Le Fasi dell'Attività Economica
In questa video lezione parleremo delle fasi della vita economica.
In particolare vedremo quali sono le tre fasi dell'attività economica la teoria di Marx, la posizione degli antropologi formali e una critica che è stata mossa loro da parte della scuola.
Sostantivi sta la teoria del consumo, con un esempio proprio sul consumo di carne.
Le fasi dell'attività economica possono essere identificate con tre fasi sono la produzione, quindi la trasformazione delle materie prime per il consumo umano, la distribuzione ovvero la ripartizione dei beni e dei servizi e il consumo.
Quindi l'utilizzo dei beni materiali per la sopravvivenza.
Diverse correnti di pensiero si focalizzarono su una delle diverse fasi dell'attività economica.
Gli antropologi formali con la teoria economica classica enfatizzano il momento della distribuzione, Marx e marxisti enfatizzano la produzione mentre per il consumo si affacciano tre approcci che sono il funzionalismo, la sociologia e un approccio olistico.
Vediamo innanzitutto la teoria di Marx l'autore pone l'enfasi sulla produzione perché questa influenza le modalità di scambio creando l'offerta a cui la domanda deve adattarsi, ma anche determinando i livelli di consumo.
I seguaci di Marx partono dal concetto fondamentale che è quello di lavoro, intesa come le attività che determina il rapporto tra il gruppo sociale e il mondo materiale.
I marxisti, quindi, individuano diversi modi di produzione che sono rapporti sociali storicamente determinati, attraverso i quali si trasforma l'energia fisica presente in natura.
Quindi torna il concetto di lavoro.
E per far ciò occorrono dei mezzi di produzione che sono strumenti, capacità, organizzazioni e conoscenze, e questi implicano a loro volta rapporti di produzione, definiti come i rapporti sociali che intercorrono tra coloro che utilizzano i mezzi all'interno di un certo modo di produzione.
Questa corrente di pensiero individua tre modi di produzione: il primo è in modo ordinato dalla parentela che si riscontra presso i raccoglitori e i produttori, organizzazione sociale e qualitaria; il modo basato sul tributo, per cui un accesso ai mezzi di produzione viene compensato da una forma di contraccambio sotto forma di tributo, e spesso si trova fra gli agricoltori e allevatori inseriti in una società piramidale, quindi divisa in classi dominanti e dominate; e infine il terzo modo, il modo capitalistico che presenta due tratti distintivi, ovvero i capitalisti possiedono i mezzi di produzione, mentre i lavoratori producono forza lavoro e inoltre il profitto è il fine del capitale.
Quindi i capitalisti o intascano direttamente o i reinvestono per incrementare la produzione dando vita a un ulteriore profitto.
La scuola antropologica marxista mette l'accento
sul conflitto come una componente naturale della condizione umana, in particolare fra le classi che partecipano al processo produttivo.
Per esempio, è naturale che la classe dei lavoratori avrà sempre un interesse a lavorare a ritmi sostenibili con un salario più alto, mentre la classe dei padroni vorrà massimizzare i costi e i ricavi.
E questo conflitto però è sempre potenziale.
Non non sempre si verifica.
Ma qual è la causa per cui c'è questo conflitto: da sempre cioè una disparità tra i gruppi coinvolti nella produzione.
Infatti alcuni tendono sempre ad avere meno accesso alle risorse di altri.
E questo non perché manchino di spirito di iniziativa ma perché le regole stesse del modo di produzione sono tali da conservare la ricchezza in mano a chi detiene gli strumenti per organizzare la produzione.
Parliamo ora degli antropologi formali.
La prima teoria economica nata all'inizio della rivoluzione industriale prende il nome di Teoria economica classica.
elabbrata da Smith.
Vediamo quali sono i punti salienti di questa teoria Innanzitutto la fase della distribuzione basata su rapporti economici definiti liberi proprio in quanto basati esclusivamente sulla negoziazione stabilita da chi compra da chi vende.
Quindi possiamo dire che è regolata dalle regole di mercato.
Secondo Smith, infatti, tutti hanno qualcosa da vendere ed ha comprato anche se si tratta anche solo della propria forza lavoro.
Il mercato è ciò che stabilisce il prezzo della merce.
Infatti il prezzo si alza se in molti si contendono la poca merce disponibile e viceversa si abbassa se la merce è disponibile in grande quantità.
Questo è proprio l'assunto fondamentale della teoria economica classica.
Il mercato guida le priorità economiche del mondo occidentale ma anche delle società extra occidentali, anche se non in modo così evidente.
