Introduzione a Durkheim
In questa lezione faremo un'introduzione dell'autore Durkheim.
In particolare vedremo la vita e le opere e il pensiero di questo autore.
Durkheim nacque a Epinal in Lorena nel 1858, quindi in Francia.
Nel 1887 cominciò a insegnare sociologia all'università di Bordeaux e fu uno tra i primi studiosi in Europa a occupare in un'università una cattedra intitolata proprio a questa materia.
Fu anche uno dei primi a fondare, nel 1896, una rivista esplicitamente dedicata alla raccolta di studi sociologici, chiamata “L'année sociologique”.
Morì poi nel 1917.
La prima opera importante di Durkheim è “La divisione del lavoro sociale” pubblicata nel 1893.
Nel 1895 pubblicò poi “Le regole del metodo sociologico” e nel 1897 lo studio intitolato “Il suicidio”; nel 1912, infine, uscì l'ultimo dei suoi lavori più importanti, ovvero “Le forme elementari della vita religiosa”.
Passiamo ora al pensiero di Durkheim.
Il suo problema scientifico principale consiste nel rispondere alla domanda: che cosa tiene insieme una società?
É la risposta che si dà a questa domanda è la morale.
La morale è proprio ciò che unisce ciascuno dei membri di un insieme sociale alla società stessa e quindi si realizza proprio nella solidarietà dei membri nella società fra di loro.
Questa problematica è legata alla percezione dei profondi conflitti sociali e della fragilità politica che caratterizzavano la Francia di quel tempo.
Secondo Durkheim, la società non è comprensibile analizzando soltanto il comportamento dei singoli, ma deriva quindi non da un contratto fra uomini separati ma è ciò che precede e rende possibile ogni contratto.
Quindi la vita collettiva precede sia storicamente che logicamente la vita dei singoli e i contratti sono qualcosa di possibile solo fra soggetti che intendono rispettarli.
Per fare ciò quindi devono appartenere, avvertire di appartenere a una medesima società e condividere una obbligazione nei confronti delle regole morali che vivono all'interno di questa società.
Quindi, in sintesi, possiamo dire che il comportamento di ciascun uomo non è comprensibile pienamente se non come espressione del suo inserimento in un insieme sociale.