universo di significati ben preciso.
La cultura può quindi anche accecare, facendoci dimenticare la natura profondamente relazionale e sociale che è propria della nostra specie.
L'antropologia ci ricorda quindi l'importanza dell'incontro con l'altro con altri modi di vedere per pulire le nostre lenti culturali.
Francesco Remotti, riprendendo Jean-pierre Changeaux, uno studioso di neuroscienze, affianca al termine cultura quello di stabilizzazione selettiva: l'ambiente sociale entro cui un essere umano cresce, ci dice Remotti, ovvero quando esso ancora bambino svolge una funzione di stabilizzazione di determinate connessioni neuronali e nello stesso tempo questa stabilizzazione comporta uno sfrondamento, un taglio, la perdita di alcune connessioni a favore di altre.
Claude Lévi-Strauss, già nel 1949 in “Le strutture elementari della parentel”., affermava che quello che noi chiamiamo crescita in realtà è una perdita, una perdita di possibilità, la crescita è in realtà una specializzazione secondo Lévi-Strauss, una selezione di possibilità.
Solo grazie a questo sfrondamento a questo taglio il bambino sarà messo in grado di parlare alcune lingue, non tutte.
Ogni cultura ci ricorda quindi Francesco Remotti è sempre una coperta troppo corta.
Le culture sono tutte profondamente incomplete, parziali, monche e da ciò l'importanza di un loro continuo incontro.
L'antropologia quindi con Marvin Harris ci pone una domanda fondamentale che io rigiro a voi: siete pronti per guardare oltre il muro di casa vostra?
Siete pronti per osservare il mondo come membri della specie alla quale tutti noi apparteniamo e non come membri di una particolare tribù, nazione, religione, sesso classe, razza o folla?