Scritture di Rettifica
Le scritture di rettifica fanno parte delle scritture di assestamento e servono per rinviare dei componenti positivi e negativi di reddito che hanno avuto una manifestazione numeraria nell'esercizio in corso ma sono completamente o parzialmente di competenza di esercizi successivi.
Il primo caso delle scritture di rettifica riguarda i risconti passivi e attivi.
I risconti attivi sono dei costi da rinviare al periodo futuro, mentre i risconti passivi sono delle quote dei ricavi da inviare al periodo futuro.
Essendo dei costi dei ricavi da rinviare al futuro, vengono chiamati sospesi.
Vediamo un esempio.
Il canone di affitto annuale relativo all'utilizzo di un fabbricato viene pagato anticipatamente ogni trentuno ottobre.
Il canone è di dodicimila euro.
Guardando la linea del tempo, io il trentuno dicembre avrò un'uscita di denaro che mi riguarda tutto, l'anno quindi fino al trentun dicembre, il trentuno ottobre scusate, fino al trentuno ottobre dell'anno prossimo, ma nel mezzo c'è il trentuno dicembre,
quindi tutta la parte che va dal trentun dicembre al trentuno ottobre è un costo da rettificare, e quindi un risconto.
Perché?
Perché è di competenza dell'esercizio successivo.
Come si fa a calcolare la quota di competenza?
Si prende l'importo che in questo caso è annuale, quindi dodicimila che va diviso per il numero di mesi, che sono dodici perché l'importo è annuale, e si moltiplica per i mesi che fanno parte del risconto, quindi dieci.
Il totale è di diecimila euro, che vanno iscritti in partita doppia.
Quindi il trentun dicembre la scrittura sarà: risconti attivi di diecimila euro a fitti passivi diecimila euro.
Il secondo caso che riguarda poi le scritture di rettifica è l'ammortamento.
L'ammortamento consente di spalmare in più esercizi il costo di un bene durevole.
E’ quindi valido solo per i beni a fecondità ripetuta, che sono le immobilizzazioni, il cui costo è contrapponibile a dei ricavi di più esercizi.
Altre scritture di rettifica riguardano le rimanenze di magazzino, quindi quei costi relativi all'acquisizione o alla produzione di scorte di merci, di materie prime e di semilavorati che devono essere rinviati all'esercizio successivo, quando si avranno i corrispettivi ricavi.
Il trentuno dicembre quindi si rileveranno per esempio le materie prime che sono rimaste in magazzino e la scrittura sarà materie prime conto rimanente rimanenze finali, che ha un costo sospeso che va nello stato patrimoniale in dare, a variazione delle rimanenze, che invece è un conto che va nel conto economico.
L'ultima scrittura di rettifica è poi la capitalizzazione di costi, che riguarda il momento in cui l'impresa realizza internamente un impianto o un macchinario e deve stornare i costi che ha sostenuto nell'esercizio, perché confluiscono nell'ottenimento di un bene durevole che poi verrà utilizzato per più esercizi.
Quindi la scrittura in partita doppia sarà per esempio impianti costruiti in economia a capitalizzazione di costi, perché si rinvia al futuro il costo dell'esercizio sostenuto e si rileva il valore del bene realizzato, che poi dovrà essere sottoposto in futuro ad ammortamento.
Gli impianti costruiti in economia è un costo acceso ai costi pluriennali e quindi va nello stato patrimoniale, mentre la capitalizzazione dei costi è una rettifica indistinta dei costi e va nel conto economico.