Facciamo degli esempi.
Lo scambio dei beni veniva spesso associato a pratiche rituali fortemente regolarizzate, per esempio il matrimonio.
Il matrimonio è un'occasione di scambio e valgono le stesse regole della teoria economica classica, infatti maggiore e la qualità del prodotto, in questo caso la sposa, maggiore sarà il prezzo, quindi il contributo economico che la famiglia dello sposo deve dare a quella di origine della sposa.
Questa analisi però è del tutto etnocentrica, poiché applica una teoria economica elaborata nell'occidente capitalistico, infatti emerso molte critiche.
Una delle critiche verso il riduzionismo della teoria economica classica è data dalla scuola sostantivi sta secondo il sostantivi smau ci sono tre modelli secondo i quali si svolge la distribuzione dei beni.
Innanzitutto abbiamo la reciprocità quindi lo scambio di beni e servizi di pari valore Questa può essere suddivisa ancora in tre sottocategorie e quindi può essere generalizzata, in cui non vengono specificati né il momento né il valore dello scambio; può essere equilibrata, quindi la merce scambiata e dello stesso valore e viene entro un tempo prefissato; oppure negativa, reciprocità negativa in cui ciascuna delle parti coinvolte spera di ottenere qualcosa in cambio.
Un secondo modo di distribuire i beni e la redistribuzione.
In questo caso c'è un'organizzazione sociale centralizzata a cui tutti i membri del gruppo forniscono i propri prodotti, che poi vengono redistribuiti proprio dalla stessa organizzazione.
Infine abbiamo il mercato ovvero uno scambio che segue il meccanismo di domanda, offerta e prezzo e queste modalità possono coesistere all'interno di una stessa società.
Infine passiamo a parlare della teoria del consumo Ci sono tre approcci diversi al consumo: il primo è il funzionalismo detto anche un approccio interno.
Infatti afferma che sono i bisogni primari, quindi cibo, sicurezza e salute e i modi per soddisfare questi bisogni a determinare il modello di consumo di una società.
Il limite però di questa teoria è che non riesce a spiegare perché se tutti gli esseri umani hanno gli stessi bisogni primari, esistono delle differenze così grandi nei modelli di consumo adottati da società a società.
Il secondo approccio è un approccio esterno dato dalla socio ecologia.
Questo approccio afferma che i modelli non sono dipendenti dai bisogni primari, che sono quindi identici per tutti, ma dalle risorse offerte dall'ambiente all'interno del quale una determinata cultura si trova a vivere.
L'ipotesi è che le differenze culturali tra i gruppi umani siano una conseguenza dell'interazione con l'ambiente esterno, perché per sopravvivere il gruppo deve sfruttare le risorse dell'ambiente sviluppando i modi più efficaci per farlo.
Anche qui però, c'è un limite: è che nessun gruppo umano è stato dimostrato riesce a sfruttare completamente tutte le risorse alimentari che l'ambiente gli offre.
Emerge quindi un terzo approccio che l'approccio olistico, per cui lo scambio dei prodotti all'interno di un gruppo non è solo motivato da, per esempio, una difficoltà di stoccaggio di conservazione del prodotto ma anche dalle esigenze di rafforzare i rapporti sociali all'interno del gruppo è anche di stringerne di nuovi.
L'idea è che consumare questa piuttosto che quell'altra risorsa, non implica una priorità a un bisogno primario, ma è collegata all'esperienza nel mondo di come quel gruppo umano accoglie quella esperienza.
Quindi possiamo dire che il consumo è frutto di un modello culturale.
Facciamo un esempio a proposito del consumo alimentare di carne per capire meglio come il consumo sia una costruzione culturale.
La società occidentale nordamericana e nordeuropea si basano su dei prototipi alimentari.
In questo caso il prototipo il cibo prodotto tipico, la carne.
Questo non è dovuto a una efficienza proteica di questo cibo, ma alcuni studiosi hanno evidenziato che serve per rafforzare la propria identità culturale o a sottolineare delle somiglianze e differenze sociali.
Infatti non tutti i tagli di carne vengono considerati prototipici, ma solo le parti più esterne, piuttosto che le frattaglie, per esempio, oppure i bovini rispondono ai requisiti di purezza rispetto ad altri tipi di carne e questo ci porta a capire che le società in questione classificano le carni in base a una proiezione sull'essere umano legata alla violazione inconscia del tabù cannibalico.
Quindi una costruzione culturale sviluppata con il tempo ha delle conseguenze anche sulle scelte di consumo di alcune società nel mondo di oggi.