Neuropsicologia della Coscienza e della Consapevolezza
In questa videolezione parliamo di neuropsicologia della coscienza e della consapevolezza.
È necessario innanzitutto distinguere tra stato cosciente ed esperienza cosciente.
Lo stato cosciente è lo stato di veglia, appunto, il contrario allo stato di sonno o lo stato di coma, nel caso di un disturbo della coscienza, quindi uno stato il cui soggetto è vigile.
L'esperienza cosciente, invece, è una consapevolezza, che può essere sensoriale e motoria, corporea e così via di un dato accadimento.
Lo stato cosciente è necessario affinché si verifichi anche l'esperienza cosciente.
Non può esserci un’esperienza cosciente senza che la persona sia in uno stato cosciente, quindi in uno stato di veglia, di vigilanza.
Nella seconda accezione, quindi di esperienza cosciente, la coscienza può essere definita come uno stato mentale in cui il soggetto è in grado di riflettere, quindi uno stato mentale riflessivo, quindi riflettere sulle proprie percezioni, sulle proprie azioni e sui propri pensieri.
Una consapevolezza di sé e del proprio stato psicofisico.
Storicamente la coscienza era stata considerata un qualcosa di unitario, di astratto e di difficile comprensione.
Quindi si era abbandonato anche ogni tentativo di studiarla la coscienza, poiché veniva vista come qualcosa di troppo astratto.
A partire poi dagli anni ‘80 si iniziarono a studiare casi di pazienti con lesioni cerebrali e disturbi di consapevolezza specifici.
Quindi c'erano dei pazienti che avevano dei disturbi di consapevolezza motoria, quindi magari non erano in grado di rendersi conto che non riuscivano più a fare determinati movimenti, che magari erano emiplegici e così via.
Oppure disturbi di consapevolezza sensoriale, non si rendevano conto di un disturbo sensoriale oppure spaziale e così via.
Quindi questi disturbi fecero cadere l'idea di una concezione unitaria della coscienza e iniziarono a portare a galla una concezione più modulare, quindi, della coscienza, non come qualcosa di unitario ma come, appunto, divisa in vari moduli, in base alla modalità, quindi consapevolezza motoria, sensoriale, corporea e così via.
Vediamo un pochino più nello specifico la concezione modulare della coscienza.
Secondo questa concezione, che poi diventa anche un modello, la coscienza non è un qualcosa di unitario e indivisibile, ma è suddivisa ed emerge in varie funzioni cognitive.
Ogni tipologia di coscienza ha un suo network neuronale.
Questo cosa significa?
Significa che se una persona ha una lesione circoscritta cerebrale in un determinato network della coscienza della consapevolezza, avrà un disturbo specifico solo a quel modulo della coscienza, quindi solo un tipo di disturbo di consapevolezza, che magari può essere un disturbo di consapevolezza motoria.
Questa lesione lascerà intatta la consapevolezza sensoriale, la consapevolezza corporea visiva e così via, proprio perché si tratta di moduli.
Sono tante le evidenze cliniche che negli anni hanno portato sempre più ad avvalorare l'ipotesi modulare della coscienza.
Ad esempio il blindsight, in cui c'è un disturbo di consapevolezza visiva, ma non di altro tipo.
Quindi il paziente conserva la consapevolezza motoria e così via.
L’emisomatoagnosia, dove invece c’è un disturbo di consapevolezza corporea, così come nella somatoparafrenia e nell’embodiment, mentre vengono risparmiate le altre tipologie di consapevolezza.
Appunto, queste sindromi sono tutte accomunate dal fatto di manifestare dei disturbi della coscienza circoscritti, che hanno anche dei network neuronali specifici, delle aree specifiche.
In questa videolezione abbiamo parlato di neuropsicologia della coscienza e della consapevolezza.
Abbiamo fatto una prima distinzione tra stato cosciente ed esperienza cosciente.
Abbiamo poi dato una definizione di coscienza in questa seconda accezione.
Abbiamo poi visto un modello di concezione modulare della coscienza.