La Letteratura Esotica, I Racconti di Viaggio e l'Invenzione dell'Altro
In questa lezione parleremo di un atteggiamento che nasce all'interno di una dinamica relazionale sorda, disattenta, fintamente interessata all'altro in sé e profondamente etnocentrica: l’esotismo.
Una dinamica che preferisce idealizzare l'altro vestendolo di costumi inventati.
Per fare ciò ripercorreremo velocemente alcune tappe della letteratura esotica e dei racconti di viaggio vedendo il processo di invenzione dell'altro che essi portarono avanti, inizieremo col chiarire l'origine del termine esotico.
Vedremo poi cosa si intende con in antropologia passeremo ad analizzare il processo di idealizzazione ed oggettificazione dell'altro che l'esotismo porta avanti.
Per fare ciò daremo un'occhiata ad alcuni passaggi dei romanzi di viaggio, ad esempio di Robinson Crusoe e dell'ideale di un eroe avventuriero europeo che si portavano avanti.
Parleremo poi di esotismo come di un figlio, di un ego sordo, di un ego che non sa ascoltare.
Qual è l'origine del termine esotico?
Bene, esotico deriva dal greco, dalla radice exo, fuori, e da ticos, un suffisso aggettivale, letteralmente quindi esotico, significa straniero, alieno, remoto, lontano ed è un aggettivo che spesso viene usato per indicare artefatti o usanze provenienti da mondi lontani, soprattutto da oriente e da sud.
Cosa si intende però con esotismo in antropologia?
Bene, con esotismo, si indica solitamente quell'atteggiamento di attrazione per gli elementi artistici e culturali di paesi lontani, specialmente a livello geografico e o culturale.
Un'attrazione però, molto spesso superficiale, che si ferma l'estetica.
Un atteggiamento che è presente fin dal Medioevo basti pensare al Milione di Marco Polo e alla descrizione che lo stesso fa dell'Asia medievale del Kublai Khan e reso celebre poi dal romanticismo nel Settecento cui un esempio molto celebre Robbins Crusoe di Daniel Defoe, cui vedremo un breve passaggio.
Spesso questo atteggiamento comporta un doppio movimento da un lato una idealizzazione
immaginifica di tutto quanto è ritenuto esotico, dall'altro un utilizzo programmatico degli elementi esotici idealizzati, quindi spesso inventati per criticare la propria cultura di provenienza.
Molto spesso questo avviene soprattutto in campo politico ideologico.
L'altro nella logica dell'esotismo è sempre un oggetto spesso utile ad uno scopo.
Difficilmente viene apprezzato per quello che è, ma viene reso attore più o meno consapevole di una farsa tutta occidentale.
Anche l'antropologia è caduta e purtroppo cade ancora ogni tanto nelle trame della retorica esoticizzante.
Fino agli inizi del Novecento, infatti, il racconto dell'altro era spesso fatto da chi poteva permettersi di viaggiare.
Il viaggio infatti comportava un dispendio di tempo e denaro notevoli.
Era molto spesso legato allo status della persona del viaggiatore, in questo caso che spesso viaggiava o per motivi di lavoro come i mercanti, oppure per motivi di interesse religioso come i missionari.
Andare in terre lontane infatti, fino all'invenzione dei primi motori a scoppio, richiedeva settimane, mesi, anni del tempo che sicuramente persone come semplici contadini o borghesi lavoratori non potevano sicuramente permettersi perché dovevano lavorare per sopravvivere.
Molti, quindi, avevano modo di fare esperienza dell’alterità solo attraverso i racconti dei viaggiatori, racconti che non si aveva poi modo di verificare sul campo, ma che si prendevano per veri qualunque fosse il racconto in questione.
Il romanzo di viaggio divenne quindi un vero e proprio genere letterario, fortemente richiesto dal pubblico europeo letterato, proprio perché unico modo di fare esperienza dell'altro, dell’alterità.
Un altro che molto spesso faceva paura o attraeva.
Questa grande richiesta però in voglio alcuni scrittori ad inseguire il profitto, stimolandoli ad inventarsi di sana pianta, proprio perché spesso non avevano mai messo piede in quelle terre o non avevano mai fatto esperienza di quei popoli, racconti di avventura in cui l'altro era fortemente stereotipato ed oggettivizzato utilizzato come un pupazzo con cui esaltare o criticare gli usi europei o per dare un tocco eroico all'avventuriero europeo, portatore di civiltà e progresso, come il caso di venerdì in Robin Crusoe.
Proprio in Robinson Crusoe c’è un passaggio paradigmatico, quando Robinson trova una catasta di ossa, teschi e carne e decide di sbarazzarsene con l'aiuto di venerdì.
Qui si legge “ordinai a venerdì di raccogliere tutti i teschi” a venerdì si ordina venerdì è un servo, proprio perché barbarizzato sostanzialmente è un subumano, un cannibale.
“ordinai di raccogliere tutti i teschi, le ossa, la carne e ogni altro resto di ammucchiarli in una catasta e di farci sopra un gran fuoco finché tutto fosse ridotta in cenere, vidi allora che lo stomaco di venerdì era ancora attratto da quella carne che lui per istinto era ancora un cannibale;”.
Venerdì, quindi sostanzialmente è un animale, un subumano che reagisce per istinto.
La sua natura è quella cannibalica e lo stomaco di venerdì, in questo caso sostanzialmente è soggettivato, prende vita per istinto, perché venerdì è un animale non ha controllo sui propri organi o sulle proprie pulsioni.
“Ma io (in questo caso l'eroe europeo) manifestai così grande ripugnanza anche al solo pensiero e al più piccolo accenno che si riferisse quelle cose, (ossia al cannibalismo) che non osò farsene accorgere; in qualche modo ero riuscito,” l'eroe europeo “a fargli capire che lo avrei ucciso se ci si fosse provato”.
Anche in questo caso, uno scontro molto molto virile tra l'eroe europeo, quindi portatore di valori, di diritti, di giustizia che si oppone all'ingiustizia barbarica del cannibale che è assolutamente inaccettabile, ripugnante.
Non si può neanche solamente pensare ad un atto di quel tipo, perché va contro tutte le norme, i diritti e la giustizia che il popolo europeo porta avanti.
In questo caso, visto come chiaramente l'ultimo stadio, lo stadio finale di un'evoluzione culturale che si pensa sia comune a tutti.
Solo con l'avvento e lo sviluppo di una etnografia attenta, quindi interessata e priva di pregiudizi, l'altro ha lentamente potuto cominciare a raccontarsi veramente, non facendosi più raccontare in maniera inventata o aprioristica.
Il rischio dell'esotismo è però sempre dietro l'angolo, nascosto all'ombra di un altro spettro culturale, l'etnocentrismo.
L'esotismo è figlio di una mancanza di ascolto.
Solo lasciando che l'altro si racconti, infatti, potremmo pensare di arrivare a capirne le ragioni almeno in parte.