Il Fabbisogno Finanziario e le Fonti di Finanziamento
Il fabbisogno finanziario e le fonti di finanziamento.
Per capire il fabbisogno finanziario partiamo dal concetto di potenza finanziaria.
L'azienda ha un'adeguata potenza finanziaria quando riesce a recepire il capitale, che sia di rischio o di credito, sufficiente per coprire continuamente pienamente e in maniera conveniente il fabbisogno finanziario che deriva dall’eccedenza delle uscite per sostenere i costi rispetto alle entrate finanziarie per i ricavi legati alla gestione.
Possiamo rappresentare in questo grafico il fabbisogno finanziario.
Come coordinate avremo le entrate e le uscite e il tempo.
Le E in rosa sono le entrate, le U sono le uscite e la differenza che c'è tra le une e le altre in un certo momento, in un certo tempo t rappresenta il fabbisogno finanziario.
Le uscite derivano da delle operazioni di esercizio come i costi, le remunerazioni dei fattori, oppure da degli investimenti in crediti di finanziamento.
Per le uscite distinguiamo alcune fasi che sono la previsione, la liquidazione e quindi l'impegno, ed il pagamento, mentre le entrate derivano da delle operazioni di esercizio, quindi i ricavi, e dal disinvestimento di crediti di finanziamento, come per
esempio la riscossione di questi crediti.
Le fasi delle entrate, invece, sono la previsione, l'accertamento dove nasce il diritto alla riscossione, e la riscossione.
Il fabbisogno finanziario ad un certo tempo t x, come abbiamo visto prima, è calcolabile.
Come?
Con le uscite totali in liquidazione meno le entrate totali in riscossione.
Perché si ha fabbisogno finanziario quando le uscite in fase di liquidazione sono superiori alle entrate in fase di riscossione.
La potenza finanziaria è quindi adeguata se è superiore al fabbisogno finanziario.
Una volta determinato il valore del fabbisogno finanziario sorgerà la necessità di reperire i capitali necessari per la sua copertura.
Ecco che entrano in gioco le fonti di finanziamento.
Le fonti di finanziamento sono tre: la prima è il capitale proprio, che sono quei mezzi che il singolo imprenditore, nel caso di un'impresa individuale o i soci nel caso di società, immettono e rischiano nell'attività di impresa.
Si chiama infatti anche il capitale di rischio.
Nelle società per azioni l'insieme del capitale proprio poi sarà diviso in azioni.
La seconda fonte di finanziamento è il capitale di credito, che è costituito da tutti quei mezzi che vengono immessi all'interno dell'attività imprenditoriale da dei soggetti che non sono soci, e quindi che non supportano il rischio imprenditoriale.
Sono quindi così dei finanziamenti per i quali l'impresa instaura un rapporto debitorio con dei soggetti esterni, e sono per esempio un prestito obbligazionario, che rappresenta una raccolta di fondi presso il mercato dei risparmiatori, oppure il credito bancario, il credito mercantile, che é una dilazione nei pagamenti che viene concessa dai fornitori, possiamo definirla come una forma di finanziamento agile ma costosa, e il credito dei dipendenti, che può essere diretto, magari nel caso in cui l'impresa sia grande ed è fornita di uno sportello aziendale, oppure indiretto, il TFR è un esempio.
Infine l'ultima fonte di finanziamento è l'autofinanziamento, ossia il reinvestire quello che abbiamo ottenuto tramite l'attività svolta negli esercizi precedenti.
Logicamente l'autofinanziamento comporta la rinuncia totale o parziale alla distribuzione dei dividendi, ed è un concetto che è riferito a un lasso di tempo specifico.
Infatti si misura in termini di variazione.
L’autofinanziamento può essere calcolato attraverso un procedimento sintetico, e quindi calcolandolo come la variazione tra gli investimenti meno la variazione dei debiti, meno gli apporti e più i rimborsi; oppure tramite un procedimento analitico, quindi viene calcolato come la variazione di utili più le riserve, più la variazione del fondo rischi, più la variazione del fondo riserva, più la variazione del fondo ammortamenti.