Riabilitazione delle Aprassie
In questa videolezione parliamo della riabilitazione delle aprassie.
Sappiamo che le aprassie sono dei disturbi motori, in particolare della gestualità.
Sono possibili due specifici approcci alla riabilitazione delle aprassie e vediamo quali sono.
Il primo tipo di approccio viene chiamato restitutivo.
Perché questo termine?
Perché l'obiettivo è proprio quello di restituire le abilità perse in seguito alla lesione.
Questo approccio si differenzia notevolmente dal secondo di cui parliamo, che è quello sostitutivo.
Anche qui il termine è importante.
Perché?
Perché l'obiettivo è quello di sostituire l'abilità persa con abilità alternative.
Quindi, mentre in un caso, in quello restitutivo, si tenta di restituire, ripristinare, in quello sostitutivo si sostituisce, appunto, si tenta di compensare il deficit.
Un discorso a parte va fatto per i pazienti più gravi in cui si predilige un approccio diverso che è quello di adattamento dell'ambiente.
In che senso?
Anziché tentare di restituire al paziente l'abilità o di sostituirle con altre abilità alternative, si adatta l'ambiente, si modifica l'ambiente in modo che diventi il più possibile funzionale per il paziente.
Un esempio di ciò può essere il fatto di togliere tutti gli oggetti che il paziente
non riesce a utilizzare e che, se utilizzati in modo scorretto possono diventare pericolosi, per esempio le forbici.
Entriamo un po’ più nello specifico e vediamo l'approccio restitutivo.
Sappiamo che nel caso di aprassia ideativa, il paziente non sa cosa fare, quindi non ha proprio idea di come si svolge un determinato movimento, una determinata azione o una sequenza di azioni.
Manca proprio la rappresentazione mentale del movimento.
Ecco, in questo caso ci sono due possibili approcci che fanno sempre parte dell'approccio restitutivo: uno è quello di utilizzare dei filmati, delle fotografie o dei disegni che raffigurano l’esecuzione del gesto, in modo da far, diciamo acquisire al paziente la rappresentazione mentale di cosa si deve fare, che è proprio ciò che gli manca.
Questo primo approccio si può dire che sia un po’ più passivo, più attivo è invece quello di presentare al paziente delle situazioni concrete di esecuzione del gesto.
In che senso?
Coinvolgerlo nell’esecuzione di un gesto, magari prima facendoglielo vedere e poi chiedendo di imitarlo, oppure proprio spiegando come si svolge una determinata azione e poi magari farla insieme.
Sappiamo, invece, che nel caso di aprassia ideomotoria, il paziente sa che cosa deve fare, ma non sa come farlo.
Quindi la rappresentazione mentale del movimento è intatta, l'idea del movimento c’è, ciò che manca è la programmazione necessaria a mettere in atto il movimento.
Ecco, in questi casi si può portare il paziente a focalizzare l’attenzione sul movimento.
In che modo?
Attraverso la lentezza, quindi incoraggiando la lentezza del movimento in modo che si possa focalizzare più a lungo l’attenzione sui vari passaggi, sui vari movimenti attraverso l'analisi degli errori, oppure la scelta di alternative corrette, per esempio mettendo il paziente davanti a due possibilità e facendolo scegliere tra due alternative di movimento.
Un altro possibile approccio è quello di sfruttare i contesti automatici.
Sembrerebbe, infatti, che i pazienti con la aprassia ideomotoria abbiano meno difficoltà a svolgere il movimento in contesti automatici.
Ecco, si possono prendere questi contesti automatici e trasformarli in volontari.
Un esempio: si può dire al paziente: “fai quello che ti viene con questo oggetto”, gli lasciamo del tempo, dopodichè nel momento in cui svolge il movimento corretto, gli si fa prestare attenzione, gli si chiede di ripeterlo prestando attenzione a tutti i movimenti che ha fatto.
Vediamo ora il secondo tipo di approccio che è quello chiamato sostitutivo.
L'obiettivo qui è il potenziamento delle attività nel quotidiano.
Quindi non si cerca di correggere il gesto, ma si insegnano strategie di compenso, modi alternativi per svolgere la stessa attività, per svolgere lo stesso compito.
In questa videolezione abbiamo parlato di riabilitazione dell’aprassia.
In particolare abbiamo visto due approcci: quello restitutivo è quello sostitutivo.